102 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI filantropi sta. da a.nni sulla breccia, nell'arringo dei congressi e del movimento cooperativo inglese, combattendo in nome di idee larghe e di concetti altruistici. Ma, finora, ad essa risponde, l'egoismo sempre più gretto ed ostinato della 1Niolesale: nè si pub dire di questa. soltanto, perché essa, già lo abbiamo osservato, rappresenta la gran maggioranza delle cooperative inglesi. A quale delle due correnti spetterà la vittoria, noi · non osiamo profetare : ma dubitiamo forte che la schiera liberale dei cooperatori inglesi trovi nei suoi ideali - scmtilicomontc coopc1·ativi - l'energia sufficionto 11c1·vincuro l'cgois1uo dei consurnatori associati. Non bestemmiamo contro la cooperazione : riconosciamo che ossa può essere, ed é uno strumento prezioso di miglioramento sociale. Ma come è attuata ora essa è non di rado unilaterale, manchevole; lascia. luogo a conflitti profondi e dolorosi di interessi, nei quali scatta fuori, indomata., la bestia umana. Nè i sem11lici ideali cooperativi, ed il semplice appello alla ~oJidarietà ed all'altruismo ci sembrano capaci di domarla. È tutta una educazione da fare, è una energia più vigorosa che ci vuole: o ce la da1·anno forse i grandi ideali del socialismo, ce la daranno forse la educazione e la propaganda socialista, templ'anti a lor volta le loro aspirazioni impazienti nella prc1.iosa scuola pratica della cooperazione. UGO RABBENO. LA PIOVRA BUROCRATICA< 1> li chiarissimo Dottor Benini ha fatto molto bene a riassumere e a far conoscere al pubblico la pubblicazione importantissima della Direzione generale della tatistica sui ruoli organici delle amministrazioni civili e militari del Regno al I luglio 1801 confrontati con quelli degli antichi Stati italiani al 1 gennaio 1859 (Annali cli Statistica. Serie IV. N. 62. Roma, Eredi Botta). Nel momento in cui tanto si parla di economie sulle pubbliche amministrazioni lo studio in discorso riesce di vera opportunità. C'è una nota che ha una importanza retrospettiva da non lasciarsi passare inosservata ed è quella che riguarda la proporzione degli impiegati - esclusi i militari - nel corpo elettorale nel 1861: essi no rappresentavano la decima parte. Tenendo conto delle loro relazioni e parentele si può immaginare quale influenza esercitava allora la burocrazia nelle elezioni. O) Oc.uor Rodolro Bcnini: La Uurocra;;ia di Stato i11 Italia do.i 1859 al 1891. Torino 139·,. Roux e Frassati. Biblioteca Gino Bianco Dai numerosi e accurati confronti l'A. viene a queste conclusioni: « I servizi che pii1 sono connessi allo s,·olg-imentodella coltura intellettuale del paese, sono quelli i quali hanno guadagnato in estensione; i servizi invece derivanti dai rapporti di dare ed avere tra lo Stato e i privati, rapporti che sorgono pel fatto foll'imposta, del credito pubblico, ecc. presentano un fenomeno inverso. Chi vuol giudicare spassionatamente il progresso della burocrazia di Stato in Italia non deve prescindere da questa importante distinzione, come non deve prescindere dall'altra circostanza, gi~ da noi accertata, che quel progresso è sostanzialmente do- ,·uto ai servizi diffusi, grazie ai quali l'opera civilizzatrice dello Stato si è pii, avvicinata alle popolazioni dei minori centri ... Non mancherà di fare impressione il fatto che nel 1883 avevamo un pel'- sonale impiegato presso a poco uguale a quello del 1830; e che allora non si avvertivano così grandi lacune nei congegni pubblici, da doversi provvedere in soli otto anni coll'aumento di circa 11 mila funzionari! » Su questo dato di fatto c'è da fare una domanda alla quale è difficile dare risposta: questo enorme e rapido aumento della burocrazia del 1883 in poi sta in relazione coll'allargamento del corpo elettorale o colla corruzione politica sfacciatissima iniziatasi col h·asfo,·mismo del Depretis e contintinuata dai successori? Forse un po' coll'una e un po' coll'altra causa. li Benini continua: • La pubblicazione della di1•ezionegenerale della statistica non si presta certo a risolvere il problema se ed in che modo si possano semplificare gli ordini dello Stato, se e quando si possa ridurre il pe1~onale impiegato e la spesa, soluzione, cui si arriverebbe solo con l'analisi minuta· caso per caso, di ogni congegno della macchina amministrativa e con rigorosi confronti tr·a la necessaria estensione òei singoli servizi e il minimimi di forze presunte occorrenti a disimpegnarli. Ma è già un primo passo quello di avere assodato in che rami di pubblico servizio siasi realizzata una economia dal 1859 in poi, e in quali l'aumento dei funzionari e della spesa rappresenti imprescindibili necessità create dai nuovi bisogni della sociefa amministrata; è già un primo passo quello d'ayer fatto nascere il dubbio se la ,·era o la pretesa pletora di burocrazia non debba ricercarsi, più che nell'amministrazione dello Stato, in quelle di enti minori, provincie, comuni, ecc. Chi scorrendo le prime statistiche dei bilanci comunali del Regno vi legge che le spese di tutti i Comuni nel 1858, esclusi quelli del Lazio, non toccavano i 230 milioni, sebbene ingrossate per 26 milioni dalle enormi esazioni militari dell'Austria nel LombardoVeneto, non può non meravigliarsi di trovarle
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