1 l I RIVISTA DI POLITIECSACIENZSOECIALI Direttore Dr NAPOLEONE COLAJANNI Deputato &I Parlamento ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno I. - N. 13. Abbonamento postale Roma15Gennaio1896 SOMMARIO: Intorno a1 libl"i di lettura, Jack La Bolina.- - La funzione sociale del dil'itto civile, G. D'Aguanno. - La Sal'degna. Dott. Antonio Littarru-Zanda. - li Dazio sui grani e la vera protezione dell'agricoltura in Sicilia) Rugaiero <JJ'/ando - Recensioni - Libri ricevuti in dono. INTORANILOIBRDIILETTURA Giovanni Milton attribuì saviamente la grandezza del popolo greco e del ismano alla letteratura che definì colla frase seguente: « Essa fu maestra virile d'educazione completa e generosa mercè la quale l'uomo copre giustamente abilmente e magnanimamente tutte le cariche pubbliche e private in guerra ed in pace ». Non ho letto nulla che valga a dichiarare il compito dell'educazione pubblica meglio e con maggior precisione di queste due righe del cantore del Paradiso perduto che Oliviero Cromwell scielse a suo segretario. Senofonte, Tucidide, Livio, Orazio, Virgilio e Tacito è lecito supporre scrivessero per i propri contemporanei, nè immaginassero comporre l'opera _loro per i posteri. In Senofonte l'educatore si palesa sì chiaramente che tutta la multiforme opera sua ha carattere didattico assoluto. La Germania di Tacito è senza dubbio un trattato d'educazione quanto la Ciropedia. Le opere dei sommi greci, lette nelle ricorrenze periodiche dei giuochi e sotto il portico d'Academo corrispondevano certamente a quello cui miran oggi i l~bri di lettura ammessi nelle nostre scuole. Lo dimostra il perfetto equilibrio del loro merito etico e del merito artistico, equilibrio nel quale appunto risiede il merito didattico insuperabile e che difatti mal 3"rado il lungo volgere di secoli e la sovrapposizione di vari incivilimenti è tuttavia efficace. Il corollario di codesto postulato mi pare il seguente: Chi si accinge a comporre un libro di lettura dev'essere in egual misura pensatore, critico ed artista. Pensatore perchè senza solidità di pensiero non si divina i fatti prossnm futuri: ed il libro di lettura, giusto perchè prepara alle battaglie della vita i giovani, mentre può rispecchiare il presente, deve tener conto dello svolgersi probabile dei casi umani generali al che è necessaria una logica divinazio1:e, a formulare la quale la erudizione comune non basta. Ma a questa è bisognevole quella continua comparazione dei fatti umani che il pensatore possiede, e che un erudito semplice talvolta nemmeno intravede. Critiéo, perchè siccome ai giovani va detto il vero e nulla che vero assolutamente non sia, lo spirito critico liberamente esercitato, senza preconcetti di scuola dottrinaria o di parte politica riesce a vagliare il grano dal loglio, a pulire il ferro dalla ruggine, a distt'uggere il tado annidatosi nel legno. E v' ha ruggine con apparenza genuina di metallo in molti argomenti di scienze fisiche e più d'un tarlo ha messo casa in a1'gomenti di scienze morali. In queste pit'.t specialmente la leggenda (che alle menti incolte sembra pit't venusta) intrecciasi nella storia e le si sottentra audacemente ed ostinatamente, ingenemndo confusione tra il lecito e l' i!lecito, tm·bando la coscienza giovanile col fargli balenare il dubbio che sianvi due morali, una rt>ggento i r;1pj_)orlimutui tra semplici cittadini, l"alt1·a reggente i guidatori di Stati o comunità. Artista, perchè l'eleganza dello stile, . la sobria Yigoria <lene imagini, la proprietà del linguaggio, lungi dal velare il vero, lo rendono pit'1palese ed aggiungono alla dichiarazione del pensiero quella, persuadente efficacia per cui si raddoppia il valore didattico dell'opera. I souapposti principi generali rovinano la compilazione dei libi i di lettura, qualunque sia il pubblico cui essi si dirigano. Vadano tra fanciulli cui sminuzzano i primi elementi del sapere ed i più semplici precetti d'etica, o tra adolescenti cui il sentimento della vita intellettuale e morale è già dischiuso, rimane sempre intatto il J,rincipio che i libri di lettura debbono essere opet'e cli solida scienza ravvi rata dall'ade; nè !ice al pt·imo venuto compoi-ne.
194 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI *... timento d'argu:,ia in qitella misura che si ac1 più difficili a condursi a termine sono quelli coglie nella minestJ·a i'l sale, cioè giusto pe1· destinati alle classi elementari. Quanto debbono non 1·endeda scipita, ma nulla più. contenere da soli di sapere ? quanto di argomenti • che eccitino le emozioni? quanto di argomenti di Non v'ha dubbio che alcuni libri - vere opere arguzia? del genio - hanno formato l' indole e diretto i Italiano, scrivo per i miei concittadini; dunque destini di talune nazioni. Tra questi rongo Robintratterò l'argomento non in via assoluta, ma rela- son Crusoé. Uscito alla luce negli albori del setivamente al mio paese ed alle condizioni in cui è colo xv111,il celebre romanzo di De Foe, libro di al presente e tenendo in mente che il libro edu- filosofia per gli uomini maturi, guida morale per cativo deve mirare a migliorarle ed a correggerle i giovani, dilettevole racconto eccitante per i fanper l'avvenire. ciulli, ha esercitato potentissima influenza per creare Due parole sulle condizioni presenti; e saranno il carattere britannico e procacciare agli inglesi sincere: fo!'se ostiche ma di ciò non m'importa l'impero dei mari che è quanto dire la supremazia nulla. del commercio universale. Tra i fattori della granQuantunque l'Italia sia integrata territorialmente dezza della stirpe anglo-sassone non esito a situare in nazione libera da 25 anni, è lungi dall'esserlo Daniele De Foe al rosto d'Onore. I conquistatori etnicamente e moralmente. Lo spirito nazionale non dell'India, i colonizzat0ri dell'Ame1·ica settentrioè tuttavia. sv.iluppato. L'orgoglio nazionale non esi- - nale e dell'Australia, i pionieri tutti dei più lonste, mentre inYece sussiste la vanità nazionale: due tani luoghi ebbero un maestro, Robinson Crusoe. sentimenti molto dissimili, orgoglio e vanità: que- De Foe fu il poeta della fede in sé stesso per la sta fa d'uopo debellare, quello eccitare: ed è com- quale l'adolescente maturasi in uomo ed il suo lipito della scienza morale. bro risponde esattamente al concetto fondamentale Siamo stati lungamente la terra dei canti.; a che deve informare un libro di lettura nazionale mala pena e sotto circostanze assai agevolate dai perchè l'autore vi si palesa in ugual misura pencasi di nazioni vicine siamo stati la terra dell'armi satore, critico ed artista. per conquistare la indipendenza. Ma per l'una e Anche la Francia ha avuto il suo libro educal'altra ragione non siamo stati la terra del conse- tivo nazionale; è Les Aventures cle Télemaque. guimento del benessere mercé il lavoro