RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 207 Annunziando questi concetti di radicale trasformazione tributaria, io non pretendo far professione di socialismo. Chiarito il carattere sociale della rendita fondiaria, e come la vera protezione dell'agricoltura non consista nello elevarla in vantaggio di pochi privilegiati, ma piutto,to nel deprimerla per agevolare ai coltivatori l'uso della terra e l'impiego de' capitali nelle migliorie agricole ( ecco la vera ragione della prosperità e della libertà in America, dove la rendita, fino a poco tempo addietro, era dappertutto quasi nulla), ci resterebbe da vedere quali effetti potrebbe produrre in Sicilia l'abolizione del dazio sui cereali e la trasformazione del sistema tributario nel senso di aggravare progressivamente tutto il carico delle imposte sulla fertilità naturale, cioè sulla quota essenzialmente sociale della ricchezza pÙbblica. Certo, la causa del lavoro agricolo, non che del lavoro in tutte le altre industrie, ·alle quali concorrono i disoccupati delle campagne, se ne vantaggerebbe grandemente; perchè da una parte l'alleviamento di tutte le tasse sul consumo, doganali e interne, che duplicano a un dipresso il costo di tutti i generi di prima necessità, equivarrebbe ad un raddoppiamento di salario, e dall'altra la facilità dei risparmi prodotta da tale alleviamento determinerebbe in breve tempo una maggiore formazione di capitali produttivi, e quindi una maggiore richiesta di lavoro. Se a questo si aggiunga il ribasso dei fitti in conseguenza dell'abolizione del dazio sui cereali, non che la modificazione del patto agrario nel senso di prolungarne la durata ed assicurare al coltivatore l'indennizzo delle colonie lasciate nel fondo, non che di ogni altro miglioramento arrecatovi, si comprende agevolmente come lo slancio dell'agricoltura nelle vie del progresso sarebbe immancabile, e come la condizione del contadino laborioso migliorerebbe d'un tratto. In fatti, quantunque non sia sperabile che la richiesta del lavoro agricolo, mancata in gran parte per le distruzioni della filossera, si ristabilisca e si accresca immediatamente, pure si potrebbe aver fede che, in parte per le nuove piantagioni di vigneti, in parte per l'indennizzo delle calorie, i contadini, i quali attualmente, per le stesse condizioni del latifondo che accumula nei brevi intervalli della semina e della raccolta il loro maggior lavoro, S('nO costretti, in mancanza di altra occupazione, a rimanersene inoperosi e ad essere divorati dall'usura, troverebbero una lucrosa occupazione anche nel raccattare e trasportare il letame delle borgate. D'altra parte, il piccolo credito personale, garentito dai lavori campestri, potrebbe impedire che certi vampiri continuassero a succhiare il sangue dell'operaio agricolo, troppo spesso costretto a scegliere tra il morire di fame acuta, il languire di fame cronica, il delinquere o l'emigrare. Ma la storia c'insegna pur troppo che i possessori del privilegio non vi rinunziarono mai volontariamente, se non per necessità o per lustra. Nè il popolo nostro è maturo per le coseienti rivendicazioni sociali, nè i nostri uomini politici spingono la propria virtù di sacrificio sino al punto di perdere le grazie dei potenti, di precludersi la via del potere, nè molto meno di schierarsi tra le file pericolose dei combattenti contro il privilegio. Infatti le maggioranze, che rappresentano legalmente il paese, spesso si gloriano di mettersi ginocchioni dinanzi a chi sembri loro, in un dato momento, il più forte. Abbiamo tribunali, abbiamo giurati, che sono la espressione ufficiale della giustizia, e che le maggioranze stesse, per amore dell'ordine, dovrebbero rispettare: ebbene, dopo le recenti repressioni sanguinose e le condanne militari, fu creduto forse necessario, decoroso, che la giustizia del paese, ristabilito l'ordine materiale, avocasse a sè i reati e le procedurt1? Niente affatto: anzi ci si é affrettati a votare provvedimenti polizieschi, col mezzo dei quali si può togliere libertà è salute e avvenire a un cittadino, precisamente come se fossimo sotto lo czar. Si comprende benissimo che il governo debba tutelare l'ordine pubblico: ma non è un confessare che le maggioranze politiche non rap1Jresentano la coscienza del paese, non è- un minare le basi delle istituzioni, se il governo e le maggioranze diffidano del responso legittimo dei magistrati e dei giurati contro i presenti turbatori dell'ordine? Si direbbe che ogni nazione si componga di tre parti abbastanza curiose e caratte1•istiche: il governo, l'opposizione e il popolo. I primi due, che sono sempre una sparutissima minoranza, ànno l'uftìcio di contendersi la direzione e lo sfruttamento del popolo. Il popolo, come il bove che si lascia guidara facilmente anche dal fanciullo, segue il governo o si 1>c costa all'opposizione, sempre persuaso che il suo destino sia quello di lasciarsi condurre; ma in fondo, salvo rari momenti, egli non è che un grosso animale assai bonaccione, facile a corbellare come una bestia qualunque. Il progresso consisterebhe nel migliorare la intelligenza del popolo, nel renderlo più pronto alla comprensione dei propri interessi; ma questo progresso sembra che sia indipendente dalla volontà dei singoli, e nou consista che nel risultato naturale della comune esperienza. Per tutto ciò, quando il governo sostiene che rappresenta gl' interessi del popolo, e gli palpa fiducioso il collo per mettergli la sella o montargli addosso, non è che un mentitore burlone. A quando il progresso intellettuale delle moltitudini determinerà l'avvento di un governo, che sia veramente l'emanazione e la rappresentanza degli interessi del popolo? RUGGIERO 0RI!ANDO. Opere del Dr. Napoleone Colajannl. Dr. Napoleone ColaJanni - CONSULECRISPI - Auto-Difesa (fu sequestrato durante il periodo elettorale). L. 1,25. L'alcoolismo: Sue conseguen.ze morali e sue cause. L. 3. La Sociologia Criminale: Due volumi di 1300 pagine con una grande tavola. L. 13,50. La politica coloniale: Un volume di 320 pagine L. 1,50. Gli abbonati della Rivista godranno dello sconto del 25 010.
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