RIVISTA DI POLITIC1\ E SCIENZSEOCI1\Ll Direttore Dr NAPOIÀEONE COLA,JANNI Depulalo al Pa,-lamento ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno I. - N. 4. Abbonamentopostale Roma30 Agosto1895 SOM~IARIO. il ,li.~j'acimento del partito liberale inglese, Paolo Valera. - Uiu,eppe Ga,•ibaldi e la qui,tione sociale, Prof. F. Co letti. - La funzione sociale ciel Di,•itto Civile, G. D' Aguanne, - ~perimentalismo sociale. - 1 mir1atori, B. Salemi. - Cri~ tica, Soeialism.o e Politica, N. C. - Recensioni. Il diasfci111ento d lPartitLoiber_lanle[lese I. Prima di diffondor<;i ~u1 pel'chè del di,-gu~lo o ùelJa rivolta degli eleHori del 1895 noi dobbiamo ricordarci che la. causa maggiot'e del disfacimento liberale era nello stesso partito. Un padito storico, vecchio, straYecchio, pieno di malanni, tale e quale lo aveva lasciato Gladstone. Si trascinava dieti·o i veterani dello battaglie logi fativo, era carico di illustrazioni slagionate, affollato di torcie,·i cieli'individualismo o della parola rnanchesteriana, solcato di nullità obese o presuntuose e circondato da una folla stracca, sazia, invertebrata, in lotta col passato, abituata a prostrar~i al feticcio gladstoniano. lo odio il grand'uomo politico di ogni paese. Per 0 chè desso è sempre una sventura nazionale. Gna testa che pensa per tutti, che larnra por tutti, che capisce i bisogni di tutti, che impera su tutto e tutti mi dà il capogiro! Il grand'uomo dà il nome al parti lo, a,;~o,·bel'ati enzione pubblica, abitua i rappl'esen tanti della nazione a non essere che dei monosillabi, strangola colla sua influenza. riforme che sono spesso gl'idi umani, come la questione dei disoccupati, o schianta l'energia collettiva per non lasciai·ci in piedi elio degli ado1·atori. Abbasso il grand'uomo! ~la una volta che c'è non lo si so:;tituisce. Chi rn al ~uo posto si copre di ridicolo e precipita pii, sollecitamente l'ese1·cito che gli sopl'aYYi1·0nel gi,·one del disastro. Un lord i)Oi alla tesla della nazione democratica, sia pure anche il coniing man <lei1·ecchio di Hawa1·den, è un pugno sul buon~enso. Hia~- sume tutto ciò che c'è di putrido attraverso le generazioni. E un quintale di tanfo medioevale in mezzo alla popolazione spastoiata dai pregi udizì, è tutto un cumulo cli maledizioni storiche ed è una. enorme colonna di ingiustizie. Lo so, non è colpa di Rosebery e non è colpa mia. :Ma il legislatore e1·editario, lo statista per diritto, tra la massa che porta, se non altro, un po' di isocrazia nei fianchi, diventa uno sberleffo sociale. Ora eliminata la possibilitc\ di continuare la politica di un uomo il cui nome era un peso di glo1·ia borghese e un faro politico, il cui nome, a torto o a ragione, torreggiava sul regno come un programma cinto di 60 anni di vita parlamentare, il cui nome prorompern nel fitto della bufe,·a elettorale come una fanfara di speranze o una minaccia di guerra a morte, il partito si è trornto nelle mani, dirò così, di uno sconosciuto, di un uomo che non arern scri1to che uno dei tanti Pitt. col materiale dogli altri: di lord Hosober.r. un p1·emie1· sbucato come una sorprc~a, m('mhro di quella seconda Came1·a, come la chiamant G1·om\1·01l,cui liberali e radicali