52 [RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI occupa1·sene o perire. 10n si può pili tappare loro la bocca con una focaccia tli tanto in tanto o con una mzione della carità pubblica durante la solita c!'isi annuale. Non sono più i mendicanti di ieri che s' inchinarnno alla w01·1lhouse. Sono dei membri della società,dei cooperatori, degli uguali. Bisogna troYare delle soluzioni più omogenee allo s,·iluppo intellettuale della nuova generazione. È necessai'io dire in una legge i-e chi è sul lastrico dei dirnccupati ha diritto al Jarnro e al living wage. :Nonè del socialismo. E ancora l'operaio considerato come ordigno utile. Il living u·age è il semplice settimanale dell'esistenza, un freno alle esplosioni. Gli indipendenti vorrebbero che il living wage fosse di 30 scellini pei lavoratori di città e di 24 per quelli dei distretti rurali. Non domandano che un zinzino di giustizia. Tom 11fa1rni,l più intelligente tra i leaders degli indipendenti, sarebbe più esigente. Vorrebbe che fosse basato sui bisogni -della vita in ragione del caro delle derrate e del bollettino degli affitti e che conside1;asseil salariato capo di famiglia. Coll'emendamento Keir Hardie al discoi.:sodella Corona - sostenuto, badate! da una maggioranza conserYatrice - il go,·erno liberale dovette nominare un Comitato parlamentare a studiare l'eterno problema rimasto piì1 insoluto cli prima. Possono i senzatutto nutrirsi di con,;iderancli? C'è dunque eia meraYigliar-si se gli indipendenti hanno inviato sui campi elettorali n•ntotlo dei loro candidati a sconfiggere alcuni degli amici PJ? L'ideale del Pa1·tito tlel LaY01·0indipendente è « uno ,-tato indusll'iale fondalo sulla socializznzione della terra. e del capitale. » .\.nela, <"Omesi Yede, alla p1·op1·ictà.colleltin1 di tutti i mezzi di pi-ocluzione, di distribuzione e cli ~cambio o a una GOlllrnonicealth che organizzi le industl'ie e dia l'i11le1·0 p,-oclotLOal lavol'atore. E :-;iccome 1·ico110,-;ce che la :;ocietì1non è ancorn p1·eparala pe1· questo 1·egnodi giustizia, si contenta di mitiga1·e i mali peggio1·i con delle riforme. L'orario legale di oUo 01·e di ht,·oro Sltlle·24, la legge che impedi,-;cala occupazione ai giorn11i sotto i l ::i, la pcn,-;ioncdi stato ai cinquantenni la legge che Jll'On-eda per le Yedorn per gli orfani e per gli inabili al lavo,·o, il mantenimento gratuito dei fanciulli alla scuola, la nazionalizzazione delle fe1To1·ie,della mwigazione, il primo maggio festa ufficiale, l'abolizione della tassa indiretta, la tassa c1111111latidviaretta s11tutte le entrate eccedenti le :{00 siel'line all'anno, la ta,-;sa che esti11gua le uneaniecl inco,iles o le ent1·alc 11011guadagnate e 11na:-sieme (IJ Tu111~lann 111i dn·WCclic ciascuno e.lei2 c:11,,liJati spe:,,;c,io media. <lalla 2'0 alle 300 stc1·linc. Co:,i q11est:1 battaglia elettorale costò agli imlipcnd\!nti pil1 di 200,030. li1·c. Tuttn.\'ia siarno già pronti r.on dell'al:ro 0l'0 che mettiamo su colle contribuzior.i strao1·llinarie a dare r~ttacco ai collegi delle elezioni suppletode. che si riassuma in un grido cli guerra contro tutti i priYilegi e i monopoli di classe. La bibbia e la bi1·1·ahanno avuto la loro parte nella disfatta liberale. li clero della chiesa p1·0testante episcopale si appese alla fune della campana a martello ed ha chiamato i fedeli alle armi. « La chiesa è in pericolo! Si ruba, si saccheggia. la casa del Signo1'e, si svaligiano i suoi rninist1·i. Ai ladri! ai lacl1·!i » I ladri e i profanatori erano i gladstoniani che YOlenrno abolire la. chiesa di Stato della cozia e del Principalo di Galles. In questi due paesi la chiesa stabilita è impopolare e non rappre ·enta che la minoranza della popolazione. \el Principato di Galles signoreggiano i nonconfo1•mi;:lie nella cozia i presbiteriani. lo 1101c1apisco nè i chiesaiuoli, nè le chiese. Ma i liberali che credono alla necessità. cli una religione dicono che la chiesa de,·e ami' nulla cli comune collo Stalo. La chiesa di Stato è contraria alla santa ~crittun1. E i ,;uoi beni? È roba nazionale. Ma la campana ha trn;;me;:soil panico. E gli elettori fanatici o bigotti hanno salrnto anche in quest'anno una «istituzione» de;;tinata, un giorno o l'altro, a sparire senza spe1·anzadi 1·isur1'ezione. GIUSEPPE GARJBALDI E LA QUESTCONE SOCIALE \el leg·ge1·e il nuoro ed accm·alo ;;;tudiosul so1·ialis11,o conte111p01·aneoin Italia, che il profe:;- -ore ..\. Ba,·lolini ha sc1·itlo e premesso alla traduzione della 23 edizione ciel Socialismo contemporaneo di G. Hae (]), m'è avvenuto di osse1·va1·e che l'adesione di G. G,wibaldi alla Jnte1-na::ionale dei hti;m·atOJ·i è gcnei-afmente accennata come un fatto di 1rn1ggio1·oe minore impol'lanza, ma non analizzata nel suo ,·e1·0ed intimo significato e valo1·c, nè messa in 1-appo1·topa1·ticolarmente ai mornnti p;;;ichicida cui l'e1·oe fu mosso ed ai entimenti e alle idealità economiche e sociali che egli ha doYiziosamente ma confu ·amente e·p,·essi e disseminati nelle leUe1·c,nelle .1Jem,01·iea,,ttfJbiog1·afiche ed in alt1·i sc1·itti di minore entitit. l'no ,;tudio che si pi-oponesse simili intenti non sai-ebbe, secondo me, nè ,;uperfiuo nè inutile sia pe1· 1·ispetlo alla slo1·ia del .-ocialismo italiano sia (I) Vedilo a pag. xcr e ~cgg. Oltre allP. opCl'C citate in appre ·so; ,·cggasi pure l'A.11,utcirio $to,•ico di ~J. )la.echi, 1Si3: png. 22.
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