Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 10 - 30 novembre 1895

I I I RIVISTA DI POLITICA ESCIENZE SOCIALI Direttore Dr NAPOLEONE COLAJANNI Depu~'° al Parlamento ITALIA: anno lire 5; semestre! lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4 Anno I. - N. IO. Abbonamentopostale Roma30 Novembre1895 SOvlMA P 10: Si prc<'ipila .... la Rivi•la - Una Hiunionc federali••~. .\laonlldiP.-t L;ma - Ag;,!:intoggin. Dr. 1V. Colo io o~.: - Sul siste,na pn~itivo ,wcinli~tn. l:.."nrieo T~n I,·•u!f1a. - Ancn1·a la colln1,nraziore poQ-t11mn di Q. lio11ghi. Snb l/alnre. - A nti~Pmiti!imo., Fra'fi1•esco .\formina. - Sµerirncntalismo ::;ociule. - Recensioni e ~ote. - Libri ricevuti in dono. SI FREOIFIT A ... Si precipita e non ce ne rallegriamo. In Italia uomini e istituzioni precipitano a rotta di collo e chi non volesse prestarvi fede non dovrebbe che guardare agli avvenimenti di questi ultimi giorni: avvenimenti, ciascuno dei quali meriterebbe un lungo e severo esame e trarrebbe a conclusioni desolanti. Si riapre il Parlamento e il paese non se ne accorge o ne prova clisgusto o ci si diverte, come alla rappresentazione di una pochade. mentre i deputati o restano a casa o vanno a Montecitorio svogliati e indifferenti, quasi che ne sun problema urgente sia da risolvere e nessun pericolo minacci la pace di Europa, la prosperità e le libertà del paese; il ribasso della rendita e il rialzo del cambio sfatano la leggenda umoristica delle mirifiche virti1 attribuite, nel suo sorgere, al presente é'abinetto di fare rialzare la prima e discendere il secondo; la Germania se la intende colla Russia e colla Francia per la quistione di Oriente dando un calcio alla triplice; nella Eritrea i fiaschi servono a lumeggiare la impreveggenza nostra e la leggerezza del govematore; i processi Lega e per la uccisione di Ferrari illustrano l'opera della polizia nella organizzazione dei proces);i politici ; la presentazione dei documenti - quali ? - nell'affare Giolitti confermano che il governo ha tutto l'interesse a non fare la luce sulla sottrazione dei documenti e su tutto ci,i che si riferisce alla Banca Romana ; il pericolo corso da Aurelio Drago - un socialista onesto, intelligente, laborioso, incensurabile - per colpa dei maltrattamenti subiti nel trasporto a domicilio coatto insegna con quanta scelleratezza venga applicata la cosidetta legge antianarchica a danno di coloro che sono gli avversarì leali dell'anarchia; la commemorazione del Duca di Castromediru10, un patriota autentico - perci,·, morto povero e dimenticato - suona aspra rampogna ad un istema che seppe condurre Bernardo Tanlongo a Palazzo Madama: tutto ciò attesta il fallimento politico, morale ed economico dell'attuale presidente del Consiglio e pur nondimeno egli rimane al suo posto temuto, se non amato, ossequiato umilmente se non rispettato per intima e onesta convinzione, da una vera folla di deputati. Tutto ciò è umiliante per il Parlamento, è umiliante per il paese che il Parlamento tollera. Ma ciò non è tutto; a provare che la decadenza constatata da Ruggiero Bonghi è di una rapidità vertiginosa, infrenabile e irrimediabile, sono avvenute le ultime sedute della Camera dei Deputati, nelle quali si è svolto il caso Gui. Diciamo il caso Gui, sebbene i protagonisti siano parecchi, tra i quali il Prefetto Guiccioli, il Comm. Pinelli Capo di Gabinetto dell'on. Crispi e il govemo rappresentato dal Presidente del Consiglio e dall'on. Galli sottosegretario di Stato agli interni. Eppure vedi stranezza: questo caso (hà, che è un indizio di una eccezionale gravità della rovina delle istituzioni nostre e dei nostri uomini di goYerno, nulla di nuovo ci riYela. Che dal governo italiano in genere si tenti corrompere volta a volta gli elettori, i candidati e i deputati tutti lo sanno; che gl' impiegati candidati o deputati non abbiano libertà di giudizio e di azione era noto ; che la indipendenza della magistratura fosse una fola nessuno ne dubita più - specialmente dopo la relazione del senatore Costa, dopo le ripetute dichiarazioni <lelMinistro Calenda dopo il caso Marescalchi. ecc., ecc., che le condanne dei socialisti non siano che la espressione della malvagità brutale del gornrno è una chiara conseguenza delle premesse anzi esposte ... Oh ! dunque dove sta la enormità dell' indigeribile e nauseante pasticcio Gui-Guiccioli-Marchesiello-Pinelli-Crispi-Galli? I protagonisti per noi in questa occasione non contano e ai lorn nomi si possono sostituirne altri; l' indole dei fatti che entrano come ingredienti disgusto ·i nel pasticcio non rnlgono di più, perchè

:fd:vis·Ar DIPOLI'i'IGA È SCIENZsEòctAti si 1'iferisce a casi noti, a procedimenti disonesti, a metodi e criteri di governo abbietti dei quali in Italia nessuno si meraviglia come di una novità, La gravità straordinaria del caso Guy deriva da una circostanza, per così dire, esteriore ed apparente di mediocee importanza; e la circostanza è questa: il caso G~ii è stato portato alla tribuna wi.rlameniare con tanto lusso di particolari, con tanta pn,~~;0ne di nomi e di cifre da dargli la impronta assoluta Ut-U., verità; impronta resa pii1 luminosa dalla stessa ingenuw,_".olla quale l'on. Gui ha narrato gli episodi che a lui mede:,ì,...0 facevano il maggior torto e che fece accogliere con uni) scoppio di clamorosa ilarità, significante incondizionato assentimento, l'apostrofe finale d' Imbriani: per un p1·esidente dz Corte cli Assise siete t1·oppo ingenuo! Cio che i sostenitori del gommo fingevano di ignora1·e, cio che essi ignoravano uflìcial?nente ora ufficialmente conoscono e non possono ignorarlo. La ipocrisia - e in Italia siamo a questo, che anche della sua scomparsa dobbiamo addolorarci - non è più possibile. Non vogliamo esaminare ciò che sarebbe .avvenuto nel Parlamento Francese, Inglese o Austriaco in seguito al caso Gui; possiamo affermare che Rossini risuscitando piangerebbe amaramente - egli il grande epicureo - vedendo che non potrebbe trovare conforto nella inferiorità della Spagna nel confronto coll'Italia. ln l~pagna infatti, qranii sono onesti si sono levati indignati alle denunzie del i\Iarchese di Cabrinana e il :Municipio cli Ìl1ad1·id venne sciolto. In Italia un ribaldo, in cui la senilità recente é superata soltanto dal cinismo a.ntico, rimane Presidente del Consiglio sostenuto ancora da una forte maggio1'anza pal'lamentare. In Italia il pudore della maggioranza si limita a farle rinunziare alla parte di figlio pietoso che ricopre le yergognose nudità di ~oè ed a lasciaee che ~Iatteo Henato lmbriani, fiero ciel proprio patriottismo di buona lega e della immacolata sua onestà possa dire a Francesco Crispi: 1:oi siete un bugia1·a1·do calunniatore! Così disse il gio1'nO27 novembre il