204 RIVISTA DI POLITICAE SCIENZESOCIALI modo che, quando emigra da un paese, ve ne accorre tosto dell'altro inevitabilmente, come fanno le correnti atmosferiche verso i luoghi dove l'aria è più rarefatta. Jt inutile ricordare come la vera ricchezta delle nazioni consbta nell'attività del lavoro e nella formazione dei capltalt produttivi, e che, per conseguenza, la vora protezione dell'agricoltura, come di tutte le altre industrie, consisterebbe nella mitezza e, sopratutto, nella giustizia del sistema tributario. È inutile avvertire come un popolo, il quale abbia la fibra indebolita da lungo servaggio, nè più ricerchi la propria sussistenza nella dignità di un lavoro indipendente, nè più lo scuotano le sante collere della libertà offesa, mal si trattenga nella sua ruina colle dighe doganalì, cioè favoreggiando il privilegio e la pigrizia delle classi dominanti ed aumentando la soggezione delle classi lavoratrici. Diceva bene __niagiç,Pasca): se le verità mat~matiche cornpremet;- tessero potenti interessi, sorgerebbero tosto anche i difensori dell'assurdo. E infatti noi vediamo e Consigli provinciali e giornali democratici sorgere paladini per difesa della ... rendita fondiaria. Perocchè nulla è più evidente, per chi voglia darsi la pena di riflettere un poco, che il rincaro del gmno si risolve in diminuzione degli stessi fitti. Quando il borghese o massaro, il quale differisce dal contadino in quanto suol essere fornito di bovi e di capitali, quadagna bene nella semina, è naturale che molti borghesi si affrettino a seminare, e quindi,.. la loro concorrenza faccia alzare i terratici, cioè il diritto ch'essi pagano al gabelloto, e ricercare le terre anche meno produttive per esercitarvi la granicoltura. D'altra parte, quando il gabelloto guadagna bene nel fitto, molti ga!Jelloti si affretteranno a concorrervi, e la loro concorrenza farà alzare la rendita del proprietario. Ora, siccome la massima durata delle nostre gabelle, cioè l'interesse del gabelloto, non suole oltrepassare i sei anni, e la massima durata delf' inquilinaggio, cioè l'interesse del borghese, non suole oltrepassare i due anni, è evidente che il rincaro del grano, se può giovare transitoriamente al gabellotto e più transitoriamente al borghese, definitivamente non giova che al proprietario. Crederemo forse che il governo, il quale non <è che la espressione dei poteri economici prevalenti, considerate queste circostanze non che l' aumento fatale della rendita fondiaria in conseguenza del naturale aumento della popolazione, voglia ordinare i pesi ).Jubblici in modo da farvi contribuire maggior_ mente la rendita fondiaria? Sarebbe ingenuità il crederlo. Infatti il governo, mentre paralizza nel nostro paese ogni movimento dei capitali e del lavoro, e fa sì che financo l'uso della giustizia sia divenuto un privi!..igio pei denarosi e una mina pel porero; mentre aggrava ogni giorno più, - per riparare ai furti e agli scrocchi bancari più o meno deplorati, e per continuare a corbellare il pubblico coi miraggi di una stolta politica imperiale, - un sistema tl'ibutario che per gravezza e balordaggine non à esemvio in nessun altro paese civile; esso à pnre la sfacciataggine di favorire quella rendita cogli aumenti consecutivi del dazio sui cereali o coll'abolizione dei decimi sulla imposta fondiaria. Vedremo qui appresso come il dazio sui cereali non faccia sull'agricoltura che l'effetto di un salasso sopra un organismo anemico: vediamo intanto quali effetti immediati esso produca sulle plebi agricole dell' isola nostra, intorno alle quali si profonde in chiacchiere la carità pelosa dei nostri protezionisti. Anzitutto, per quanto sia vero che una gran parte del nostro territorio è destinato alla granicoltura, non dobbiamo dimenticare che una più gran parte di esso è destinato ad altre colture, e che il pascolo naturale, il bosco, il vigneto, l'oli veto, l'agrumeto, etc., occupano insieme una porzione del nostro territorio più rilevante delle terre arative, e che il complesso di tutte queste industrie, a cui bisogna aggiungere la zolfifera e le marittime, non che tutte le industrie cittadine, impiegan'o assai pit1 lavoro clie non la sola granicoltura. Ciò chiarito, non è esatto il con fondere gl' interessi dell'agricoltura con quelli della granicoltura, ed insinuare che le nostre plebi agricole aspettino come una manna il rincaro del_ grano; tanto più che si può dimostrare agevolmente come neanche le nostre plebi agricole dedite alla granicoltura, risentano alcun vantaggio eia cotesto rincaro. Si consideri, infatti, che il nostro contadino, così privo com'è di bovi e di capitali, non può seminare colle proprie forze più cli un ettaro di estensione; dal quale, data la resa media di otto volte la semente, ei non suole raccogliere più di dodici ettolitri di grano. Ma quand'anche a lui non toccassero le terre peggiori, e quindi non fosse da giudicare eccessi va tale resa; siccome, tra semente, aggio di semente, terratico, custodia, etc., la quantità di grano che gli resta è quasi semp1·e infe1·iore a sei ettolitri; si capisce benissimo come tale quantità, quando pure gli rimanga, non basti a sfamare per un'intera annata una famiglia media di cinque persone, e come quindi il contadino granicultore, anzichò ritrarre vantaggio, sia danneggiato dal rincaro del grano. E avvertiamo che questi calcoli - conformi ai conti pubblicati dal sig. Vincenzo Salomone da Mistretta nel Num. 295 del Giomale di Si~ilia di quest'anno e riconosciuti esatti, nello stesso giornale, da un convinto protezionista, il sig. Salvatore Favitta da Caltagirone - hanno, beninteso, il terratico che il sig. Salom:rne riduce a salma 1 e tum)li 11 sopra una salma grossa di estensione, mentre invece noi sappia.mo che tale terratico non suole mai essere inferiore a 3 salme. Da ciò si vede a luce meridiana come il dazio sui cereali giovi per qualche anno soltanto alla classe sparuti ssima dei gabelloti e all'altra meno sparuta dei borgesi, ma noccia a tutti i consumatori, non giovi affatto alle nostre plebi agricole, e non sia utile definitivamente che al solo proprietario. Quali debbano essere gli effetti di un dazio che, per lct sola ·sicilia, si ragguaglia a un carico annuo di 34 milioni di lire, non è difficile comprendere. Se ne risente in modo grave tutto il lavoro paesano, come
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