234 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI da moltissimi e per lo prn sudici Uidad, o preti, che s1pendo a mala pena leggere il Corano conducono una vita paras~itica andando di casa in casa a leggerne o a recitarne qualche versetto. Quanto al resto l'istruzione anticamente, molto sviluppata, ora è del tutto scomparsa fra gli barrarmi. La loro levatura intellettuale è presso a poco quella di ogni popolo rozzo; la loro psiche è primitiva, con poche ma nette percezioni, e quantunque d'intelligenza limitata essi ànno facoltà attive . e intuizioni giuste. I disgr,:iziati Galla dei dintorni di Harra.r, depredati e succhiati dagli abissini vivono o meglio languono affratellati nella miseria. I Galla sono in fondo buoni, accidiosi e ig,1oranti. Per le condizioni durissime fra loro della struggie for life ànno sensi sviluppatissimi, specie la vista e l'udito. Per contro, rotti alle fatiche e alle privazioni, in loro è sopita la sensibilità generale. La loro pelle come indurita da spalmatura di tannino, resiste ai dolori e ai disagi. Il nutrimento dei galla è a base di latte di carne e di vegetali; nei dintorai di Harrar usano una birra che traggono dalla durack, e abusano tutti del ciat, foglie di un piccolo salice che masticate, ànno un'azione deleteria sulle energie muscolari,. e cerebrali. La Magna Charta dei Galla consiste nella tradizione e nell'applicazione con simboli esteriori delle più elementari norme di equità e di convenienza. Le famiglie riunite in gruppi formano il villaggio, il cui capo che è il più autorevole e anziano definisce le cose di poco momento. Diversi villaggi della medesima discendenza costituiscono la tribù, dove il supremo potere viene esercitato da un collegio di anziani presieduto dal moti o dari. Accanto al quale sta il bocu che concentra nelle sue mani il potere esecutivo, è duce supremo in guerra, e la sua carica elettiva, dura dai cinque ai dieci anni. Il furto è raro, malgrado la miseria e la carestia. In una carestia o tutti patiscono la fame, ovvero tutti mangiano. Ohi ha fame va dal suo capo e gli dice secco: dammi da mangiare. N ÒCCIOLO. IlMetogdeonetniceollSàociologia Chiunque con animo scevro da pregiudizi guardi ed indaghi nella sua immensa distesa lo sviluppo del pensiero scientifico in tutti i suoi rami, in tutti i suoi momenti, dai primi albori all'attuale risveglio e rigoglio, avrà indubbiamente notato come questo sviluppo obbedisca ad una legge generale e sovrana. La via regia per la quale la scienza moderna corre nelle sue molteplici manifestazioni alla scalata di tanti ardui veri è segnata dalle stesse colonne miliari: la storia del metodo sperimentale, il solo che abbia e non usurpi nelle scienze il plauso e l'adesione, si divide negli stessi periodi, nelle medesime fasi, di cui le due più spiccate e rilevanti sono la fase descrittiva e la genetica. J_;a scienza, per un' ineluttabile necessità sgorgante dall'impossibilità di spingere le lincee pupille oltre il frastaglio esteriore, si fermò ne' suoi primi passi, avida ed ansiosa, innanzi ai rabeschi che adornano la superficie, senza cercare di penetrare e scoprire l'intimo movimento, le parti interiori e recondite. Essa, freddamente inerte, non ancor pervasa dallo spirito e dal fremito della vita, solo descrisse; paga di fotografare il fatto a sè, come una forma irrigidita, senza movimento e slegata dal tutto a cui per più vincoli saldamente si congiunge. Percorso ed esaurito il ciclo di questa fase, dia- " gnostizzata e ritratta nella sua interezza la fisionomia del fenomeno, ne mancava pur sempre la parte più importante: il principio e la ragione, il perchè del fatto. Ed allora rotto l'incantesimo delle appariscenze esteriori, si cercò di ficcare lo sguardo più addentro, nelle viscere delle cose, si tentò di penetrare e spiegare in mille modi l'arcano mistero della vita e delle sue forme, abbandonando le descrizioni superficiali per abbracciare e comprendere nel loro insieme le varie estrinsecazioni della natura. E così il metodo descrittivo, col seguire « di collo in collo » l'intreccio complicato, la catena indissoluta dei fenomeni, passò dai fenomeni esteriori a quelli interni dai fenomeni della forma a quelli della struttura, dai fenomeni dello sviluppo a quelli delle genesi, smantellando via via, le apoteosi dell'immobilità e mettendo foce nella grandiosa teoria dell'evoluzione, con cui ebbe inizio e trionfo nelle scienze il metodo sperimentale genetico. Ciò che avvenne dello scibile in generale e della filosofia che dello scibile è la sintesi suprema, accadde egualmente d'ogni scienza in particolare, nella cui st?ria si ripercossero questi due medesimi periodi (1). La filosofia posi ti va, è noto, era già un fatto con il Oomte, quantunque ancor non fosse ravvivata dal1' idea-madre dell'evoluzione che si riassume nel doppio fascio delle teorie Darwiniane e Spenceriane: l'astronomia meccanica si poteva dire compiuta con Galilei, Keplero, Newton senza l' idea della formazione naturale, gloria imperitura. di Kant e Laplace; e così si può dire della geologia e della biologia cui non avevano ancora legato il loro nome immortale Lyell e Lamark. La sociologia, per converso, tesoreggiando dell'esperienza di queste discipline, sorse addirittura con tale idea e proposito con Spencer, ma tosto ebbe a ritrarsi atterrita dinanzi alle verità tormentose che andava denudando, finchè oggi, maturato il germe fecondo gettato da Marx, .sembra ritornare, sospinta alle reni dal socialismo scientifico, sul suo cammino lasciando le digressioni eleganti e le erudite quisquilie, per l'analisi spassionata e profonda. ,,. * * E perchè il nostro asserto non resti senza prove, facciamo una rapida escursione nel campo della sociologia positiva. Non si pretenderà certamente che noi passiamo in rivista tutte le teorie accampate per la spiega- (l) De-Domin:cis - La uottrina dell'evoluzione - Roma, 1881.
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