rap; resentanie di Corato a chi sta a caro del govemo; e l'offeso non potè trornre una frase che suonasse sdegnosa e cosciente prote ta, il Presidente della Camera non sentì il bisogno di ordinare agli stenografi di non registrare le terribili rarole, la maggiaranza non si ribellò. La maggioranza non si 1·ibellò contro Matteo Irnbriani e continuò a \'Olare per Francesco Crispi. . Si precipita e non ce ne l'allegriamo; anzi non sappiame nascondere il nostro rammarico. Coloro che prendono alla lettera il putrescat ut resurgat e sperano che dall'eccesso del male debba e possa sorgere il rimedio guardano con gioia alla dissoluzione della presente organizzazione sociale perchè sinceramente convinti, che ad essa altra migliore se ne sostituirà. Essi non si preoccupano della mancanza di uomini nuoYi che dovrebbero sostituire i Yecchi infraciditi ; essi non si lasciano imporre dalla deficiente preparazione politica ccl economica delle masse, che dowebbero prendere il posto delle attuali classi dirigenti; essi disprezzano i pericoli e gli ostacoli da superare ed animati dall'alito purificatore dell'ideale affrettano coi voti, se non colle opere, la caduta del presente regi 100. Noi che avversiamo la costituzione politica ed economica presente non siamo di questo parere. Non ci lasciamo imporre dalla mancanza degli uomini nuovi, che dovrebbero figurare sulla scena riYOluzionaria ben conoscendo che questi so1'gono colle occasioni : il 1789 in proposito elimina i dubbi; ma sinceramente convinti che la rinnovazione sociale debba iniziarsi colla trasformazione degli ordinamenti politici, scorgiamo un ostacolo materiale quasi insuperabile nella compagine della forza armata a disposizione dei poteri costituiti: la scorgiamo nel perfezionamento delle armi e nella disciplina delle truppe; pii1 nella disciplina che nelle armi. Noi abbiamo visto l'esercito italiano cento volte alla prova; e la prova è stata decisiva in Sicilia. lvi i soldati e la maggior parte degli ufficiali simpatizzavano coi contadini e cogli oppressi; eppure spararono sempre addosso ai contadini ed a beneficio degli oppressori e poche diecine di soldati da Caltavuturo a Santa Caterina bastarono col terrore dei massacri a sgominare le migliaia dei tumultuanti. Le armi perfezionate e la disciplina fecero miracoli! Federico Engels non si nascose menomamente la realtà delle condizioni disastrose pel popolo in una lotta cruenta contro unesercito moderno e saYiamente sconsigliò ogni intempestiva ribellione materiale. Concediamo pure ciò che non è: che gli uomini sorgano dalle nuove ci1·costanze, che nelle masse il malcontento sospinga, anche incoscientemente a rivoluzione, che l'esercito accomuni le sue sorti a quelle del popolo o che dal popolo sia vinto e domo; e dopo ? Dopo gl' inconven:enti e le conseguenze della .deficiente preparazione saranno più disastrosi di una sconfitta e la reazione prenderà il sopravYento alternata colle convulsioni e colle ebbrezze effimere delle sommosse Yittoriose. La storia del popolo francese dovrebbe ammaestrare: dal I 789 al 1870 la sua non è che una serie continuata di rivoluzioni alternate colle reazioni; la evoluzione proficua e preparatrice di un migliore anenire

R!VISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 147 non s'inizia che colla catastrofe del Secondo Impero. Chi potrebbe augural'e al proprio paese la ripetizione dei casi di F1·ancia? Ecco r,erchè non ci rallegriamo dei segni della dissoluzione, che presentano la società e il governo in Italia; ecco perchè non confidiamo nel puti·escat ut 1·esurgat e vol'remrno con tutte le nostl'e forze che gli avvenimenti si svolgessel'O in ben altra maniera, che oggi non si sYolgano. 01 ci rammarichiamo forte dello spettacolo cui assistiamo; ma non ci assiste la confidenza nei 1·isultati dell'opera nostra. Ben altro ci vorrebbe per dare un indirizzo diverso alla vita politica italiana ; ci vorrebbe uno sforzo supremo in quanti si accorgono dei pericoli gravissimi della situazione presente, per iniziare, se non altro, il risanamento morale, che condurrebbe a scadenza non lunga a trasformazioni politiche inevitabili, preludio necessario alle sociali. Assisteremo a questo sforzo benefico dei buoni di ogni partito ? Ne dubitiamo alquanto ma non disperiamo del tutto. Noi intanto compiamo il dover nostro col dire ciò che sinceramente pensiamo, senza lasciarci deviare nè dai possibili rimproveri di amici impazienti e impreveggenti, nè dalle scomuniche e dalle calunnie di nemici pazzamente infervorati nella continuazione dell'opera di demolizione da eJsi tanto spinta innanzi; e ottemperiamo al dover nostro convinti del resto, che coloro che sconteranno immediatamente le colpe e gli errori commessi saranno quelle classi dirigenti, che sono più sorde e recalcitranti ai nostri avvertimenti. LA RIVISTA. UNA RIUNIONE FEDERALlSTA Il 5 Novembre si tenne a Parigi, al Lyon d'Or, un' importante riunione dei publicisti federalisti, presieduta da Carlo Letourneau, l'eminente sociologo francese, Maurizio Barres, il grande scrittore e Magalhaes Lima, direttore del Seculo di Lisbona. Il Signor Amouretti lesse un notevole rapporto sul decentramento francese, e il Signor Aryades si occupò della federazione balcanica. Io parlai della federazione della penisola Iberica. Il mio onorevole maestro, - dissi - Carlo Letourneau, il maestro della sociologia, rispondendo al nostro invito di prender parte alla Conferenza scrisse le seguenti parole semplici ed eloquenti : « Sar6 ben lieto di scambiare con voi e i vostri amici le nostre idee su una quistione che da molto tempo m'interessa e che è urgente di volgarizzare in Francia, dove dopo un quarto di secolo di regime republicano si è miseramente conservata l'organizzazione accentratrice del basso impero ». Il Cesarismo e le dittature sono state sempre il prodotto di una centralizzazione esagerata. Centralizzazione vuol dire dispotismo, soffocamento della iniziativa individuale, burocrazia, imposte, miseria. Decentramento vuol dire libera espansione, l'organismo sociale in possesso di sè stesso; decentramento in una parola vuol dire signoria del diritto, del pl'ogresso e della prosperità. Io non ho conosciuto che due generi di politica: quella elci re e imperatori e quella dei popoli. Bisogna propagare le idee di decentralizzazione cio è le idee di federazione. Questa parola federazione non pu6 oramai spaventare nessuno perchè noi troviamo nel nostro proprio organismo il tipo del sistema. Di fatti l'organismo umano, come tutti sanno, è composto di organi che riempiono delle funzioni ; queste funzioni sono tuttavia subordinate a un centro: il cervello. Date a ciascuno degli organi sociali la loro autonomia, lasciate che compiano le loro