Rivista di politica e sccienze sociali - anno I - n. 14 - 30 gennaio 1896

RIVIS_TA DI POLITICEASCIENZSEOCIALI Direttore Dr NAPOLEONE COLAJANNI Deputato al Parlamento ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno I. - N. 14. Abbo_namenpto stale Roma30 Gennaio1896 SOMMARIO: E dalli al Parlamento, La Rivista - Privilegi o P,·ave leggi 1 Attilio Bruniùll i - L'insegnamento lilero nelle Università italiane, Un liuel'o docente- La trilogia di G. Bovio, A Campano;:;/ - Cooperazione e collettivismo, Prof. Valeriano Valeriani - E d~po 1 - In attesa della vittoria -- Sperimentalismo sociale - Recensioni e Note. E DALLIAL PARLAMENTO! La proroga della sessione parlamentare, viene variamente giudicata, se non vivamente discussa. In certi ambienti ed in pochi giornali si ostenta la maraviglia ed anche l'indignazione. Ma è certo che .la proroga avrà potuto sorprendere tutti meno la -grandissima maggioranza dei deputati; i quali il giorno 20 Dicembre erano convinti, data l' indole e i pt•ecedenti dell'on. Crispi e le difficolta della situazione in Africa, che non sarebbero stati riconvocati il 21 Gennaio. La previsione non poteva essere smentita che da una vittoria vera - non già da una mistificazione uso Debra Ailat - in nome della quale il ministero avesse potuto chiedere alla Camera più che un bill d'indennità, la propria apoteosi. Il nuovo colpo di testa dell'on. Crispi, suscitò in coloro che si sono assunti il compito di manifestare la meraviglia o la indignazione, il desiderio di vedere se lo statuto sia stato nuovamente calpestato. La lettera della Carta Albertina ...:_ una carta della peggiore qualità! - attenendoci alla realtà e non alle parole, a noi non sembra violata. Pero il regime costituzionale non è soltanto negli articoli scritti d'uno statuto; ma nélla composizione della legge scritta con le consuetudini e le tradizioni che quella non modificano ma adattano. Se in Italia ci sia questo insieme vivificatore, che adatta le. istituzioni ai r,rogressi politici senza far sentire il bisogno delle Costituenti, è tutta un'altra: quistione che non è il caso d'esaminare; si può, però, per amore di verita, assumendo anche per un istante la parte di difensore dell'on. Crispi, osservare che la violazio1ie dello Statuto e la inosservanza delle de.cisioni della Camera dei Deputati, di fronte all' intt·apresa di una vera guerra e con una spesa di grnn lunga superiore a quella autorizzata dal Parlamento esisterebbero soltanto nella appa1~enza. Perchè non si può affermare che l' inqualificabile ordine del giorno Torrigiani-Fortis non abbia autorizzato la guerra in Africa; e la rivincita fu nel voto della Camera esplicitamente in vocata e meglio sottolineata nei discorsi dei vari oratori di ogni parte, meno che da quelli repubblicani e socialisti, che onestamente e logicamente la respinsero. La Camera, però, limitò la spesa a venti milioni; e al ministero, che si è incamminato per una Yia nalla quale dovrà spenderne almeno sessanta, correva l'obbligo di venire a domandare il resto. Ciò sicuramente si sarebbe fatto in un paese in cui i voti clei Deputati ci sia l'abitudine di rispettarli e le istituzioni parlamentari siano rispettate. Non è il caso, dig1•aziatamente, dell'Italia o<liel'lla; dove l'on. Crispi potè impunemente burlarsi dell'ordine del giorno Di Rudinì votato alla quasi unanimità nel mese di Luglio, e che non gli procurò dalla sua maggioranza che solitarie defezioni, le quali non ne sconquassarono la compagine. Del resto, il Presidente del Consiglio, potrebbe affermare senza timore di smentite che la sua maggioranza, solamente per non allarmare il paese votò i venti milioni, ma che tutti erano persuasi che no avrebbe spesi almeno il triplo; la contraddizione esplicita ch'era nel balordo ordine del giorno Torrigiani-Fortis autorizzava implicitamente il governo a correggere la grande sproporzione esistente tra il fine voluto, imposto, e i me1;zi accordati: sproporzione ch'era stata lumeggiata in ogni suo dettaglio da amici e da avversari del Ministero. Come negare, adunque, che la Camera soltanto per ipocrisia e per viltà di fronte agli elettori, non disse tutto il pensiero suo in quanto alla spesa? Essa, piìt che persuasa che i venti milioni sarebbero appena bastati per iniziare la campagna contro gli scioani, innanzi al paese volle mostrarsi tenera dell'onore della bandiera e parsimoniosa ad un tempo e lasciò al governo il compito odioso cli fare il resto, cioè di spendere quanto era indispensabile - dato il fine designatogli da raggiungere.

