Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 9 - 15 novembre 1895

134 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI * * Il P1·incipe non ha obbligo assoluto di obbedire alla indicazione della maggioranza della Camera nella scelta dei ministri. « La cura della buona riputazione del suo governo deve premere più a lui che a l'uno designato dalla maggioranza. Quest'uno può avere interesse ad associarsi persona moralmente di poco o di nessun credito. Perciò il Principe deve avere riguardo al carattere mo,·ale della persona nello scegliere quello cui dà incarico di formare il ministero. Il Principe non può essere costretto a ciò a cui nessun privato patirebbe d'esser costretto: mettersi · ai fianchi, per dirigere gli affari dello Stato, uno la cui presenza l'offenda. Oggi fanno rimprovero al Presidente della Repubblica francese di essersi rassegnato a tenere per ministri persone, di cui conosceva la corrutela, o per lo meno i corrotti modi di governo. Un Principe non ne sarebbe censurato meno». (p. 343 e 344). · L'on. Bonghi qui non poteva essere più feroce contro il Principe; col governo lo era stato, tanto da costringere lo stesso Giolitti a sottoporlo a processo innanzi al Consiglio di Stato. Vediamo. li Principe in Italia non si è mai curato delle indicazioni della Camera nella scelta dei ministri; e in questo ha seguito il consiglio dell'oo. Bonghi con costanza degna di miglior causa. Tale almeno fu il parere espresso dall'on. CriBpi nel discorso di Palermo nel 1802. Certamente scelse l'on. Giolitti nel Maggio 1892 contro le indicazioni della Camera; scelse del pari l'on. Crispi contro le indicazioni della Camera il cui Comitato dei sette ne aveva constatato la indegnità. Il Principe nella scolla deve badare al cm·attere morale del ministro. Benone. E passi pel carattere morale dell'on. Giolitti; i suoi modi di Governo furono pessimi, ma nella sua vita privata almeno è stato sempre un galantuomo. Può dirsi altrettanto per l'on. Crispi? Il Principe stesso altra volta ritenne che il carattere morale dell'attuale Presidente del Consiglio fosse tale da non poterselo tenere a canto e ritenne che la sua presenza l'offendeva. l'erciò nol 1878 lo licenziò pel solo fatto della bigamia. E Sidney Sonnino allora nella Rassegna settimcinale segnalò il fatto come un trionfo della moralità. Il carat/e,·e mornle dell'on. Crispi si e modificato in meglio d'allora ad oggi? Ecco quali sono state le acque lustrali, che avrebbero dornto purificarlo: alla bigamia si sono aggiunti la falsa testimonianza le lettere e le richieste a 'l'éwlongo ali' indomani del ;W Dicemb1·e 180:2, lo cambiali nascoste nello scrigno del direttore della Banca Nazionale, il cordone Jicrz ... E ci sembra che basti per concludere che il P1·incipe cui :;la a cuore la buona 1·iputazione del suo governo dovrebbe allontanarlo - a giudizio dell'on. Bonghi, che non era infallibile, badiamo! - o non tenerlo al posto in cui si trova (1). L'ironia dell'on. Bon 6 hi poi é sbta fo rocissima nell'indurre il paragone tra ciò che é avvenuto in Francia e in Italia. Il paragone fu voluto da lui, perché Bonghi non poteva ignorare che un Presidente della repubblica in Francia fu costretto a dimettersi perché vendeva delle decorazioni e Crispi resta primo ministro pur essendo dimostrato che aveva venduto la decorazione ad Herz; non poteva ignorare che in Francia il Panama condusse un ex ministro in galera, liquidò molti ministri e molti uomini politici come le ferrovie del sucl hanno già condotto un senatore in carcere e fatto cadere un altro ministero mentre in Italia i verdetti severi dello Commissioni d' Inchieste e le turpitudini bancarie servono per far ridare il potere ai condannati, ai deplorati. Oh ! davvero. che i confronti sono odiosi e disonorevoli per ... l'Italia. .. * * « Il principe deve vigilare la condotta di quelli, alla cui nomina ha apposto l'onorata firma sua ... Questa vigilanza alta, pura, costante a tutela della moralità della condotta dei poteri pubulici é tanto più necessaria in uno stato libero, che questo non e meno, ma pi11 soggetto a corromper i di qualunque altro. » (p. 314). Un maldicente non potrebbe dirn che questo: la vigilanza che si ha esercitato e si esercita in Italia sarebbe quella della mamma educatrice di Beppe Giusti ... * * « I principi farebbero il debito loro, se lor si lasciasse farlo. » (p. 384). ? ! .. * * « Insomma poiché v'ha, ed è da tutti ammessa una prerogativa regia, bisogna pure che il Re in cui è impersonata, v'abbia qualche cosa a vedere. Non si può intendere che da lui non si richieda altro, se non di firmare i decreti, che gli si pongono davanti. Deve scrutinare cli che natura questi decreti siano e giudicarne prima di dar loro quella efficacia, che solo egli può dare. » (p. 3:SO). l\oi riteniamo pericolosa per la libe1•tà questa teoria dcll'on. Bonghi, che annulla l'altra del: Re regna e non governa, che fu in onore nel continente europeo nel periodo idillico del regime rappresentatiYo. Ma accettiamola pure; che cosa ora ne scatu- (I) l.'on. Colnjanni Napoleone scrisse nella Die Zeit di Vienna che se il I e richiamò Crispi nel 1893 ciò si do\'etle non alla Jimin11itamoralità della Corte, ma alla paura <lella rivoluzione, d:1lla qunJe si fece comprendere al He che solo l'on. Crispi JJOtcva preservarlo. 1:on. Colaja11ni l'ipro<lussc questo brano dell'art. della Die Zeit contro il qnalc la stampa pagata da Crisp i protestò fieramente nell'opuscolo: Consule Cri,pi; l'opuscolo ru l'ltto sequcS<\rare per impedirne la diffusione durante il periodo elcltornle. La Camem di Consiglio citi Tdbunale di Caltanisctta, però, annullò il sequestro per inesistenza di reato.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==