vogliono distruggere, un tu1·fisla che sciupa i pensieri dietro i jockoys e i Ladas, un rapo partito senza idee determinate e con una fraseologia che fa get·minare il dubbio sullo sue convinzioni, un primo ministt·o che passa attraxerso il prograrnma di Newca:tle brancolando. colla scu1·e in mano contro i suoi colleghi della Came1•a alta e che fini:;ce l'esistenza ministe,·iale aumentando i pari dell'abbominata Camera ereditaria da 570 a 577 ! Gli orro1·i del ~uo gabinetto ;;ono immodali. ~la quello che co11t1'ibuìprima di ogni altro a propa1·èt1'glila buca fu la questione cromwelliana. li governo, per inizialirn di lo1·dH.osebery, si ei·a messo nella testa di erigel'e una statua al Pl'otettor·e di 500 sterline - una miseria che mi fece anda1·e su tulto le ful'ie, Come! Cromwell, il padre doll'lngliiltorrn moderna, il più grande tra colu1·0 che s·ed0Ue1•0sul trnno inglese, lo statista che aiTischiò la lesta pe1' mantono,·e la costituzione al disopl'a della corona, il capi lano dei « soldati ·a11ti » che rincernno col « Dio è la nosll·a fOl'za, » non :;i è me-
50 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI ritato, dai posteri di 255 anni dopo, che la miseria di 500 sterline di marmo lavorato. Ingrati ! Un deputato stupido, durante la discussione, gridò regicida! 10 signore ! Egli non fu che un giustiziere che punì « l'uomo di sangue col sangue, » il re « ti1·anno, traditore, assassino, nemico del popolo». E chi non axeYa Yenduto il rnntre al monai·ca useless ancl dange·rous (inutile e pericoloso) non potern fa1·e altrimenti. Ma pazienza, lasciamo la sto1·ia. I deputati idandesi, parnellisti, e an(.ipal'liellisti, che YiYonodel passato, che odiano in nome del pas,.ato, che non :;anno emanciparsi dal pa..:sato, rotai·ono,:; "intende colla minoranza contro la s.tatua « al piì1 pen·e1·so,- ostinato, determinato dei nemici dell" Isola Verde». Per loro Cromwell non è che il massacrnto,·e degli irlandesi lungo la co,;ta orientale, da lJroghcda a W exford. Io non nego. Il P1·otetto1·e nella campagna irlandese fu crudele. Gli orrori di i\lill :Mount, in Drogheda, ti fanno accapponare la pelle anche oggi. Ma possiamo dimenticare il 1649 e po;;:siamo dimenticare, sopratutto, che la strage Cl'0mwelliana era dornta alla provocazione che gli i1·landesi o meglio che i cattolici areYano partecipato al massacro dei protestanti nell'Ul. ter ? E po,;siamo ignorare che nel 17.0 secolo era legge sup1·ema di guerra che dopo il terzo assalto senza resa i ritto1·io"i macellassero o non dessero quartiere ai Yinti? Anche i « Yeri livellatori» che si diedero a zappare i campi incolti senza il permesso dei p1·oprictai·i non sono stati trattati da Cromwell coi guanti. ~1a sarebbe una 1·agione questa di ,;f'ogarci conko una cai·cas ·a di due :ccoli e mezzo, quando sappiamo che parecchi dei sedicenti legi,;Ja(ori <l'oggi t,·atlano i socialisti a fucilate o a senlcmc di t1·ibunali militari? Cromwcll, :;(udiato nel ,;uo ambiente, c. ce come la figu1·a più grande del suo ,;ccolo. Ern un legislatore di genio, fu un 1·irnluziona1·io consc1·- rntore, ebbe a base della Commomrealth la libc,-tit religiosa e la. :111wemazia pal"!amcnla1·c e ogni atlo della :ua ,·ita « fu un comando di Dio» :\lol"Ì dicendo 111:; ii;oi·k is done. E il suo laro1·0 c,·a clarrnro compiuto. L'Inghilte1·1·a, si1·ingata di libcrtit c1·omwclliana, non era più paese pc,· gli Stuart. Cal'lo II. dopo un'orgia saguinosa e bestiale dorcttc andarsene. :Ollaa pal"te gli apprezzamenti su·ani. i deputati il"lamlc;;i, non appena una maggio1·anza di 15 a,·crn dato una slatua cli 500 sterline allo Oliric1·0 degli ii·onside.