210 RIVIS't'A DI POLlT!dA E Sè!E:NZE SOC!ALI Non poteva essere Francesco Crispi che poteva arretrarsi dall'assumersi anche quest'altra responsabilità sottintesa, se non esplicitamente indicata dal voto della Camera; e l'assunse, com'era previsto. Una Yiolazione di più o di meno dello Statuto, una maggiore o minore sgarberia verso il Parlamento erano dei nonnulla per chi di violazioni o di sgarberie, con Yero orgoglio criminoso, se n'è intessuta una ricca corona. * * * Mettendo da banda l'esame dell'aspetto costituzionale ci sembra più conveniente quello delle conseguenze possibili della proroga e delle cause che indusseso l' on. Crispi a decretarla. Jn· quanto alle conseguenze sarebbe prematuro enumerare quelle di ordine economico, che peseranno sul popolo e che del resto, pensiamo, non sarebbero state chivate conyocando la Camera pel giorno da essa stessa designato alla 1·ipresa dei suoi lavori. La p1·01·oga,pero, pott·à avere risultati parlamenta1·i inattesi, ma subot·dinati allo svolgimento degli avYenimenti che si compiono nel contin.ente nero. È innegabile che alcuni deputati, anche tra i pit'.1gelatinosi, sono alquanto seccati del disprezzo dell'on. Crispi verso il Parlamento; si sentono troppo umiliati e menomati dinanzi agli elettori, che li considerano oramai come ordegni inutili e superflui nella vita politica. Sicchè ciò clte non potè fare la coscienza dei diritti, dei doveri e della dignita propria e dell' interesse pubblico, potrà far-lo la paura dell' abbandono dei mandanti. Ai mandati poco cale che il Parlamentarismo sia ridotto ad una lustra indecenh,; ma preme sempre Yedere in piedi il Parlamento e farne parte ; perciò essi possono pensare che il t1·oppo stot·pia e ribellarsi al Ditlatore, che li vuole annientare addirittura. I Giannizzeri pos:0110 rendere dei servizi preziosi; ma deve curarsene il mantenimento. Non c'è dubbio, però, che questi indistinti ma possibili propositi di ribellione dileguerebbero con una Yittoria. 01·a questa defihitivamente non può mancai-e all'Italia; ma può tardare e nello squagliamento dell'oste scioana sta il maggior pericolo del gorerno. La proroga, poi, se gli avvenimenti non doYessero svolgersi propizi', ai deputati renderebbe questo servizio: nell'ora della rinnegazione vile, essi con apparenza - solo apparenza Yeh ! - di ragione potrebbero 1•espingere la 1·esponsabilitil della jattura ed atteggiarsi a vittime, pur essendo Yet·i complici. E un servizio inatteso la p1·oroga continua a rendere al Parlamentarismo. Da due anni da una proroga all'altra e tra l'una e l'altra abdicazione si può dire che esso non esista più o non funzioni; ora, quanti al Parlamentarismo, per ispirito reazionario o per deficienza intellettuale che non lascia scorgere i Yeri rapporti causali, attribuirono ogni malanno nostro, avranno potuto conYincersi che la sua soppres:ione nessun bene ha generato, nessun male ha impedito, i mali antichi ha rincruditi e ne ha creati alcuni nuoYi. Ecco un risultato non del tutto cattivo dell'abbietta dittatura il cui esperimento anche tra i pit'.1scettici e tra i più mal disposti ha ridato credito al Parlamentarismo, che sarebbe sempre un pis aller. ... * * Ma le cause, che indussero l' on. Crispi alla proroga ? fu l'interesse pubblico che la consigliò o la paura del risentimento della Camera ? I timidi difensori del ministero hanno tentato di lodare il ministro che per p1·udenza non ha tenuto aperto il Parlamento mentre si combatteva in Africa, e altri hanno rimbeccato a loro che Roma nel 1849 tenne l'Assemblea riunita, e la Convenzione sedette in permanenza quando potenti nemici interni ed esterni misero in grande pericolo la patria, e che gli uomini preposti alla cosa pubblica seppero trovare la energia per combattere i nemici nella parola e nel voto dei rappresentanti del popolo. In questi tempi di barbogia retorica in cui deputati e ministri hanno osato evocare i ricordi di Roma antica per chiedere e giustificare la fiducia nei vinti e negli organizzatori della disfatta, a deputati e ministri agevolmente, per condannare la chiusura del Parlamento, si potrebbero rammemorare i precedenti diversi del Senato antico. Ma, francamente non esitiamo a dichiarare che queste evocazioni ci fanno pena perchè è tanto grande la differenza delle situazioni, tanto enorme la distanza tra gli attori, che certi confronti ci sembrano semplicemente indecenti. Fu timore di una leYata di scudi della Camera, che indusse l'on. Crispi all'atto insano ? Se questo fosse stato il movente ci spiegheremmo facilmente l'arbitrio commesso. Si comprende la ripugnanza di Carlo I. presago della sua fine, a riunÌl'e il Parlamento inglese ; e si comprende altresì che un ministro forte, che persegue un dato ideale - non importa se buono o cattivo - disfaccia o riduca al silenzio un Parlamento che gli oppone resistenza invincibile. Perci6 si spiega la ostinazione di Bismarck nello sciogliere consecutirnmente il parlamento prussiano, che respingeva con pari ostina7.ione i suoi progetti militari, che alla fin fine produssero Sadowa; e si spiega la lotta lunga e pertinace tra il ministero Estrupp e la Camera dei Deputati in Danimarca per motivi analoghi a quelli che determinarono la lotta in Prussia. Ma quale segno d' indisciplina e di ribellione aYeva dato il Parlamento italiano perchè gli

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 211 fosse messa la museruola quando pit1 urgente era la indicazione di farlo parlare ? L'assenza di motivi ragionevoli, plausibili, per ispiegare la proroga induce a credere davvero che il rimorso, la paura dello spettro della quistione morale abbia conturbato la mente dell'on. Crispi, come il rimorso e la paura di qualche ombra la conturbarono ad un eroe del dramma Shakspeeriano. Verun'altra spiegazione è possibile. * Il ministro paranoico che ha avuto rimorso delle colpe sue, intanto ha punito il Parlamento e. il paese. Non bastò al primo l'essersi ridotto all'umile e servile officiodella registrazione dei Decreti-legge, ma ha dovuto subire ancora maggiori umiliazioni. Nel suo seno solo repubblicani e socialisti ed estrema sinist1·a tutta hanno coscienza dei propri diritti e dei propri doveri e tentano di protestare e di agitarsi ; ma la loro agitazione, la loro protesta devono riuscire fiacche ed inani perchè si sYolgono nel vuoto che fa loro attorno il paese. E il paese ha il governo e il parlamento che davvero si merita ed esso si contenterà di brontolare quando verrà il momento di pagare il conto delle spese delle follie dell'uno e del servilismo dell'altro. LA RIVISTA. PRIVILEGI O PRAVELEGGI? Nessuno ha sostenuto mai, eh' io mi sappia, che la parola privilegio derivasse da prava lex, che il privilegio si potesse considerare, cioè, una depravazione della legge, una corruzione sua, a beneficio di particolari. Il privilegio fu reputato a lungo « legge dannosa a qualcuno )) come spesso Cicerone afferma di alcuni dei tempi suoi, (e come a lungo pensarono gli Inglesi del loro bill of attainder. Ma adesso, nel pensiero di tutti, privilegio è grazia, esenzione, favore più o meno distinto, che si usa ad una persona morale, ma per lo più fisica, per cui questa persona non è in tutto od in parte soggetta alla legge comune. Libertà, democrazia e legge comune sono risultati di uno stesso movimento di pensiero e di azione