152 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Marx non è distruggere il socialismo: il porre in evidenza che lo assumere il falanstero come unità di composizione sociale è risospingere l'evoluzione civile verso stadi già avanzati, non equivale a dar la prova dell'inferiorità sociologica del socialismo dinJ1anzi all'ordinamento presente. Potrebbe per avventura essere adottato dal socialismo un programma minimo che renderebbe inconcludente la polemica su molti punti oggi discussi. Anzi, che tale programma minimo sarà adottato dai socialisti è prevedibile come certo, poichè esso a loro s' impone, se vogliono un po' scendere dalle nuvole fra mezzo alle quali si compiacciono. La rivoluzione da loro vagheggiata sarebbe così grande per il solo fatto della nazionalizzazione della terra e di determinati capitali, la società per questa sola innovazione sarebbe così vertiginosamente sospinta verso lo ignoto che il primo pensiero dei socialisti dovrebbe esser questo: trovare i freni ad un moto così precipitoso: quindi nulla innovare che non sia strettamente necessario ai fini di quella sola, e pur così straordinaria, innovazione: far calcolo che l'uomo, con le sue passioni, con i suoi difetti, çon i suoi sentimenti, con le sue idee permarrà tale e quale, e perciò trovar campo di azione ad esso, così come egli oggi è: insomma, in quanto è possibile, caldeggiare un socialismo conse,·vatore, come rispondente al concetto di un progrnmma minimo (1). Ora, è soltanto alla stregua di un tale programma minimo che una discussione utile può farsi: gli elementi essenziali del socialismo sono - anche secondo una nota le:;ge fisiologica - gli elementi più vitali del medesimo : che perciò, almeno, sono discutibili proficuamente per un tempo maggiore che non gli altri. Sulla considerazione di questi elementi essenziali lo esame dei problemi anzidetti, i quali accentrano, secondo io penso, la discussione più seria ed elevata sull'argomento della riforma sociale, sembra non porti a conclusioni antisocialiste. 1.0 L'interesse individuale, impulso forza necessaria ad ogni regime, (forse non sarà tale di qui a parecchi secoli, ma allora gl' idealisti del socialismo dovrebbero contentarsi di aspettarli questi secoli futuri) sembra che potrebbe trovare un campo sufficiente di esplicazione. Una maggiore ricompensa al lavoro più proficuo non è necessariamente esclusa dall'ordinamento socialista. Nè è esclusa una maggiore ricchezza conseguenziale. Intendiamoci sul concetto di ricchezza. L'elemento necessario del socialismo è la nazionalizzazione dei beni strumentali di beni pl"imarii, ossia di quei beni che servono necessariamente alla produzione di quegli altri beni, P) Onde il paradosso: il socialismo sarù eonservatorP. o non. sarà. Con che io penso che In storica frnse <lei Thiers . ul!'ultima Hepubblica Francese non sia che l'eS-plicazionc pratica di un p1·incipio, ben pili profondo e genera1e di quanto a prima giunta possa scm~ brare1 e di <1uanto fprse noi) sospettò il Thierd rr.edcsinio. onde si soddisfano i bisogni pii1 urgenti dell'uomo. Cosi, ad esempio, la terl'a, il mulino, il forno che servono necessariamente alla produzione del pane; o la fonderia che serve alla costruzione. dei mulini, dello mietitrici etc. Non per i beni di consumo, che potrebbero essere di prop1•ietà individuale, e nemmeno quegli altri strumentali di seconcla.ri, come ad es., gli strumenti per lavorare i diamanti, le fabbriche per produrre i merletti. I primi beni sarclibcro incommerciabili, perchè di demanio pubblico, come oggi le strade nadonali, le fortezze, i porti le spiagge etc.; i secondi, invece, di proprietà privata., perfettamente commerciabili, alienabili, trasmissibili a causa di morte (1). Questi qui costituirebbero la ricchezza possibile nel regime socialista, frutto di un lavoro più proficuo e di una più previdente economia, e impulso, alla sua volta, ai medesimi: costituirebbero la materia di quel sistema di successione, eh' è il vero tessuto connettivo delle generazioni, e che è lo stimolo più grande al lavoro e al risparmio. D'altra parte una tale ricchezza non sarebbe cagiono di soggezione necessaria dei non abbienti, imperocchè, anzi tutto, lo Stato dovrebbe garentire il lavoro a tutti i cittadini volonterosi; secondariamente 11uesta ricchezza, non costituita da proprietà terriera, non potrebbe fungere come mezzo specifico di coazione necessaria sui proletari; in terzo luogo, come frutto esclusivo del lavoro, non potrebbe salire alle altezze vertiginose, alle r1uali sale nella presente società capitalistica; infine, non potrebbe causare quei grandi monopoli di beni necessarii che sono tra i fattori più importanti della prepotenza capitldistica e dei processi conseguenziali di accumulazione. Ne nascerebbe una diseguaglianza, la quale è bene che sia; ma una diseguaglian;i;a non nelle condizioni cli sviluppo e di miglio1·amento individuale, chè lo Stato assicurerebbe il modo onde lo intelligente e il buono e il forte e l'attivo, pur povero, potesse salire sino ai più alti gradini della inevitabile gerarchia sociale, ma solo nei godimenti attuali, e, d'altra parte, necessariamente molto limitato. Nelle varie aziende agrario dipartimentali, nelle quali presumibilmente sarebbe diviso lo stato, e fra le quali dovrebbe essere consentita la concorrenza piu lata con determinate conseguenze, si potrebbe accordare a tutti gli addetti, e specialmente ai direttori, una partecipazione agli utili la quale spiegherebbe la possibilità di un controllo effettivo reciproco. I primi posti nella vita pubblica sarebbero affidati, ai più atti vi. La pubblicità più lata (1) Questa nazionalizzazione parziale, qui accennata, a base di una divisione sistematica dei heni economici, non propugnata, ch'io nii sappia da alcun socialista, ttJttavia, mi pare, realizzerebbe per sé sola In scopo csscn7.ialc minimo del socialismo, , ioé, • l'emancipazione del lavoratore dalla soggezione economica necessaria a classi non lavo,·atl'i..:i, rc,;c privilcoiatc dol monopolio dei mezzi di produzione».
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==