-:, come si chiamavano i suoi soldati speciali, si misc1·0 a strepital'e, a grida,·c che era una infamia, e a 111i11accia1·cdi abbando11arc il 1,:01·c1·noal suo destino. Che clornrn impo1·lar loro cbe la democ,·azia inglese aggiungc:sc alle latue del Parlamcuto quella di colui che è l"incal'nazionc delle clas i medie del suo tempo? Il goYC1'110che non potera Yirn1·e senza i loro YOii cloYcite t'c:;cindcrc la proposta rotata dne giorni prima con una maggioranza ingrossata! Che ne avvenne? Che anche i titubanti si convinsero che il partito liberale era alla mcrcè o schiaYo degli 83 voti irlandesi. fu così che non pochi inglesi commossi o indignati diedero il là della rirnlta ai collegi dell'Inghilterra. Colla riforma elet!o1·ale ciel 1885 si sono demolite le penultime citti:i.dclle che contenclernno il ,·oto alle masse. O,·mai non ne sono esclusi che i pa1·i, i delinquenti, gli stranieri non naturalizzati, i mi110renni, i pazzi, gli imbecilli, le pe1-sone in i,;iato di 11hb1·iacchezza, gli indi,·idui obbligati dalla mise1·ia ad accetla1·e il socco1·so della parrocchia. e i disg,•aziati senza domicilio sta.bile. Jt un suffragio che sente anco1·a ciel feudalismo perchè puni- ><Ceil pore1·0 pel delitto di essere tale, ma che dà modo al g,·osso <lei laYOl'èltori di partecipare alla legislazione del 101·0 paese. Chiunque può dit·e di arn1·c una stanza lì,;sa da dodici mesi dal pL'imo luglio, sia de,: o pitocco, analfabeta, policeman o soldato ha di1·ilto alla scheda elettorale. O1·a tutti questi nuo,·i ,·enuti non capiscono piì1 l'eleU01·e altn1ista che la.vo1·a e vota pe1· gli alti ideali cli leggi che bencfichernnno le generazioni di là da YC11i1·c~. o, dessi non hmu10 più ubbie. Gli eletto1·i d'oggi che ·i guadagnano l'csi,;lenza sono pii1 intelligenti, più consci della 101·0fo,•za. e sono eminentemente pratici. Pensano ai loro intere si, inalbe1·ano i 101·0Yogliamo ccl esigono che il partito che 1·iccrn i 101·0 suffi·agi non li ciudi nel manico. C"è della gcn te che si meraYiglia pct'chè gli accumulatori delle ricchezze hanno almeno un po' cli gmtitudinc pci 101·0 « amici naturali. » La 1·agionc è che la gr·atiiudine è del ciarpame. \cssuno deYe della gratitudine a chi non ha fatto che ilpt·op1·io do,·e1·c. E chi non lo ha fatto mc,·ila di esse1·e scuciiscialo. \cl 18!):Z i libc,·ali hanno adescalo gli ele~lo1·i coi pa1·lamen ti i 1·icn11ail, colla ri fo1·1111tdelle tas,.:c. colla abolizione delle chiese ufficiali della Scozia e del p1·incipat0 di Galles, colla 1·ifot"mao coll'abolizione della Camera dei Lot·ds, colle p1·oposLc cli emendare la legge sulla regi::;trazione eletio1·alc e la legge che dit all'inquilino il Yoto, colle spese elettorali pagate dallo SI.al.o, coll"indennilil ai deputati. colle