funzioni liberamente e mantenendo questa armonia voi eviterete gli urti, i torbidi, e le lotte civili. Con la federazione voi arriverete alla rappresentazione perfetta delle minoranze ; con la federazione voi contribuirete alla soluzione del problema sociale ; con la federazione noi eviteremo le guerre future ; con la federazione noi proclameremo un ideale di pace e di giustizia fra gli uomini. Dovunque, oggi il movimento federale si estende e si1 sviluppa. In America come in Australia come in Europa. Percorrete l'Italia, l' Inghilterra, la Germania, il Belgio, l'Olanda, la Norvegia, la Svizzera, la Spagna e il Portogallo, dovunque voi troverete germi federalisti. Io mi fermo alla penisola Iberica. Traversando le provincie spagnuole quello che colpisce più di tutto sono le differenze radicali e profonde che le separano. La Catalogna ha un dialetto suo, come la Gallizia, come l'Andalusia, come la Valenza, come la Castiglia, come i popoli Baschi. I costumi anche, le tendenze le canzoni e le danze variano ancora da provincia a provincia. L'Andalusia e la Gallizia si avvicinano di più al Portogallo che alla Spagna, e si direbbe che Barcellona sia più tosto una città francese. Per tradizioPe, per razza, per geografia, per etnologia, per etnografia, la penisola Iberica è de_ stinata a una federazione. Il Portogallo conserva ancora la sua primitiva autonomia esso entrerebbe nella federazione come Stato indipendente quale è oggi. Questa federazione avrebbe ancora quali alleati le republiche dell'America del Sud che sono d'origine spa~nuola e il Brasile che è di origine Portoghese. I popoli Ibero-Americani darebbero al mondo lo spettacolo grandioso della loro unione col

148 RIVISTA in POLÌTICA E SCIENZÈ SOCÌALÌ federai i ·mo. TI giorno che la Francia avesse alle sue ~palle 22 milioni di republicani - quanta è la popolazione della penisola Iberica - la politica in Europa cambierebbe completamente. La federazione Iberica sarà una tappa per la futura federazione Europea. ..\1 Brasile il sistema federale ha operato miracoli pur restando una garanzia della repubblica. È Yero che· il parlamentarismo non esiste in questo paese. Ma non è tutto. Bisogna finirla con i politicanti che fanno della politica una professione, un mezzo di vivere sfruttando lo Stato. La politica dei partiti è screditata dovunque, precisamente perchè i partiti sono dominati dall' interesse e organizzati per l'interesse. Il politicante è un proèotto della centralizzazione, nè si potrà schiacciarlo se non prendendo il Comune per base razionale della politica moderna come il solo mezzo di emancipare i differenti pae;;i dall'influenza nefasta dei partiti, dei gruppi, delltJ coalizioni, dei sindacati politici e finanziari. Fedele a questi principi che sono i veri principi del federalismo, il mio onorevole amico Di Jaguaribe, il quale è un vero apostolo del nostro ide,ale, ha fondato a S. Paul un grande giornale quotidiano - Il Municipio - nel quale combatte la bella battaglia emancipatrice e liberatrice. :\'el suo sistema i Municipi resterebbero come la sola base elettorale, e così per una gradazione amministrati rn si arri,·erebbe a eleggere i deputati. A questo modo ogni dittatura sarebbe impossibile, Quasi tutti i popoli traversano in questo momento uno stato anormale: oscillano tra il cesarismo e il giacobinismo, precisamente perchè la centralizzazione li cost1·inge fra questi due poli estremi. Il giorno nel quale la libertà comunale sarà compresa e praticata, quel giomo i popoli saranno definitivamente emancipati col federalismo. :'\otiamo quello che avriene attualmente. La provincia si spopola. Tutti emigrano. Gli uni affluiscono alla Capitale, gli altri Yanno a tentar la fortuna in paesi lontani. :\'ella Capitale si concentra tutto il movimento di un paese. La concorrenza economica si sviluppa come un risultato di questa situazione schiacciante per lo spirito e per il cuore. Invece, date espansione al Comune, alla provincia, alla regione e la vita risorgerà. É ];i, natura stessa che ci invita a imitarla. E che cosa bisogna per arrivarci? Bisogna la propaganda, la propaganda continua. :\1ettiamoci al disopra dell'invidia, della calunnia e degli interessi, organizziamo degli avvenimenti scientifici e letterari e per propagare i nostri pripcipi e le nostre idee, organizziamo delle conferenze, organizziamo presto un congresso internazionale, e riusciremo. Per condanna1·e l' internazionalismo e il federalismo, bisognerebbe spengere il commercio, che è essenzialmente cosmopolita, con l' industria, il telegrafo il telefono, le strade ferrate, la navigazione e le grandi scoperte che onorano il nostrJ secolo e il nostro incivilimento. La ragione finisce sempre col trionfare. E noi abbiamo per noi la ragione e la giustizia. MAGALIIAES LrnA AGGIOTAGGIO (n proposito del processo Frascara) IV. Nella ridda dei milioni, che si balla nelle Borse e nei gabinetti dei banchieri ci sono da studiare i costumi, i metodi adoperati, le condizioni pel'chè il ballo riesca a seconda dei desideri di coloro cl,e dirigono la danza e che formano un insieme che suscita nel pubblico il disprezzo e l'avversione i cui risultati, prodigiosamente tavoreYoli a certuni, trascina.no tanti a.Itri ad entrare nei maledetti assiti dai quali si può uscite milionari e malfattori. La scelta del nome delle Società o della Banca, i cui titoli devono negoziarsi in borsa comincia dall'occupare la mente degli uomini dediti all'aggiotaggio. Si sceglie ordina1-iamente quello che indica la. soddisfazione di un Lisogno sociale gener ..lmente sentito, di una s1,eculazione recentemeutc riuscita e prospera. Le moda del momento in q11esta scelta ha la sua pai-te e si fondano B.1nche e Società di credito mouiliare e immo!,iliarc, di esportazione e produzione di sconto e anticipazioni, per la costruzione di ferrovie, di tramwa.is, J.er il risanamento e le bonifiche per la. colonizzazione, ecc. ecc. La immaginazione umana in questo campo è stata fertilissima; e talora essa si è volta a certe speculazioni, il cui titolo da solo è adatto ad impressionare ed a far perdere la testa anche a coloro che hanno saputo resistere a tante altre seduzioni: ad esempio le tn,nte società per le mfaiere di 0l'0 più o meno fantastichr, clic 1,rodussero l'ultimo hraclt alla Borsa di Pari 0 i (1). Ma 1'00 - getto, la materia sulla quale si specula e da cui prende titolo la Banca o Società non sempre è tale che può avere un reale valore; è famoso l'aggio!a!J!Jio che in Olanda si esercitò sulla compra e vendita dei tulipani e che costituisce una prova eloquente dulia pazzia e della imbecillità umana. Per ingannare ·e sedurre gl' ingenui tra i soci fondatori, tra i consiglieri di amministrazione', tra i c,-nsori ecc., si fanno figurare ex ministri, deputati. senatori, banchieri, commercianti, induslria 1i celebri, ( l) Si sa che nell'aggiotaggio per le mi,iiere di 01·0 I,a rappresentato una parte eminente un certo Barnato ex clown; il quale fu costretto a scappar0 da Pa1'i<•i e che ha contribuito a far cadere in dis;;razia fra gli aldermet1s della city l'ex lo,·d Mayol' di Londra