organico, L'aspirazione verso la giustizia sociale (eh' è poi la cioè continuo, scientificamente spartito: ed eredi quintessenza dello spirito liberale) anima la magnidi una coltura antica, non primeggiamo davvero fica opera di Fénélon. Pur tuttavia l'equa misura nella coltura moderna, maestra di lavoro commer- vi manca. Il critico comparisce iiallidamente come ciale, industriale ed artistico. Occorre spai·gere i timoroso, mentre primeggiano, l'un dell'altro risemi della coltura nuova e prepararle il terreno. spettosi, l'artista ed il pensatore. I due modelli Questo è compito delle scienze naturali. della letteratura educativa del secolo xvm oggi Facili alla commozione, ma poco destri nell'ana- non rispondono certamente all'esigenze. Il rivolgilisi, la nostra emozione è a fior di pelle, non pe- mento rolitico e sociale iniziato anche prima delnetra. Abbiamo nella lingua parlata un vocabolo 1'89 e che non ha tuttavia percorso la sua curva, che ci viene spesso alle labbra: « pazienza! » è la reazione contro il neopaganesimo nei costumi, l'antica eco della rassE:gnazione del vinto. Convien la quale già agita le menti, l'affievolimento della cancellare sentimento atavico e parole che lo espri- passione patriottica che cede sotto l'impeto della me. Surrogarle l'altra: «proviamo». solidm·ietà intei-nationale mercè la surrogazione Anche questo è compito delle scienze morali. di una nuorn e maggior patria, l' Europa, alle Ma nella lotta internazionale che ferve e che minori patrie regionali, Francia, Germania, Italia non si esplica più con guerre d'armi, ma in emu- etc. etc., esige l'esposizione di etica a base più !azioni di traffici, di produzione industriale ed in- larga e, lo dico francamente, a mire più generose. tellettuale all'uscio del secolo xx che si aprirà con Al teatt·o dell'attività umana non basta più l'isola lotta pii1 aceba per la conquista del benessere ma- deserta di Juan Fernandez ove dimora Robinson teriale ch'è fondamento del morale, noi dobbiamo Crusoé, nè la citta antica magno-greca onde Mentemperare le armi ed addestrarvici. Ora, la pale- tore pianta le basi morali mentre Telemaco edifica stra è la scuola, l'arsenale d'armi è il libro. le materiali. Assai più vasta scena vuole il ronianzo Laonde, poste queste premesse, mi par che in- di lettura. torno alla distribuzione della materia nei libri di Ho detto il romanzo? non mi disdico, perchè la lettura, io debba dichiarare che : forma letteraria del libro didattico dovrà esser Abbiano a contenere quanto più é possibile quella moderna del romanzo, che d'altra.parte andi solido sapere, quanto meno possibile di sen- che gli antichi non respinsero; Senofonte non com-
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 195 pose la Czropedia eh' è un romanzo ? Dunque romanzo a tenue trama per i fanciulli, ad intreccio piì1 complicato ed a sviluppo di passioni nobili per gli adolescenti, non romanzo alesi per carità, non linfatico, non patologicamente pessimista, ma nemmeno inquinato di quell'ottimismo di cattiva lega il quale induce i giovani a credere che la vita sia una continuità di feste e di sollazzi, come nemmeno è una catena di guai e di dolori. Il romanzo di lettura rappresenti la vita normale, alternazione di lavoro e di riposo, di equa retribuzione e fatiche non compensate a sufficienza, di letizie e di dolori inevitabili, sopratutto di competizione. Dimostri la fallacia nascosta sotto la formola assoluta volere e potere, vacua ed orgogliosa, molto inferiore all'antica nostrale , ldclio aiuta chi si aiuta. La prima contiene il germe della disperazione la quale sottentra alla fede appena lo sforzo massimo qel volere si è esaurito nell'azione senza conseguire il resultato voluto. La seconda, ammettendo una potenza superiore alla umana, mantiene vive le forze gagliarde della speranza e produce la pertinacia. * * * Dev'esser dunque religioso il libro di lettura? Assolutamente si, pigliando il vocabolo nel suo senso vero e larghissimo ; espresso nella mirabile frase evangelica « l'uomo non vive solo di pane». L'amor di Dio ha dato alla umana compagnia due forti sostegni durante le durezze sociali che dominarono nel medio evo, le"Confessioni di Sant'Antonio e l'Imitazione di Cristo di Tomaso Da Kempis. L'amor della patria ha creato la coscienza dell'anima nazionale in Italia mercè la Divina Commedia, in Inghilterra col teatro di Shakespeare, in Portogallo coi Lusiadi di Camoens, in Francia con la Chrvnique de Monsieur Bertrand Duguesclin, in Ispagna col Romancero del Cid : L'amore della umanità ha avuto in Victor Hugo la sua massima artistica manifestazione nei Miserables. Ma qualunque di codesti tre amori, di codeste tre espressioni del sentimento altruistico - ciò è appunto la religione - ha efficacia educatrice a seconda della sua since1·ità. Sincerità nella sostanza, verecondia nella forma sono qualità necessarie ad un libro di lettura. Ma avendo detto, più su, che solo chi sentesi pensatore, critico ed artista può accingersi a comporre libro di lettura, non è dunque sottinteso che ei sia sincero e verecondo ? Dovrebbe esserlo ; ma di recente il predicato d'artista è stato troppo leggermente attribuito ad ingegnosissimi uomm1 non sinceri ed inverecondi: al sincero ma inverecondo D'Annunzio, a Zola non sincero ed innestatore di porcaggine fuor d'ogni ragione plausibile (come nella Dèbacle, sotto molti riguardi opera santissima di pensatore e di critico) ed in migliaia di altri minori che giudicano la forza dell'arte correre in ragione diretta dell'eccitamento sensuale che procura . Mercé le idee svolte sin qui, mi sono studiato tratteggiare le caratteristiche generali del romanzo di lettura, il cui scopo ultimo è a mio credere sviluppare al massimo gi·ado la dinamica intellettitale per applicarla alla lotta per l'esistenza cui l'uomo uscito di adolescenza si accinge. Questo è ciò che comunemente dicesi « formare il cittadino». La formula non mi sembra precisa: le sostituisco quest'altra, meglio rispondente: 4: forma1·e il cittadino operoso ,. Ma a sviluppare il massimo della dinamica intellettuale, è palese che non libro unico occorre, ma una serie graduale di libri ; e che la quistione si complica anche di raffronti etnici. Tale opera benefica in regione abitata da gioventù fervida, diventa malefica in altra ove piì1 torpido è il sentimento. Come una terra argillosa va corretta con l'aggiunta di silice, come ad una terra silicea va mescolata l'argilla così una ben intesa educazione deve tener conto dei caratteri etnici della gioventù discente. E ciò tanto maggiormente nella nostra terra italiana ove oggi vivamente deploransi i danni arrecati da una integrazione ottenuta mercè il procedimento empirico dell' uniformita di leggi in contrade dissimili per costumanze, sì che istesse leggi governano il piemontese