RIVISTA DI POLITIOA E SCIENZE SOCIALI 139 istituzioni. \"011Yoglio qui fare altri nomi di crittori, tanto pii1 che in massima parte trattasi di giovani che fanno le prime armi. \oto inlanto che gli sc1·itii socialisti, non propriamente leltel'arii, ma scientifici e popolari, sono fra noi, in que ti ultimi anni, cresciuti rapidamente di numero e di Yalore. E nell'ade la quistione sociale non si manifesta solo esponendo e ritraendo le abitudini licenziose, l'ostentata ricchezza, il lusso e i ladroneggi, più o meno coperti, di chi sfrutta l'opera altrui; ovvero raccontando gli stenti e la fame degli operai e dei contadini, e le loro mal represse ire; ma si manifesta pure con intento morale educativo, diffondendo un largo senso d'umana pietà; e levando in alto la bandiera intorno a cui rnnno radunandosi coloro che intendono il moto delle nostre plebi, ed a cui arridono i nuovi ideali. Da tutto ciò, e considerando ancora che la filosofia ciYile della nostra età ricongiunge, in una larga e comprensiva critica, scienza ed arie, io traggo lieti auspic:i per una pit1 feconda innovazione letteraria. G. H.m1AXO·CAT AXIA. ILCONGRESSO DELLBEANCPHOEPOLARI Al congresso di Bologna delle Banche popolari, cooperative, casse rurali ec. intervennero oltre molti deputati e senatori italiani, anche taluni stranie1·i - come il francese Rostand e l'inglese \Vollf - noti per il loro interessamento a quelle istituzioni. Luigi Luzzaiii si può dire che pontificò e fu esaltato , certo con gl'andissima sua soddisfazione. 1 giomali politici hanno dato dei resoconti non sempre chiari; cerio è che discorsi eloquenti furono pronunziati, al Congresso; ma in sostanza ... ? ln sostanza perchè il commercio e l'agl'icoliura possano giovarsi delle Banche Popolari è necessario che il credito sia a buon mel'caLO. Le Banche popola1·i invece fanno per la massima pa1·Le il beneficio degli azioni ·Li, co~ì che mancano alla maggio!' lol'0 funzione, quella cioè di procurare che una parte ~empl'e più gTande del p1·ofitto Yada ai larnr-atori: pe1·chè come disse IJene il professor \'ivante, se le Banche popola1·i coopee,uive non sono 01·ganaw in modo da poLet· L"esLiLui1·ien, pade, a coloro stessi che Yi ricorrono per amicipazioni e sconti gli utili eicarnti dalle operazioni, si chiamino altrimenti e piglino posto fra le società a capitale rnriabile. ~on solo ma le Banche popola1·i cooperaiire doweblJero impiegare la parte cli utili che non l'itornano agli azioni;;t,i o che non senono a una 1·ise1·va, nel miglioramento delle condizioni del credito. É un fatto che in generale le Banche popolari non ànno le qualità cli cooperative (1). Ora che cosa deliberò il Congresso su questo argomento così ri tale? :Sfolla. :';è siamo riusciti ad afferrare il senso del discorw dell'on. Luzzaiii sulla essenza della cooperazione e sugli usi specifici cui deve consacrare il proprio capitale ogni specie di cooperativa; e ciò non per mancanza di chiarezza dell'oratore, ma certo per difetto della nostra intelligenza. Nel Congresso in generale non si son emessi che dei voti, e tra questi voti i pit1 importanti e che hanno dato occasione ad una discussione animata e ad una accoglienza più o meno calorosa notiamo quelli : sulla esportazione da parte delle cooperative italiane di vini genuini a tipi fissi per sole cooperative straniere; sulla costituzione di una Banca Nazionale - il cui fondo dovrebbe essere approntato dalle esistenti Banche popolari, casse rurali ecc. - che dovrebbe favorire le società cooperati ve di ogni specie, particolarmente di lavoro e produzione, e le minori Banche popolal'i; sulle imocate disposizioni legislative in prò delle cooperative agricole; sui mezzi per rendere accessibile a tutti gli agric0Ho1·i il credito agrario ec. ec. Questi voti quasi tutti furono emessi alla unanimità; quello che dette luogo ad una animata discussione e ad una divergenza noteYOle di opinioni rigua1·da la confessionalità delle coope1·ative. E noto che nel Yeneto, in Lombardia, in Piemonte si sono organizzate bene e si diffondono cooperatiYe, casse ru1°ali,Banche popolari ed altl'e consimili istituzioni con_carattere religioso e per uso e consumo esclusivo dei cattolici. Di fronte a questo faUo, nel quale alcuni vedono un pericolo per la integri Là della pat1·ia ed uua insidia per la libet-tà da un lato il senatore Gritfini e il prof. Nitti rolernno che lo Stato assumesse un contegno cli comlJaUimento e fossel'o messe fuori della legge; dall'altro l'on. Luzzatti, il Maffi, altri con piccole differeuze, sostenue~·o che questa ricerca delle opinioni dei coope1·ato1·i sal'ebbe l'Ìuscita penosamente inqui:sitol'iale e 1·espinsero qualunque limitazione e qualunque p1·opo,;ta, che potesse arnre una idea, anche lonw.ua, di pet·:secuzione. .\oi :siamo lieti che sia p1·evabo il conceuo più libe1·alc, quantunque poco fiduciosi nella concorrenza vittoriosa che le istiwzioni 11011 confessionali dovrebbero fat'e a quelle catLoliche, che dispongono di alcuni essenziali clcmcnli di successo: mezzi ecoJtomici, fede, disciplina, buona amministrazione ec. I clericali fatti acco1·ti dcli' indole dei tempi e della reale efficacia dei rnornnii i sono daLi alla propaganda a base economica; andranno molto in- (I) Identiche cons!ata,.i,,ni ra •L'Economista• di Firenze. (3 novembre '9!").
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