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 149 grandi uomini dell'aristocra,zia, ccc. ecc. Per lo più essi non hanno a!cuna parte vera nella amministrazione e nella direzione dell'Istituto; le loro attribuzioni e funzioni sono puramente nominali. Che cosa ci stesse a fare il Duca di Ceri nel Consiglio di cenwra della Banca Romana tutti sanno! (1). Questi individui si prestano a figurnre o per vanità, o per daubenaggine o per ispeculazione disonesta (2). Molti, che portarono un nome alquanto noto vivono più o meno lautamente di ciò che ricavano da tali funzioni. Di tanto in tanto qualche pot-de vin per chiudere un occhio ed anche tutti e due su certe marachelle aumenta gli ordinari proventi. Nè questi messeri si limitano a figurare in un solo istituto, ma da vere comparse teatrali fanno parte di parecchie amministrazioni. Non sono tutte comparse quelli che fan parte di diverse amministrazioni ad un tempo; ma spesso sono attori pt'imari, che vedendo sorgere dei conflitti d' inter..is:se, li riso! vono scandalosamente. Sul proposito lascio la parola al competentissimo Pantaleoni che conosce bene i suoi polli: «Una spiegazione terra terra., egli scrive, del pcrchè il Mobiliare perdette i propri ca 1,itali nell' Immobiliare può aversi nella constatazione di un vizio congenito di quasi tutti i consigli di amministrazione di quel tempo. Ed e1·a questo, che gli stessi uomini figuravano in più imprese aventi internssi opposti e sacrificavano ora l'una ora l'altra, a seconda che la rovina dell'una o dell'a!Lra più li avr~bbe compromessi, o a seconda che subissero, ver dida in gergo una montatura pii1 grossa pe1· l'uno o l'altro. Si guardi ad es., corne la Banca di costruzioni di Milano ha sac1·ificata ht Banca Gcnernle; come la D,tnc,, Generale si lasciò salass<1re una seconJa volta con la Cassa sovvenzioni; si ricorJi come la Banca Tiberina fu la rovina del Banco Sconto e Sete e si pensi appunto ali' Immobiliare e al i\Iobiliaeo. O.;nora si vedrà cho gli stessi uomini si trovano dall'una e dall'altra parte e che per salrare sè medesimi da fastidi e la propria riputazione dallo smacco di un fallimento, immersero fino agli occhi nei pasticci le banche ancora sane che li aveva,no per consiglieri». Sin qui non siamo che nella parte esteriore dell' ingranaggio e dei metodi adoperati da Borsisti e Banchieri per ingannare il prossimo e scroccare agli azionisti il frutto dei loro risparmi. Addentriamoci un po' di pii1 e vedremo il rcs.to, cioè il peggio. (1) Nei rapporti della politic..i e degli imbrogli bancari è ~ut~a. da fa~·e la storia delle Banche e Società per az1on1 111 Italia.: nelle quali fiaurarono e fi"'urnno uomini politici di ogni gene1·e. 0 0 (2) Un giornalu tinanziario di Roma nell'Agosto 1893 stampò che a Zurigo si aveva prestato credito all'I'.ni'»:ol,ilial'e e si erano acL1ui~tate obligazioni cd azioni pert:hè alla testa del medesimo si sapeva un d~putato, l'on. Giacomelli. Anche gli avvocati culebri S! prestano a figun,l'e nei Consigli di Amministraz~one ecc: Con ragione, perciò, il Consiglio dell'ord~ne degli avvocati a PMigi impose a Leone Ronault dt 01~t":re o per l'avvo..:atul'a o per la sua. qualità di ammm1:;tratore des C'.'1<;mins rle fer de t' J,,'tat, Le frodi, le menzogne, le porcherie di ogni genere non vengono adoperate soltanto per alterare i conti delle Banche o delle Società già costituito, per distribuire agli azionisti dividendi immagina6, che fanno erodere nelhi prosperità dell'istituto e che danno luogo alle sgradite sorprese del passaggio istantaneo del dividendo dal 15 e del 20 010 allo zero e al fallimento (l); ma le mali arti, che !Jiù intimamente si riferiscono all'aggiotaggio, cominciano ad adoperarsi sin dal momento in cui viene ideato l'affare e vengono lanciati sul mercn.to i titoli relativi. Prima che la sottoscrizione si apra la oprn1one pubblica viene preparata abilmente coi giornali e colle confidenze artificiosamente lanciate a metà nelle borse e dovunque si può tendere la rete per acchiap pare il merlo azionista. Quale parte rappresenti la stampa in questi casi - specialmente in Francia - lo hanno detto il processo, le rivelazioni e le discussioni del Panama e 1·ecentemente il caso Magnier. Nè i titoli, quando n'è tempo, vengono tutti lanciati sul mercato: un terzo, una metà vengono o per lo statuto o per frode lasciati nelle mani dei soci fondatori. Questa circostanza serve sapientemente a turlopinare gl' ingenui. Ved<.!te? si su5urca, I 'a(!lire è tanto buono che il tale o tale altro banchiere ha voluto essere preferito ed ha se1·bato per sé un dato numero di azioni per centinaja cli migtiaja e per milioni cli lire. U,ia così vistJsa interessan::a, poi, è sicura garanzia che il sudd<.!Uobanchi-ere curerà la buona amministrazione deU' lotituto. Cosi i merli cadono nulla pania: comincia la ricerca delle azioni, la rèclame pili sfacciata entra in ginoco, i possessori del momento ricorrono alle raffinate ci rnttcrie delle o,·iz::ontali più scaltre nel far$i JJl'egal'e .~ cedere le azioni; e le azioni si annunzia clamorosamente che fanno un premio di 50, di 100, di 200 lire appena è cominciata la pubblica soLtoscrizione. La ricerca aumenta e se le cose sono state sapicntemcnLe disposte comincia la maleJctta febbre contagiosa, di cui il primo esempio, e il piit tipico, credo che rimanga sempre quello celebre della via Quinquampois per la sottoscrizione dello azioni della società del :\Iis ·issi pi. Una particolarità degna di nota. Dallo stock delle azioni trattenute dai soci fandatori vengono prole- (1) li Banco Sconto e Sete distribuì in dicci anni sotto forma di dividenti il lOG 010 sino alla vigilia della moratoria; la Tiberina, figlia sua cd imitatrice distribni ogni anno un di vidcndo del 12 e del 14 010 per arrivare improvvisamente a zero. Ci sarebbe molto da ridire sui dividenti della Banc.c ì\azionale negli ultimi anni. Jn <1uesti casi i falsi utili non sono che prelevamenti sul capitale sociale. 11 settimo capo di accusa del Comm. :\Iartuscelli contro la Banca .Romana era questo: utili (i.tti::i pol'tati a comodo nel uita,icio a ~r-opo di poter con1inttare a clistribuire divid<.!nliagli azioni~:i. Quante sono le Banche e le Società, in Italia e fuori, che si trornno nelle identiche condizioni della J3anca Roniana? Quasi tutte; e tutti conoscono la verità; ma per i11suflicienza, delle leggi o per negligenza e disonestà dei 111agi,trati 1·..i,- ri!:isimamente i col11ev0Ji vengono l'uniti,