e perciò si comprende che i privilegi siano venuti scomparendo ad uno ad uno e tra essi specialmente il più odioso ed iniquo, quello del foro. Il Judicium parium suorum è una grande conquista liberale, allorchè si afferma in principio del medio evo contro le prepotenze della Corona; si giustifica nell'età feudale, ha ragione di durare a lungo, ma cessa quando tutti siamo Pari, e non v'è chierica, per grande che sia, sangue per quanto azzurro " lo dimostrino le nozze», dignità importante, che dia propriamente ragione di qualsiasi immunità o privilegio di fronte alla legge comune. Indi questo alto e vivo prorompere anche confro i privilegi dei senatori e dei deputati. La discussione si é fatta più viva nel 1895, a cagione di certe sentenze giudiziarie e di certe discussioni parlamentari davvero memorabili, per quanto riuscite a conclusione diversa da quella che pareva la sola legittima ed onesta. Parecchi procuratori del Re, regis ad exemplum, cioè sedotti dagli insegnamenti, a dir poco, strani, che scendono dal loro capo, censurarono sentenze, discussioni, e si associarono ai più sviscerati amici della libertà e dell'uguaglianza per dar addosso al privilegio parlamentare, e si unirono ai già molti scrittori che ne invocavano l'abolizione, ed alle voci che si erano levate nello stesso parlamento per invocarne l'abolizione. L'on. Ambrosoli chiedendo a se medesimo, nell'opuscolo di risposta al Sighele « Perchè il deputato è antipatico 1 ~ risponde così « Perchè è un privilegiato quando viaggia, - un privilegiato quando entra negli uffici, quando difende una causa in appello; - privilegiato come industriale, perchè potrà meglio ottenere un dazio protettore od una tariffa ferroviaria; - privilegiato come membro del Consiglio d'Amministrazione d'una banca, come giornalista, o proprietario di giornali, come professore, persino come scienziato; - insomma privilegiato in tutte le forme dell'attività moderna ed in tutte le posizioni sociali :.. E siccome il privilegio conduce alla prepotenza, l' A.mbrosoli propone anche lui, di lasciar cad@re ogni immunità personale dei legislatori. Cotesta quasi unanimità di voci, che vuole i deputati - spero bene, anche i senatori - in tutto e per tutto eguali agli altri cittadini, mi seduce a spezzare una lancia in favore d'alcuni privilegi, perchè mi sembrano necessarissimi, salutari, altamente liberali, e perchè - se non altro - prima di gridare la croce addosso ai rappresentanti della nazione così si pensi un poco alle conseguenze cui si riuscirebbe. Non occorre ragionare alla maniera di Tolstoi, di Hartmann e di Max Nordau, per essere convinti che tutto, a cotesto mondo, è un 1nenopeggio. Brutta e cattirn cosa, senza dubbio i privilegi dei legislatori: ma se essi non fossero ? Alcuni privilegi sono, anzitutto, il corrispettivo di particolari oneri che s'addossano al deputato. E vero, deputati e senatori viaggiano a ufo l'Italia, fanno tuttociò che possono, talvolta anche quello che non possono, per viaggiare comodamente, non intendono di chiedere udienza e far anticamera presso ministri e funzionarf, e da tutto ciò deriYano talora prepotenze belle e buone. Non lo nego: ma rispondo che non sono pagati, e non dico adesso il pagarli sia necessario ed utile, ma credo neanche nessuno potrà negare, che chi rende al

212 RIVISTA DI POLITICAE SCIENZESOCIALI suo paese un servizio graluito ha poi diritto di poterlo l'endere se non all,·o, comodamente. Io non so qual p1·oprietario tollererebbe che un amico gli tenesse i conti della campagna per lasciarlo poi tornare in città a piedi. Dunque pagate i deputati, e potl'ete al101·a togliere loro il biglietto g,;atuito e tanti altri pririlegi annessi e connessi. Per 01•aè gala dane1·0 se cel'li deputati, specialmente, si ricordano d'essere stati nominati « per servire il paese in Parlamento>. Ne ho sentito io più d'uno rispondere agli elettori i quali « lo seccavano», che egli li avern pagati a bella posta « per non esser seccato», avern comprato, cioè, il collegio, così come si comprano due cavalli di razza o un titolo di marchese. Altra cagione di inrlebite ingerenze e quindi di privilegi per deputati e senatori, sono le leggi Yeramente phxve clte noi abbiamo in così grave numero. Siamo franchi, se il GoYemo non aresse co;:;ì vasto campo ad a1·bitrii, i legislato1·i non lo an'ebhero alla loro ingerenza privil0giata: tanto può influi1·e malamente il legislatore sul Gorn1·110, quanto pu6 il Governo farn ad arbit1·io suo, anzichè a norma di leggi, anzichè lasciar fare a chi può meglio. È vecchio, ma ovvio esempio la nomina del sindaco. I legislatori, si <lice, raccomandano i J sindaci. Ma il Gorerno come li nomina, dove, disgraziatamente, ancora 11 nomina, cioè nel maggior numero del Comuni d'Italia? Sulle informazioni del Prefetto, cioè del garzone del farmaci ·ta, della moglie dell'oste, del nonzolo riella parrocchia, tutta g0nte che rlanero non ha la re:-ponsahilità, l'autorità, e diciamolo pure, neanche l' inter0s. e del deputato che la nomina sia buona e pos:-a essere almeno tolle1•ata. Così il legislatore si ingerisce nella conces. ione delle licenze pc,· le osterie e nei sus;:;idi per le scuole, nel ti·asfcrim011to del pretore e nella nomina dell'usciere, perchè tutto questo è assolutamente arbitrai·io .. -\. ne,-sun deputato è mai yenuto in mente di fa,· traslocare un professo,·e di università o di far conccderC' gratuitamente a un amico il più brebe a,·enile ... Ma tutto questo è niente a paragone del p1·mlegio giudiziario « Nessun deputato può essere ar1·estato fuori del caso di flagrante delitto, nel tempo della sessione, nè tradotto in giudizio in materia criminale senza il previo consenso della Camera. - Fuori del caso di flagrante delitto, niun senato,·e può essere arrestato se non in forza di un ot·dine del Senato. Esso è ><Olocompetente per giudicare dei 1·eati imputati ai suoi membri.- I senato1·i e i deputati non sono sindacabili in ragione delle opinioni da loro emesse e dei voti dati nelle Camere ». Questi gli articoli 45, 37, 51 dello statuto, materia di controYersie infinite, di dubbii gravi, di censure poco meno che uniYersali. Gli Inglesi, dai quali tali privilegi furono tolti, li affermarono sin dai tempi di Etelberto, anzi di Edoardo il Confessore; certo furono guarentiti per legge sotto i regni di Enrico IV e di Enrico VI. Stubbs e Hallam, Palgrav e Blanckstone sono unanimi nel giustificarne l'origine. I Re, che furono in gran parte - per la fortuna della costituzione inglese - monarchi violenti, scialacquatori, prepotenti e peggio, non tollerarnno oppo.