114 RIVÌSTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIAtI il credito e l'autorità, destano fiducia, prevengono le ostilità, innalzano gli o.nimi e sono indispensabili per tenere in freno i sudanesi e gli abissini, i popoli più bellicosi, agguerriti ed armati dell'Africa; ma la glol'ia delle armi non è che un mezzo per conseguire la pace e preparare il paese alla colonizzazione. » Questo programma non sembra uscito dalla mente di un figlio di Marte, ma da uno di quelli uomini che Giovanni Bovio ha chiama 'o fondatori di civiltà. Questo programma elimina i so;:;::,etti maligni di coloro, che dissero la spedizione di Cassala suggerita dall'aculeo della gelosia pel' gli allo1·i raccolti da Arimondi in Agordat; ma si presta ad obbiezioni gravi e diverse, che sinteticamente si riassumono in questo.: l'utopia africana fa dimenticare la realtà italiana. Non c'è dubbio; seduce la prospettiva di diffondere la lingua italiana nella Eritrea, di preparare terreni fertili ai miseri nostri proletarii, di farveli colti varo anche sotto forme che sanno un zinzino di socialismo, di schiudere al regno della pace e della civiltà l'egioni vaste che finora rimasero in preda della guerra e della ba.rbarie. Però tutte queste delizie prima di procurarle all'Africa giustizia vorrebbe, e dovrebbe volere il vero patriotismo, di cui il generalo Barattieri si è dichiarato campione autorevole, che vengano prima assicurate all'Italia. Si vuole diffondere la lingua italiana nell'Eritrea, mentre due buoni terzi degli Italiani non sanno leggerla e scriverla e marciscono nell'analfabetismo; si vogliono aprire nuove strade nell'Eritrea e si strilla e si protesta per quelle costruite in Italia, che non rendono gli interessi del capitale impiegato; si vogliono risanare le vallate africane e si dimentica che le paludi e la malaria rendono incoltivabili vastissime zone di fertili terreni in Sicilia, in Sardegna, nelle Puglie, nelle maremme romane e toscane; si vogliono sperimentare tutte le specie di colonizzazione e si comincia dall'escludere la più nmann, quella tentata e preconizzata con sincerità di apostolo dal Franchetti, si vuole la prosperità degli italiani in Africa e si nega lo stretto necessario per non morire d'inedia, ai pellagl'osi, ai zolfatal'i, ai contadini; si vuole assicurare un bel podere ed una bella casetta ai nostri proletari all'Asmara, a Kcrcn, a Godofc!.issi e l'uno e l'altra si tolgono e si vendono all'asta in Italia a quanti hnnno la disgrazia di non poter pagare le imposte; si vuole aprire alla civiltà un impero sinora in preda della barbarie e non si vede che le capanne di fan,;o, le grotte umide abitate da numeroso famiglie in una agli asini e ,igli animali immondi, hi emigrazione desolante e de;:;olata, l'altissima delinquenza,, la prostituzione le migliaia di comuni senza acqua e senza cimiteri sono dolorosi indizi della ùarbaric, che imperversa in casa nostra! ( l ). '1) Questi contrasti non ,·engono in\·cntati da nemici della politica coloniale. Il .lfaUùto di Napoli, il pit.'.1 fanatico e cost.:1.ntesostenitore <lellc spedizioni africane riconosceva il pili stridente di tali contrasti in questi termini 1T1isuratima non cquivod: e Gli opposi- « tori dicono: ooi oolete coloni.;::are l'Africa mentre in Italia si < muore di funte e i c-ontadini emJgrano in America. • E hanno buon giuoc0. « Noi di1·emo più tosto: Sonnino si mostra meno in- • tran-,i~er te per dare dei milioni in Africa, i::henon lo sia i: er al- « leviarc le sorti dei siculi e dei sarJi. • (Anno 18135,N. 23i). L'utopia ci vilizzatrice di Barattieri, imitata dall'altra non meno retorica di Mancini è in contraddizione coi fatti e colle dichiarazioni dei politici