150 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI vate spesso quelle da distribuire ai giornalisti (1) agli agenti dell'alta polizia, agli agenti di cambio ed a tutti coloro, che potranno o dovranno coadiuvare al rialzo. Questi veri complici, non essendo retribuiti in denaro contante, tanto più guadagneranno quanto più care venderanno le azioni e vengono così direttamente interessati nella riuscita delle operazioni; e non avranno nemmeno il disturbo di sborsare un obolo : i soci fondatori saranno tanto cortesi da assegnare il dato numero delle azioni a ciascuno dei complici senza consegnarle realmente. Le venderanno dietro ordinazione degli assegnatari e allora non avranno altro incomodo se non quello d'intascare l'ammontare del premio. Con azioni distribuin'te in tal modo si dice, che furono comprati i deputati e i senatori che approvarono il contratto della Regia cointeressata dei tabacchi nel 1869: contratto illustrato col tentato assassinio del deputato Lobbia, che aveva minacciato di smascherare i colpevoli e colla serie degli altri misteriosi e tragici fatti - annegamenti, avvelenamenti, scomparse - che vi si connettono. In questo mentre i soci fondatori, che avranno trattenuto come un privilegio le migliaja di azj_oni, se ne saranno gradatamente sbarazzati; appena appena ne avranno trattenuto tante quante occorrono per poter fare parte del Consiglio di amministrazione e continuare ad intascare stipendi, gettoni di presenza, compartecipazione speciale agli utili, il cui insieme supererà di sicuro l'importo delle azioni trattenute. Il quale importo spesso non viene realmente versato neppure in minima misura nascondendo la posizione propria con uno dei tanti espedienti soliti. A suo tempo ],1 stampa italiana s' intrattenna del caso dell'on. Peruzzi che possedeva per centomila lire di azioni della Banca del Popolo di Firenze senza avere versato un soldo. Jt superfluo avvertire ohe lo interesse dei soci fondatori alla buona amministrazione e al buon andamento dell'istituto cessa colla vendita delle azioni che si erano riserbate. Se il conto torna il banchiere o i banchieri i quali avevano lavorato al rialzo dopo che avranno realizzato grossi guadagni vendendo, se nell'affare vedono realmente la probabilità del successo lo discrediteranno colla stessa energia colla quale lo avevano portato alle stelle, e ricompreranno per dieci quelle stesse azioni che pochi giorni prima avevano alienato per cento lire; in tal modo uno o pochi banchieri diverranno proprietari di tutte, o quasi, le azioni dello istituto, che i merli azionisti avranno fondato realmente coi propri capitali e che i sapienti e onesti aggiotatori o borsajuoli sapranno sfruttare a proprio ed esclusivo benefiz10 (2). (1) Il deputato Sourique nel 1881 alla Camera francese denunziò la corruzione della stampa per mezzo dei banchieri nelle emissioni. La relazione del Comitato dei sette, se la memoria non mi tradisce, fa sapere che al Direttore del Popolo Romano furono assegnate per un milione e mezzo di azioni del prestito italiano per l'abolizione del corso forzoso. (2) Le a,zioni del J\Iississipi sotto Law omesse a 500 fr(l,Qchi n~I l 7!7 a,1-rivil-rono il- L, 20,000 per una nel Epperò questi processi dei signori borsaJuoli si possono bene riassumere nel detto di uno dei piu grandi uomini di affari, ricordato dall'Economista di l<irenze (15 settembre 1895) a proposito degli imbrogli e del krack, allora non verificato, delle varie società aurifere: « per guadagnare del denaro esi- « stono quattro procedimenti: fondare, fonde,·e, ricostituire, liquidare» (1). D1• NAPOLEONE COLAIANNI 1719 e caddero a L. 5 nel 1720! In Italia l'Immobiliare fondata nel 1861 vide salire le sue azioni del valore nominale di L. 500 a L. 1330; erano quotate a L. 42 nella Borsa di Roma il 23 Novembre 1895; l'Immobiliare emise azioni ed obbligazioni per milioni e milioni. I terreni edilizi in l-<.om\Lda 5 e 10 lire il metro quadrato furono rivenduti a 3 e a 400 lire. Sono istruttivi questi dati sulle miniere di oro: le azioni della Madde,·fontain aumentarono del 3000 per cento; quelle dello City aud suburban del 1500 per cento. La Banque Robinson guadagnò 125 milioni prima di avere cominciate le proprie operazioni. Questi pochi esempi valgano a dare un idea dei rialzi e ribassi artificiosi e criminosi ai lettori che non seguono le vicende delle borse; per quelli, che li seguono sono suverflui: casi simili, ed anche peggiori, essi ne conosceranno a centinaia. Si deve aggiungere che talvolta il furto per mezzo dell'aggiotaggio viene organizzato da un mercato contro un altro; così nei primi dieci mesi del 1895 si vendettero a Parigi per un miliardo di azioni delle miniere cl'oro; e il miliardo passò tutto a Londra. (1) A proposito di queste società aurifere nello stesso Economista si legge: « Quando il furore per « le imprese, che estraggono l'oro o per le birrerie « o per gli asfalti, é nel suo massimo sviluppo abbi- « sognano strumenti nuovi per operare sul mercato, « per fornire alimenti all,1 speculazione, per sostenere « i corsi; è allora, che si creano delle istituzioni fi- « nanziarie, che prendono a seconda del!' epoca nomi « vari e che al tempo dell'ultima crisi inglese h,tnno <r avuto una parte così importante sotto il nome di « Trust Companies. Dal 1887 al 1889 si crearono a « Londra molte compagnie allo scopo, si diceva, di << facilitare ai piccoli capitali la partecipazione a im- « pieghi in valori di versi e numerosi, in modo di ri- « durre il rischio. In realtà queste Compagnie sono « servite sopratutto di sfogo ai banchieri ed agli uo- « mini di affari, che ave vano in portafoglio dei titoli « di difficile vendita. Una di queste compagnie, fon- « data nel 1888, ne fece sorgere dopo di se altre 29 « che fabbricarono azioni ed obbligazioni per più di « 700 milioni di franchi. Qualcuna di queste società « non aveva altra ragione di vita che di fare nuove « emissioni, ossia il patronato di nuovi affari. J\fo- « dian te grosse commissioni, esse garanti va no il s uc- « cesso delle emissioni. Quando la fortuna cambiò e « i titoli costituenti il portafoglio deprezzarono, gli « amministratori di queste compagnie, che si oirco11- « davano di mistero e di secreto, che rifiutavano di « comunicare agli azionisti la lista dei valori nei quali « il capitale era impegnato, dovettero confessare che « avevano avuto perdite enormi, e dovettero domani « dare agli azionisti, sia di ridurre il capitale, sia «: di ricostituirlo, sia di liquidare ». Dr. Napoleone Colajanni - CONSULE CRISPI - Auto-Difesa (fu sequestrato durante il pel'iodo elettorale). L. 1,25.