-izione. Chi assalirn i loro privilegi, dico male, le loro pretese, se anche dal seggio del magnum concilium· 1·egni, renirn arrestato, multato, soppresso. Così preYalse la necessità di tutelare i legislatori da qualsiasi offesa del potere eunclo moi·anclo et exincle redeundo, cioè per andare al Parlamento, rimanervi e tornarsene. E se i legislatori inglesi non avessero arnto questo pri,·ilegio, se non avessero potuto lottare contro la'' Corona, contro i cortigiani e i legulei suoi, specie nei tristi tempi dei Tudor e nei t,·isti. simi degli Stuardi, sarebbe prevalsa in Inghilter,·a, come alh·orc, anziché il J'egime parlamentare, la monarchia assoluta. Laonde il pririlegio che garantirn i deputati dall'arresto riene messo insieme al diritto di YOtare le tasse ed all'abborrimento per gli eserciti permanenti, le tre grandi cause determinanti del Governo libero inglese. Quando il privilegio si conquistò, si affermò, si consolidò, erano certo assai minori le guarentigie delle libertà di ogni cittadino. Ora in Inghilterra sono veramente grandi, reramente complete, fortificate dalla tradizione, da leggi precise, da una magistrattwa raramente ed assolutamente indipendente. Datemi tutti cotesti benefici, ... ed io Yi do in cambio tutti quanti i pri,·ilegi dei senatori e dei deputati guarentiti dallo Statuto .italiano. i\Ia in Italia, anzitutto, abbiamo - come del resto anche in Inghilterra - i pri,·ilegi del Re e dei P,·incipi Reali; abbiamo la guarentigia ammnist1·atirn, che copre il peggior dei prefetti e il piìt disonesto e prepotente dei sindaci ; e quando piace al potere esecutiYO e ad una complice maggioranza, che in Inghilterra si ha, ma in Italia si può anche fabbricare, abbiamo anche i tribunali militari per i civili, e le indimenticabili dolcezze dello stato di assedio. In Italia un cittadino può essere arrestato, detenuto, dimenticato; si può « preparare l'ambiente » per giudicarlo - ed anche per assolverlo, naturalmente; - si possono fare perquisizioni, usare violenze nelle famiglie, nelle came,·e di sicurezza, nelle carceri, fare, in una parola, della libertà. il peggiore strazio, come se nessuna legge la guarentisse, come se non esistessero lo Statuto, il Parlamento, e tutta la luminosa e gloriosa storia del nostro risorgim&nto. E, badate, la colpa non è tutta del potere esecutivo, è della magistratura, è dei cittadini. Siamo abi-

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 213 tuati agli abusi, come ai rnleni Mitridate, e non viene neanche in mente che il codice penale dà il diritto di ammazzare come un cane il preteso agente dell'ordine che vi invade la casa di notte, senza mandato del giudice; che anche l'arrestato in una pretesa o procurata flagranza ha diritto che il mandato gli sia, entro un certo tempo, consegnato; che esigere una tassa non votata dal Parlamento è reato di concussione. Cittadini, vedono arrestare a capriccio un galantuomo e... si confortano di non essere al suo posto; magistrati, sentenziano che le tasse si devono pagare se anche il Parlamento non le ha votate; funzionari o legislatori inventano il decreto-legge, dopo aver censurato, sui banchi della scuola, come peste costituzionale, )e ordinanze di Luigi XVIII. E non dico tutto questo d'un cittadino, d'una Corte di giustizia, d'un Governo: più o meno questo fiacco sentimento della libertà e_della legalità, questa passione dell'arbitrio l'abbiamo, pur troppo, quasi tutti ... Così stando le cose, e stanno forse peggio assai di quello che si può immaginare, chi non vede come sia necessario che alcuni cittadini, almeno, possano parlar franco e schietto al Gornrno, senza timore di destituzione o di trasferimenti, senza paura che si inventino .,reati da attribuir loro o si costituisca un tribunale per condannarli? Tanto pit'.1 quando il parlamento è ridotto alla... infinita miseria della presente xix Legislatura nostra! 1on dico al lettore quali e quanti colleghi terrebbero oggi compagnia al povero De Felice, se questo privilegio loro non fosse, perchè i nomi corrono a tutti sulle labbra. E, s'intende, oggi sarebbero questi, domani altri, imperocchè la violenza ricade su chi la commette. In tutto il medio evo i carnefici d'oggi furono le vittime del domani : il gran vanto dell'età moderna è di aver scemato notevolmente il numero dei carnefici e quello delle vittime. Anzichè privilegio, è dunque un gran beneficio per tutti che in un paese che ha così scarso il senso della libertà, così fiacca la coscienza dell' iIL dipendenza, cosi larghe le maglie della legge, siano almeno sottratti agli arbitri del potere esecutivo, eventualmente anche ai «senizi» resi dal potere giudiziario, senatori e deputati, pe1· guisa che essi possano alfermar:;i socialisti, repubblicani, in quel modo che le idee loro e la coscienza dettano, e combattere jeri Giolitti, oggi Orispi, domani Rudinì, se bene o male dirà la storia, ma certo per quello che essi credono, e può non essere, ma può anche essere il bene della patria, il decoro suo, la :ma salute e la stessa sua vita. Con questo non dico che ·iano necessari così estesi pt·iYilegicome quelli che abbiamo non tanto dallo Statuto, quanto dallo usUJ·pazioninostre. Sonatol'i e deputati devono es,-;e1·epienamente indi- ~e~denti ~ ir,responsabili di. fronte al _potere esecutivo: ment altro. Senatori e deputati devono poter esercitare il loro mandato senza esser molestati appunto perchè tali, anzi tab'olta soltanto perchè tali. Imperocchè non bisogna dimenticare che cotesti priYilegi hanno la loro parte negativa. Il cittadino può dare due schiaffi ad un guardiasala insolente o ad un usciere impertinente : è affare che si regola senza tanto chiasso, in pretura. Ma il deputato, se alza un po' la voce, anche quando ha ragione di vendere, sa che va su tutti i giornali, è messo alla berlina, e non una, più volte, per narrare il fatto, per dire della chiesta autorizzazione a procedere, per ri~·sumere la discussione. Vi sono, è vero, deputati prepotenti: ma a quanti non è avv.enuto di dire a qualcuno « vedi, amico, ti pigliere_iyole:11tie~·ia calci .. se non fossi deputato ». li pr1v1leg10s1 dovrebbe dunque ridurre a questo. In ciascuna Camera una Commissione permanente di dieci membri, metà di quelli che votano costantemente col Governo, metà di quelli che gli sono costantemente avversi, con un presidente nominato da loro. Per qualsiasi reato, anche di contravvenzione, sia commesso da un legislatore, e sia pure di azione privata - che può esser mossa da pubbliche cagioni, o da pubblici ... nemici - si inviano tutti i documenti dell'accusa, dico tutti, alla Commissione. La Commissiono li esamina sotto questo punto di vista: trattasi di fatti per cui un cittadino sarebbe imputabile, o non piuttosto di ordini, consigli, suggerimenti, tranelli che risalgono al potere esecutivo? trattasi di fatti per cui ogni cittadino sarebbe imputabile e non è invece la qual!t~ su~ di deputato che ha indotto l'avversario politico, 11bravo o il giullare del candidato battuto, forse un ricattatore, che determinarono l'accusa ? E poi ancora: il danno che deriva alla società dall' impunilà temporanea del senatore o del deputato delinquente è maggiore o minore di quello che le deriverebbe se il Parlamento fosse privo della sua parola e del suo voto ? Ecco una questione essenzialmente politica, lo riconosco; ecco una altra scelta fra due mali, ma una scelta ugualmente necessaria. Ohe ne sarebbe stato del!' Inghilterra, se aYesse lasciato condannare Guglielmo Pitt, come meritava, alla prigione dei debitori? li diritto è semp1·eil diritto: ma la politica è per lo piì1la scelta tra due mali: questo non bisogna mai dimenticare. Nessuno oserà affermare che il governo parlamentare sia una bella cosa: ma tutti i galantnomini :-;ono d'accordo nel credere che il governo assoluto è infinitamente peggio1·e. Così non è bello che si devano difendere ancora dei privilegi in nome della libertà, ~a sarebbe assai peggio se qualche deputato vemsse mandato a domicilio coatto o chiuso alle Oarce1·i nuore .. per oUenel'Ile il silenzio. ATTI.IO Bnu:- IAt'fr.

