142 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI latifondi, so completato con quello sui demani comunali o so ispii·ato al concetto di accentrare le [)l'Oprietà terriero invece di dividerle in lotti impossibilibti a rogge1·si in piodi contro la concorrenza - con tal progetto, dico, informato alle nuove necessità, potrohbe dar principio all'attuazione di sistemi socialistici in una regione in cui la g1•ande industria non è stata applicata. La conclusione di quanto ho detto si è che il partito socialista non deve come il fatalista maomettano aspettare che i piccoli proprietari siano dall'evoluzione capitalistica ridotti alla condizione di proletari; esso può con opportuni provvedimenti legislativi avviare le piccole proprietà ad un largo accentramento organico, i cui benefici effetti si risentirebbero anche dai proletari campagnuoli. Io qui non accennerò alle forme collettivistiche immaginate per la proprietà terriera da socialisti e da filantropi ; dico solo che il governo germanico con le colonie agricole cd altri progetti ha mostrato di volere aiutare le popolazioni agricole, ed il partito socialista tedesco ha il dovere o l'interesse di occuparsi delle piccole proprietà agricole; avviandole ad un organamento collettivistico, senza aspettare, come disse Schippel che la proletarizzazione continui ad estendere la sua influenza, precorritrice del collettivismo. Il progetto agrario presentato al Congresso di Breslavia avea appunto un tale scopo e fu dalla maggioranza respinto per quello spirito, non so se d'intolleranza o pedanteria e che vuol sembrare puro marxismo, il qualo predilige esclusivamente quanto proviene dall'evolu.i:ione economica e non tiene conto dell' elemento psichico. Tutti siamo convinti che l'evoluzione economica foggia lo istituzioni politicosociali, ma con questa convinzione deve essere congiunta anche l'altra, che assegna un posto alle idee ed ai sentimenti nello svolgersi continuo degli ordinamenti sociali come ho tentato mostrare nelle mie « Questioni ardenti ». Ed è per questo che io ho approvato l'articolo del Puglia, il quale sulle colonne di questa Rivista ha fatto notare la necessità di studiare i fenomeni sociali anche con la scorta della psicologia. Così dicendo io ritengo di restare sempre marxista; e se fosse altrimenti non saprei spiegarmi perchè il partito socialista che affronta persecuzioni, carceri e miseria, sia in massima parte composto di borghesi, preferenti agli agi ed agli onori della propria classe il trionfo delle loro idee di giustizia. * * * Risposto alle due prime questioni propostomi nel modo più sopra cennato, è naturale che io fortemente creda le riforme in prò degli oppressi conducano ad una più celere attuazione del collettivismo. Se ogni grande rinnovamento è possibile quando è entrato nella coscienza delle maggioranze; se la coscienza è un effetto dei maggiori lumi intellettuali solo concepibili con miglioramenti economici, è ovvio che le riforme attuali per gli oppressi, danno a costoro maggioro agio a comprendere i propri interessi ed a reclamarne lo relative garanzie. Dando uno sguardo allo nazioni civili vediamo cho il Sociali~mo è più diffuso nei centri più avanzn-ti economicamente ed intellettualmente, e che là ove il popolo stentò affannosamente la vita e s'abbrutisco nella miseria l'unica ribellione non è che il brigantaggio. on si dica per carità che le riforme sociali accrescono potere al governo e ci avviano al Socialimo di Stato, perchè in Germania, in cui il pavtito socialista è il più forte e più disciplinato del mondo civile, le riforme, scritte nel programma dei collettivisti, non hanno che reso più numerosi gli aderenti al partito che in tal modo potrà conquistare completamente i poteri pubblici. E se i poteri pubblici si vogliono dai socialisti conquistare, non lo si possono che per attuare riforme, senza cui la lotta con la scheda sarebbe inutile sciupio di forze ed una contraddizione. Si noti anche che la mancanza di riforme stancherebbe le maggioranze, ai socialisti devote, e tra breve da essi le allontanerebbe come giustamente osservarono al Congresso di Breslavia Bebel, il dott. David ed altri. Sono le diverse esigenze che non tollerano una tattica uniforme in ogni paese da parte dei socialisti. Tale argomento, formante l'ultima questione da trattarsi nel presente articolo è stato da me discusso in altri giornali e quindi mi limito a dire poche parole. L'atteggiamento d'un partito nella lotta pel suo programma, va modellato a seconda le molteplici circostanze da cui è circondato e che di/feriscono da luogo a luogo, specie in Italia. La molteplicità delle circostanze influisce sulla natura ad estensione delle riforme, per fare trionfare le quali il partito dovrà in certi paesi concludere co' partiti affini quella temporanea alleanza che in altri paesi rifiutò. Insomma il partito socialista ha da modellarsi quanto alla tattica sul tipo federativo, tenendo conto delle grandi opportunità consigliate dal tempo. I fatti ci insegnano ciò, ed un partito non può chiamarsi scientifico se non poggia le sue teorie su i fatti, predicanti che la tattica cambia col variare del tempo e dei luoghi. Ho voluto faro tutte queste chiacchiere, suggeritemi dal Congresso di Breslavia, perché sono fermamente convinto che alla pronta vittoria del partito socialista nuoce l'angusta e pedante interpretazione della teoria mr rxista, escludente nella trasformazione sociale ogni elemento psichico ed aflìda.ntesi intieramonte alla fatale evoluzione dissohitrice del capitalismo, come puranco nuoce al partito socialista la
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