Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 11 - 15 dicembre 1895

162 RIVISTA DI POLITICA È SCIENZE SOC!AL! almeno relativa. Ritorneremo sull'argomento per provare quanto essa sia grande immensa specialmente dopo gli avvertimenti insistenti e seYeri venutigli dai deputati, dai giomali militari, dagli opuscoli 1,regevolissimi di Scarfoglio e del Generale Gandolfi. Tutti lo avvertivano dei grandi pericoli che si correvano in Africa e l revedevano una catastrofe; solo Francesco Crispi, nella sua fenomenale incoscienza negava i pericoli e non temeva la catastrofe, non di altro curante che di rimanere ministro. Pee colpe assai minori delle sue Ferry in Francia, Cairoli e Di Robilant in Italia lasciarono il potere; Francesco Crispi vi rimarrà più saldo che mai e la maggioranza, che ve lo manterrà sarà capace di credersi imitatrice degli esempi magnanimi del Senato romano. La farsa in Italia segue immediata alla tragedia. :-;oi in questa orn triste terminiamo mandando il nostro saluto reverente ai caduti di Amba Alagi; lo mandiamo all'eroico Toselli; lo mandiamo al valoroso capitano Issel dalla cui Locca qualche anno fa apprendemmo quanto vano era sperare nei ,_benefici dell'Eritrea e quanto leggero fosse il generale. Barattieri; e lo mandiamo anche ai poveri ascari morti in difesa di una causa non propria, e che per nostra vergogna abbiamo iniziati alla civiltà occidentale educandoli al tradimento della patria. LA RIVISTA. UNALEGGENDA DELLVAIGILDIINAATALE Dal russo di G. A. llfatchtet. Jt tanto che accadde questo ! Accadde in quei cattivi tempi remoti quando nella terra, tra la gente, non esisteva ancora la fratellanza, e gli uomini che guerreggiavano erano indifferenti gli uni agli altri. I più erano fra le tenebre fitte, e nessuno pensava ad illuminarli colle parole della verità. L'indigenza affamata, tremando dal freddo, stendeva la mano scarna ed ammalata a quei fortunati, che popolavano i sontuosi palazzi, qu:1ndo il sangue umano scorreva per ogni futile motivo e le lagrime non destavano nemmeno un po' di compassione. Gli schiavi trascinavano ancora le catene, nell'aria si sentiva il sibilo della frusta, i sacri insegnamenti del Redentore non avevano ancora sradicate dal cuore umano la cupidigia, la cattiveria, l'egoismo ! Era la vigilia di Natale, la vigilia di quel gran giorno in che nacque Colui, il quale per il primo in terra annunziava le parole d'amore, di pace, di fratellanza, cosa per la quale l'hanno messo in croce ... fra due malfattori. Si avvicinava la grande ora - ma la terra peccaminosa non ne aveva coscienza. La miseria af'Ja. mata, tremando, indarno ruggiva: le sue grida e i suoi sospiri furono ricoperti dal selvaggio clamore delle orgie pazze. I fortunati passavano indifferenti accanto ai disgraziati, pe1•recarsi nelle stanze domestiche ben riscaldate. I nemici si preparavano alla lotta. Dalle scure e alte torri venivano i gemiti dei prigionieri le madri abbandona vano le case affidando agli eventi i figliuoli, mischiandosi al baccanale; assieme al pianto di dolore si udiva il riso inebbriato d'una splendida etera. La terra fu allora orribile I ma sovra la terra, nell'onda dell'incommensurabile azzurro etere, in quella sacra notte, come sempre splendevano pacificamente le stelle dorate. A quell'ora soltanto tutto pareva più solenne, più sacro, più sereno. Il cielo era puro, solo qua e là appariva qualche bianca nuvoletta, ma le stelle risplendevano più fulgide e tranquille, menando le loro ridde, nuotando in frotte innumerevoli, l'una dietro l'altra. La giovane luna non aveva l'aria triste, pareva sorridesse allegramente; le figlie rosee della Grande Orsa rilucevano in modo dolce e tenero; più splendido d'un diamante ardeva l'Arcturio; la languida bellezza di Vega brilla va in tutto il fulgore dei colori dell'iride di madreperla. Nel cielo sereno v'era una festa gioconda, poichè si sa, che nelle notti sacre, nascono in cielo delle nuove stelle. Dalla terra peccaminosa arrivavano fin ad esse, le grida e i pianti, i folli schiamazzi delle pazze orgie, le maledizioni, i rantoli degli agonizzanti ; ma in quella notte, le stelle dorate, come sempre non prendevano nessuna parte in tutto ciò, poichè erano tutte assorte nella divina musica della J;,ira celeste. La Vergine delle Stelle cantava ad esse della calma, della pace, della felicità di nuotare nell'azzurro etere. Esse non sapevano nulla della terra peccaminosa e non ne volevano mai sàpere nulla. Che cosa era per loro quella terra piena di peccati, cattiva, pazza, la quale non voleva neppur riconoscere il ma~- stro il quale morì per essa? Neppur una aveva dato ascolto al rumore che giungeva fin a loro, neppur una era scesa dal chiaro, sereno cielo. Ma in quella notte santa, nell'etere azzurro successe un miracolo strano, inaspettato. Le stelle neonate si erano messe in rivoluzione, conturbando la pace comune, la quale da secoli ivi regnava. In gran folla circondarono la Stella Polare, e in mezzo al gaudio, esse apparvero tristi, come se non udissero il canto della Vergine Stella, come se la divina musica della Lira non le distraesse. - Che cosa succede là? sulla terra? - chiesero finalmente alla Stella Polare.

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