più eminenti, che hanno studiato ed hanno avuto mano in pasta nelle faccende africane; e fatti ed esplicite dichiarazioni escludono ogni ubbia sentimentale, ogni elevata idealità. Il tornaconto è stato il vero e solo movente nostro; tutto il resto è menzogna volgare. E in nome del tornaconto si è parlato alle plebi credule, alle quali si è fatto intravvedere il miraggio dei facili guadagni, per rendere popolari le spedizioni al Mare Rosso ( 1). Ma se il programma seducente del Barattieri fosse realizzaùile e lo fosse a benefizio dell'Africa e di coloro che vi trasporterebbero i pecca.ti senza nocumento dell' Italia, si potrebbe sperare che un generale lo traducesse in fatto ? Tutta la storia sta li a negarlo recisamente; e lo nega senza eccezioni. Gli errori coloniali per opera dei militari sono inauditi e disonorano tutti i popoli di Europa; gli spagnuoli e i portoghesi, gl' inglesi, gli olandesi e i francesi. Le gesta. di Cortes, di Almagro, di Pizzano, di Luque in America, di Olive e di \Varren Ifastings nelle Indie, l'infame J(idnaJJping esercitato dagli stessi inglesi nella Melanesia, la ferrovia di Pelissier coi cavallereschi francesi contro i buoni e valorosi Berberi della Kabilia dicono di che cosa sono stati capaci i militari in ogni tempo e in ogni luogo per fare accettare ai popoli inferiol"i la civiltà dei popoli superio1·i (2). I tedeschi e gl' italiani sono entrati da pochi ann.i in questa bolgia coloniale ed hanno già avuto il tempo· di disonorarsi e principalmente per opera dei militari. Il processo Livraghi rimarrà a perpetua ricordanza dello spirito del militarismo nelle colonie. Ma il militarismo non è impotente soltanto nel fare opera di civiltà; lo è del pari, e direi sopratutto impotente per fare opra di buona amministrazione e di organizzazione, che riescano ad uno sfruttamento utilitario. Gl' Inglesi, che sono maestri in fatto di politica coloniale se ne convinsero di buon'ora e le colonie sottoposero a governatori civili (1). La Ft'an- (I) Un episodio cdi ìcante. Ultimamente iJ ministero italiano per giustificare la guerra contro Mene1ik, cui si apparecchiava, ne denunzio al m(\ndo civile le stragi e le crudeltà commesse contro le tribù vinte. Questo stesso Menelik ncn era un agnP.llino qutnclo col trnttato di Uccialli venne riconosciuto come i1 nostro migliore amico; allora ,·erso l' is\esso autol'e di tante disumane razzie non s'ebbe che milioni da prestargli, fucili dn rel{alargli e carezze da prodigargli. II Generale Dal Verme a spiegare )a contr.1ddizione de] governo rilevata da Imbriani disse alla Camera che in Italia s'ignorava chi fosse 1''1ene1ik,perché non si Jegse, Che non si legga o si legga poco è verissimo; ma c1uesta scusa non può accamparsi in favore del go• verno perchè la verita sull'Imperatore di Etiopia si rHeva dai docu1nenti diplomatici comunicati dal primo ministero Crispi autore degli sdilinrtuime,1ti verso Ras Makonntn ambasciatore di 1,1enelik. Può essere che gl' italiani non abbiano letto quei documenti; ma potevano ignorarli coloro che li compii rono e Ji pubblicarono l La verità é di,·ersa: i governanti mentivano allora e mentiscono adesso. (2) C'è tutta una 1·icchissima e drcumentata letteratura sulla barbarie disumana dei militari nelle colonie. E' riassunta nella Politica colonia 'e ci, I Colajanni e nella Sociolo{Jia e,~iminale. Un valoro~o antropologo, il do t Corre, eh' è vissuto lungamente nelle colonie, in recenti pu'ublicazioni ha rivelato altre contemporanee vergogne dei e onquistatori Europei. (3J Fra 32 colonie, tre solamente l'Inghilterra ne ha soUoposte a go,·ernator' militari : Malta, Gilbilterra e le Bermude.
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