2l4 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI L'insegnamento lib nroellUeniversità italiane · La quistione universitaria è, come l'altra sulla legislazione sociale, una di quelle che da parecchi anni si trascina nel Parlamento Italiano senza esservi mai risoluta. Guido Baccelli altra volta assunse impegno solenne di far discutere e approvare la riforma da lui proposta e si sa che Depretis, colla sua abituale lealtà mentre aveva deciso il sacrificio del Ministro della 1 Pubblica Istruzione, in piena Camera pronunziò la frase famosa: Chi ferisce Baccelli fe1·isceme ! Senza citare altri precedenti tentativi falliti si ricorda quello di Ferdinando l\fartini, con indirizzo opposto ·a quello dell'attuale supremo reggitore della Minerva. Anche il Martini enunziò fierissimi propositi; ma gli eventi burrascosi del ministero Giolitti lo costrinsero a rimangiarseli. Se a vessa insistito nel suo progetto di riforma probabilmente la Camera gli avrebbe dato torto, perchè la soppressione minacciata di parecchie università avrebbe prodotto una forte coalizione d'interessati. Anche il passaggio del Martini alla i\finerva venne contrassegnato da un incidente, che dimostra quale sia la sincerità costituzionale e quanta la lealtà ministeriale in Italia. Infatti quando più vivamente discutevasi della soppressione futura delle università anemiche o addirittura moribonde per mancanza di studenti, in un giornale di Messina comparve un telegramma col quale rassicuravansi la cittadinanza e i professori sulle sorti della locale Università: il corrispondente, in nome del senatore Durante garentiva che ì\fartini non avrebbe presentato il suo progetto e che in ogni modo, se presentato, sarebbe stato respinto. 11 senatore aveva ottenuto in proposito formale promessa da altissimi personaggi; e la promessa fu mantenuta con disdoro del ministro e delle istituzioni parlamentari. L 'on. Baccelli ritornato a presiedere alla pubblica istruzione ritorna pure in gran parte all'antico suo disegno di legge e crede scansare le coalizioni avverse non minacciando di morte violenta le università immeritevoli di vivere, ma condannandole a morire per consunzione nella concorrenza che tra loro si faranno. Il concetto suo fondamentale - che deriva dall'applicazione sbagliata della darviniana lotta per la esistenza ai fenomeni sociali- se trionfasse condurrebbe ad un dannoso sperpero di energie economiche e intellettuali; dimentica, inoltre, l'illustre clinico che la sopravvivenza dei più adatti non è garanzia di evoluzione progressiva : gli organismi possono anche adattarsi a condizioni inferiori di vita, degenerando, e degenerati sopravvivere ed anche moltiJJlicarsi. Accennat6 di volo al criterio generale del nuovo disegno di legge universitaria, sul quale, se esso verrà in discussione, si ritornerà di sicuro nella Rivista, vogliamo oggi intrattenerci di un lato solo del complesso e importante problema dell'insegnamento superiore: quello della libera docenza. .. * * La lecme Casati sul libero insegnamento univer00 l'b 1· sitario era informata a principi abbastanza 1 era 1; la legge Matteucci dol 31 Luglio 1802 lo ridusse a misera cosa. E il libero insegnamento in conseguenza alla posizione fattagli è andato decadendo ; sicchè oggi una riforma è divenuta indispensabile, ed anche coloro che credono non sia necessario alla vita della scienza l'insegnamento libero sotto forma di libera docenza, ritengono però assolutamente necessario, pel decoro e per la serietà degli studi, che i liberi insegnanti siano p.osti in condizione di esercitare il loro ufficio, meglio che ora non possano fare. Gli aspiranti alla libera docenza non trovano al• cuna garanzia d'imparzialità nei concorsi perchè la loro nomina è divenuta un affare rimesso all'arbitrio dei singoli p1•ofessoriufficiali nelle varie discipline, eJ,~1~bitrio ha dato i pessimi frutti del favoritismo, .dell'invidia ed anche della partigianeria. scientifica. I liberi docenti, poi, quando varcarono la soglia de!le Università si troY,1rono in un,a umiliante inferiorità di f,pnte agli insegnanti ufficiai;' per la niuna · partecipazione nel reggimento dell'ente, per le punzecchiature, cui sono esposti, per il modo come sono organizzati gli esami; i quali sono tali, a giudizio del Prof. Gianturco, che « i professori ufficiali hanno in mano il talismano « degli esami, eù i giovani sanno che chi non recità. « il rosario ufficiale rischia di essere bocciato ». Pt>r giustificare la posizione fatta alla libera docenza si sono rivolte alla medesima alcune accuse, che, se fossero vere, ne spiegherebbero la decadenza. A noi duole che tali accuse aLbia accettate, ed anche aggravate sino a far loro rasentare la calunnia, il relatore della Commissione della Camera dei Deputati. li quale non ha esitato a scrivere: « Ben poco la libera docenza produce di veramente utile; e mentre non contribuisce ad elevare la dignità degli insegnanti e la moralita della scolaresca offende gli interessi del pubblico erario ». «.... Gli abusi della libera docenza si manifestano con diversi procedimenti, che ricordano quelli di cui racconta Gastone Boissier che usassero i professori di Atene antica, i quali davano dei p1·anzi squisiti serviti da gentili e graziose domestiche pe1· prendere i giovani nelle loro reti ». Noi non vogliamo lasciarci trascinare ad una ri- . spç>sta vivace a queste parole ingJuste e -c,1m~d,i,11,mo che l'on. Fusinato che le ha scritte vorra riconoscere di avere errato. Solo gli ricordiamo che quel Giovanni Bovio, eh' è Presidente - e lo volle risolutamente l'on. Baccelli - della Commissione parlamentare di cui il Fusinato è relatore, viene dalla libera docenza; e che furono liberi docenti prima di essere professori ufficiali, Gianturco e Cardarelli, Zuppetta e Diodato Borrelli e De Amicis e Paladino e D'Antona. Questi nomi, che ci vengono alla mente mentre scriviamo. che illustrarono e illustrano l'Ateneo Napoletano, dove meglio e più fiorisce la libera docenza, basterebbero a dire quale sia stata e sia la sua p1·oduzione utile. In quanto alla influenza sulla moralità clella scolaresca ricorderemo all'on. Fusinato, eh' è la condotta dei professori ufficiali sopratutto che la esercita deletariamente. E all'uopo basterebbero a provarlo i .fatti denunziati in piena Camera