disciplinato da vicende storiche e sociali, il toscano sottile raziocinatore e sofista, il lombardo insofferente di giogo troppo greve, il napolitan'o paziente nel sopportarlo per tradizione atavistica, l'indigeno delle due maggiori isole, sempre sui generis perchè isolano. Orbene se i riguardi regionali meritano oculata considerazione egli è appunto in ciò che all'educazione si riferisce. Distribuite tra le fanciulle meridionali le belle pagine sentimentali della mia buona amica Ida Baccini e ne farete madri insufficienti a compiere il loro dovere: mentre le medesime parleranno efficacemente al cuore delle donne di regioni pii1 fredde per clima ed anche per sentimento. V' ha un' igiene gastronomica: ed anche per il cervello ed il cuore v' ha un'igiene del nutrimento. A crear forza di membra non bastano chicche, quantunque contengano il miele ibleo di Edmondo De Amicis e di Ida Baccini. Nè l'arguta grazia toscana del mio povero Collodi, nella quale diluì piccolissima dose d'alimento intellettuale, è nutriente abbastanza per i fanciulli d'alcuna regioni, in grembo alle quali dormono rie-
196 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI chezze naturali inoperose non per scarsezza di braccia, ma per indolr:,nzadi anemico cervello. D'onde - a mio credere - la opportunita di libri diversi a seconda dell'indole generale delle regioni, giusta il criterio scientifico del correggere mediante l'educazione certe preponderanze quà del raziocinio sul sentimento, là del sentimento sul raziocinio. E questa una pereqi,azione necessaria per ottenere la economia intellettuale della nazione, economia oggi assolutamente embrionale. Percq uaziono nella sostanza; ma assoluta uniformilà nel Yeicolo del I ensiero, intendo la lingita. Sia qucs·~a la lingua padata toscana. Chiunque scriva per l' infanzia, per la fanciullezza, per l'adolescenza, sciacqui l'opera sua in acqua d'Arno. E questa condizione sia imperativa. Ho cominciato questo scritto con una frase di ì\Iilton ; lo termino a guisa di epilogo con una di Michele de Montaigne colla guale egli chiude quel magnifico saggio intitolato « cle l' institution lles mfants » dedicato alla Contessa Diana de Foix. incinta: « Pour revenir à mon propos, il n'y a tel Q,Ued'alleicter l' appetit et l'affection: aultrement on ne fact que des asnes chargez de livres: on leur donne à coups de fouet, en garde leur pochette pleine de science, la quelle, pour bien faire, il ne faut pas seulement loger chez soy, il la faut espouser ». JACK LA BOLINA. LaFunzioneSocialed lDirittoCivile (Continuazione e fine vedi N. 4.) Ili. Ali' istituto della propricti è strctt:uncntc connesso quello delle obbligazioni. L'interesse sociale dolio obbligazioni risulta cviùonto S'll che si rifictt:1. che ad esse son legati tutti i ra.[iporti economici dei singoli, r,tpporti senza di cui s.irobbc impossibile l'esistenza materiale della gr.1nmaggioranza della popolazione. È dunque evidente che qui, più che altrove, si fa sentire indiscutibilmente il bisogno di contemperare l' interesse individuale col1' interesse sociale. Ma anche per questo istituto, come per l'istituto della proprietà si trovano nella nostra legislazione lacune e difetti. Il principio della libertà contrattuale ha anco1·a un grande impero. Cito un'autorità non S'>spott.l di idoo avanzato, il Giantnrco. Egli dico: « Il legislatore non solo si dichiara. impotente di attJnuaro gli olfotti dolorosi delle leggi oconornicho naturali, ma si disinterJSS!I. dell'apertissima. iniquità cui in fatto può dar;i c.ius:i la pretesa eguaglianza di dii-ilio dei contraenti. Che l'operaio stretto da una coalizione di pad1·oni, o dolio più stringenti necessità della vita o da una sovrabbondanza nell'offerta della mano d'opera sia costretto a subire i patti leonini dettatigli dal!' imprenditore è affatto indifferente. Che il colono subisca un contratto agt•a.rio che lo privi di o 6 ni frutto di quelle terre feconda te col suo sudoro è affatto irrilevante; egli acconsentì ed è questa la sua condanna I - Che il popolino sia travagliato dalla usura più im·nodic:i. o sc:1,ndalos1 non è materia quost!I. nella quale il legislatore possa nulla: vacta servantu1· et vereat mundus ... La libertà astratta è un nome vano, a cui sono stati sacrificati i più sacri interassi. È un'amara irris:one il dire a chi muore di fame che egli in diritto è eguale a Van de Bilt e a Rothschild ». Qui, come si vede, il Gianturco c1rica un poco le tinte. Non si può, secondo noi, obbligare l' imprenditore a dare un dato salario all'oper.i.io, essendo questo regolato dalla legge economica della domanda e dell'offerta. In questo punto, a parer nostro, l'azione dolio Stato dovrebbe manifestarsi indirettamente, merce lo leggi, che, come si è dotto, abbiano per iscopo di aumentare il credito e rendere efficaci le cooperazioni e le partecipazioni agli utili. Del pui indiretta dovrebbe essere l'azione della legge per colpire l'usura, essendochè tutte le leggi che direttamente hanno voluto punilla, hanno avuto sempre pessimi risultati, senza potere mai sradicare, anzi rinacerbendo la mala pianta. Non può negarsi peraltro che in tema di contratti, la legge italiana, per quanto non abbia interamente trascur.i.to gl' interessi sociali, ora è deficiente ora si risolrc in una profcrcnzn. a danno del più debole. Così non ci par.l degna di onco:nio la disposizione contenuta negli art. 1620, 1621 cod. civ., per cui l'affittuario può assoggettarsi ai casi fortuiti preveduti e impreveduti; ciò che avviene quand'egli, costretto dalla fa.me, do,·o sottostaro a questo pat'o leonino che gl' impone il loca.nto, in modo che, avvenuto il caso fortuito, egli dopo a\'oro innaffiato la terra coi suoi sudori, è costretto a pagare l'esta.glio, nulla ritraendo d.1l fondo. N è dovrobbe fsse1· valida la rinunzia ali' indonniti per le migliorie fatte dal còlono, anc'.10 s:i egli é costretto por inadempienza a rilasciare il fo:ido primi cae abbia potuto avvantaggiarsi di quelle migliorie. N all'art. 1596 è stabilito che il contratto di locazione non si scioglie nè per la morte del locante nè per quella del conduttore ma non si rifletté che la condizione delle cose nei due c.isi è ben dh·ors1. Se è giusto che gli eredi del locatore dobbano rispottara il contratto del loro autore, che importa p.ir lot·o un r.iddito cor:o, non è gius'o che gli credi clol locata1•:o d3bbano restare Yincolati a continuar.i un affitto, quand0 osso è troppo oneroso por le loro r:sorse economiche. Ma é specialmente nel contra.tto di locazione di opera, che si trova tutta la deficienza della nostra