otto 01·c, con una 1·ifo1·maag1·a1·i,\. con l' home 1·ule per l'Irlanda, col controllo popola1·edella polizia !ondine ·e, ci, coll'abolizione della pluraliii1 dei rnti e col controllo popola1·c sul tt-affko dC'i liquo1·i. Ebbene? Fu1·ono delle promes:c. \on dicdc,·o che la « mag,·a charta » ai Yillaggi. I ,e co1·1·czio11oi le altc,·azioni alle leggi elettorali che anchbe1·0 ingT0ssati i coni ingenti delle ul'nc di un milione o di 1111milione e mezzo cli elctto1·i, le :;pese clctto1·ali pagale dallo stai.o che anciJbC'1·0 pcrmcs::;o le ca11didatu1·c dei bc1Tet- {l) Nella G1·a.nBre:a.gna, ad eccezione <li 1.ondl'n. 1a polizia è un corpo civico CJ munici!)ale o ch·ilc.
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 51 tisti, l'indennità al rappresentante della uazione che avrebbe spalaucato le porte legislative ai deputati del laYoro e condaunato i servigi pubblici gratuiti, la sentenza a morte del pluralista che avrebbe soppresso l'elettore superstite di quella legislazione che considera gli individui in ragione degli aYeri, e l'abolizione della Camera dei Lords che avrebbe demolito il ricovero dorato degli i1·- rnsponsabili, che avrebbe tolto dalla costituzione l'anomalia di un corpo oligarchico che mutila, malconcia o schiaccia i bills votati dalla Camera eletti va per ordine del popolo, sono rimasti un sogno. Ecco perchè le masse malcontente, disilluse, irritate Yotarono pei candidati della coalizione che ha Jlel programma « il miglioramento della condizione fisica, morale e intellettuale del popolo. » 11 partito che fece più chiasso durante la strage elettorale fu l'Indipendent Labow· Party, u:cito con questo nome dalla prima conferenza generale dei delegati che si tenne nel gennaio 1893 nell' Istituto del Lavoro di Bradford. La ragione fu che liberali e radicali, inviperiti che i loro candidati cadessero l'uno sull'alti·o senza neppure il conforto dell'indignazione popolare, si scagliarono sul partito del lavoro indipendente con delle boccate di vituperi incandescenti. Hanno avuto torto. Gli indipendenti non l'hanno su nè coi tories, nè coi liberali. Essi sono semplicemente i nemici dei nemici degli eserciti ciel laYOI'O.Se per esempio un C. H. \Vilson, il dcputa10 liberale pc,· Hull, noto nel mondo perchè J'icettarn in una delle sue residenze i baccaristi real i e m·i~tocratici, mette, come mise, alla. poeta dei suoi cantieri gli opc1·ai per la sola r·agionc t;hC non Yogliono, come 11011 Yollel'O, uscire dalla unione dei dockcr~, gli indipendenti lo puniscono mettendo il 101·0ca11clidato ti-a lui e il con~el'rnWl'e. (~ualchc rnlta 1·iescono a. castigare il camliclato rnmpiro con delle ce11tinaia di rnti dati al candidato del larn1·0 e q11akhc Yolta 1·imangono col de~idc,·io in gola: come è 1wo- ]H'iOancnuto qui a Hull. Se pct· c,;cmpio un minisLL-o del gabinetto lih<•1·,dp,t;Ome .J~hn ;\loi-le.,· sostiene ancora, nel 1895, il la~ciate fal'C, lasciale passat•e e nega la protezione lcgislatint ai laY01·atol'i che s<mo diro1·ati dai capitalisti, gli i11dipc11dcnti incominciano una propaganda attint contro il legi~latore idealista e alla pt·ima occa;-ionc clcttontlc diurno l'assalto al suo collegio con un fuoco micidiale di