Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 10 - 30 novembre 1895

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 149 grandi uomini dell'aristocra,zia, ccc. ecc. Per lo più essi non hanno a!cuna parte vera nella amministrazione e nella direzione dell'Istituto; le loro attribuzioni e funzioni sono puramente nominali. Che cosa ci stesse a fare il Duca di Ceri nel Consiglio di cenwra della Banca Romana tutti sanno! (1). Questi individui si prestano a figurnre o per vanità, o per daubenaggine o per ispeculazione disonesta (2). Molti, che portarono un nome alquanto noto vivono più o meno lautamente di ciò che ricavano da tali funzioni. Di tanto in tanto qualche pot-de vin per chiudere un occhio ed anche tutti e due su certe marachelle aumenta gli ordinari proventi. Nè questi messeri si limitano a figurare in un solo istituto, ma da vere comparse teatrali fanno parte di parecchie amministrazioni. Non sono tutte comparse quelli che fan parte di diverse amministrazioni ad un tempo; ma spesso sono attori pt'imari, che vedendo sorgere dei conflitti d' inter..is:se, li riso! vono scandalosamente. Sul proposito lascio la parola al competentissimo Pantaleoni che conosce bene i suoi polli: «Una spiegazione terra terra., egli scrive, del pcrchè il Mobiliare perdette i propri ca 1,itali nell' Immobiliare può aversi nella constatazione di un vizio congenito di quasi tutti i consigli di amministrazione di quel tempo. Ed e1·a questo, che gli stessi uomini figuravano in più imprese aventi internssi opposti e sacrificavano ora l'una ora l'altra, a seconda che la rovina dell'una o dell'a!Lra più li avr~bbe compromessi, o a seconda che subissero, ver dida in gergo una montatura pii1 grossa pe1· l'uno o l'altro. Si guardi ad es., corne la Banca di costruzioni di Milano ha sac1·ificata ht Banca Gcnernle; come la D,tnc,, Generale si lasciò salass<1re una seconJa volta con la Cassa sovvenzioni; si ricorJi come la Banca Tiberina fu la rovina del Banco Sconto e Sete e si pensi appunto ali' Immobiliare e al i\Iobiliaeo. O.;nora si vedrà cho gli stessi uomini si trovano dall'una e dall'altra parte e che per salrare sè medesimi da fastidi e la propria riputazione dallo smacco di un fallimento, immersero fino agli occhi nei pasticci le banche ancora sane che li aveva,no per consiglieri». Sin qui non siamo che nella parte esteriore dell' ingranaggio e dei metodi adoperati da Borsisti e Banchieri per ingannare il prossimo e scroccare agli azionisti il frutto dei loro risparmi. Addentriamoci un po' di pii1 e vedremo il rcs.to, cioè il peggio. (1) Nei rapporti della politic..i e degli imbrogli bancari è ~ut~a. da fa~·e la storia delle Banche e Società per az1on1 111 Italia.: nelle quali fiaurarono e fi"'urnno uomini politici di ogni gene1·e. 0 0 (2) Un giornalu tinanziario di Roma nell'Agosto 1893 stampò che a Zurigo si aveva prestato credito all'I'.ni'»:ol,ilial'e e si erano acL1ui~tate obligazioni cd azioni pert:hè alla testa del medesimo si sapeva un d~putato, l'on. Giacomelli. Anche gli avvocati culebri S! prestano a figun,l'e nei Consigli di Amministraz~one ecc: Con ragione, perciò, il Consiglio dell'ord~ne degli avvocati a PMigi impose a Leone Ronault dt 01~t":re o per l'avvo..:atul'a o per la sua. qualità di ammm1:;tratore des C'.'1<;mins rle fer de t' J,,'tat, Le frodi, le menzogne, le porcherie di ogni genere non vengono adoperate soltanto per alterare i conti delle Banche o delle Società già costituito, per distribuire agli azionisti dividendi immagina6, che fanno erodere nelhi prosperità dell'istituto e che danno luogo alle sgradite sorprese del passaggio istantaneo del dividendo dal 15 e del 20 010 allo zero e al fallimento (l); ma le mali arti, che !Jiù intimamente si riferiscono all'aggiotaggio, cominciano ad adoperarsi sin dal momento in cui viene ideato l'affare e vengono lanciati sul mercn.to i titoli relativi. Prima che la sottoscrizione si apra la oprn1one pubblica viene preparata abilmente coi giornali e colle confidenze artificiosamente lanciate a metà nelle borse e dovunque si può tendere la rete per acchiap pare il merlo azionista. Quale parte rappresenti la stampa in questi casi - specialmente in Francia - lo hanno detto il processo, le rivelazioni e le discussioni del Panama e 1·ecentemente il caso Magnier. Nè i titoli, quando n'è tempo, vengono tutti lanciati sul mercato: un terzo, una metà vengono o per lo statuto o per frode lasciati nelle mani dei soci fondatori. Questa circostanza serve sapientemente a turlopinare gl' ingenui. Ved<.!te? si su5urca, I 'a(!lire è tanto buono che il tale o tale altro banchiere ha voluto essere preferito ed ha se1·bato per sé un dato numero di azioni per centinaja cli migtiaja e per milioni cli lire. U,ia così vistJsa interessan::a, poi, è sicura garanzia che il sudd<.!Uobanchi-ere curerà la buona amministrazione deU' lotituto. Cosi i merli cadono nulla pania: comincia la ricerca delle azioni, la rèclame pili sfacciata entra in ginoco, i possessori del momento ricorrono alle raffinate ci rnttcrie delle o,·iz::ontali più scaltre nel far$i JJl'egal'e .~ cedere le azioni; e le azioni si annunzia clamorosamente che fanno un premio di 50, di 100, di 200 lire appena è cominciata la pubblica soLtoscrizione. La ricerca aumenta e se le cose sono state sapicntemcnLe disposte comincia la maleJctta febbre contagiosa, di cui il primo esempio, e il piit tipico, credo che rimanga sempre quello celebre della via Quinquampois per la sottoscrizione dello azioni della società del :\Iis ·issi pi. Una particolarità degna di nota. Dallo stock delle azioni trattenute dai soci fandatori vengono prole- (1) li Banco Sconto e Sete distribuì in dicci anni sotto forma di dividenti il lOG 010 sino alla vigilia della moratoria; la Tiberina, figlia sua cd imitatrice distribni ogni anno un di vidcndo del 12 e del 14 010 per arrivare improvvisamente a zero. Ci sarebbe molto da ridire sui dividenti della Banc.c ì\azionale negli ultimi anni. Jn <1uesti casi i falsi utili non sono che prelevamenti sul capitale sociale. 11 settimo capo di accusa del Comm. :\Iartuscelli contro la Banca .Romana era questo: utili (i.tti::i pol'tati a comodo nel uita,icio a ~r-opo di poter con1inttare a clistribuire divid<.!nliagli azioni~:i. Quante sono le Banche e le Società, in Italia e fuori, che si trornno nelle identiche condizioni della J3anca Roniana? Quasi tutte; e tutti conoscono la verità; ma per i11suflicienza, delle leggi o per negligenza e disonestà dei 111agi,trati 1·..i,- ri!:isimamente i col11ev0Ji vengono l'uniti,

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