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 197 legislazione, non solo in rapporto allo necessità sociali, ma anche in confronto alle legislazioni straniere. Il nostro legislatorJ si limit.1 infatti a disport·J nell'art. 1628 dol CodicJ civile: « Nessuno può i:npiegc1ee Lt prJpriJ. operJ. all'altr.ii servizio che a tempo o por una deter.ninata impres.1 ». È dunque data complet:i. libertà alle pJ.rti di r3golara la locnione d'operJ. come meglio crddono, o, in altri ter,nini, co:ne meglio crede il locante, quando le condizioni del merc.1to sono tali, come spesso avviene, che egli possJ, dettare la legge. « Ora, ben osserva il Salvioli, Li libertà applic.ifa alla formazione dei contr.itti di lavoro presuppone un negozio co:npletamente estrJ.neo alla p1•0sperità soci.ile, un contratto analogo alla soccida o al deposito, Se questa confusione poss.i sussisterd e giustificarsi, se cioè sia lecito eliminare dal contr.itto di lavoro il ca1·attere e lo stigma di un gr.inde interesse soci.ile, del bene collettivo, lo dic:i, il fatto che questo contrJ.tto è b b.ise di tutto l'ordinamento economico, è la fonte da, cui tr.iggono il p.me i 96 centesimi della popolcizione e per cui si muove tutta la vita dei popoli ». Nulla è provveduto adunque nella no3tr.t logisl.iziono circ:i al p:1g,1monto della mercede, nulla circ.L alla duratl della loe.tziono d'open, null,i ciec.1 alla rJscissioao di oss.i: o montrJ non è por,11csso agli eeodi povoei di un loc.tt..irio soindcrJ h loc.tzioao quand'anche non vi si,i cho un contr.itto 1n•osunto o sebbene essi non possono p.tg.n•J Lt pigione e non abitcr,tnno LL c.is:1 loc .• ta, è por.nesso invoo3 a un'i.nprJndito1·J di Ltvori il gJtt.u•J sul Llstrioo d.L un momento all'altro c3ntinai.t di famiglie per semplice c.1pl'iooio, Di pili è am,nosso 0!10 il p.tdro110 poS3a egli stesso Lnporeo a suo arbiteio dùllo multe agli opcr.li e riscuoterle sul s.1Lrio, facendo egli stesso d,t giudice, da p.trte in c.tusa o d.1 es3cutoro della sentenza. E nulla è st,tbilito in ol'Jinc agli infortuni del lavoro. 11 danneggiato dovr.ì valersi dell'azione aquileana per do:nandar.i un ris1rcimento, dimostr.mdo che il danno avvenne senza sua colp1, ma per colpi dell'imprenditore. In tutto ciò non può parL\rsi di un vero consenso da parte del Lìvor..1.tor.i,esistendo una necessità estrinscc.t cho lo viziJ., la fame ; e questa co1zione fa si che non po;s ì dirsi si.i st.Lto integr.tto il 1-.1pporto giuridico. Al h•gislator.) noa r~ster.,lJbc per iscus.trsi dell.ì s;ia deplordYole trJ.scur.inza, che trincce.,rsi nell'aforis u1 che gli stMici rip3tovano per dimost1-.110 il lib?ro arbitrio: coattus voluil, sed volttit; non riflettendo c!te i due ter.niui sono contradclittor: !.. Sebbene ancor.i nessuna lrgisl.Lziono pt•Jvrnda conveniontomentc a l'Jgolar.J il laYoro s co:ido le esigenie dolh mocleraa societi, pure molte hanno già fatto sul riguarJo progl'JSSi consideNvoli. Legistizioni pPl lavoro esistono in Inghiltcri-.i, Ger.nani.1, Austl'ia Ungheria, Svezia e Norvegia. Financo lo Svod russo Yi pl'ovvedo in ben 40 articoli, regolando minutamente anche il contratto di servizio, con disposizio"ni che se talora paiono infantili, non lasciano però cli mostrare l'interesse del legislatore di sottrarre all'arbitrio della parte più forte gl'interessi del debole. Una buona legislazione sul lavoro cloHebbe cominciare a regolare il tirocinio o come si dico apprentissage dei lavoratori che attualmente è del tutto ex le 6 e; dovrebbe regolare il lavoro dellè donne ; dei fanciulli perchè non sia pegiudicievole alla loro salute fisica e morale; dovrebbe fissare le ore di lavoro nelle fabbriche e nelle miniere, con particolare considerazione del lavoro notturno e del riposo settimanale, come hanno cominciato a fare con buoni risultati la Svizzera, l'Inghilterra., gli S.tati Uniti, l'Australia, l'Austria; dovr<Jbbe vietare che la mercede agli operai si paghi in natura, o, come si dice, col sistema del truck, come ha fatto l'Inghilterra fin dal 1831, e poi la Russia, l'Austria, ecc.; dovrebbe regolare il sistema delle multe convenzionali, che, come dice lo Schonbert, dovrebbe1•0 avere un massimo stabilito con criteri di equità ed essere impiegate nell'interesse degli operai, come dispone la legge svizzera del 187ì; dovrebbe ancora dichiarare insequestrabili i salari degli operai, come è disposto no11e leggi russe e in quelle del Canadà. In ordine agi' infortuni del lavoro è noto che le legislazioni stranier.i hanno dato due divel'se soluzioni alla quistione, La prima è quella che sostituisce ai principi della rasponsabilità civile l'assicur.1zione obbligatol'ia che il padrone è costretto a contrarre in favore dei suoi dipendenti; la seconda ammette una modificazione ai principi che regolano tale responsabilità, per cui è ammessa l' inver~ione della prova in caso d'infortunio. li 1 ° sistema è accolto dall'Austria, il 2° dalla Svizzera e dall' Inghilterra. Entrambi questi sistemi presentano, è vero, degl' inconvenienti, ma forse si potrebbe trovare, come è stato proposto, una via di conciliazione, ammettendo in linea generale l'assicurazione, salvo i casi non solo di dolo, ma anche di colpa da parte del danneggiato. Comunque sia, è urgente il bisogno di risolvere adeguatamente il problema nell'interesse delle sventurate vittime del lavoro. La r.•gol.tment.izio:ie del lJ.voro e3igò anc\e ·alti-i p~ovvodi.nenti di c:1r,ttttr0 amminist1•ativo e sull.t isp.>ziono e LL polizi,i dello fabh1·iche e dello miniere., sull'aholiziono dell'acc.ittonaggio, sulla c.1ss1 pensiono degli oper.ti ccc., di cui noa occorr.J qui occupal'ci. * * A parte Li ragolament.izione del la1·oro, il c.impo delle obblig,uio11i, c:1e merita cli essere legifer.tto, è ben pilt ampio di quello di cui si cccup:t il nostl'0 Codice civile quando si consideri la funzione sociale del diritto pri1·ato. AlJbi,trno già detto altr.t Yolt.t c!iJ l t 1·ita model'na l1a 1·,•sonecessa1·ie 111;01·f0oe,ue conti·attuali, alc11ne delle quali sono stc1te inserite nel
198 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Codice di commercio mentre appartengono al Codice ed abolendo le tracce ancora esistenti del fidecomcivile; come ancora ha reso inutili per desuetudine , messo. altre contrattuazioni non rispondenti ai nuovi bis'.'gni. È noto che alcune legblazioni, e recentemente il È necessario abbattere i vecchi tronchi e sostituirvi pr.:>getto del Codice civile germanico, non fissano ali nuovi germogli e rendere pi_ù semplici o più spedite cun limite nella successione dei parenti legittimi. le contrattazioni senza toccare alla loro sicurJzza. Per esse adunque è anteposto l'interesse di un con- « Anche riforme di mero comodo sociale, dice il Gabba anziché di necessità, in nome della giustizia o di altro grande interesse comune, reclama il vigente diritto privato, che soltanto la scienza può formulare e soddisfare. Un esempio me lo porge il r:conoscimento giuridico, oggi pur tanto discusso, delle obbligazioni civili al portatore. Prob.ibilmente ha ragione chi vorrebbe