2l4 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI L'insegnamento lib nroellUeniversità italiane · La quistione universitaria è, come l'altra sulla legislazione sociale, una di quelle che da parecchi anni si trascina nel Parlamento Italiano senza esservi mai risoluta. Guido Baccelli altra volta assunse impegno solenne di far discutere e approvare la riforma da lui proposta e si sa che Depretis, colla sua abituale lealtà mentre aveva deciso il sacrificio del Ministro della 1 Pubblica Istruzione, in piena Camera pronunziò la frase famosa: Chi ferisce Baccelli fe1·isceme ! Senza citare altri precedenti tentativi falliti si ricorda quello di Ferdinando l\fartini, con indirizzo opposto ·a quello dell'attuale supremo reggitore della Minerva. Anche il Martini enunziò fierissimi propositi; ma gli eventi burrascosi del ministero Giolitti lo costrinsero a rimangiarseli. Se a vessa insistito nel suo progetto di riforma probabilmente la Camera gli avrebbe dato torto, perchè la soppressione minacciata di parecchie università avrebbe prodotto una forte coalizione d'interessati. Anche il passaggio del Martini alla i\finerva venne contrassegnato da un incidente, che dimostra quale sia la sincerità costituzionale e quanta la lealtà ministeriale in Italia. Infatti quando più vivamente discutevasi della soppressione futura delle università anemiche o addirittura moribonde per mancanza di studenti, in un giornale di Messina comparve un telegramma col quale rassicuravansi la cittadinanza e i professori sulle sorti della locale Università: il corrispondente, in nome del senatore Durante garentiva che ì\fartini non avrebbe presentato il suo progetto e che in ogni modo, se presentato, sarebbe stato respinto. 11 senatore aveva ottenuto in proposito formale promessa da altissimi personaggi; e la promessa fu mantenuta con disdoro del ministro e delle istituzioni parlamentari. L 'on. Baccelli ritornato a presiedere alla pubblica istruzione ritorna pure in gran parte all'antico suo disegno di legge e crede scansare le coalizioni avverse non minacciando di morte violenta le università immeritevoli di vivere, ma condannandole a morire per consunzione nella concorrenza che tra loro si faranno. Il concetto suo fondamentale - che deriva dall'applicazione sbagliata della darviniana lotta per la esistenza ai fenomeni sociali- se trionfasse condurrebbe ad un dannoso sperpero di energie economiche e intellettuali; dimentica, inoltre, l'illustre clinico che la sopravvivenza dei più adatti non è garanzia di evoluzione progressiva : gli organismi possono anche adattarsi a condizioni inferiori di vita, degenerando, e degenerati sopravvivere ed anche moltiJJlicarsi. Accennat6 di volo al criterio generale del nuovo disegno di legge universitaria, sul quale, se esso verrà in discussione, si ritornerà di sicuro nella Rivista, vogliamo oggi intrattenerci di un lato solo del complesso e importante problema dell'insegnamento superiore: quello della libera docenza. .. * * La lecme Casati sul libero insegnamento univer00 l'b 1· sitario era informata a principi abbastanza 1 era 1; la legge Matteucci dol 31 Luglio 1802 lo ridusse a misera cosa. E il libero insegnamento in conseguenza alla posizione fattagli è andato decadendo ; sicchè oggi una riforma è divenuta indispensabile, ed anche coloro che credono non sia necessario alla vita della scienza l'insegnamento libero sotto forma di libera docenza, ritengono però assolutamente necessario, pel decoro e per la serietà degli studi, che i liberi insegnanti siano p.osti in condizione di esercitare il loro ufficio, meglio che ora non possano fare. Gli aspiranti alla libera docenza non trovano al• cuna garanzia d'imparzialità nei concorsi perchè la loro nomina è divenuta un affare rimesso all'arbitrio dei singoli p1•ofessoriufficiali nelle varie discipline, eJ,~1~bitrio ha dato i pessimi frutti del favoritismo, .dell'invidia ed anche della partigianeria. scientifica. I liberi docenti, poi, quando varcarono la soglia de!le Università si troY,1rono in un,a umiliante inferiorità di f,pnte agli insegnanti ufficiai;' per la niuna · partecipazione nel reggimento dell'ente, per le punzecchiature, cui sono esposti, per il modo come sono organizzati gli esami; i quali sono tali, a giudizio del Prof. Gianturco, che « i professori ufficiali hanno in mano il talismano « degli esami, eù i giovani sanno che chi non recità. « il rosario ufficiale rischia di essere bocciato ». Pt>r giustificare la posizione fatta alla libera docenza si sono rivolte alla medesima alcune accuse, che, se fossero vere, ne spiegherebbero la decadenza. A noi duole che tali accuse aLbia accettate, ed anche aggravate sino a far loro rasentare la calunnia, il relatore della Commissione della Camera dei Deputati. li quale non ha esitato a scrivere: « Ben poco la libera docenza produce di veramente utile; e mentre non contribuisce ad elevare la dignità degli insegnanti e la moralita della scolaresca offende gli interessi del pubblico erario ». «.... Gli abusi della libera docenza si manifestano con diversi procedimenti, che ricordano quelli di cui racconta Gastone Boissier che usassero i professori di Atene antica, i quali davano dei p1·anzi squisiti serviti da gentili e graziose domestiche pe1· prendere i giovani nelle loro reti ». Noi non vogliamo lasciarci trascinare ad una ri- . spç>sta vivace a queste parole ingJuste e -c,1m~d,i,11,mo che l'on. Fusinato che le ha scritte vorra riconoscere di avere errato. Solo gli ricordiamo che quel Giovanni Bovio, eh' è Presidente - e lo volle risolutamente l'on. Baccelli - della Commissione parlamentare di cui il Fusinato è relatore, viene dalla libera docenza; e che furono liberi docenti prima di essere professori ufficiali, Gianturco e Cardarelli, Zuppetta e Diodato Borrelli e De Amicis e Paladino e D'Antona. Questi nomi, che ci vengono alla mente mentre scriviamo. che illustrarono e illustrano l'Ateneo Napoletano, dove meglio e più fiorisce la libera docenza, basterebbero a dire quale sia stata e sia la sua p1·oduzione utile. In quanto alla influenza sulla moralità clella scolaresca ricorderemo all'on. Fusinato, eh' è la condotta dei professori ufficiali sopratutto che la esercita deletariamente. E all'uopo basterebbero a provarlo i .fatti denunziati in piena Camera
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