Rivista di politica e sccienze sociali - anno I - n. 14 - 30 gennaio 1896

210 RIVIS't'A DI POLlT!dA E Sè!E:NZE SOC!ALI Non poteva essere Francesco Crispi che poteva arretrarsi dall'assumersi anche quest'altra responsabilità sottintesa, se non esplicitamente indicata dal voto della Camera; e l'assunse, com'era previsto. Una Yiolazione di più o di meno dello Statuto, una maggiore o minore sgarberia verso il Parlamento erano dei nonnulla per chi di violazioni o di sgarberie, con Yero orgoglio criminoso, se n'è intessuta una ricca corona. * * * Mettendo da banda l'esame dell'aspetto costituzionale ci sembra più conveniente quello delle conseguenze possibili della proroga e delle cause che indusseso l' on. Crispi a decretarla. Jn· quanto alle conseguenze sarebbe prematuro enumerare quelle di ordine economico, che peseranno sul popolo e che del resto, pensiamo, non sarebbero state chivate conyocando la Camera pel giorno da essa stessa designato alla 1·ipresa dei suoi lavori. La p1·01·oga,pero, pott·à avere risultati parlamenta1·i inattesi, ma subot·dinati allo svolgimento degli avYenimenti che si compiono nel contin.ente nero. È innegabile che alcuni deputati, anche tra i pit'.1gelatinosi, sono alquanto seccati del disprezzo dell'on. Crispi verso il Parlamento; si sentono troppo umiliati e menomati dinanzi agli elettori, che li considerano oramai come ordegni inutili e superflui nella vita politica. Sicchè ciò clte non potè fare la coscienza dei diritti, dei doveri e della dignita propria e dell' interesse pubblico, potrà far-lo la paura dell' abbandono dei mandanti. Ai mandati poco cale che il Parlamentarismo sia ridotto ad una lustra indecenh,; ma preme sempre Yedere in piedi il Parlamento e farne parte ; perciò essi possono pensare che il t1·oppo stot·pia e ribellarsi al Ditlatore, che li vuole annientare addirittura. I Giannizzeri pos:0110 rendere dei servizi preziosi; ma deve curarsene il mantenimento. Non c'è dubbio, però, che questi indistinti ma possibili propositi di ribellione dileguerebbero con una Yittoria. 01·a questa defihitivamente non può mancai-e all'Italia; ma può tardare e nello squagliamento dell'oste scioana sta il maggior pericolo del gorerno. La proroga, poi, se gli avvenimenti non doYessero svolgersi propizi', ai deputati renderebbe questo servizio: nell'ora della rinnegazione vile, essi con apparenza - solo apparenza Yeh ! - di ragione potrebbero 1•espingere la 1·esponsabilitil della jattura ed atteggiarsi a vittime, pur essendo Yet·i complici. E un servizio inatteso la p1·oroga continua a rendere al Parlamentarismo. Da due anni da una proroga all'altra e tra l'una e l'altra abdicazione si può dire che esso non esista più o non funzioni; ora, quanti al Parlamentarismo, per ispirito reazionario o per deficienza intellettuale che non lascia scorgere i Yeri rapporti causali, attribuirono ogni malanno nostro, avranno potuto conYincersi che la sua soppres:ione nessun bene ha generato, nessun male ha impedito, i mali antichi ha rincruditi e ne ha creati alcuni nuoYi. Ecco un risultato non del tutto cattivo dell'abbietta dittatura il cui esperimento anche tra i pit'.1scettici e tra i più mal disposti ha ridato credito al Parlamentarismo, che sarebbe sempre un pis aller. ... * * Ma le cause, che indussero l' on. Crispi alla proroga ? fu l'interesse pubblico che la consigliò o la paura del risentimento della Camera ? I timidi difensori del ministero hanno tentato di lodare il ministro che per p1·udenza non ha tenuto aperto il Parlamento mentre si combatteva in Africa, e altri hanno rimbeccato a loro che Roma nel 1849 tenne l'Assemblea riunita, e la Convenzione sedette in permanenza quando potenti nemici interni ed esterni misero in grande pericolo la patria, e che gli uomini preposti alla cosa pubblica seppero trovare la energia per combattere i nemici nella parola e nel voto dei rappresentanti del popolo. In questi tempi di barbogia retorica in cui deputati e ministri hanno osato evocare i ricordi di Roma antica per chiedere e giustificare la fiducia nei vinti e negli organizzatori della disfatta, a deputati e ministri agevolmente, per condannare la chiusura del Parlamento, si potrebbero rammemorare i precedenti diversi del Senato antico. Ma, francamente non esitiamo a dichiarare che queste evocazioni ci fanno pena perchè è tanto grande la differenza delle situazioni, tanto enorme la distanza tra gli attori, che certi confronti ci sembrano semplicemente indecenti. Fu timore di una leYata di scudi della Camera, che indusse l'on. Crispi all'atto insano ? Se questo fosse stato il movente ci spiegheremmo facilmente l'arbitrio commesso. Si comprende la ripugnanza di Carlo I. presago della sua fine, a riunÌl'e il Parlamento inglese ; e si comprende altresì che un ministro forte, che persegue un dato ideale - non importa se buono o cattivo - disfaccia o riduca al silenzio un Parlamento che gli oppone resistenza invincibile. Perci6 si spiega la ostinazione di Bismarck nello sciogliere consecutirnmente il parlamento prussiano, che respingeva con pari ostina7.ione i suoi progetti militari, che alla fin fine produssero Sadowa; e si spiega la lotta lunga e pertinace tra il ministero Estrupp e la Camera dei Deputati in Danimarca per motivi analoghi a quelli che determinarono la lotta in Prussia. Ma quale segno d' indisciplina e di ribellione aYeva dato il Parlamento italiano perchè gli

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