accettato oramai anche nel mondo latino e nel germanico do:ninato ancora dal diritto comune, il principio del dritto inglese, danese, norJ-americano, che la sola pNmessJ., benchè unilaterale, benchè senza causa dichiarata, è obblig,itoria civil~ mente». * * Quanto agli effetti civili delle azioni illecite, e cioè al risarcimento dei danni, si è riconosciuto,. da un pezzo dalla coscienza giuridica contemporanea che debbono varcare gli stretti confini della colpa aquileana; e ciò non soltanto in tema di locazione d' opera, ma anche in moltissimi e svariati atti della vita privata e sociale. Tutta questa materia meriterebbe, secondo il Menger, una codificazione a parte. Anche in ordine alle obbligazioni civili dello Stato la nostra legislazione è deficientissima, per cui si arri va a negare p. es. che lo Stato sia obbligato per quasicontratto, mentre lo sono anche i minorenni! Lo Stato dovrebbe anche essere sempre tenuto a rispondere della colpa dei suoi funzionari, e ciò non so°tto il riflesso che la colpa dovrebbe risalire allo Stato, ma sotto il riflesso che bisogna rispondere dei rischi assunti da ogni impresa. Moltissimi interessi privati poi, lesi dalle pubbliche amministrazioni, vanno oggigiorno inclusi nella generica determinazione di giurisdizione graziosa, mentre anche essi dovrebbero trovare sufficiente garanzia nella legge. IV. Non ci resta che a dir qualche parola sulle successioni. Anche l'istituto successorio, strettemente connesso a quello della proprietà, perchè si può considerare come un'estensione della proprietà privata oltre i confini della vita umana, dovrà essere regolato e svolgersi conformemente agl'interessi gene1·ali della società. L'abolizione del fidecommesso e del maggiorasco è stata una recente vittoria del principio di socialità sull'arbitrio individuale in ordine alle successioni. Bisogna fare un passo a vanti, l'iconducendo la successione legittima al limite indicato dalla scienza giunto, anche in grado lontanissimo col defunto, e for~e non conosciuto mai dal de cuius, all'interesse sociale. Per queste legislazioni argutamente osserva il ì\1 Ienger, non sarebbe esagerata la conse 6 uenza giuridica di supporre che un cristiano cvlla Bibbia alla mano potrebbe chiedere la consegna di un'L"r.idità abbandonata; e ciò perchè discende dal padre comune di tutta l'umanità. Se non che si potrebbe facilmente rispondel'd a questa affermazione, colla stessa B.ibbia alle mani, che essendo tutti figli dello stesso padrJ, non vi sarebbe motivo per devolvere la successione ad uno anziché ad un altro e quindi essa dolfJbbe passare allo Stato come rappresentante la collettività, ciò che in fatto avviene. Secondo il nostro Codice possono succedere, come é not0, tutti i parenti sino al 10° grado. Ma ciò suppone come dice il Salvioli, che la nostra famiglia sia quella stessa del tempo dei patriarchi biblici. Riteniamo pertanto, che se la successione legittima è stabilita nell'inter.isse della famiglia, essa deve avere il suo limite natur<1le quando la famiglia quale ora esiste, finisce, e cioè col 4°, o tutt'al più col 0° grado di parentela. Quanto alla successione testamentaria ci pare che contrastino non solo all'interesse sociale, ma anche agli stessi principii del nostro diritto privato e pubblico le istituzioni dei legati di famiglia, oltre il grado dei successibili. Queste istituzioni perpetue sono, com13osserva il Del Ser,o, veri fidecommessi, e il fidecommesso è proibito dal nostro diritto. Il Codice civile all'art. 902 ammette che solo si possono stabilire annualità da convertirsi in perpetuo o a tempo in soccorso all'indigenza, in premio alla virtù e al merito e in altri oggetti di pubblica utilità. ì\Ia nei legati di famiglia tutto ciò non esiste; dunque dovr;ibbero abolirsi, anche perchè fonte .di innumerevoli litigi ed imbrogli. * * A queste riforme nella legislazione civile dovrebbero andame connesse altre nella legislazione finanziaria per cui dovrebbe stabilirsi, nell'interesse della collettività un sistema di imposta progressiva, non solamente in rapporto al gr.:ido di parentela del successibile rimpetto al de cuius, ma ancora, e specialmente, in rapporto all'ammontare dei beni ereditari• Con queste rifor.ne lo St,at,o, e Gioe la collettività organica, aYrà pilt larga parte nelle successioni. In
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 199 tal guisa esso potrebbe contribuire efficacemente a migliorare la condizione economica delle classi non abbienti e a provvedere alla sussistenza degli inabili al lavoro. • * Pongo termine con una speranza, che è un augur:o Un monumento di legislazione ci lasciò l'antica Roma e questo monumento si formò gradatamente, senza scosse, senza moti inconsulti, per coscienza di popolo e volontà di legislatori. L'umanità è oggi ben più progr..ldita, perJhè ha in suo potere un fattore nuovo: la scienza. Il fattore scientifico, vivificherà la compagine del dir;tto privato. li legislatore, guidato dalla scienza, si renderà sempre più cosciente della sua missione, e, rJovando sempre meglio, e traducendo in fatto il carattere sociale del diritto privato darà un efficace impulso alla soluzione pacifica del problema .sociale. G. D'AGUANNO. LA SARDEGNA Il chiarissimo Prof. Giuseppe Todde, ha stampato testè nell'Economista di Firenze, una serie di articoli riguardanti la Sardegna, nei quali studia la sua isola natia economicamente inferma; e da vero medico economista ne fa un'accurata diagnosi rilevandone i mali che l'a(!Hggono, e proponendone i rimedi. Crediamo fare opera giovevole ai lettori della Rivista riassumendoli per far loro conoscere quali sono le condizioni della povera Sardegna. Comincia il chiaro pl'ofessore col dire che se un tempo le condizioni di sicurezza pubbica nell'isola di Sardegna eran tristi, oggi sono tristissime. Un tempo il ricatto era una specie di reato sconosciuto nell'isola, oggi invece si è infiltrata 4uesta lue, la quale perturba gli industriali che portavano capitali nell'isola. Un tempo la Sardegna avea solo il bandito, il quale quantunque non risparmiasse il nemico suo, pure mostra.vasi generoso verso il forestiere, rispettava il debole, era innocuo a chi non l 'avea offeso, non rubava. Il bandito di un tempo oggi s'è trasformato in l,rigante, che uccide anche senza causa o per solo scopo di rapina, vecchi donne e fanciulli. Sotto questo punto quindi si sta pessimamente. Il governo spese oHre 30 milioni per costrurre un' immensa corazzata che chiama « Sardegna ». Ma la gratitudine dei Sardi sarebbe stata maggiore, se invece di spendere quei milioni in una nave da guerra fossero stati impiegati ad inalveare fiumi e torrenti devastatori, a rendere più produttive le campagne che sono aride sei mesi all'anno. Lamenta il prof. Toddo che nessun ministro, ad eccezione del compianto Baccarini, abbia