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 151 SULSISTEPMOASITIVO SOCIALISTA Pretcnde1·e che una scuola o un partito, nel criticare il pre,ente e nel preparare un elemento del futuro, determini in modo concreto e specifico come, nello avvenire di quello elemento, la società verrà a comporsi in tutti altri suoi particolari, è, certamente, un troppo pretendere. Il dovere di previsione e di predeterminazione che incombe a un partito critico e ricostruttore, ha limiti ben definiti i quali provengono dalla molteplicità e interdipendenza dei fenomeni sociali. La comparsa di un fenomeno nuovo porta uno spostamento su quei più vicini al luogo dov'esso appare, e indi sui meno vicini, sui più lontani, fin che, nella strettoia di una necessaria coesistenza, non si ricomponga il tutto in una forma stabile e concreta. Ne risulta che, se gli spostamenti prossimi possono essere preveduti, difficilmente invece - o niente del tutto - possono esser preveduti i lontani; sì che la mancata previsione non può venire addebitata a colpa del partito innovatore o ad immaturità della innovazione propugnata. Storicamente è constatabile che lo leg.;i dei nuovi re,.,imi non furono mai determinate prima che il vec- o chio venisse distrutto, benchè s'intravvedesse la direzione approssimativa o il risultato principale delle medesime. Avviene, insomma, un fenomeno analogo a quello che spesso accade in fisica: del grave lanciato in aria si prevede la caduta e si prevede che piglierà una posizione stabile sulla superficie terrestre: quale questa sarà per essere, in modo preciso non è possibile molte volte stabilire. Il socia.lismo costruttore, dunque, non potrebbe allo stato essere giudicato leggero nel propugnare, sol perchè non abbia offerto il preciso disegno della vita sociale nel realizzarsi del suo desiderato massimo. Tuttavia un diverso ordine d'idee - non contraddittorio al già esposto e non meno vero - porta per avventura a conclusioni diverse. li socialismo ha almeno previsto gli spostamenti prossimi? Si ha nella storia esempio d'innovazione simile al quale possa confrontarsi il caso odierno del socialismo, ruta.ti va mente al dovere di previsione della società avvenire? It lecito in tanto lusso di civiltà compromettere il patrimonio materiale e immateriale di un popolo, di gran lunga superiore a quello che mai fu posseùuto, per un enorme sperimento sociale, sia [JUre ispirato dai migliori sentimenti? La bontà dell'intenzione purgherebbe i socialisti dalla qualifica di nuovi barbari? Non si ha il di1·Ìtto di richiedere ohe questi signol'i riformatori che vogliono tuffa1•ci nell'ignoto, diano valide garanzie che saremo risospinti a galla, e il bagno sarà stato salutare? Queste garanzie le hanno date e possono oggi darle? A cotali punti inten·ogativi la risposta non può oigi riuscire favorevole ai socialisti, per le ragioni che seguono : 1 ° I socialisti non hanno dimostrato come l' interesse individuale possa essere l'impulso - forza del nuovo regime, co·me è dello odierno, e come è necessario che sia nel grado presente di evoluzione morale e nei gradi prossimamente ulteriori. 2° Il socialismo non ha fatto vedere come possa venire assicurata una quantità maggiore o almeno U"uale di libertà della odierna, senza di che diflìcil- o mente il valore sociologico del nuovo regime potrebbe riuscire superiore a quello del presente. 3° I socialisti non hanno dimostrato come la produttività collettiva dell'ordinamento nuovo possa riuscire eguale o superiore all'attuale, come è necessr,rio che avvenga, anche data la crescenza demica, 4° I socialisti non han messo in evidenza come possa venire assicurata la egemonia aristocratica, cioè dei migliori moralmente, intellettualmente e fisicamente, in mancanza di che la specie s'involver9bbe in una progrediente degenerazione. 5° li socialismo non ha dimostrato come possa ve-- nire impedito col crescere delle fonzioni statali il cre3cere dei mali specifici delle Pubbliche Ammi• nistrazioni che sarebbe il cancro roditore del nuovo sistema ( l ). E qui mi fermo, percltè il più importante è così detto. Se non che, pur riconoscendo che l'onere della prova incomberebbe agl'innovatori, è constante che nemmeno i loro avversarii hanno offerto dimostrazione esauriente della tesi inversa. Onde gli spassionati hanno tutto un proùlema im[Jregi udicato da potere aflrontare, sebbene le ultime discussioni sul programma e sul sistema socialista lascino intravedere la soluzione vera di esso problema. Alla ricerca della quale chi scrive, in riassunzione anche di quello che altre volte ebbe a sostenere, intenderebbe in minima parte contribuire con gli accenni seguenti non dettati da spirito di parte e affatto sinceri. Anzi tutto è ovvio che, nel con::;iderare e nel valutare un sistema o un programma, si deve aver riguardo soltanto al principio essenziale, distintivo, necessario del medesimo e non alle accidentalità che possono essere aggiute dai singoli propugnatori. Si deve aver riguardo a quel principio e alle deduzioni indefettibili da esso. Combattere contro tutte altre contingenze è combattere contro mulini a vento; imperocchè gli altri del partito, o i nuovi venuti, possono lasciare da parte esse contingenze, dimostrate erronee o irrealizzabili dagli avversari, e, intanto, insistere sotto la stessa bandiera, non molestati. Lo scrivere contro il libro del Bellam,Y, per es., è uno seri vere poco pratico ed efficace: il dimostrare erronea la tesi economica della genesi del valore del (!) Q11esli mqli specifici S/\ranno indic:iti ~1cno gençl'ic,imeptc i~ segmto,

152 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Marx non è distruggere il socialismo: il porre in evidenza che lo assumere il falanstero come unità di composizione sociale è risospingere l'evoluzione civile verso stadi già avanzati, non equivale a dar la prova dell'inferiorità sociologica del socialismo dinJ1anzi all'ordinamento presente. Potrebbe per avventura essere adottato dal socialismo un programma minimo che renderebbe inconcludente la polemica su molti punti oggi discussi. Anzi, che tale programma minimo sarà adottato dai socialisti è prevedibile come certo, poichè esso a loro s' impone, se vogliono un po' scendere dalle nuvole fra mezzo alle quali si compiacciono. La rivoluzione da loro vagheggiata sarebbe così grande per il solo fatto della nazionalizzazione della terra e di determinati capitali, la società per questa sola innovazione sarebbe così vertiginosamente sospinta verso lo ignoto che il primo pensiero dei socialisti dovrebbe esser questo: trovare i freni ad un moto così precipitoso: quindi nulla innovare che non sia strettamente necessario ai fini di quella sola, e pur così straordinaria, innovazione: far calcolo che l'uomo, con le sue passioni, con i suoi difetti, çon i suoi sentimenti, con le sue idee permarrà tale e quale, e perciò trovar campo di azione ad esso, così come egli oggi è: insomma, in quanto è possibile, caldeggiare un socialismo conse,·vatore, come rispondente al concetto di un progrnmma minimo (1). Ora, è soltanto alla stregua di un tale programma minimo che una discussione utile può farsi: gli elementi essenziali del socialismo sono - anche secondo una nota le:;ge fisiologica - gli elementi più vitali del medesimo : che perciò, almeno, sono discutibili proficuamente per un tempo maggiore che non gli altri. Sulla considerazione di questi elementi essenziali lo esame dei problemi anzidetti, i quali accentrano, secondo io penso, la discussione più seria ed elevata sull'argomento della riforma sociale, sembra non porti a conclusioni antisocialiste. 