Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 6 - 30 settembre 1895

88 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI larmi della mente di Spencer nella filosofia contemporanea e nelle condizioni presenti della scienza sociale, egli è rimasto muto. L'ipse dixit riguarda Spencer sociologo non il filosofo, che è un poco meno accessibile, ma che indubbiamente è più del sociologo. Il valore della mente di Spencer si rivela nella ricostituzione scientifica della filosofia a cui ha contribuito e dopo nella psicologia. I suoi Primi Principii e la sua Psicologia costituiscono il prodotto · Yeramente importante ciel suo intelletto. Quello che vi è cli fondamentale e di notevole nei suoi stuclii posteriori di sociologia e di etica em già da lui stesso stato detto o accennato nella sua opera filosofica e nelle sue pagine cli psicologia. Si crea l'autorità inappellabile di Spencer nella parte in cui il valore di lui è minore. Nè con questo si clern credere che anche pel' la parte filosofica le tendenze del pensiero nella dottrina universale delle cose e nella dottrina della conoscenza siano quelle dello Spencer. Per la prima dottrina non è l'agnosticismo spenceriano la concezione filosofica in cui il pensiero si riposerà. Pèr la teoria della conoscenza poi lasciare ancora fuori della esperienza il principio di causa significa non essere nella filosofia monista. :'-lonrlimeno per piì1 ragioni l'opera filosofica spenceriana resta un grande fatto nella filosofia contemporanea (1). Le sue opere di sociologia, di etica e di diritto sono di un Yalore minore. La parte notevole di esse è rappresentata dall'analisi e dalla illustrazione a quelle rnrità fondamentali che per la scienza sociale lo Spencer aveva già stabilite. Gli ultimi scritti infine segnano una Yera decadenza, la quale continua maggiormente pe1· le conseguenze pratiche che egli va traendo rispetto ai governi e ai partiti presenti. Come può egli negare di avere sostenuto nei suoi principii di sociologia la tendenza alla propl'ietà collettiva ? In che modo egli, che ha mostrato la universalità della legge di evoluzione, può sostenere conforme alla tendenza finale di questa l' indiYidualismo in generale e in particolar modo l' individualismo fondiario? E.gli che esclude il libero fattore Yolitivo dal processo storico e che ha valorosamente mostrato gli errori cli quei Yecchi indirizzi che dei personaggi storici facevano le cause motrici degli anenimenti, come mai oggi puo consentaneamente parlare di una nuova schiavitù e cli regresso sociale, attribuendo ciò a uomini e partiti che si sono messi, secondo lui, in opposizione alla '1) Noti il lettore che è questo l'acc~nno a un gi11dizioe non unn .-;ritica compiuta su Spcncer fìlos-ofo, la quale qui sa1·eLbc fuori di luogo. - Nel ,,rossimo anno saranno pubblicate le mie lezioni di Dotb•rna eo1tmiea e di Socioloyfr, falle nel!a. Uni,·ersità di Napoli, e nelle quali espongo le conenti del pcn,ic1·0 contcmpol'aneo e consc• gucntemente mi occupo largamente della sistem.'\zionc fìloi:iofica di E. Spencer. corrente naturale e spontanea della vita sociale? La prova p1i1evidente della decadenza intellettuale di questo eminente pensatore è la sua ultima opera su La Giustizia, in cui lo Spencer, consentaneo al suo sistema cli evoluzione, cerca la genesi della giustizia· incominciando dall'animalita inferiore. Non addito i punti erronei di quest'opera in tutta la parte in cui formula il principio della giustizia, che egli stabilisce sul fatto della causalità. La quale cosa si deve intendere in due modi, secondo lui, cioè che l'etica, la giustizia sono deriyazioni di fatti naturali anteriori e non escono dall'uniUt fenomenica, e inoltre che le azioni sono morali o immorali, giuste o ingiuste perchè intrinsecamente tali, cioè per la legge intima di causalità non per ,alcun principio estraneo. ~on mi fcr-mo ad additare quali vecchi errori riappaiano in questa teoria e come egli in nessun modo si aYValga dei nuovi metodi negli studi giuridici, nè delle presenti ricerche comparate ed evolutive del diritto; ma noto soltanto pei miei scopi qui come questo libro sia un ritorno ai principii, al metodo che lo Spencer stesso ha combattuto col suo grande apostolato scientifico. Qui ei mira a fissare un principio e a dedurre da questo i diritti singoli, le formule secondarie direttive della vita sociale! Non biasimo io in ciò quello che altri ha biasimato, cioè che lo Spencer sia pervenuto ad un principio universale di diritto, ad un imperativo categorico, poichè credo che sia possibile fissare questo quando non sia un'astrazione, ma derivato dalla ernluzione dei fatti e si fa consistere consentaneamente alle condizioni concrete dell'esistenza; ciò che addito come una vera decadenza nello Spencer è la deduzione immediata cli quei varii diritti, di quelle varie libertà da una formola, speculativamente. Si è detto dagli avversarii: Vedete, si ritorna al dù·itto naturale: la filantropia positiva cla ragione a noi. Ebbene al diritto naturale ritorna Spencer, non tutta la filosofia positiva. La modernità non è Spencer. Questi resta come un esempio in ciò, cli quella regressione atavica che si avvera nella Yita e nel pensiero, e che giustifica la frase la quale, giudicando alcuni uomini, li dice morti a tempo. L'Italia è nazione non solo cli pensiero, ma innanzi tutto di sentimento abbondante, quantunque non duraturo. Questo spiega la moda e il quarto d'ora dell'ipse di:rit. Si aggiunga che quando noi ci accorgemmo della nostra decadenza filosofica, e rnlemmo rifare il 11ost1·0pensiero, Yedemmo quanto eravamo lontani dagli ultimi progressi intellettuali delle altre nazioni. L'autore che innanzi tutto ci

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