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 215 dei Deputa.ti dal suo collega. on. Cirmeni. Con maggiore equanimità l'associazione dei Li- . beri docenti di Roma., in una relazione redatta dal Prof. Evaristo Carusi, mentre n'era Presidente il Bonghi, fmprese ad esaminare le accuse più fondate che alla. libera docenza vennero rivolte e che ridusse a queste due principali: la incapacità del personale e la caccia delle firme fatta spesso con mezzi poco leciti. Per la prima la parte di vero ch'essa contiene dimostra soltanto che il procedimento delle nomine è vizioso; uno studio comparativo, poi, tra insegnanti ufficiali e liberi docenti potrebbe provare che non si sta meglio spesso, tra i primi. Si potrebbe aggiungere 'clie ··in alcuni a.tenei primari qualche importante insegnamento va; per merito esclusivo dei liberi docenti. C'è anche del vero nella. seconda; ma da. qualunque lato la si guardi essa va. a. colpire ma.ggior- ·m~nte l' insegna.mento ufficiale. Sono i professori ufficiali, che di ordina.rio non contenti di qualche altro incarico danno un corso libero e vanno alla caccia. delle firme offrendo a.i liberi docenti uno scandaloso esempio. E ci vanno arma.ti fino ai denti, per così tJ.ire, per fare concorrenza. agli stessi liberi docenti, poichè fanno intendere chiara.mente a.gli studenti, che se nega.no la. ìoro firma, avranno bene da ricordarsene quando passeranno sotto le forche caudine degli esami. Si conosce che l'approvazione da parte di qualche professore è subordinata. a.Ila. iscrizione al suo corso libero ; si può immagina.re quanto ciò serva. a. discreditare questi tali che con nessuna. dignità cerca.no aumenta.re il magro stipendio. Se poi gli studenti danno la. firma senza frequentare le lezioni - ciò che spesso è vero - dello inconveniente non si può farne colpa alla libora docenza, ma l'accusa ricade pure, e maggiormente, sull' insegnamento ufficiale. ,. * * I difetti non negati e non dissimulati dell' insegna.- mento universitario, lo ripetiamo, rendono sempre più urgente una riforma che, ridando ai professori la perduta. autorità morale, gioverà più che le severe pene disciplinari ad allontanare dalle aule consacrate alla scienza le indecorose turbolenze degli studenti, oramai troppo frequenti, giammai provocate da.i liberi docenti e spesso, anzi, da. loro seda.te. Perchè la riforma riesca efficace, in quanto alla. libera. docenza., bisogna -- dice la. citata. relazione del Prof'. Carusi -· stabilire éhia.ramente con precedenza. la. natura. del libero insegna.mento, la sua. funzione nel sistema universitario, i suoi rapporti coll'insegnamento ufficiale. Su questo retta.mente si osserva che nel libero docente non si deve vedere un semplice ripetitore che abbia il compito di preparare gli studenti agli e,ami; non il solo « sveglia.rino o antagonista del professore ufficia.le destinato a tener vivo nelle Università lo spirito del progresso scientifico, a. porta.re nell'accademico ambiente l'aria libera della vita esteriore e ad impedire che il professore ufficiale si cristallizzi nel lavoro compiuto e nella scienza acquisita avanti di acquistare il posto » ; nè infine si deve assegnare alla. libera. docenza il compito esclusivo di servire come complemento dell'insegnamento impartito dallo Stato per fare entrare nelle Università scienze non ritenute necessarie per ottenere una laurea e specialmente quelle tuttora in formazione. Queste tre funzioni possono coesistere ; la. prima è la più modesta., e sebbene non del tutto inutile, non varrebbe la pena. di organizza.re la. libera. docenza. per assicurarla. Di gran lunga superiori sono le altre due e di grande vantaggio per lo incremento degli studi ; quantunque l'ultima. sia. un desiderio più che una realtà per la. grettezza del regolamento e per quella non minore delle facoltà. A questa grettezza. si deve se nelle Università italiane non ci sia ancora un corso di Sociologia.. Il relatore della Commissione parlamenta.re, giustamente, nella. varia adattabilità della istituzi on.e, secondo le circostanze di persone e di luoghi, trova. non l'ultima. delle sue virtù. 1 • La libera. docenza, poi, quale che sia la funzione che questa circostanza. di persone e di luoghi le assegna.no, dev'èssere il semenzaio che dovrà fornire i professori ufficiali; e l'art. 7 della. Commissione ben fa ad assicurare nei concorsi la. preferenza. al libero docente in caso di parità di titoli. Detto di questo poco, - troppo poco - di bene che c'è nella. relazione dell'on. Fusinato - i cui concetti si credono già accettati da.ll'on. B'accelli - si deve constata.re con rammarico che con la riforma. presentata., se il Parla.mento l'approverà, non sarà apportato rimedio efficace ai ma.li deplorati nella. libera docenza. Di volo rileviamo che non si provvede efficacemente a.Ila. libertà della scienza, di cui la libera. docenza dovrebbe essere uno strumento poderoso, perchè nè il disegno di legge Ministeriale nè quello della. Commissione della Ca.mera. dei Deputati si occu. pano della nomina dei liberi docenti; ora, con la specie di autonomia. che si dovrebbe accordare alle Università si verrebbe a rendere assoluta.mente dispotico il dominio delle consorterie scientifiche e personali. Le quali per intolleranza scientifica da.ranno il bando ad ogni eresia; ciò che non collima col continuato inno alla. libertà, che si legge nella relazione dell'on. Fusina.to. La. intolleranza. scientifica, inoltre, verrà stimolata. ed acuita. dal torna.conto economico ; poichè una. volta. che le contribuzioni d' iscrizioni a.i corsi paga.te degli studenti andranno agli insegnanti, quelli ufficia.li avranno tutto l'interesse di veder diminuire e non aumentare i concorrenti liberi docenti coi qui>li dovranno dividere il prodotto. Il pericolo che verrà a.Ila.libera. docenza. dalle innovazioni proposte dal Baccelli appena. esse vennero ventilate fu foi:mula.to con precisione di termini da. un giornale conservatore napoletano devotissimo all'attuale ministero. A suo tempo si lesse nel Mattino: « Il vero grande pericolo per la. libera docenza universitaria è nell'autonomia., ove essa sia. proposta come è annunziata. Quando i professori ufficia.li rice veranno una diretta. retribuzione da.gli studenti e quando, a. far parte delle commissioni esaminatrici, sa.ran chiama.ti i soli professori ufficiali, si potrà