1.0 L'interesse individuale, impulso forza necessaria ad ogni regime, (forse non sarà tale di qui a parecchi secoli, ma allora gl' idealisti del socialismo dovrebbero contentarsi di aspettarli questi secoli futuri) sembra che potrebbe trovare un campo sufficiente di esplicazione. Una maggiore ricompensa al lavoro più proficuo non è necessariamente esclusa dall'ordinamento socialista. Nè è esclusa una maggiore ricchezza conseguenziale. Intendiamoci sul concetto di ricchezza. L'elemento necessario del socialismo è la nazionalizzazione dei beni strumentali di beni pl"imarii, ossia di quei beni che servono necessariamente alla produzione di quegli altri beni, P) Onde il paradosso: il socialismo sarù eonservatorP. o non. sarà. Con che io penso che In storica frnse <lei Thiers . ul!'ultima Hepubblica Francese non sia che l'eS-plicazionc pratica di un p1·incipio, ben pili profondo e genera1e di quanto a prima giunta possa scm~ brare1 e di <1uanto fprse noi) sospettò il Thierd rr.edcsinio. onde si soddisfano i bisogni pii1 urgenti dell'uomo. Cosi, ad esempio, la terl'a, il mulino, il forno che servono necessariamente alla produzione del pane; o la fonderia che serve alla costruzione. dei mulini, dello mietitrici etc. Non per i beni di consumo, che potrebbero essere di prop1•ietà individuale, e nemmeno quegli altri strumentali di seconcla.ri, come ad es., gli strumenti per lavorare i diamanti, le fabbriche per produrre i merletti. I primi beni sarclibcro incommerciabili, perchè di demanio pubblico, come oggi le strade nadonali, le fortezze, i porti le spiagge etc.; i secondi, invece, di proprietà privata., perfettamente commerciabili, alienabili, trasmissibili a causa di morte (1). Questi qui costituirebbero la ricchezza possibile nel regime socialista, frutto di un lavoro più proficuo e di una più previdente economia, e impulso, alla sua volta, ai medesimi: costituirebbero la materia di quel sistema di successione, eh' è il vero tessuto connettivo delle generazioni, e che è lo stimolo più grande al lavoro e al risparmio. D'altra parte una tale ricchezza non sarebbe cagiono di soggezione necessaria dei non abbienti, imperocchè, anzi tutto, lo Stato dovrebbe garentire il lavoro a tutti i cittadini volonterosi; secondariamente 11uesta ricchezza, non costituita da proprietà terriera, non potrebbe fungere come mezzo specifico di coazione necessaria sui proletari; in terzo luogo, come frutto esclusivo del lavoro, non potrebbe salire alle altezze vertiginose, alle r1uali sale nella presente società capitalistica; infine, non potrebbe causare quei grandi monopoli di beni necessarii che sono tra i fattori più importanti della prepotenza capitldistica e dei processi conseguenziali di accumulazione. Ne nascerebbe una diseguaglianza, la quale è bene che sia; ma una diseguaglian;i;a non nelle condizioni cli sviluppo e di miglio1·amento individuale, chè lo Stato assicurerebbe il modo onde lo intelligente e il buono e il forte e l'attivo, pur povero, potesse salire sino ai più alti gradini della inevitabile gerarchia sociale, ma solo nei godimenti attuali, e, d'altra parte, necessariamente molto limitato. Nelle varie aziende agrario dipartimentali, nelle quali presumibilmente sarebbe diviso lo stato, e fra le quali dovrebbe essere consentita la concorrenza piu lata con determinate conseguenze, si potrebbe accordare a tutti gli addetti, e specialmente ai direttori, una partecipazione agli utili la quale spiegherebbe la possibilità di un controllo effettivo reciproco. I primi posti nella vita pubblica sarebbero affidati, ai più atti vi. La pubblicità più lata (1) Questa nazionalizzazione parziale, qui accennata, a base di una divisione sistematica dei heni economici, non propugnata, ch'io nii sappia da alcun socialista, ttJttavia, mi pare, realizzerebbe per sé sola In scopo csscn7.ialc minimo del socialismo, , ioé, • l'emancipazione del lavoratore dalla soggezione economica necessaria a classi non lavo,·atl'i..:i, rc,;c privilcoiatc dol monopolio dei mezzi di produzione».

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 153 dostorebl,o lo spirito di emulazione e di gara. La tendenza ad eccellere sugli altri por onori e por ricchezza, il desiderio di riposo negli anni più inoltrati la speranza di lasciare alcunché ai figli, l'interesse individuale, in una parola, più o meno egoistico, potrebbero giuocare nella vita sociale, come impulsi specifici di attività economica, un'influenza non meno importante di quella che spiegano nell'attuale regime capitalistico, ali' incremento della cui ricchezza soltanto una _piccola frazione della società oggi è veramente interessata. 2.0 La libertà, piacere che si deve cercare di ottenere nella misura più larga ai cittadini, utilità, esigenza di alto grado di evoluzione sonaorganica, potrebbe avere un contenuto più vasto e più definito che non ha oggi (1). Anzi tutto non è equo derivare il socialismo dalla teorica dello accentramento funzionale statale. Vero è bene che molti, e così i socialisti di stato, da una _pretesa leg~e di statificazione progressiva ricavano un regime che, per un lato, corrisponderebbe a quello dei socialbti. E gli statolatri - e fra costoro normalmente chi sta al governo della cosa pubblica - pretendono di avvicinarsi ~l socialismo tutte le volte che speculano nuove inframmettenze dello Stato nella vita sociale, nuove limitazioni alla liue1·tà individuale, nuovi vam1,irismi. Ma tutto questo non è necessario, nè sostanziale nel programma degl' innovatori, nel quale, anzi, il maximum di libertà possibile, dato quello elemento essenziale e minimo della nazionalizzazione ecc. potrebbe e dovrebbe essere consentito. La libertà politica, che si traduce in indipendenza o autonomia dei corpi locali, in partecipazione dei cittadini aila legislazione e agli affari pubblici, in facoltà di scelta e di modificazione della costituzione politica, e, sovra tutto, in garanzia giurisdizionale della libertà medesima di fronte allo Stato, non pure esecutore ma eziandio legislatore, non sembra che dovrebbe necessariamente subire minorazioni in uno Stato socialista. Neanche nfl dovrebbe subire necessariamente la libe1·tas 11ossidencli, benché es1,licabile in campo più ristretto. E neanche, infine, la generica libertas agendi, la quale, in sostanza, non è che possibilità economica, nella sfera giuridica., di soddisfare i propri bisogni e appagare i propri desideri. Infatti se il capitalista, coll'espropl'iazione socialista., si vedesse minorata essa libertà, se la vedrebbe accresciuta il proletario. Ora, appunto, è la libertà meclia individuale ciò che si deve confrontare, e non la libertà di taluni. Questo concetto della media non pare sia stato tenuto in calcolo dai socialisti e dai {l) Io mi r:v0lgo qui precisamente agli amici dell'Idea Llberale organo one ·to e simpatico cli 1111 partito non ahbastanza app1'C7ZatÒ in ltalia, le cui idee io raccomanclcl'ei ai socialisti di ttnerc, più che noi facciano, noi conto dovuto. loro avversari, e, combinato con il principio della decrescenza dei godimenti aggiunti, può portare a un confronto eJ.onimetrico tra il regime attuale e quello ipotetico dei socialisti tutto a favore di quest'ultimo. Imperocchè, anche a parità di media di libertà individuale, un regime in cui le variazioni da questa media siano minori, porta, per la legge di decrescenza dei godimenti aggiunti, un risultato collettivo edonologico superiore. Il che è importante (1). Le libertà concrete politiche di coscienza, di opinione, di domicilio, di associazione, di pubblicità, di comunicazione, di emigrazione, di vocazione sociale non si vede per qual ragione essenziale dovrebbero venire necessariamente mi no rate. I falansteri del Fourier, i sogni autoritari del Cabet e del Leroux, la organizzazione militaresca del Colins non sono essenziali nel socialismo, dove un solo potrebbe essere il servizio pubblico: produrre il necessario con mezzi cli stato. La libe1·tà contrattuale potrebbe non subire quelle diminuzioni che Yves Guyot pretende necessarie; e il contrattualismo crescente potrebbe ancor essere _portato di evoluzione sociale. I beni di proprietà privata, infatti, sarebbero oggetto di obbligazioni, come di disposizioni testamentarie; e la incommerciabilità della proprietà terriera e di determinati capitali, nello accertato accrescersi continuo di importanza economica della proprietà mobiliare di fronte alla immobiliare, non negherebbe la possibilità di un contrattualismo crescente. Sarebbe davYero imprescindibile l'ordinamento comunistico della famiglia? Sarebbero necessariamente eliminate le gioje del domestico focolare? Predeterminati i bisogni inJ.iviJ.uali? Inceppata la libera produzione artistica? Impossibilitata la libertà professionale o ristretta nel sno campo di projezione? Obbligati i cittadini a ing-ojare le minestre gratuite in un'ora determinata e a dormire nell'ora. del silenzio? Ma tali esagerazioni non sono niente affatto necessarie nella concezione socialista, anzi la più lata possibilità di determinazione dei rapporti familiari, la più grande concorrenza p1•0fessionale, ·causata dalla piu facile istruzione, il lusso minore, h, certezza del necessario, le libertà anzidette piil larghe e definite potrebbero essere altrettante cagioni di mag;;iore libertà, di più spiccato individualismo. ENRICO LA LOGGIA. (I) E portn, per avventura, a 'luest'altro paradosso: • il sl")cialismo è il regime del maggiore medio i11diviJualismo. Gli abbonati sono vivamente pregati a mettersi in regola con l'amministrazione. 11 miglior modo è quello di inviare una cartolina-vaglia di L 5 al seguente indirizzo: Dr Napoleone Colajanni. Roma.