mai posto piede in Sardegna, e solo un sotto-segretario di Stato fece una rapida escur3ione che si cominciò e finì banchettando. E così avendo i ministri il comodo pretesto di non conoscere nè il paese nè i suoi bisogni possono esimer.;i dal provvedere. I danari si sprecano nel creare un nuovo impero eritreo, e noi Sardi si continua a vivere una vita grama, abbandonati da tutti sa! vo che dal fisco. ~Di recente il Governo mandò un Sardo, come novello Missus Dominicus a fare qui un'inchiesta ministeriale. Questi venne, parti, ritornò, e volle farci supporre di aver creduta seria ed efficace la sua missione, col fare delle proposte per venire in sollievo dell' isola. In seguito alle sofferte delusioni i Sardi s'.Jno diventati scettici. Nulla perciò sperano dall'opera sua. Fra i mali della Sard_egna, nota il prof. Todde, precipuo è la mancanza di sicurezza, la quale costituisce per se stessa un supremo bene indispensabile ad ogni civile convivenza. Dalle statistiche risulta che la Sardegna, nel commettere reati ha un doloroso primato su ogni altra regione d'Italia. Ne segue qnindi: 1 ° Che oggidì sarebbe impossibile discorrere sul serio di miglioramento intensivo di coltura e di costruzione di case coloniche sparse, essendo mezzo indispensabile a questo scopo la sicurezza; 2.° Che non avendo la delinquenza in Sardegna, c~gioni politiche, ne segue che debba essere effetto di malessere morale in seguito al pessimo organismo economico. « Il Governo, scrive il prof. Todde, ha qui tosato senza misura tutte le classi sociali, e le più basse so ne sono r;sentite 1,iù di tutte: il delitto ha ingigantito,.come ha dilagato la miseria». Larapina viene dai grassatori riguardata come un' induStl'ia, come può esserlo l'esercizio del contrabbando. La povertà delle masse offre facile all'intrapresa le braccia, di cui la miseria rende il mercato ricchissimo. Un tempo questa turba miserabile trovava pane nei lavori pubblici e nelle imi,r,se minerarie; oggidì non opere pubbliche e, poche eccettuate, miniere chiuse e da chiuder3i; per cui rimangono molte braccia da commettere misfatti. Dalle statistiche giudiziarie risulta ohe mentre dal 1880 al 1887 declinava qna la curva dei reati, poi risalì anno per anno con progNssionc spaventevole; ciò si deve in gran parte alla crisi bancaria che nel febbr.iio 1887 disperse il risparmio aci:umulato, cd insieme lo deviò da quella str.,da m Ila quale si era timidamente posto. - Passa quindi ad esaminare la produzione agraria. Questa industria è pr.ivalentc ed estensiva, però senza capitali materiali e con pochi d'intelligenza, per cui essa è poco rimuner.ttrice. La coltura del frumento, principale proJotto agrar:o, non supera la media dalle 7 alle 10 sementi negli anni più fortunati; cd il prezzo ne è così vile che i proprietari hanno imporato a dolersi della concorrenza straniera, giacchè chiesero
200 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI che la tariffa doganale si elevi da L. 7,50 a L. 10 per quinble. « Ma questa buona gente, scrive iì professor Todde, non capisce come essa non basterBbbe ai bisogni dell'isola, che é ben lontana dall'essere il « granaio di Roma »; e che invece di cercare il proprio tornaconto angariando il pubblico coll'alto prezzo del prodotto deve richiedere condizioni migliori da accrescere la produzione scemando il prezzo dei suoi prodotti. Accenna alla rottura del trattato di commercio colla Francia, che danneggiò assai il movimento commerciale dei vini e del!' industria armentizia che facevano venire in Sardegna valori in oro non indiffe1·enti. Le foreste pertanto ridotte in carbone scompaiono, il dente vorace del bestiame nomade non le lascia riprodurre o, se scampano dal bestiame, vengono distrutte dal genio selvaggio del1' ineendiario. Anche la decadenza dell'industria miJie1;aria•é segnata dal ribasso dei prezzi del piombo e dello zingo. Le miniere, ad eccezione di pochissime non appartengono a Sardi, i quali perciò non trassero veri profitti da questa industria, salvo qualche mercede per lavori manuali. Del resto chiunque si~no i proprietari dolio miniere, se rngliamo sottrarne le speso di produzione, interesse di capitale', o soYratutto ciò che in diversi modi si appropria il fisco, si cercheranno invano profitti; laonde, quando non si torna in dietro si stagna. Lo stentato consumo o la scars:i, produzione scemano di molto le industrie dei trasporti ferroviari marittimi o mercantili, co.no dimostraJ10 lo rdazioni annuali dolla Compagnia Reale delle Ferrol"ie sardJ e della Società Italiana delle ferrovie S3condarie sarde. Nei trasporti marittimi non si sta meglio dei terrestri quali siansi lo cifre appartenenti. La Sardegna nessun pr.)fitto ricava d'.li noli. La gente di mare lucra appena modeste mercedi: il poco traffico è assorbito dalla Navigazione Generale Italiana, che in tempi normali colle sue tariffe fa del suo meglio per impedire l'espo1 tazionc, pr,)Jlta a ribissarle sempre ohe Yedasi minacciata da concorrenza d'altro naviglio. L'industria marittima sovvenzionata dallo Stato 11011poteva dare risultati diver3i. Le piccole industrie che altrove danno da guadagnare alla povera gente, in generale non si conoscono o poco si curano. Neppur,.) il mare é pei sardi cosp:cua fonte di ricchezza. Nessuna vera industria di salato si esercita salvo qudla ciel tonno, che per di più non é esercitata da sardi. PrJcipua cagione di tutto ciò é il difetto di capitale pecunario e di cognizioni, il sofferto dising,inno p~r tenLttiYi industriali abortiti, e la feroce tassa7.ione fiscale che colpisco i nuovi redditi, e la SP.colare snmtura di cattivi go1·erni ohe hanno spento ed attutito cgni individuale ener 6 ia, propria di gente libera. Rimedi sar0bboro l'afflusso cd il contatto di nuoro capitalo e di gente nuova, un di1·erso indirizzo ndl'op<'ra lcgislatiYa e di gon·rno cl,c inco,·ag 6 i 1:1 prirnta iniziativa. Né si può dire di surroga,·e al Capitalo il Credito, poiché pur troppo, si é fatto di qu0sto grave abuso: a Cagliari quattro stabilimenti pacs.rni so:io successivamente caduti. La cassa di risparmio di Cagliari quando già andava male, cadde in mano ad un avventurier,3 politico, deputato al parlamento, grande elettore di sé e d'altri, sed'o;mte apostolo del credito agrario e fondiario e d'o 6 ni cosa buona o tale cr~duta. Qu.,.st'uomo galvanizzò per poco l'istituto. Ma poi lo trasse a cornp!Gta rovina, facendo mandare sé medesimo in r~olusione ! Nell'a11ra provincia non é avvenuto di meglio: il cr~dito s:m:lo é sparito e se ne sta p:tgando il fio. La ba11c1d'Italia ed il Banco di Napoli fanno degli sconti, ma questi sono esigui, per cui sono pochissime le intraprese che sussidiano. Nessun'altra fonte viva di credito si conosce; perciò grandi e p'ccoli possidenti bisognosi di aiuto cadono sovente nolle unghie