216 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI dire suonata l'ultima ora per la privata docenza. Nè 11ui è tutto. Passata la legge sulla autonomia, cosi come è preannunziata, non vi saranno, per l'avvenire, nelle uni\'ersit:.i italiane se non quei privati docenti che _piacerà, allo singole facoltà di averr, cioè Yi saranno quei professori che slano disposti a giurare nello parole degli insegnanti ufficiali o non vogliano, in pari tempo, turbarue i placidi riposi con una solerzia eccessiva e non richiesta. ll che è quanto dire che gli studenti non S'.1.rannoindotti a rivolgersi agli insegnanti privati nè dall'interesse finanziario nò dall'interesse scientifico. Non dall' interesse finanziario, perchè dovendo pagare così il professore uftlciale come il libero docente preferiranno tenersi amico quello anzi che questo, per quanto, ben inteso, possa influire su di una tale amicizia il sentimento, certo non disprezzabile, dE>l compenso al proprio lavoro. Non dall'interesse scientifico, perchè i privati docenti, 1>er vivere vita tranquilla, saranno naturalmente indotti ai dolci e flaccidi riposi e si accontenteranno, per seguire il moto progrediente della scienza, di contare gli sternuti dei professol'i ufficiali e celebrare ogni parola .che esca dal labbro loro anèhe se essa non abbia affinità alcuna con le scovèrte più recenti delle varie scienze. » Ora importa notare che il Fusinato riconosce i servizi che potrà rendere la. libera docenza o soggiunge: « a. patto peraltro c'.:J.ela logge ponga. l' insegnante ufficiale col libero docente nelle pal'i!à delle condi;;ioni esteriori in cui l'insegnamento si svolge. Col mantcnrre di fatto a.Iprofessore ufficialo il monopolio dell'esame uni vorsitario, si renderebbe impossibile ogni concorrenza offottiva., e (dirò anch'io) si da.robbr al libero doe<'nto prr comba.ttrre una spada di legno. 1:; questo un punto essenzialissimo (la. parola, si ba.di, è sottolineata. dal relatore della Commissione parlamenta.re) nell'organismo della libera docenza.» Parole d'or,1. J)is3r.1,zia.tamonte a.Ile parole non rispondono gli articoli della legge cho risguardano il gravo inconvonionto; poichè i temperamenti a.Idisegno ministeriale proposti da.Ila Commissione e dal suo relatore, lasciano di fatto al professore ufficiale il monopolio deil'esame univer-,itario. Cosicchò questa riforma. dell'on. Baccelli, che dovrolibe disciplinare la concorrenza per l'iuscire alla vittoria dei migliori, riuscirebbe ad una iniqua sopraffazione tra le uniYersità italiane e tra. liberi docenti e insegnanti ufficiali;,.poichè tra ..univcr&itti, da. un lato e. tra professori dall' altro non ci sarebbe pariti di condizioni nella lotta. Il libero docente non solo sarebbe armato di una. spada di legno, come dice il Fusinato, ma. dovrebbe combattere a piedi contro chi nella pugna si presenta a. cavallo, con elmo e corazza e con buona spada. di acciaio. Egli dovrà soccombere di fronte al professore ufficiale. * * 'l'roppo doYremmo dilungarci se \'Olessimo esporre adesso quali sarebbero le modificazioni che ci sembrano pit1 opportuno per da.t'e lustro o h'arre giovamento da.Ila istituzione della libera docenza.; ci !.,asta a.vere indicato che il progetto ministeriale e le proposte della. commissiono parlamentare restando qua.li sono non le darebbero nuo1•a, vita, U1a ne preparerehboro i fonera.li. Non disperiamo, però, di ,·edere migliorata. la legge con adatti emendamonti e sappiamo che il Fusina.to 6 disposto ad accettarne alcuni. Ma. il ministro ùolla Pubblica lstruzione sarà, altrettanto arrendevole? o vorrà fa.re uso del quos ego ministeriale, che all'attuale Camera farebbe mandar gii1 qualunque assurdo? Noi pensiamo che !'on. Baccelli non sia un prototipo di ministro liberale - se lo fosse non fa.rebbe parte di un gabinetto presieduto dall'on. Crispi --, ma siamo convinti che egli ami sinc.iramente la. scienza e che nutra il giusto orgoglio di legare il proprio nome ad una riforma che dia \'ita e splendore a.Ilo università italiane; speriamo, perciò, che nello interesse della stessa scienza vorrà consentirj libertà di discussione e di voto. Sarà tanto di guadugnato per_ la sua buona fama. A sperarlo e' induc.i il fatto che l'on. Baccelli manifestò il virn desiderio di vedere presieduta dall'on. Bovio la Commissione parlamentare che studiò il relativo disegno di legge. La parte che è stata assegnata all' illustre filosofo napoletano ci fa sicuri, che non verrà recata grave offesa. nè alla scienza, nè al libero ins3gnamento. E sarebbe cosa. assai dolorosa che con una legge la quale pompo;amcnt.e pratende di assicurare l'autonomia all'Ateneo si ammazzasse la libera docenza., eh' è la precipua guarentigia ed esplicazio:ie della libertà della scienza. li contra.sto non po(r..;l.,bJ spiegarsi che col pervertimento mora.le e intellettua.lo, che imperversa. in Italia. nella triste ora presente. UN LmERO DOCENTE, LA TRILOGIA DI G. BOVIO Il Cristo, il S. Paolo e il ~[ illonnio, piccoli di volume quanto densi di pensiero, hanno un'importanza grandissima. come studi di critica filosofica. e un gran pregio come lavori d'arte. Ed è filosofia o arte? « Se è filosofia che commuovo deve almeno rasentar l'arte» risponde l'Autore nella prefazione al Millennio. A me sembra che il Bovio sia non solo un pensatore altissimo, ma un artista squisito: artista nella delicatezza e gentilezza delle immagini, nello scrupoloso studio dei tipi. e soprattutto nella. semplicità della tela drammatica e nella mirabile riproduzione dell'ambiente storico. ~la ciò che maggiormente commuove, e che non fu mai pregio di filosofi, ò lo stile particolare dell'artista.; il quale possiede in sommo gra.do la. facoltà di restringere i pensieri più ardui e le descrizioni pi(1 vaste in una sintesi meravigliosa. La sua elocuzione rischiara a luce meridiana l'alto pensiero; l' imagine poetica tra.duce limpidamente l'idea storica o filosofica ; la frase, o serena o concitata, ora dolinoa o scolpisce un carattere, or,1 rievoca alla fantasia un mondo tramontato. Lavoro filosofico e artistico ò dunque fuor di dubbio la Trilogia del filosofo di Trani; ma io credo

