Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 4 - 30 agosto 1895

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI clifesa clelle prepolent:e clei 1·icchi e che priva la procluzione cli tante b1·accia p1·e::iosepe1· il paese (1), progetta con ardore la bonifica dell'.-\gro romano come 1·imc<liocontro la danno:ta cmig1'azione (2), mole infine la pace universale e l'arbitrato internazionale, solo attuabile però « quando liberi;;\ e giustizia non saranno rnne parole » (3), vuole perciò che alla « diplomazia del Yentre » si sostituisca « la diplomazia del cuore,» (4). Ebbene, come mai Garibaldi, mentre rinnega i principii sommi dell'Internazionale per sostituirvi ispirazioni e proposte che i socialisti veri e proprii considerano come inconcludenti o rigettano, rimane tuttavia entro quell' Associazione, come mai difende con entusiasmo la comune di Parigi che quei principii tentava cli attuare? Per ispiegarci questo strano contrasto, dobbiamo ricorda1·e qual sia il tipo psicologico dell'eroe. Il fenomeno che ci proponiamo è interessante anche per sè me_ desimo. In Garibaldi prevale l' internazionalità sentimentale: egli, quindi, è naturalmente portato a cogliere, ad intuire negli avvenimenti e nelle questioni, il sentimento, l'idea semplice e primitiva che racchiudono, trascurando la forma concreta, i prin c1p11, 1 mezzi con cui si affermano e si attuano. Egli fa per l'idea sociale ciò che fa nell'azione politica e guerresca: la stessa logica lo guida. Repubblicano nel profondo dell'animo, non combatte la monarchia perchè vuole l'indipendenza e l'unità dell'Italia; ripugnante dalle concrete negazioni socialiste, accetta l'Internazionale per il sentimento ultimo e generale che la muove e che egli ha comune con essa. Che cosa, infatti, è l'Internazionale pel Garibaldi ? Non rappresenta per lui una dottrina ed un partito speciali e nuovi. Lo stesso Mazzini, che pur tanto la combatte, e chiunque ha culto per l'umanità vi appartengono di diritto, poichè la clemocrazia laboriosa tencle all'affratellamento fra le nazioni (5). Essa è e deve essere il Fascio di coloro che soffrono in una società, come la presente, « ove i più faticano per la sussistenza ed ove i meno con menzogne e con violenza vogliono la maggior parte del prodotto dei primi, senza sudarlo » (6); essa si accampa e deve accamparsi grandiosa e forte come una reazione, come un rimedio efficace ai tanti malanni ed alle tante co1·ruzioni di questo sedicente secolo civile (7). Che cosa divenivano di fronte a codesta intima idealità umanitaria i principii che i marxisti pro- (I) Ibidem; Il; pag. 389, pag. 110, (2) lbidem; II, pag. 23. (3) lbidem; II, pag. 267. (4) Ibidem; pag. 160. (5/ Epistolario cita•o, li, pag. 21 (6) lbidem. I. pag. 388. (7) Memorie autobiograjlche, Fire,.ze, Barbèra, 188S; pag. 2. clamavano e Garibaldi diceva di respingere? Null'altro che esa.r;ei·a::ioni non connesse, per giunta, con la natura e gli scopi Yeri dell'Associazione (l ): esagerazioni teoriche ed esagerazioni di fatto, che tanto in quella quanto nella Comune parigina sarebbero state introdotte e causate dai dottrinrl1'i, dagli spcrcciat01·icli dntt1·ina e cli ciance, contro ai quali egli, l'uomo di azione, sente un disprezzo poco inferiore a quello, invincibile ed enorme, che sente per il suo più grande nemico, il pi·ete (2). Inoltre, lo stesso senso pratico acutissimo, che in Garibaldi accoppiavasi ad una mistica eccitabilità, gli impediva di trascurare i rimeclii presenti e possibili, per quanto magari lievi e non risolutivi, e di limitarsi alla lontana ed incerta visione della predetta società collettivista, che alla sua mente doveva presentarsi come una creazione sterile e prematura di metafisica dottrina. La costituzione psichica di Garibaldi spiega adunque il contrasto nel quale questi tranquillamente perdurava. Si aggiunga poi, che quando egli professo apertamente di aderire all'Internazionale, era amareggiato dai disinganni ed inclinato ad un pessimismo quasi morboso per quanto riferivasi alla società contemporanea ed in ispecie all'Italia. Era pitt facile quindi, che quell'Associazione gli si presentasse come estremo rimedio, come speranza poetica e radiosa. Ci sembrano, per tanto, fuori di luogo le critiche spesso rivolte'\'li di economista e di sociologo sconclusionato e fatuo (3). Quando mai il Garibaldi ha elevato pretese d'essere uno scienziato? Garibaldi è un genio: molte delle qualità che la scuola antropologica italiana scorge nei genii spiccano in lui. Come genio, quindi, egli va giudicato. Il criticare le vaghe idee sociali di un uomo simile, come potrebbe farsi in una fredda e pedantesca bibliografia, vuol dire distaccare la parziale manifestazione del pensiero dal sentimento che la ispira e questo da tutto il meraviglioso organismo psichico, che lo colora e misura, vuol dire in breve, muovere una critica inadeguata, insignificante, contraria sopratutto al metodo positivo, il quale c'insegna piì1di spiegare certi fenomeni che di giudicarli. Nessun dubbio, che le aspirazioni umanitarie dell'eroe appartengano al ciclo di quelle nebbiose fantasie socialiste che dai primi albori della società si prolungano con varie vicende e forme, sino alla metà del secolo nostro, sino cioè al Marx che è, l'iniziatore della fase scientifica del socialismo. Certo, egli ci apparisce per tanti aspetti simile Il) Questo è il concet•o che Garibaldi ripete ad ogni tratto ne' suoi scritti. Vedi anche G. Guerzoni, Gariba.ldii Firenze, Barbèra, 18S2: li, pag. 636. (2) Vedi l'Epistolario, I, pag. 13S. la Lettera al Pallavicini, le Memorie a pag. 276. (3) Vedi la Storia dell' Internaoionale ecc., di Tullio Martelio Padova, Salmini, pag. 4HJ.

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