218 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI stesso dico: « Questo dialogo, che viene a compiere il Cristo alla festa di Purirn, non appartiene certo alla minuta os5ervazione, ma non è opera d'arte per una ragiono che io non mi dissi:nulo: fondere in un r.ipido dialogo privo d'azione la filosofia e l' arte è cimento che supera non soltanto le mie forze, ma di quanti, forse, sono scrittori contemporanei. » Pur tutbvia il duello filosofico fra Paolo 'e Seneca, simboleggiante il cozzo delle due cil•iltà, la t:na e cristiana, o meglio la decadenza di quella e il fiorire di· questa, interessa e commuove, perchè la magia dello stile, l'impeto dell'affetto e la ricchezza d'imagini rendono la disputa accalorata e poetica. E senza che tu ricorrà col pensiero a questa o a quella dottrina, a questo o a quel sistema filosofico, vedi balenar3 in un cielo limpidamente azzurro le -1>iù grandi,Mei·ità _storiche riferentisi a _quei tern_pi,che ti rischiarano l'intelletto sulle ragioni che seppellirono Roma e fecero sulle macerie di essa germogliare e crescere rigoglioso il cristi anesi-mo. Nell'entusiasmo feniJo dell'aJ osto lo cJnvertito nella ,·ia di Damasco e noi freddo ragionamento dello stoico disc~polo di SocrJte, interrotto sovente dalla fl'Jse poetica di Lucano, rJpr•rJsentante l'arte htina in decadenza, tu trovi miglior critica storica che in molti volumi di grossa mole. E intendi come la morte dei più g,·andi ideali umanitad, e non le nefandezze di Tiberio e di NcrJne, non il sorgere della religione nuova, non l'invasione germanica distrusse la grandezza di Roma antica; intendi come la sola fede nel1' Ideale, cementata dal s1crifizio dei primi martiri cristiani, diede anima o col\ o alla nuova ci viltà, che ebbe per germe l'opera e la parola dell'umile falegname di Nazarct. Delineata nel Cristo e nel Paolo l' or:gine della Città di Dio il Bovio volge gli occhi alla Città terrena, e scrive, appunto nel giubileo del 20 Settembre, il Millennio, che compr,mde : La liberazione, il Giudizio e la Città terrena. . Argomento di tutto il dramma è l'or·gine del grande .Jdeale di_ Roma. laica, che .l'A,utore fa rimontaN al- .. l'opera dante~ca, laddove a!t:.f -~. quella del ·Petra;ca, Dante è qui infatti il protagonista into,no a cui si svolge l'azione. Il concetto critico del Bovio ·cho I'Alighieri non appartenga tutto al medioevo, ma che sia un uomo allogato tra due evi, che chiuda, cioè, col suo pensiero un'età e ne cominci un'altra, non riesce affatto nuovo, perchè in altri lavori, come nella Protasi di Dante e nell'Etica da Dante a Bruno, è stato dall'Autore svolto ampiamente. Non intendo discutere su questa opinione del Bovio, e a me semLr.1 che il Bovio compr,mda il djvino Poeta o ne intuisca i pensieri meglio di quanti dantofili, commentatori di tosti, cercatori di date e propagatori di ammennicoli storiçi !$iano stati dal ti-ecento ad oggi. Una pì•ova manifesta ne è infatti la stupenda riprJduzione del carattere dantesco nelle poche pagine del Millennio ; ili cui nessun artista o pensatore vivento avrebbe saputo scrivere il so'.o primo atto. In una scena unica, in cui hanno pute l'rincipale Dante, Dino Compagni e Guido Cavalcanti egli evoca con gra.nde maestria l'ambiente di Firenze verso il 1300, con quelle furie pa1tigiane di guelfi e ghibellini, di Bhnchi e Neri, di faziosi d'ogni sorta, che alla vita pubblica, per tornaconto o per amore di parte, vivevano abbarbicati, e al bene o al male della città consacr .ivano l'esistenza. L'animo impetuoso e incredulo del. ghibeJlinp ~enza Dio, l'indole mite e onesta dello stor'.co fiorentino, l'indole altiera, umanitaria e innamorata d'un Ideale del- !' Alighieri, son resi così vervsimili e con tale rotenza di linguaggio, di pensiefti e d'imagini i;on, riprodotti che ti farebber conoscere l'intima natura di quegli uomini, se anco di loro non avessi letto le opere e non mai avessi inteso parlare. È forse questa la scena più bella che il Bovio abbia scritto 1>el teatrJ e che possa mag.giormente 1,iacere agli spetta tori ; poichè qui non trovi astrazioni filosofiche personificate, ma uomini veggenti e pensanti, che parlano, si muovono, imp:·ecano, operano umanamente; e il contrasto, che rende d1·ammatica l'azione qui non deriva d:tlla lotta di due sistemi filosofici o di due civiltà, che molto pensiero e dottrina richiederebbe per esser cavi ta e sentita, ma dalla lotta fra animi e_ingegni umani di varia natura, che, tratt:rndo di cose reali e ideali con senso altamente umano, commuovono e destano interesse. E se nelle altre due parti del Millennio troverai maggior copia. di erudizione, troverai pure maggio1• povertà di pregi artistici ; poiché in esse si addensa più fitto il materiale critico e filosofico, che, anne bbiando la splendidezza e la purezza dell'arte, può riuscire a convincere ma non mai a commuovere. In complesso la Trilogia a me sembra la produzione d'un ingegno straordinario, qual'è il Bovio; e &\'_~tal/ttnic,.onsiderando ,quali invinc_iimdiffico~~à abbia egli superato nel trasformare la storia e la filosofia in arte, non potranno non riconoscere nel filosofo l'art" sta squ'sito. A. CAMPANOZZI. COOPERAZIONE E COLLETTIVISMO La volpina astuzia del laicato borghese italiano, si rivela piena ed incosciente, priva di senso morale e di luce intellettuale, lontana dallo spirito de' tempi, trafcurando e persino calpestando i più sacri diritti delle moltitudini, così da non accorgersi che queste si vanno vioppiù elevando a coscienza collettiva for• midabile, e che è grave errore il maltrattarle e provocarle, Ma una potenza antica, la cui vita storica
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