Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 10 - 30 novembre 1895

R!VISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 147 non s'inizia che colla catastrofe del Secondo Impero. Chi potrebbe augural'e al proprio paese la ripetizione dei casi di F1·ancia? Ecco r,erchè non ci rallegriamo dei segni della dissoluzione, che presentano la società e il governo in Italia; ecco perchè non confidiamo nel puti·escat ut 1·esurgat e vol'remrno con tutte le nostl'e forze che gli avvenimenti si svolgessel'O in ben altra maniera, che oggi non si sYolgano. 01 ci rammarichiamo forte dello spettacolo cui assistiamo; ma non ci assiste la confidenza nei 1·isultati dell'opera nostra. Ben altro ci vorrebbe per dare un indirizzo diverso alla vita politica italiana ; ci vorrebbe uno sforzo supremo in quanti si accorgono dei pericoli gravissimi della situazione presente, per iniziare, se non altro, il risanamento morale, che condurrebbe a scadenza non lunga a trasformazioni politiche inevitabili, preludio necessario alle sociali. Assisteremo a questo sforzo benefico dei buoni di ogni partito ? Ne dubitiamo alquanto ma non disperiamo del tutto. Noi intanto compiamo il dover nostro col dire ciò che sinceramente pensiamo, senza lasciarci deviare nè dai possibili rimproveri di amici impazienti e impreveggenti, nè dalle scomuniche e dalle calunnie di nemici pazzamente infervorati nella continuazione dell'opera di demolizione da eJsi tanto spinta innanzi; e ottemperiamo al dover nostro convinti del resto, che coloro che sconteranno immediatamente le colpe e gli errori commessi saranno quelle classi dirigenti, che sono più sorde e recalcitranti ai nostri avvertimenti. LA RIVISTA. UNA RIUNIONE FEDERALlSTA Il 5 Novembre si tenne a Parigi, al Lyon d'Or, un' importante riunione dei publicisti federalisti, presieduta da Carlo Letourneau, l'eminente sociologo francese, Maurizio Barres, il grande scrittore e Magalhaes Lima, direttore del Seculo di Lisbona. Il Signor Amouretti lesse un notevole rapporto sul decentramento francese, e il Signor Aryades si occupò della federazione balcanica. Io parlai della federazione della penisola Iberica. Il mio onorevole maestro, - dissi - Carlo Letourneau, il maestro della sociologia, rispondendo al nostro invito di prender parte alla Conferenza scrisse le seguenti parole semplici ed eloquenti : « Sar6 ben lieto di scambiare con voi e i vostri amici le nostre idee su una quistione che da molto tempo m'interessa e che è urgente di volgarizzare in Francia, dove dopo un quarto di secolo di regime republicano si è miseramente conservata l'organizzazione accentratrice del basso impero ». Il Cesarismo e le dittature sono state sempre il prodotto di una centralizzazione esagerata. Centralizzazione vuol dire dispotismo, soffocamento della iniziativa individuale, burocrazia, imposte, miseria. Decentramento vuol dire libera espansione, l'organismo sociale in possesso di sè stesso; decentramento in una parola vuol dire signoria del diritto, del pl'ogresso e della prosperità. Io non ho conosciuto che due generi di politica: quella elci re e imperatori e quella dei popoli. Bisogna propagare le idee di decentralizzazione cio è le idee di federazione. Questa parola federazione non pu6 oramai spaventare nessuno perchè noi troviamo nel nostro proprio organismo il tipo del sistema. Di fatti l'organismo umano, come tutti sanno, è composto di organi che riempiono delle funzioni ; queste funzioni sono tuttavia subordinate a un centro: il cervello. Date a ciascuno degli organi sociali la loro autonomia, lasciate che compiano le loro funzioni liberamente e mantenendo questa armonia voi eviterete gli urti, i torbidi, e le lotte civili. Con la federazione voi arriverete alla rappresentazione perfetta delle minoranze ; con la federazione voi contribuirete alla soluzione del problema sociale ; con la federazione noi eviteremo le guerre future ; con la federazione noi proclameremo un ideale di pace e di giustizia fra gli uomini. Dovunque, oggi il movimento federale si estende e si1 sviluppa. In America come in Australia come in Europa. Percorrete l'Italia, l' Inghilterra, la Germania, il Belgio, l'Olanda, la Norvegia, la Svizzera, la Spagna e il Portogallo, dovunque voi troverete germi federalisti. Io mi fermo alla penisola Iberica. Traversando le provincie spagnuole quello che colpisce più di tutto sono le differenze radicali e profonde che le separano. La Catalogna ha un dialetto suo, come la Gallizia, come l'Andalusia, come la Valenza, come la Castiglia, come i popoli Baschi. I costumi anche, le tendenze le canzoni e le danze variano ancora da provincia a provincia. L'Andalusia e la Gallizia si avvicinano di più al Portogallo che alla Spagna, e si direbbe che Barcellona sia più tosto una città francese. Per tradizioPe, per razza, per geografia, per etnologia, per etnografia, la penisola Iberica è de_ stinata a una federazione. Il Portogallo conserva ancora la sua primitiva autonomia esso entrerebbe nella federazione come Stato indipendente quale è oggi. Questa federazione avrebbe ancora quali alleati le republiche dell'America del Sud che sono d'origine spa~nuola e il Brasile che è di origine Portoghese. I popoli Ibero-Americani darebbero al mondo lo spettacolo grandioso della loro unione col

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