Rivista di politica e sccienze sociali - anno I - n. 14 - 30 gennaio 1896

222 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Codesti uffici sono strettamente legati alla mancanza di lavoro; e questa verità di La Palisse ha per avventura un lato che non salta suùito alla vista di tutti. Insomma : gli uffici ànno il compito di procurare lavoro a chi ne manchi, e per ciò stesso ànno interesse che il lavoro manchi quanto più è possibile. E siccome quando si ha un interesse si coordinano dulie attività per raggiungel'lo, così gli uffici di collocamento si sono risolti in una vera. impresa sfruttatrice, e della peggiore specie. Un operaio cerca lavoro, l'ufficio glielo procura riscotendo un prezzo per l'opera prestata. Ma la scelta del padrone è stata fatta così abilmente che il mese dopo l'operaio torna, disoccupato, a battere alla porta del mediatore. Ed è naturale. pome mai• gli uffici di Collocamento potreb~cN realizzare de' grossi guadagni se gli operai a' quali trJvano lavoro stessero occupat"i 'lung.1mente? Come potrebbero, se lo stesso uomo non fosse costretto a ritornare parecchie volte nell'anno? Per ottenere questo risultato gli uffici adoperano un procedimentp assai semplice : se la intendono con alcuni capi di opificio e danno loro, sotto forma di prezzo dì ammissione, metà del da.naro pagato dall'operaio. A Parigi s'è constatato che gli uffici danno annualmente 475,000 posti qualilìc.1ti fissi, e 350,000 temporanei. P1:r 00ni posto fisso guadagnano 15 lire, por ogni occupazione passeggerà50 centesimi. Totale: 6,915,000 lire ogni anno. Quasi sette milioni dunque di profitti, quasi sette milioni sottra.tti a.' salari de' soli operai di Parigi. È, veramente, il trionfo più a.troce dell' indu!>trialismo; esso non lascia che nulla si perda. Non si trJ.e forse profitto dai frantumi che la tempesta butta sulla spiaggia? Ma questi almeno sono insensibili : gli operai vivono. Povera gente che ha fa.me, che non vuol mendica1·e, che non può lavorare, che esce dall'ospedale, forse in via per la prigione, e si arresta a mezzo avanti la bottega del mediatore per essere spremuto dell'ultima goccia di sanguo I Le collere che in . Francia àn fatto nascere gli Uffici di colloc.1mento si sono ora come risvegliate. Le proteste ricominciarono all'annunzio della discussione che si sarebbe fatta alla Camera di un r.ipporto del signor Barry, redatto a nome dtilla commissione del lavoro. Si sarebbe desiderato un rapporto più pr~ciso nelle conclusioni. E~so propone la chiusur.1 degli uffici di collocamento in cinque anni e per via di estinzione. Perché questa mezza misura quando tutti si accordano a riconoscere l' iniquità e l' immoralità. di una simile istituzione? E vero: non sono tutti. V' à coloro i quali parlano di libertà. In fondo gli uffici esercitano un commercio; essi vendono lavoro. Anche i signori feudali e i mercanti di schiavi ebbero le loro libertà, e vennero abolite. Per gli ufrlci di collocamento non si chiede la loro distruzione, ma l'espropriazione. Si chiede che cessino di formare una speculazione privata e diventino un servizio pubblico. Che cosa di più legittimo? Ma una settimana fa il deputatoCoutantdomandò che il disegno di legge tendente alla soppressione degli uffici di collo~amento venisse posto al1'01•Jine del giorno, e l'immensa maggioranza de' deputati che non à mai lavorato e non può coaos~er..i la spoliazione continua alla quale sono sottomessi centinaia di migliaia di lavoratori e di lavor.1trici, rimandò alle calende la discussione. A questo proposito, Renè Chauvin, un socialista, scrive in un suo articolo: « É.. ~urioso: ci si rimprovera il nostro rivoluzionarismo e quando impieghiamo i mezzi legali per strappare una briciola di riforma ci si risponde semi,ra : non o6 gi, domani ! > RECENSIONI FELICE CAVALLOTTr: La quislione morale. Milano, 1895. « Il caso Crispi è caso senza J,irecedenti nella storia di tutti i paesi rJtti a co3tituzione. » Così seri ve Gustavo Chiesi nella prefaziono a questo volume pubblicato dall'Aliprandi o che co11tiene il discorso p•onunziato da Felice Cavallotti nel Novembre dol 1894 e tutte le sue tremende requisitorie intorno la quiatione morale su Francesco C,·ispi, da cui prende nomo il libro. Il caso Crispi soggiungiamo noi non è superato che dal caso Torrigiani cioè dull'ordine del giorno votato a grande mag0ioranza dalla Camera dei Deputati il 25 Giugno 1895 o col quale si venne a stabili1•e che la questione morale non aveva la importanza dello questioni cc~nomiche e finanziarie. 11 caso C,·ispi è talmente eccezionale che di ess.) il Cavallotti scii ve al Chiesi : « Verrà tempo in cui « non parrà vero né crèdibile, che a 35 anni dalla « sua redenzione, l'Italia aùbia potuto por mesi e mesi « subire, a capo del propr:o govomo un ministro col- « pernle di reati comuni - falsa testimonianza, « concussione, millantato credito, ecc. - subirne le « violenze, gli strappi allo Statuto e alle leggi, le « vendette , le pazzie , gli scandali , i reati ; e « il ricordo di questo sciagurato periodo rimarrà, « anche a distanza di anni, severo monito che la li- « bertà per· un popolo è nulla dove la corruzione s'in- « filtri nella sua vita pubblica. » I posteri ved1·anno confermato che « se ministri anche personalmente « immorali possono talora far ùuona prova nella cosa « pubblica, la dittatur.1 - cJme pensa va Garibaldi - « può essei·e provvida qualche ,·olta, ad un patto solo: « che il dittatore non sia disonesto. Se no è il più « immondo e più funesto dei govAroi. »

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