dell'usuraio. Il prnprietario rurale specialmente non trova credito senza garanzia ipotecaria anzi senza vendita a p1tto di riscatto. Si può affermare che la Sardegna sia quasi tutta ipotecata: il tasso di questo debito é grave quas quanto quello del c.1mbiario, perché vi è sempre l'alca di una pr002dur.t oap1·iccics.i e fisc.Jc da por3i a c..rico del cr,·ditore. Nelle città difficilmente si trova credito p~r fondi rustici se non c)n forLi usur,'. Parlando della proprietà dice che il possedere in Sardegna è una sventura.. Di fatto le espropriazioni forzate sono frequentissime, e la ragione si é che le imposte pel' sé stesse gravissime, riescono semplicemente inso,iportabili ad un paese ohe poco può produrre, e non ha esito remuneratore neppure di quel poco ohe produce. Gravissime tutte, ma la più molesta è la fondiaria, qualificata da persona competente « un orrore » peggiorata dal fatto che per effetto della legge 29 marzo 1893 le proprietà demaniali venivano ingiustamente esentate dal tributo fondiario, e questo ripartito sopra le altre proprietà private. Dai dati statistici ohe adduce risulta che se a tutto quanto si paga allo stato, provincia e comune, per altre imposte e tasse aggiungiamo ciò che i comuni prelevano per sopratasse o tasse di consumo interno, non correramo rischio di grave errore ritetenendo che la SarJegna resti spolpata per 26 milioni circa all'anno; cosicché divisi per la popolazione dell'isola calcolata alla fine del 1892 di n.73641 i abitanti, risulta una quota di L. 35,44 per capo, e tenuto conto che fanno parto della popolazione totale gli improduttori per età, sesso e per altre speciali condizioni, si ha da conchiuderc che 300 ovvero 400 mila individui devono sopportare un peso enorme. Gli é perciò che volendo studiare sul serio i rimedi ai mali dell'isola, il r rimo e precipuo da proporsi sarebbe lo sgravio dei pubblici oneri, sia verso lo stato. che Yerso lo provincie ed i comuni. Pass.ì quindi ad esamin.tr.J i p1·otesi rimedi, che il nostro autore giudica veri pa.lliativi, quali sa1·ebbe1·0;
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 201 a) Il miglioramento coltur.1le; b) Le bonifiche; e) la colonizzazione ; d) le colonie penali ; e) libertà di distillazione del vino; f) coltivazione libera del tabacco; g) credito fondiario. Secondo il prof. Todde alla più parte dei Sardi mancano i mezzi per migliorare i prodotti; ed anche producendo si starà sempre male, perché è più arduo consumare che produrre. - Trova le bonifiche un rimedio ai mali dell'isola urgenti ed indispensabili. Però per mancanza di mezzi non le possono faro nè provincie né comuni. Lo potrebbe fare lo stato, ma questo distratto dalla politica di espansione coloniale sta pensando più alle sabbie africane che alla nosti•a isola. Potrebbero essere oggetto di speculazione privata, però si richiederebbero capitali che non si trovano facilmente senza garanzia dello Stato. Né si può sperare su capitali esteri, i quali non vengono facilmente in Italia, sia a cagione di leggi e procedure intricate, sia per il fiscalismo, che qui perseguita capitale ed industria ; e per lo scr.idito in cui é caduto il noslro stato per la riduzione degli interessi per la rendita. - Colonizzare la Sardegna nelle e colle condizioni attuali, é opera vana; i coloni fuggiranno prJsto se sar.rnno meno moder.iti, austeri o par3imonio3i degli indigeni; ovvero diverr.mno poveri e miseri come questi. Quindi converrebbe far loro un tr.1ttarnento miglioro, diminuire le esigemo fiscali, la intromissione amministrativa ; rJndere più spiccia o meno costo,a la giustizia, e sovratutto garantira ai medesimi la sicurezza. E gli indigeni non avrebbero diriLto ad un tr,ittamonto uguale ? - So non fosso cosi, gli indigeni dovrabboro emigrare ripetendo il « voteros migrati coloni» - Non approvò mai, e non approva oggi il progetto di una colonia penale, perché fecero cattiva prova, e lo stesso Governo dopo avere speso con perdita somme non indifftlrenti, se ne pentì. Il rifiorimento non si può attendere neppure dalla libera produzione dell'alcool, perchè il governo, tutt'altro ohe consentirla, l'aggravò colle recenti disposizioni del famoso catenaccio; perchè monopoli se ne possono crescere, non togliere. Ma dato pure che lo Stato, (il che i Sardi non credono) rinunciasse ai milioni che incassa ora per la privativa nella Sardegna, resta che questo rimedio sarebbe parziale e di classe. Parlando in fine del credito fondiario come altro palliativo, dice che anche questo espediente è di un vantaggio discutibile, poichè i ritorni della produzione agraria subiscono maggiori rischi che nell' industrie manifottrici. E questi suoi sentimenti ebbero sanzione dal tempo: Ora è assai difficile che i Sardi, in gran numero rovinati dagli istituti di credito falliti, possano aver fiducia in un Istituto nuovo, anche sorvegliato dal Governo. 'l'utti i rimedii sop1•adetti adunque si possono qualificare o inutili, o impossibili nello stato attuale o insufficienti. Venendo a proporre i veri rimedi a pro' dei sardi il prof. Todde si rivolge al Governo il quale non con· sidera con speciale predilezione l'isola se non per spedirvi i condannati a domicilio coatto; e lo invita affinchè applichi il più largamente possibile un regime liberale economico : fare cioè in Sardegna l'esperienza di un sistema di governo, che lasciando all'operosità dei privati di provvedere al loro benessere allarghi la possibile loro sfera di azione per tutto ciò ohe non è essenzialmente richiesto dalla necessità politica per l'unità nazionale. Ed ora ne piace trascrivere quasi integralmente i rimedi che il chiaro professore propone a favore della Sardegna. Essi sono i seguenti : 1 ° Che la Sardegna diventi un porto franco del Mediterraneo, sopprimendo ogni dazio esterno di dogana, salvo una breve tassa di statistica, in modo che la Sardegna, indipendentemente da ogni trattat~ di commercio, possa esportare liberamente tutti i suoi prodotti, e ricevere tutte le merci, qualsiasi la provenienza, salve quelle cautele suggerite per l' importazione in determinati momenti, dalle misure necessarie igieniche generali per il regno. 2° Ridurre i diritti aiarittimi nei porti, nello navi estero o nazionali, al puro· necessario compenso delle spese vive portuali, da regolarsi da una commissione localo; vietando ogni tassa !oc.ile sui scali marittimi. 3° Sopprimere il monopolio del tabacco, lasciandone libera la coltivazione e manipolazione e sopprimere le tasso di fabbricazione d'alcool, dei fiammiferi, delle polveri piriche, delle materio esp!odenti; e non imporre pel termine di venti anni alcuna nuova tassa. sulla produzione di qualsiasi' specie o materia. 4° Sopprimere il dazio interno di consumo, su tutto le derrate e materio alimentari, non che sul sapone, petrolio, oli di ogni specie, g,is e materie di produzione, e vietare ohe ne applichino i comuni. 