Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 11 - 15 dicembre 1895

172 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI la sua decadenza era tanto avanzata da farla quasi ritenere irref1·enabile. L'ex ministro del Tesoro risponde cortesemente nell'Economista. d'Italia (N. 4.0 del 7 Dicemb1·e)e senza prenderla calda in favore della nostra borghesia afferma che ci sarebbe ir. Parlamento chi saprebbe rispondere ai socialisti se essi volessero discute,·e in contraddittorio sui loro p1·incipi. Egli ritiene che portata in Parlamento la controversia s· 1tl socialismo si nobi0literebbee perderebbe il sapore accademico acquistando un carattere pratico; perciò corlesemen!e invita l'amico Berenini e me a presentare una mozione, che contenga le premesse_e le applicazioni della dottrina socialista colle leggi dello Stato. L'invito, almeno per parte mia, non può essere tenuto perchè - mi si permetta ché io lo ricordi all'illustre avversario - il nostro è il Parlamento meno adatto ad una discussione del genere di quella, alla quale vengono invitati i socialisti. L 'on. Luzzatti giustamente osserva, seguendo il Mill, che il compito della tribuna parlamen,are dev'essere educativo; deve cercare le grandi quistioni che si agitano in un paese e sollevarle in più spirabile aere in modo che abbiano un effetto sulle opinioni e sui costumi. Santo Jddio ! Si può parlare di compito educativo della tribuna parlamentare a Montecitorio, dove perchè non si perda inutilmente un tempo prezioso si è tentato per due volte di seppellire la quistione morale cogli ordini del giorno degli on. '1 orrigiani e 'l'orraca approvati dalla maggioranxa parlamentare? Del resto non si potrebbe negare che una mozione dell'indole di qitella suggerita dall'on. Luzzatti sarebbe realmente accademica; meglio adunque, fare la discussiome su qualche importar.te progetto di legge che vi si presta quello sui latifondi, ad esempio. Augnriamoci - dato che l'Italia debba soggiacere ancorci a lungo alla disgrazia cli essere governata clall'on. Crispi - che venga presentato: ed allora ciascuno prenderà il suo posto ed esporrà in modo pratico e concreto il proprio punto di vista nella grande controversia che sicuramen!e verrà sollevata. Dr. N. COLAJANNI. SPERIMENTALISMSOCIALE Le Associazioni della pic~ola industria in Austria. L'Ambasciata di Francia a Vienna, à trasmesso al Governo della Repubblica un'accurata analisi sulle Associazioni della piccola industria in Austria. Noi riassumiamo per i nostri lettori. Dopo la rivoluzione del 1848, lo spirito di associàzione s'era in Austria sensibilmente rallentato. La più parte delle antiche corporU,zioni industriali non esisteva più che di nome. Quelle poi che continuarono a funzionare malgrado le trasformazioni di ordine economico e sociale seguite agli avvenimenti del '48, presentavano molti e gravi inconvenienti. K el 1856 il Reichsrath non approvò un progetto del governo imperiale che voleva proclamare la liberti di associazione. Il regolamento adottato poi al 20 dicembre del 1859 mantenne l'obbligatorietà delle istituzioni fra gli esercenti lo stesso mestiere o mestieri aventi stretti rapporti, ma non pretese più che fosse necessario l'aver appartenuto a una associazione industriale per esercitare un mestiere, e questo principio rimase inalterato nella legge sull'industria del marzo '83 eh' è ancor oggi in vigore. Secondo l'art. 106 di questa legge, bisogna mantenere o stringere il legame tra gli esercenti lo stesso mestiere o affine, nello stesso comune o in comuni vicini, come anche fra i loro operai ausiliari, aiuti e apprendisti. Dove un tal legame non esiste, l'autorità industriale del distretto lo deve stabilire, d'accordo con la Camera di Commercio e d'Industria, la quale dovrà avvisare e accordare gli interessati. L'obligatorietà non si estende ai proprietari di fabbriche, ma riguarda coloro che esercitano un mestiere per loro conto. Gli operai occupati dai membri dell'associazione industriale sono affiliati ad essa, e devono costituirsi in associazione speciale la quale delega all'assemblee tenute dagli industriali, non meno di due e non piL1di sei de' suoi membri che ànno voce solamente consulti va. L'inchiesta fatta per la preparazione della legge del 1883 aveva trovato in Austria 2.87!;) associazioni costituite, tra le quali pochissime rispondevano alle intenzioni della legge del 1859. Tre anni dopo la nuova legge il numero delle associazioni ascese a 4.433; nel 1891 a 5.113; nel 1894 a 5.317. La legge del 1883 non à avuto però attuazione riguardo agli operai ausiliari, compagni aiuti, apprendisti, occupati dai membri dell'associazione industriale. Questa prescrizione non è stata interamente attuata perché nou si ànno che 3.196 associazioni operaie. L' istituzione del giurì che deve essere composto in numero uguale di padroni e di operai procede di pari passo con la formazione delle associazioni operaie. Si ànno 3.049 tribunali di arbitri che funzionano presso 3.197 associazioni. Intanto, per ~iò che riguarda le casse di soccorso in caso di malattia, il rapporto dice che in Austria c'è ancora molto a desiderare nell'applicazione della legge dell' 83. - Alla fine del 1804 si sono contate 1.030 casse di soccorso in caso di malattie fondate dalle associa-

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