Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 11 - 15 dicembre 1895

164 RIVISTA DI POLI'rICA E SCIENZE SOCIALI Tutti erano contrari alle fulgide stelle, e ora che non potevano più fare assegnamento su nessuno, si fidarono in tutto di loro stesse. E quando più profonda si fece la notte, tanto più distinti si udirono i gemiti terrestri, tanto più si turbarono le fulgide stelle ... Perciò, non dando più ascolto a nessuno e a niente, a.Il' infuori della propria. interna. voce e di quell'appello della terra, esse scesero d'un colpo - per il gran terrore di tutto il cielo ... Le une si spinsero fra le oscure nuvole, le altre si frantumarono sui rocciosi massi, spargendosi in forma di tesori di oro per la fortuna dei mina.tori futuri, altre arrivarono fino alle nuvole terrestri. Erano le prime stelle cadute dal cielo sulla terra in quella notte sacra: sulla terra peccaminosa. successe un miracolo dopo l'altro. Delle sa.le stermina.te trasformate in .giardino da piante di serra, erano illumina.te da mille fiamme e risplendeva.no di magnificenza, immerse in nubi di profumi aromatici. Vini preliba.ti scorrevano in gran copia, si udi va.no delle risate ciniche; tutto ali' intorno regnava una sfrenata allegria. Nel bel mezzo d'una di queste sa.le stava sopra un piedistallo una splendida baccante circondata da una folla compatta, avida. La donna fissava cogli occhi sfaccia.ti quella gente ebbra, schia. va sottomessa.. Le sue fredde labbra mormora.vano dei discorsi osceni; colla mano bella, come se fosse scolpita nel marmo, essa alzava il calice ricolmo. Ma tutto ad un tratto tacque, impallidì, tremando tutta, e i suoi occhi si velarono di lagrime. Qualche cosa d'ardente s'insinuò ali' improvviso nel suo petto e s'impadronì imperiosamente del suo cuore. Qualche cosa cominciò a mormorare, a 1,arlare in lei, e la peccat1·ice si mise a singhiozzare come una pazza. La folla la guarùava attonita. Con mano feLbrile la peccatrice cominciò a strapparsi di dosso i diamanti e le perle, le quali come catene di onta ravvolgevano il suo formoso seno, e il suo collo di cigno. Essa gettava via con disprezzo quei gioielli, li calpestava come se avesse voluto vendicare su di loro il suo cordoglio, il suo pazzo dolore ... A lagrime calde essa rimpiangeva in se stessa la donna vilipesa, malediva. con appassionata. espressione l'onta, la caduta ... parlava di famigii_a, del dovere di madre, dell'amore di moglie, dell'onore di sorella., parlava anche del dovere di cittadina ! E l'orribile angoscia aveva deturpato le sue stupende fattezze, e il dolore ardente .brillava dai suoi occhi pieni di lagrime ... - È ubbriaca ubbriaca! - mormorava intorno a lei la folla stupita. - No - rispondeva la peccatrice ansante, no! ... In questa sacra notte una stella fulgida ha svegliato in me la coscienza assopita. In un oscuro sotterraneo si trovava un'innocente prigioniero. Quei gravi e tetri muri, tra i quali moriva perfino il rumore delle strade, lo opprimevano; lo opprimevano le tenebre, il silenzio sepolcrale, che ivi regna va ... Solo le catene risuonavano e il freddo rimbombo del ferro si ripercuoteva nel suo udito, come un colpo orribile di martello sovra il coperchio d'una bara. Attraverso la pietra porosa, umida penetrava l'acqua, goccia a goccia, e si riversava. sul pavimento. La solitudine sembrava ancora più tetra per quel monotono suono dell'acqua che ad intervalli uguali veniva a frangersi contro le pareti della squallida prigione. Trionfavano la calunnia e la cattiveria, che lo avevano gettato in quel sotterraneo. Ma in quella santa serata, il misero prigioniero, il quale non si dava per vinto, non perdeva la fede in forza della sua ragione, ma singhiozzava come un bimbo. Egli pensava alla propria famiglia, agli amici, ricordava Lei, che tanto amava e colla quale a.Hebbe voluto partecipare gioie e dolori, e gli pareva più che mai mostruosa la separazione in quella sacra, e lieta serata. Gli pareva di vedere le allegre fiamme del focolare domestico, di udire i discorsi animati dei famigliari e degli amici, di quel circolo caro e amato, nel quale non rimaneva più posto per lui. Lo separavano, cosi gli sembrava, i gravi e tetri muri da tutti, per l'eternità, egli credeva che tutti lo avessero dimenticato, che fosse da tutti messo in disparte e un duLLio .morboso s'insinuò nell'anima sua oppressa. Pareva ch'egli perdesse la fede tanto nel suo diritto, quanto nello stesso trionfo della verità. Ma tutto ad un tratto nel pertugio della fitta inferriata della finestrina risplenùette qualche cosa e in quell'istante stesso l'esausto petto dell'infelice si riempi d'un calore benefico e di luce - si accese di nuovo della gran face di speranza e di fede - sospirò profondamente, si riebbe, asciugò le la.grime e un sonno benefico scese sulle sue palpebre. E la stella lucente, la quale era scesa dal cielo, prese l'immagine di Lei, per la quale l'infelice prigioniero ardeva di un così puro amqre. Essa gli appariva nel dolce sogno, ora sotto forma di quella Grande Cristiana, la quale nel circo dei pagani, sotto agli occhi del popolo sbrigliato, se ne stava impassibile dinnanzi alla tigre, cercando con l'espressione degli occhi meravigliati e nobili quella mano amicltc\'ole, la r1uale gittò ai suoi piedi una rosa bianca; on, la 1·ede1·il.sotto forma di una donna ravvolta di mirto col ramo di ulivo e il. balsamo fr:>. le mani, guarire le ferite prodotte dalle catene di ferro. E quella donna gli mormorava delle parole carezzevoli, incoraggianti: « Non tremare, mio caro,_ non

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