154 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI ANCORA LACOLLABORAZIONE POSTUMA DIR.BONGHI (Il giubileo di Roma) Ci giunge questa lettera di un sobillatore la quale crediamo opportuno di pubblicare nella sua integt·ità. Egregio sig. Direttore, Mi permetta che io completi lo elogio funebre di Ruggero Bonghi in un modo meno ironico di quello adoperato dalla Rivista nel numero precedente o riproducendo dalla stessa Nuova Antologia i brani principali dell'ultimo articolo pubblicato dal Bonghi. Lo scrittore credo che sentiva prossima la sua fine e perciò volle mantenersi fedele alla verità. Già: Chi è vicino a morire non mente canta Glamo nella Zone. E il Bonghi scrisse verità così dure che l'on. Torraca, se non erro, facendone la commemorazione a parare la botta a<'cennando a tale articolo disse che egli doveva essere conturbato dallo appressarsi della prossima fine. Ruggero Bonghi ha fatto il bilancio del bene e del male compiutosi in Italia in quest'ultimo quarto di secolo in occasione delle feste giubilari e per la cn tratlNdegli Italiani in Roma; feste cui non voleva che si desse imvronta ufficialo perché « la mano dei governi ag- « ghiaccia dove tocca e leva voglia, anzicchè no ac- « cresca ». (XX Settembre nella Nuova Antologia del 15 Settembre 1895). Dissi che Bonghi aveva fatto il bilancio del male e del bene e devo correggermi: egli superando in pessimismo molti che vengono giudicati sistematici denigratori doli' Italia nuova si può dire che non ha trovata scritta che la sola pagina destinata al male. Vediamolo e cominciamo da.I lato del bilancio, che si può tradurre in cifro. Le pubblicazioni, scrisse, l'on. Bonghi, sono in diminuzione; i libri sono in minor numero e di peggiore qualità che pel passato. È aumentato il bilancio dal 1871 al 1893 da 1,013,268,442 a 1,611,051,578; e in pari tempo è aumentato il deficit da 47,004,169 a 93,931,148. La spesa per l'esercito e la marina è aumentata di 150 milioni; quanto valgano l'uno e l'altra lo dirà l'avvenire. Certo è che il paese n·on può tollerarne l'aggravio senza un accasciamento progressivo della sua vita economica. E sono aumentati, poteva aggiungere i delitti, i suicidi, i fallimenti, la emigrazione ... Il giornalismo. I giornali non hanno presa sul pubLlico e sono al disotto degli stranieri. « L'opinione che i più dei giornali siano « stipendiati dal mini- « stero protempore è comunemente di/fusa; o mostre- « rcbbo audacia chi dicesse che è sommamente falsa. « Dal sospetto non si difende più neanche ». « Dal 1870 al 1S95 la direzione dello Stato ha avuto qualche cosa di falso o di squilibrato». E in conseguenza « lo çonvinzioni politiche e sociali Jel paese sono peggiorate; o nel peggioramento ha avuto parte la degenerazione delle classi politiche nei ministri, nei deputati, nei pubblicisti. I partiti si sono scomposti e ora vi è una miscela confusa, a cui manca spesso qualsiasi sentime1ito del proprio decoro. La decadenza parlamentare ò stata in gran parte generata dalla corruzione e dalla ingerenza illecita nelle elezioni. I deputati sono scaduti nella stima degli elettori, che sanno come sono riusciti ». La quistione morale. « Dalla relazione diligente della Commissione d' inchiesta dei sette molti uomini riuscirono macchiati nella loro riputazione di onestà ... Ma il peggio si fu che Camera e paese si chiarirono sordi. .. Nessuno patì danno materiale o scapito morale dalla condotta propria. Le coscienze apparvero duramente cauteriate ». « Fatto più vergognoso fu l'assoluzione degli autori e complici del fallimento della Banca Romana. Ma non lo è meno ciò eh' è avvenuto pel processo della sottrazione dei documenti e per la pubblicazione della relazione del Comitato dei cinque. La maggioranza ministeriale gagliarda ha strozzato alla Camera ogni discussione. La magistratura si recise il diritto di trattare il processo e lo rimise alla Camera, che non volle esercitarlo. E di tutto questo intruglio la nausea è stata ed è tanta, che il desiderio di venire in chiaro di tutto si è voltato iu quello di non Yenire in chiaro di nulla e abbujare ogni cosa. Gl' imputati, come al giuoco di bussolotti, sono stati ricoperti. Il paese non gli ha pit1 a vedere, e non li vedrà più; ma s'inganna chi crede che l'avere scoperto non si opera nello istituzioni nostro un'autorità la quale giudichi o condanni in ogni caso o tJualunquo sorta di rei e di reati non turbi profondamente, e più che non apparo, la coscienza morale della nazione ». « E l'ha turbata e la turba più e pii1 ogni giorno, la persuasione che la magistratura o per difetto di leggi o per magagna di persone, non compia bene l'ufficio suo ... Il deputato avvocato, it cliente elettore hanno più potenza che la giustizia non permetterebbe. I cittadini in quale parte del paese più, in quale meno, sono fermamente convinti, che raccomandazioni riso! vono sentenze. Quand'anche questa persuasione fosse in tutto falsa, quasi non sarebbe meno nociva». Dopo di che si comprende che « molti elettori par « che si distacchino dalla vita pubblica e se ne disinteressino, non perchè paia loro che anche senza essi tutto vada bene, ma perchè par loro che tutto va in malorn senza rimedio o aspettano il fato, ovvero perchè non vensano a nulla come se non ne valesse il pregio ». E si compronclo ancorl\ che nel disagio pubblico, noi disordine dello istituzioni liberali o nello aumouto Llclla immoralità abbiano trovalo propizie condir.ioni

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