RIVISTA DI POLITICA. E SCIENZE SOCIALI 75 ufficiali di imprenderne la consueta demolizione. Per la prima volta esse vennero accolte, o per dir meglio, esse vennero utilizzate in un campo affine a quello propriamente detto dell'agitazione socialistica per mezzo degli interpreti e confutatori _di-·quelle, di seconda e terza mano. È accaduto per molti italiani ciò che Marx dice avvenne a Proudhon, che egli ayeva per il primo messo a conoscenza delle teorie di Hegel. Dopo la espulsione di Marx da Parigi, Proudhon continuò per dir così, il suo corso di hegelianismo per opera di Carlo Giunn « il quale come narra Marx, qual professore di filosofia tedesca, aveva su di me il vantaggio che non ne capiva nulla, » Gli italiani hanno conosciuto Marx attraverso le sconciature, o le esagerazioni di Loria, e se ne sono contentati. È avvenuto che sebbene lo abbiano sempre ritenuto per un grande, lo credettero di un ordine che dispensava completamente da ogni sua più diretta conoscenrn, così come si ha l'abitudine di far . nelle scuole quando si parla agli scolari di classici la cui grandezza, per essere una cosa assodata, si impone senza esame subbiettivo. Ma lungi dall'essere così, Marx è tra i grandi cervelli dell'Europa moderna, di quelli che non hanno ancora trovato un giudice, perchè le condizioni stesse del giudizio sfuggono o per lo meno non ancora si sono presentate. Certo· su mente così vasta e completa il sindacato non si porta e la critica non si presenta dal punto unilaterale di quest,1 o quella speciale dottrina, Egli fu sovrattutto un filosofo, un gr~nd·e filosofo della storia ed il suo Capitale, come mirabilmente lo giudica il prof. Labriola è appunto una filosofia completa ed esauriente della società borghese. Egli non svolge una tecnica economica, non offre i precetti di una arte dell'arricchimento e nemmeno analizza i fatti economici, ma ricerca il modo come la società si atteggia, ed atteggiandosi nei suoi mutevoli rapporti li obbiettivizzi per modo che questi assumano di per sè l'aspetto di fatti indipendenti e solitarii. Corre intorno alla concezione materialistica della storia un,a così fitta rete di spropositi e di esagerazioni partigiane che fa davvero restar meravigliati ove si ponga mente alla solenne, precisa, matematica esposizione che di essa hanno fatto Marx ed Engels. Ma il Manifesto dei comunisti è appunto la consacrazione ufficiale di questa teoria come di arme di battaglia e ciò spiega le ire, le r,1bbie, e gli amorevoli e disinteressati emendamenti apportativi dalla ignorante dottrina della scienza borghese. Ora penetrare nell'intima struttura del manifesto, dichiararne il_ c_ontenuto, è appunto il compito della dottrina socialistica, poiché là son riposti i germi tutti del nostro edificiq. teorico, e questo è il programma del prof. Lq,pi:iola nella· serie di pubblicazioni che ha intrapreso. Lo scritto del quale ci occupiamo, è per appunto l'introduzione a queste pubblicazioni, .e per 1~ sua importanza non ci asteniamo dal definirlo: un rifacimento del manifesto dei comunisti secondo lo spirito dei suoi scrittori e con lo sviluppo logico che le distanze del tempo autorizzano. Ridare ai due grandi tedeschi il merito della scoverta della concezione materialistica della storia è cosa che 1moverebbe al riso da per tutto, fuori che in Italia. Eppure a questo noi siamo costretti nel nostro paese ! Dopo che il signor Loria potette passare lui, per l'autore e lo scrittore della grande teoria, bene ha fatto il Labriola a rilevarlo col suo stile preciso e tanto efficace. Nella sua replica ad Engels, tentava il Loria difendersi opponendo di non aver già egli avuta questa pretesa, ma non potersi, d'altro lato, riconoscere quella teoria come esclusivamente derivata dal cervello dei due pensatori tedeschi. Di fatti nell'ultimo capitolo della edi~ione francese della sua « Teoria economica della costituzione politica » aveva egli faticosamente rintracciato alcuni scrittori di economia o di storia che pii1 o meno velatametne avevano fatto accenno alla influenza dei fatti economici su quelli sociali, sebbene senza applicare conseguenttimente questo criterio, ma qual posto assegna va mai a Marx? « Le concept de la base economique du pouvoir se rencontre encore, bien qu 'avec quelque ésitation , chez Marlo, et on le trouve exsposé de la manier la plus nette par Jones, Proudhon, 1Vlarx (le quel à ce propos aussi, a quelques vues lwnineuses), Engels,- Lassalle, Scheel, De Molinari, Gttmplowic-z e De· Greef » ( Les bases economi ques de la constitution sociale, 1893, pag. 372) Marx in compagnia di Proudhon circa l'interpretazione materialistica della storia! Con Proudhon per il quale la origine della proprietà fondiaria « si fonda su considerazioni psicologiche e morali,. che hanno un rife- ·rimento abbastanza lontano alla produzione della ricchezza» e contro il cui metodo apl'ioristico e metafisico Loria ben sa quante lance Marx abbia spezzato, egli Loria , che s' é così bene servito del libro polemico contro Proudhon ! Con Lassalle, per il quale la storia del testamento romano deve spie~ garsi con la evoluzione dei sentimenti religiosi dei rom,1ni ! E poi con Gumplowicz, con De Molinari e simili ! Ma qui c' é proprio da domandare fino a che punto si giuoca con la ben nota ignoranza del pubblico italiano ! Il prof. Labriola rileva il merito dei due grandi tedeschi: « Due tedeschi ne furono gli autori ( del manifesto); ma non vi portarono dentro, nè la so, stanza, né la forma di una personale opinione, .che a quel tempo sapeva di solito d' imprecazione, di pianto e di rancore in bocca ai profughi politici, o a quelli che volontarii abbandonassero la patria, per godere altrove a ere più spirabile. Né v'introdussero l'immagine delle condizioni del loro. paese, che erano
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