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI che là domanda da rivolgere al critico debba esser la seguente: e arte pol teatro o pel salottino da studio? Nessuno indugicrebbe certamente a rispondere so i concilii terroni fossero tali quali il Campanella li descrivo nella Città del sole o come i poeti li vagheggiano nella generosa e stravagante fantasia. Ma, chi vive abbarbicato al suolo e pratica coi simili e ciba il pano della comunità, conosce bene di quali specie animali si componga la maggior parte del pubblico, che deve assistere alla rappresentazione del San Paolo. E però costui, ammiratore entusiasta dell'ingegno del Bovio, plauditore frenetico del duello filosofico fra Paolo e Seneca, non senza esitazione, sar'~bbe costretto a rispondere che la materia della Trilogia e trasformata bene in arte, ma <'he forse non è arte pel teatro. Cercqiamo di studiarla più da vicino. * * Che cosa significa il ricomparire di Cristo in pieno naturalismo? In tempi così scettici, in cui la viltà scende dall'alto e il cinismo reazionario e regola dei governanti, in cui l'apostolato ideale è condannato come delitto e la mancanza di fede trascina il popolo alla ribellione, evocare la universale figura di Gesù Uomo, e additarla. in tutta. la sua grandezza ai potenti che incatenano le Idee e alle plebi che allo Ideo non credono, è certamente virtù somma di artista e di filosofo. Poichè al prete, che men crode in Gesù quanto pii1 lo difende, al ministro ohe mercanteggia Iddio e non rispetta un solo dei comandamenti di Cristo, al disfatto borghese che, dopo aver dis5anguato gli umili faticanti, si prostra dinanzi al crocifisso, suonerà terribile, come un tempo agli scribi o ai farisei, la parola del Gesù della Storia, iniquamente falsata dalla leggenda. Il Bovio senza annebbiarti l'intelletto con citazioni e comenti, ma scrupolosamente attenendosi a quanto di positivo ci ha fornito la critica, ti. traspo1 ta nell'ambiente, in cui si compì la più grande delle rivoluzioni morali ; e lumeggiando con lo splendore dell'arte le causo principali che la originarono, ti mostra come in un quadro la splendida figura di Gesù. Con pochi tratti magistrali egli delinea le varie tendenze politiche e religioso di quei tempi, che maggio1·mente eran d'ostacolo all'opera rinnovatrice del Messia:' gli scribi, i sadducei e i farisei da una parte, che provengono dal giudaismo ortodosso, e dall'altra Giuda, che rappresenta i cospiratori per la redenzione ebraica dal dominio romano, e il Centurione personificante Roma. E in poche apostrofi brevi, concitate, varie doscrirn mirabilmente l'ambiento morale e filosofico, in mozzo a cui crebbe e cadde il Rabbi di Nazaret, il quale viveva quasi straniero a quel regno così piccolo e in quel 'mondo così vile. Ma la parte principale del dramma, in cui è profuso un tesoro di poetici sentimenti o di pensieri sublimi è il dialogo tra Maria e Giuda. E. a chi obbiettasse che nè la peccatrice di Magda.la nè il discepolo traditore son riprodotti secondo la storia, farei modestamente osservare che nel lavoro del Bovio. tanto l'una che l'altro assumono un rilievo, che si stacca· non pure dallo sfondo comune ma anche dalle proprie pe~sonalità tradizionali, perché nè · l'una ne l'altro rappresentano sè stessi ; ma in quella è artisticamente personificato l'Ideale di Gesù, in questo il vecchio partito giudaico, che della morte di Gesù fu il vero autore. E però tanto in Maria che in Giuda non devi cercare la schietta riproduzione dei tipi leggendari, ci).e rasentano la volgarità ; ma devi ammirare la creazione di due tipi artistici simboleggianti due grandi Idee. E co~i nella disputa vedrai chiaramente esposta la lotta politica, morale e religiosa tra il Giudaismo, adoratore del Decalogo, fanatico, intransigente, superstizioso, che vive ab.barbicato alla terra, che mira soltanto alla redenzione degli ebrei, che non intende la parola umanitaria del Messia, e Gesù, d'indole mite e dì anima universale, il quale proviene dal giudaismo come Socrate dalla scuola dei sofisti, come Lutero dai tempi di mezzo e come Lamennais dal cattolicismo. Sicché dal cozzo delle due Idee emerge limpido, come un raggio di sole, il .sublime sogno del Messia e divinamente umana la sua figura. Emerge che Gesù non vede Dio ma lo sente in se stesso, senza aver bisogno di tuono o di rovo ardente come Mosé, di tempesta rivelatrice come Giobbe, d'oracolo come gli antichi sapienti greci, di genio familiare come Socr.ite, di Angelo Gabriele come ~faometto ; emerge che Gesù non e nè ebreo ne romano, proclama i diritti dell'uomo non i diritti dell'ebreo, 1~ religione dell'uomo non quella dell'ebreo, -la redenzione dell'uomo non quella · dell'ebreo. Emerge che l'Ideale di Gesù non era Già Dio e la chiesa, comme fanno credere i preti, ma un'immensa rivoluzione sociale, in cui sarebbero stati interverti ti i gradi ed umiliato tutto ciò che il mondo suole esaltare; emerge che l'amore, la carità, il vicendevole perdono furon tutta la sua legge e che invano si cercherebbe nell' Evangelio una pratica religiosa raccomandata da Lui ; emerge che da tutti i suoi insegnamenti traboccava l'Ideale della fratellanza umana il più largamente compresa, e che quando la religione dell'umanità, stabilita, non sul sangue o su vane credenze, ma sullo leggi del cuore, fu fondata, Mosè era stato oltrepassato, il tempio non avea più ragione di essere cd era però inesorabilmente condannato. Il dialogo e tutto di una fattura squisita: la filosofia o l'arte son fuso insieme come corpo e anima. * * * Piu filosofico e meno artistico del Cristo a me sembra il San Paolo, nella prefazione dd quale il Bovio

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==