Rivista di politica e sccienze sociali - anno I - n. 14 - 30 gennaio 1896

RIVISTA DI POLITICAE SCIENZE SOCIALI 219 _,. la dl'signa, quale nemica d'ogni progresso umano e positivo, la pur oggi immensa associazione cattolica, manifesta di contro insieme al suo ammirevole spirito di disciplina, tale un r·sveglio ed una virtù d'adattamento ai tempi, da richiamare tutta l'attenzione di chi ami sinceramente la patria e l'umanità. Ed ecco che pur al riguardo della cooperazione e del credito popolare, la parola d'ordine fra i cattolici e clericali, si è l'emulare la borghesia, con animo magari improntato alla carità, ma tuttavia ancora opportuno per farsi strada nel cuore delle moltitudini sofferenti e longanimi. .. A questo rroposito dell'indirizzo più o meno attendibile, che in tal guisa assume il cattolicato, o meglio il partito clericale, e specie per la istituzione a lui dovqta delle nuove e numerose Banche popolari cattoliche, '·specie rurali, 'noi siamo dell'avviso del Luzzatti (1), che siffatte banche non solo'"no~ d~bbano avversarsi, ma per l'impulso di fratellanza sincera, che dè've regnare fra codesti istituti di previdenza e di credito, indipendente dalle esigenze della politica e della fede, dagli istituti laici congeneri debbano anzi essere coadiuvati e favoriti. Ogni ausilio reale nel campo economico, che per qualsiasi via giunga a sollevare le condizior~i delle classi lavoratrici; deve considerarsi come un beneficio ed anzi un' àncora di salvezza per tutti. E se questo ausilio parte da dove non dovrebbe partire, condito e fortificato dalla cooperJ.zione laica, non può che guadagnarvi, assumendo per reciproco sebbene tacito consenso, una forma sempre più umana e civile. Siamo liberali e tolleranti, se vogliamo sicuro il trionfo della libertà e della fratellanza, vie maestre che menano alla conquista d'ogni giustizia socfale. .. * * La miglior difesa pertanto, che gl' Istituti a base di credito popolare possano fare in loro favore, è di modificarsi e trasformarsi in modo che di essi abbiano a lodarsi, non solo la borghesia grassa o media, ma ancora la piccola e l' immenso stuolo dei lav~ratori. È questa l'unica guisa ath a rendere li \: 1!4','..: • . '\ ~ .... . - . Istituti medesimi fattori efficaci di prosperità e pace, e concordia. E lo stesso Luzzatti perciò non manca a questo proposito di formulare questo programma abbastanza seducente: < Bisogna ampliare la cerchia della nostu azione, fondare agenzie e case rurali coordinate colla Banca del circondario da per tutto ove occorrano; irradiaN · fuori del natio loco coll'apostolato del bene; avviare piccole Cooperative agrarie per l'uso delle macchine, per distillare, per garentirsi dalle malattie del bei,tiame, istituire Concorsi, centri e fari della nuova economia rurale sull' esempio di Parma . E così via discorrendo'. La Banca popolare del capoluo~o (I) N~ooa /411/ologia, 15 ott. 1895, del Circondario dev'essere il provvido futuro di tutte queste nuove operosità. Così la concon·enza fra le Banche confessionali e laiche, invece di degenerare in diatribe odiose, avrà giovato al popolo che lavora:>. Ed ecco qualche cosa, che almeno per qua.nto riguarda il funzionamento popolare del credito, merita qavvero l'epiteto di cooperativo. E si badi bene che qui mentre il Luzzatti ·dà 1,rJva di tolleranza, e accetta la cooperazione fra le Banche confessionali e quelle laiche (tuttora ldntane da u;a. liberalità lar 6 a e bene intesa), chiaramente dice che solo operando in tal guisa si verrà a recar g'ovamento al popolo che lavora, cioè facendo quello appunto che si è ben lontani di fare. Ma chi con sincerità d'animo annùncia e vuole attuato siffatto programma di coo· perazione di credito rurJ.l~, se per analogia nec!3S· sa.ria lo estende, sotto altr.t forma e· qualità, alle cooperative di consumo, di costruzione e di lavoro industriale in generale, nelle quali l'uomo colle sue braccia e la intelligenza ed Op<'rositàmultipla e varia sia tenuto nel debito conto, può mai sentire orrore o timore dei Fasci dei lavoratori, che, come ad ideale lontano, mirano a raggiungere il collettivismo, che della cooper.i.zione dovrebbe <'Ssere l'ulteriore svolgimento? Questo timore e questo orrot'e a noi non sembrano giustificabili; ma pensiamo invece, che per ottenere dalla cooperaz'one tutti i frutti possibili e sperati quali dicono Yolerli i suoi propugnatori che - a parer no~tro - dovranno prepararJ e r'.uscire al collettivismo è mestieri che la cooper..1zione sia rettamente intesa e sviluppata. E noi temL.uno che in Italia, almeno per quanto riguaPJa il Credito, non possiamo vantarci di vederla funzionare in modo corrispondente allo scopo. Prof. VALERIANO VAI,ERIANI. E DOPO? Continuano le notizie incerte sull'Africa e si fa • ' ,. -·~ • • H "· I, ' \V ~ ••· • •• .•• , •J'. /I ' ' ••• 1J•L sempre più manifesta la mdegmtà del governo, che l'Italia ha il torto di tollerare. Come è venuta crescendo l'ammirazione verso i forti soldati di Makellè così in pari tempo la con• vinzione sulla responsabilità dell'on. Crispi - che in sè assomma e compendia il governo - ha preso radice nell'animo di molti, i quali sino a ieri verso di lui non seppero trovare che atti e parole di fiducia e di riverenza. Nè poteva essere divel'samente. Ciò che e' è di più sano in Italia, sente alla fine il disgusto di quell'uomo. Siamo alla vigilia di un risveglio del senso morale e del buon senso? Confortiamoci, almeno, sperandolo. .. * * L'uomo che follemente avviò l'Italia, bisognosa di quiete, ver$O l~ ~u~rrl_l, ~ eh~ !\,li~ ~uerra non seppe

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