Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 8 - 30 ottobre 1895

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI l'uomo che deve intenderla rettamente per promuo• verla. Una 1·if'orma, che si limitasse alla pai-tJ materiale doli.i org,inizzniono sa.1·cbbo stet·ile di risultaU benefici; questi non possono vcnir<J che dalla trasfusione noi cot·po della Polilia di uno spirito di liberti e di 111oraliU: lo spirito maggio1·mcnte odiato da Francesco Crispi. Dr. N. COLAJAN~I. LA FABBRICA (ROMANZO DI BRUNO SPERANI) Più che romanzo, La Fabbi·ica si potrebbe dire una storia; pcrchè intorno a Luisina sedotta e abbandonata da un arricchito ,·inaio; e al muratore Bitossi, che la soccorre quando con la mamma inferma Luisina è cacciata via dalla casa che non può pagare; intorno all'amore di questi due sventurati - lui solo al mondo, perseguitato dalla questura come socialista; lei con quella tristezza passata e il figliuolo morto al Brefotrofio -; inintorno al capomastro Piloni, che per avidità di guadagno vuol mandare avanti, a ogni costo, una fabbrica la quale finisce poi col rovinare ammazzando fra gli altl'i il Hitossi e determinando uno scoppio cli rivolta in Luisina; è narrata tutta una storia delle miserie, dei dolori, delle umiliazioni, delle angoscio, degli schianti che « la p1·epotenza altrui - come scriYe la Spcrani - e J'ingiu tizia eretta a sistema» può far patire a molta poYera gente. Ed è narrata con tale semplicità di mezzi artistici che qualche volta rasenta la povertà o la trnscuragine, ma che pur sempre produce rappresentazioni virn e commornnti da non si dire. Il capitolo « Al Ponte», doYC sono descritti i muratori i badilanti i manovali che aspettano i capimastri e gli accollatari che li scelgano; l'altro, « La Carità», nel quale è resa palpitante e vera, nell'egoismo, nel pettegolezzo, nella sofferenza, la folla accorsa alla Congregazione con suppliche e fedi di miserabilità e lettere od altro; e ancora poi il giorno dello sgombero, « 29 settembre», quando il sor Piloni nel cortile del casamento fa la vendita a straccia me1·cato dei mobili e dei cenci di que' pove. retti che non aYcan potuto pagarlo; e finalmente l'ultimo capitolo, « La Catastrofe », sono quadri che io non esito a dire belli e potenti. Si è detto che La Fabbl'ica sia un 1·oman~o socialista. \'on so danero che cosa mai pos a Yoler dire 1·omanzo socialista, o romanzo conservatore, o anarchico; e poi che l'espressione non à per me significato a\cu110, le attribuisco quello che le si yor1'ebbe dare - malgrado la logica - e passo subito a vedere se in questo romanzo della Bruno Sperani ci sia per anentura l'intenzione di far pro. pagancla di socialismo: del socialismo odie1·no, il quale spo 6 liatosi per mezzo della critica storica di tutte le utopie, vuol essere quello che la sua sistemazione scienti fica l' à reso. E la scrittrice mi dà il diritto di far l'indagine, perchè l'anno passato, rispondendo Ella a un critico acerbo, confessò di non saper escludere da i suoi lavori i « problemi che agitano la società in questo momento. » Rinunzio a mostrare l'errore di un luogo del La Fabbrica dove il Bitossi espone quel che la Spcrani crede sia la logica del partito socialista, e che - a Yoler concedere tutto - sarà la logica di qualche individuo di quel partito; e vengo al punto dorn lo stesso Bitossi dice così: « Non basta essere i piì1, bisogna intendersi, bisogna avere uno scopo generale. Ora questo scopo non può essere la vendetta personale cli ciascuno, dev'essere il bene di tuj,ta la classe.... Le nostre Yendette, le nostre azioni violente, anche se provocate, ci rimandano indietro di tanti anni e ritardano il giorno della liberazione. Noi dobbiamo far valere i nostri diritti con la ragione; vince1·c con la fermezza, con la calma potente. Poco a poco la nostra causa penetrcrii nelle altre classi; tutti gli uomini intelligenti, forti, generosi, si legheranno a noi; si formerà un partito nuorn, immenso, il partito della giustizia, e arriverà l'ora della riscossa.» Evidentemente, tutto ciò non è socialismo. L'ayversionc all'azione violenta, la conscicnza della sua inutilità e del danno, è certo la proparanda socialista che vien sempre più e meglio infondendole nel cuore degli oppressi ricolmo di impeti. i\fa da quando il l3itossi dice: « a poco a poco la nostra causa penetrerà nelle altri classi », da quando egli dice che aspetta « il partito della giustizia » egli si rivela un utopista degno del Vaitling. Così, il pi·oblema rnodei·no non è compreso nel romanzo, è sfuggito, in quanto che il socialismo non é pii1, oggi, un'aspirazione o una speranza: gli aYvenimenti umani non ebbero a loro base il fatto d'essere giusti o ingiusti, cd il socialismo è piuttosto la coscienza ciel processo che si rnlge intorno a noi òalle condizioni stesse di sYiluppo della presente costituzione economica. Per questo, La Fabbi·ica si sa1·ebbe potuto chiamare 1·omanzo socialista fino al tempo, per esempio, della Lega de' Giusti, prima della concezione storica ciel :.Ianifesto dei comunisti; dopo no: allo stesso modo che un trattato su i catapla mi da applicare alle ferite e ai tagli delle ope1•azioni chirurgiche, poteva bene e;;serc ritenuto un libro

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