RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 201 a) Il miglioramento coltur.1le; b) Le bonifiche; e) la colonizzazione ; d) le colonie penali ; e) libertà di distillazione del vino; f) coltivazione libera del tabacco; g) credito fondiario. Secondo il prof. Todde alla più parte dei Sardi mancano i mezzi per migliorare i prodotti; ed anche producendo si starà sempre male, perché è più arduo consumare che produrre. - Trova le bonifiche un rimedio ai mali dell'isola urgenti ed indispensabili. Però per mancanza di mezzi non le possono faro nè provincie né comuni. Lo potrebbe fare lo stato, ma questo distratto dalla politica di espansione coloniale sta pensando più alle sabbie africane che alla nosti•a isola. Potrebbero essere oggetto di speculazione privata, però si richiederebbero capitali che non si trovano facilmente senza garanzia dello Stato. Né si può sperare su capitali esteri, i quali non vengono facilmente in Italia, sia a cagione di leggi e procedure intricate, sia per il fiscalismo, che qui perseguita capitale ed industria ; e per lo scr.idito in cui é caduto il noslro stato per la riduzione degli interessi per la rendita. - Colonizzare la Sardegna nelle e colle condizioni attuali, é opera vana; i coloni fuggiranno prJsto se sar.rnno meno moder.iti, austeri o par3imonio3i degli indigeni; ovvero diverr.mno poveri e miseri come questi. Quindi converrebbe far loro un tr.1ttarnento miglioro, diminuire le esigemo fiscali, la intromissione amministrativa ; rJndere più spiccia o meno costo,a la giustizia, e sovratutto garantira ai medesimi la sicurezza. E gli indigeni non avrebbero diriLto ad un tr,ittamonto uguale ? - So non fosso cosi, gli indigeni dovrabboro emigrare ripetendo il « voteros migrati coloni» - Non approvò mai, e non approva oggi il progetto di una colonia penale, perché fecero cattiva prova, e lo stesso Governo dopo avere speso con perdita somme non indifftlrenti, se ne pentì. Il rifiorimento non si può attendere neppure dalla libera produzione dell'alcool, perchè il governo, tutt'altro ohe consentirla, l'aggravò colle recenti disposizioni del famoso catenaccio; perchè monopoli se ne possono crescere, non togliere. Ma dato pure che lo Stato, (il che i Sardi non credono) rinunciasse ai milioni che incassa ora per la privativa nella Sardegna, resta che questo rimedio sarebbe parziale e di classe. Parlando in fine del credito fondiario come altro palliativo, dice che anche questo espediente è di un vantaggio discutibile, poichè i ritorni della produzione agraria subiscono maggiori rischi che nell' industrie manifottrici. E questi suoi sentimenti ebbero sanzione dal tempo: Ora è assai difficile che i Sardi, in gran numero rovinati dagli istituti di credito falliti, possano aver fiducia in un Istituto nuovo, anche sorvegliato dal Governo. 'l'utti i rimedii sop1•adetti adunque si possono qualificare o inutili, o impossibili nello stato attuale o insufficienti. Venendo a proporre i veri rimedi a pro' dei sardi il prof. Todde si rivolge al Governo il quale non con· sidera con speciale predilezione l'isola se non per spedirvi i condannati a domicilio coatto; e lo invita affinchè applichi il più largamente possibile un regime liberale economico : fare cioè in Sardegna l'esperienza di un sistema di governo, che lasciando all'operosità dei privati di provvedere al loro benessere allarghi la possibile loro sfera di azione per tutto ciò ohe non è essenzialmente richiesto dalla necessità politica per l'unità nazionale. Ed ora ne piace trascrivere quasi integralmente i rimedi che il chiaro professore propone a favore della Sardegna. Essi sono i seguenti : 1 ° Che la Sardegna diventi un porto franco del Mediterraneo, sopprimendo ogni dazio esterno di dogana, salvo una breve tassa di statistica, in modo che la Sardegna, indipendentemente da ogni trattat~ di commercio, possa esportare liberamente tutti i suoi prodotti, e ricevere tutte le merci, qualsiasi la provenienza, salve quelle cautele suggerite per l' importazione in determinati momenti, dalle misure necessarie igieniche generali per il regno. 2° Ridurre i diritti aiarittimi nei porti, nello navi estero o nazionali, al puro· necessario compenso delle spese vive portuali, da regolarsi da una commissione localo; vietando ogni tassa !oc.ile sui scali marittimi. 3° Sopprimere il monopolio del tabacco, lasciandone libera la coltivazione e manipolazione e sopprimere le tasso di fabbricazione d'alcool, dei fiammiferi, delle polveri piriche, delle materio esp!odenti; e non imporre pel termine di venti anni alcuna nuova tassa. sulla produzione di qualsiasi' specie o materia. 4° Sopprimere il dazio interno di consumo, su tutto le derrate e materio alimentari, non che sul sapone, petrolio, oli di ogni specie, g,is e materie di produzione, e vietare ohe ne applichino i comuni. 5° Modifica.re le leggi sul bollo, diminuendo la tassa attuale del 50 °/o e rendendone facile la percezione, mercè marche speciali ; limitare nella stessa misura le tasse di registro degli atti di successione e ipotecarie. 6° Ridurre a 15 centesimi la tassa postale per le lettere semplici e proporzionalmente per le raccomandate, per le assicurate e per le stampe e giornali, e ridurre parimenti a C. 0,50 il prezzo dei telegrammi ordinari di 25 pa1·ole nell'interno dell'isola, ed in proporzione quelli spediti nell'interno della città. 7° Sopprimere le tasse di circolazione ferroviaria, e modificare tariffe pei noli o per i trasporti della Navigazione Generale Italiana sovvenzionata, non che per le compagnie ferroviarie garantite dallo Stato. 8° Organizzare un ufficio di proprietà, concentrando in un solo Istituto tanto l'Ufficio di Registro, che quello di Catasto, semplificandone le operazioni e diminuendone le spese. 9° Sistemare l'imposta fondiaria sul reddito ac-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==