5° Modifica.re le leggi sul bollo, diminuendo la tassa attuale del 50 °/o e rendendone facile la percezione, mercè marche speciali ; limitare nella stessa misura le tasse di registro degli atti di successione e ipotecarie. 6° Ridurre a 15 centesimi la tassa postale per le lettere semplici e proporzionalmente per le raccomandate, per le assicurate e per le stampe e giornali, e ridurre parimenti a C. 0,50 il prezzo dei telegrammi ordinari di 25 pa1·ole nell'interno dell'isola, ed in proporzione quelli spediti nell'interno della città. 7° Sopprimere le tasse di circolazione ferroviaria, e modificare tariffe pei noli o per i trasporti della Navigazione Generale Italiana sovvenzionata, non che per le compagnie ferroviarie garantite dallo Stato. 8° Organizzare un ufficio di proprietà, concentrando in un solo Istituto tanto l'Ufficio di Registro, che quello di Catasto, semplificandone le operazioni e diminuendone le spese. 9° Sistemare l'imposta fondiaria sul reddito ac-
202 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI certato per dichiarazione dei privati, controllata da Commissioni locali, comp'Jste di probiviri elettivi, ed integrata con membri scelti dalle amministrazioni provinciali e dal governo. 10° Modificare razionalmente la legge sulla tassa di ricchezza mobile, sia per l' accertamento, che pei limiti, fissandone il tasso pure all'8 p:.ir °/o, per tutti indistintamente i contribuenti che vi sono soggetti, esoner<1ndone i redditi inferiori a L. 1000 annue. 11 ° Riorganizzare le amministrazioni C'Jmunali e provipciali, d,mdo alle medesime una vera autonomia e libertà di azione in tutto ciò che le concerne, stabilendo il referendum per tutte le tasse ed oneri del bilancio, sanzionando una vera responsabilità civile degli amministratori, da esplicarsi con semplicità di metodo, consentita l'azione popolare ai contribuenti, e senza spese, bensì con multe in caso di accuse fatte leggermente o calunniose. 12° Escludere dalle rappresentanze sarde provinciali e comunali i membri delle due Camerd del parlamento, come pura esoner.1ti da tutte le pubbliche amministrazioni ed Istituti di beneficenza dell' ls'ola, vietando altresì assolutamente il cumulo delle ddte funzioni negli amministratori di questi ultimi. 13° Assumere lo Stato tutte le spese di servizi di pubblica sicurezza che gli sono proprie, e quelle altre che deve assumere in . esecuzione delle leggi vigenti, esonerandone provincie e comuni. H0 Esonerare per un ventennio la Sardegna di ogni nuova imposta di qualsiasi specie. 15° Introdurre nelle diverse amministrazioni ed uffici dello Stato, in Sardegna, tutti quei miglioramenti e semplificazioni, che, senza alterare la natura dei servizi, possono venir suggeriti dall'applicazione delle anzidette riforme. 16° Consent.ire che, se sorgessero in Sardegna nuovi Istituti di crddito nazionali o stranieri, possano noi loro statuti organizzare il credito nella forma che paia ad essi più appropriata, allo scopo che si prefiggono, esenti da ogni soggezione e sorveglianza del governo, ma con responsabilità civile dei direttori, amministrJ.tori o impiegati. 1 i 0 Dotare la SarJ.egna di quelle leggi speciali, sociali ed economiche, che per quals:asi materia, vengono suggerite dai bisogni del paese, e proposte dalle rappresentanze locali, purchè non urtino le libertà statutarie, nè attacchino in modo alcuno la into:òr:tà politica del r-lgno. Accettate queste riforme si don·Jbbo assicurard allo Stato per le tasse SOPi rJsse o diminuite quanto percepisce attualmente di netto. La SarJcgna potrà pagard creando un debito proprio, ammortizzabile in un non lungo periodo di anni e col ricavo del medesimo saldar.; il debito suo verso l'erario. Sarebboro effetti possibili anzi prolrnbili dorivanti dallo l'iforme proposte i seguenti : 1 ° Libertà di tr,dfico in seguito alla soppressione delle dogane. Ciò desterà. l' attività del_ paese, al quale si offrir.mno divl r.si prodotti a prezzi non artificialmente rincar<1ti dalle tariffe. Qui allora potrebbero far sosta la maggior parte delle navi a vapore, che tr.1versano il canale di Suez, di rifornirsi di viveri abbondanti, o di carbone pr;ivveduto da 1,rdvidenti speculatori i,rivati non più perseguitati dal fisco. Gli stessi stranieri, inoltrè.ndosi nell'interno dell'isola, potranno ir..>var facile impiego ai loro capitali abbondanti, nelle intraprese agrarie o miner ..r.le. Si sp~r.iva molto un tempo dalla cos~r.izione delle strade ferrate; oram:ti queste s:rno compiute, e p3r sistema cii cola torio non si sta male gr<1n che; soltanto si è anemici, C)me e peggio di prima; perché manca il sangue da circoLLre. E questo sangue nuovo lo si otterrà dando uno straordinario impulso all'attività economica del paese, destandone tutte le possibili energie, mercè una gr,rnde libertà di movimento, la rimunerazione assicurata al lavoro, ed il costo della vita al miglior possibile buon mercato. Così anche i Sardi potranno comparii e nella grande famiglia italiana cui si appartiene, non più sempre qucrali e supJJlici ma c)lla dignità che infondono nei popoli il benessere o la ricchezza. Dopo questo minuzioso riassunto il lettore può farsi un concetto del valore di questo· pregevole opuscolo, che venne giudicato favorevolmente da persone autorevoli fra cui bas.i riprodurre qui il giudizio che nel Giornale dogli Economisti (SeUembre 1895) venne pubblicato dal chiarissimo economista Vilfredo Pareto. Esso è il seguente : « li pr..>f. Todde ha pubblicato nell'Economista parecchi ottimi articoli sulla Sardegna. Quel valente economista discorr-l con profonda conoscenza dei fatti e con molta scienza delle condizioni di quell'isola disgr<1ziata. « Quei tali medici che stanno sempre per salvare la patria e non la sai vano mai, fanno pure molte o molte inchieste per curaro la SarJegna. Di quello che or.i si sta compiendo, il r,rJf. Todde dic3 : « A missione fi. nita, il commissario ritornerà, riportando ali' olimpo del Dio-Stato, una serie di proposte inattuabili, dato il sistema empiricJ che ci governa.... e lascicrà in Sardegna purameute e semplicemente il tempo che vi ha trovato :i;. Il prof. ;Todde esamina pazientemente i molti mali della Sardegna ed i rimedi proposti dai nostri empirici. Il guaio principale pare che siano le imposte gravosissime che disseccano ogni fonte di produzione. La terra non può dare quanto chiede il Regio Fisco, la provincia ed il comune. Quindi ci troviamo in una condizione di cose simile a quella che si vide nel finire dell'impero romano, quando i possidenti abbandonarono le terre loro e si rifuggiarono ìn luoghi inaccessibili. « Ogni piccolo possidente - dice il prof. Todde - nelle strettezze in cui si trova., farà
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