Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 8 - 30 ottobre 1895

11(3 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI chia uniYel'sale. Ma a noi italiani, cui è tolto di consideraec la cosa sotto un aspetto puramente estetico, a noi questo deserto che cinge Roma è cagione di mestizia e di danno, poichè ha influenze decisamente sinist1·e sullo sviluppo della Città e dell'Italia. Quella lugubre zona, dominio maledetto della malaria e della febbre, che sbandisce dai pressi di Homa la densa popolazione, la coltiYazione squisita e la civiltà, fa della Capitale italiana quasi un'isola separata dalla rimanente parte d'Italia per tin mare morto, per una livida gora. Perciò quello scambio continuato e vivace di elementi umani fra la città e la campagna, che mantiene nella prima una corrente preziosa di popolazioni sane e produttrici, rimane intercettato o vietato. E mentre nelle capitali sti'aniere un passaggio, transitorio sì ma continuamente rinnovellato, di gentiluomini o agiati campagnoli alla città e di cittadini alla campagna estende le influenze benefiche della metropoli alla zona adiacente e rinsangua le generazioni estenuate di quella con un flutto 1·igoglioso di elementi >ergini e forti - nulla di tutto ciò si avvera nel nostro paese. Al contrario. Coloro, cM dalla zona più prossima a Roma accorron talvolta alla capitale, son dei selvaggi dalla barba incolta, dai calzoni di pelo, dal gergo barbarico, in arretrato di parecchi secoli rispetto alla civiltà nostra superiori di ben poco, in intelligenza e coscienza, alle mandre che van cacciando alla pastura fra le roride nebbie cl,el mattino. Ben lunge dunque che la zona contigua alla capitale le arrechi un contributo di vigor novo e più baldo, essa non può recal'lc che un contributo di reg1·csso, di brutalità e di cicca violenza. E se per tal guisa manca ogni tI"asmissione benefica di fo1·za dalla campagna alla cittit, fa difetto del pai·i, e pe1· lo stesso motirn, la trasmissione inYcrsa di forze, dalla citiit alla campagna; poichè il cittadino cieli' C1·ù;; abo1·1·c, a buon dritto, la steppa fag,·imosa cito gli è presso, nè Yi co,;Lruiscc villo e vill.Jggi, nè Yi sceglie pue fuggitirn dimoea. (~ues(a slcssa mancanza di una zona piaccYolmentc abitabile, in peossimi(à della capi(alc, fa che molti di coloro che Yi hanno il centro delle p1·oprie ocoupazioni, non vi riseggano stabilmente ma conservino la propria residenza nelle -lontane p1·oyincio onde accorrono, ad intcrrnlli pii1 o meno breYi, alla metropoli, quando il loro iÌltceesse o il loro ufficio lo eicltiedc. Di quì la formazione di una popolazione boeghcse perpetuamente fluttuante, che è caeattcristico alla nostra capi tale; di qui il pe1·- petuo andiririeni dallo p1'orincie a Roma e YiccYCJ' a, da parte d'uomini i quali accorrono alla cillà eterna, Yi disimpegnano il proprio ufficio e ne ripartono tosto. Così mentre nelle metropoli straniere la popolazione ricca è stabile e la popol<1zione proletaria è fluttuante a seconda delle muternli vicende dell'industria, a Homa è proprio l'opposto; poicl,è mancano pel difetto d' industrie, le fluttuazioni della popolazione proletaria, ma s'ha invece una fluttuazione incessante e tumultuosa nella popolazione borghese. :i:è questa fluttuazione è, benchè per diverso motirn, meno dannosa della prima; poichè rende impossibile quella fusione dei vari ceppi iialici in un tutto omogeneo, quella costituzione cl i una cittadinanza stabile e compatia, che sola può consentire alla capitale un'alta e feconda influenza sul pensiero nazionale. Ecco perchè, mentre Parigi, Londra ed ora Berlino, hanno creato quell'ambiente ricco e svariato, che solo una grande capitale può dare e a cui l'arte e le lettere attingono le proprie ispirazioni, nulla di tutto questo riscontrasi nella capitale italiana, di cui l'ambiente continuamente mutevole e costituito di elementi cozzanti o inassimilati, riesce nulla più che una massa caotica, infeconda e scolorita. - Come la citlà romana è una smisurata compilazione architettonica, in cui si accostano, senza combinarsi armoniosamente, i monumenti delle più disparate età, così l'ambiente l'Omano è una immensa compilazione psicologica e speciale, che confonde l'artista ma non lo illumina, che smarrisce non ispira il pensiero. 1on è per ciò meraviglia se manchino in Italia la commedia e il romanzo e quelle produzioni letterai·ie tutte che sorgono dall'asfalto privilegiato delle capitali, che si sprigionano dalla loro atmosfera, satura d'elettricità e dall'ambiente raffinato e nervoso che inconsciamente. ne emana. La seconda lacuna, che vizia la nostra capitale, è il difetto d'industrio. Invero io ben so che altre metropoli soffrono di questa lacuna e che "\Vashington, la capitale degli Stati Uniti, è wui città co~ì peirn di industrie quanto Roma. Ma in uno Stato fode1·alc e decentrato quale lTnionc americana, la capitale politica ha ben minore importanza; essa non è, si può di1·e, che una estensione della Casa Pr·osidenziale e poco più dee contenere de' pa lazzi del Pal'lamento e delle Ambascerie. La vera capitale sociale ccl intellettuale degli Stati Uniti non è "\Vashington, ma New York fino ad ora, un giorno forse Chicago, città che associano in sommo grado le qualità pii1 propizie a farne centro del pensiero nazionale e nelle quali pulsa quella fervida inclusfria che nella nostra capitale cercasi mYano. Ora la mancanza di industria, se può apparire deside1·abile al politico di corta veduta, il quale si rallegra della assenza di agglomerazioni operaie ntinaccianii la tranquillifa sociale, è pero, sotto parecchi aspetti, dannosa, sia perchè accresce il numero dei disoccupati, sia perchè, scindendo il consumo dalla produzione, riesce a· creare una società, dall'aspetto economico, fittizzia, una massa

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