schede contl'arie e ,;e pe1·dcnti non dc- ~istouo che pet· ri pre11dere il po~to di combatti me11 LO con piit accauimento di p1·i111a.Da :-Se,,·castlc !tanno scacciato nel 1801 Giacomo C!'aig. il p1·op1·iC'ta1·idoi una flottiglia di hastimc11ti mc,·canlili, 11npluloc1·ala libet·ale che pe,·si,;tcrn uclla fede dell'indi1·idualis1110, e que:st'anno hanno snidato il ,-uo mae>'tl'O;,[orlo.,·• di fama em·opea, l'ex ,;cg1·elal'io di Sia.lo pc,· 1'11·- lauda, il le:slanlo che non Yolern neppul'C lcgalizzare le otto ore, ed hanno fatto sentire che sono una potenza anche quando rimangono nell'urna coll'avversario. I liberali e i radicali della tredicesima legislatu1'a del Regno cli Vittoria non polernno poi aspettarsi la benerne1·enza degli indipendenti. li l01·0 presidente, Keir Harctie, era in margine al pa1·tito glaclstoniano nella Carnera dei Comuni, come un appestato. Lo :birciavano o lo guarclarnno cli sottecchi col risolino del disprezzo o della commise1·azionc e sussur,,avano che « puzzava come una latrina! » li suo berretto cli uomo che avent laYOrato tutta la Yita fu come la sputacchiera cli tutti gli insulti o di tutte le espettorazioni dei membri del grande pa,·tilo liberale. Si dirertivano a inYiai·gli delle tube o dei cappelli bol'ghesi. Tirarnno sostanti,·i Yillani conti-o la sua camicia di flanella, dicernno corna delle sue sca1·pe, facevano della sua giacca di lana scozzese il bersaglio delle loro inrnUirc e lo popolarizzarnno come uno zoticone ignorante. Per amareggia1·gli l'esistenza p1·opalarono che chi arnrn pagate le sue spese elettorali era stato il suo compatriotLa ..-\ndl'ew Carncgie, il re ciel fel'l'O, il miliardario che aYern negato un aumento di sala1·io ai ]aYoratori cliPittsburgh, in America, - che lo ave_ vano ar1·icchilo e lo a,·ricchiYano - facendo tirat·e su loro dalla « polizia» di Pinke1·ton. Prima il Ca1·- J1egie ent conosciuto come uno dei piit grandi amici delle clas"i laro1·ati·ici . .-\Yern popolato il mondo di biblioteche pubbliche con 30, l 00 o 250,000 dollari. Arern scritto l'lntor·no al 1t1ondo, la Democi·a;;ia 'l'rionfante e un m1me1·0 infinito di articoli pel' le t·iYi:·le che non lascianino dubbio ,-ulla sua simpatia per la gente alla ba:<e della ,-cala ,-ociale. Carnegie arcra i1ffiato spontaneamente al t;Omitato di Kei1' Hardie cento slc1foie e Kei1· Ha,·die pei· 1'ecidere ht gola alla calunia doYeUe 1·e~tituire la somma che disono1'aYa, a sua insapula. la sua elezione. Pii, di una rnlla Kei1' Hat·- dic si è lernlo in piedi, in piena Camera. con una que:;tionc d'urgenza come quella dei disoccupati, e più di una YOlla il 1·appresenta-nf.e di \Vc,-t lfam - un subul'hio all'e:st di Lond,·a - doYette ,·isedere uil uepacuore di non m·e1· ti'oYato un· anima. neppure .John Burns, t;he c1·erlesse all'u1·ge11rn del suo problema! 11 disco1·so reale che inaugu,·arn la legislatu,·a del 08 non arnrn una parola pet· gli e:<erciti che pt'oce~siona,·ano a pancia Yuota pet· le Yie del Regno colla sti-iscia funebl'C sulla c1uale e1'a il « ,·oglia1110il di,·iUo al larn1'0. » Fu un delitto! !'no ~parcnleYole delitto! La gente sg1.·as><atadai digiuni ul'la che muo1·edi fame se non le dalc larnl'o e mi legi~latoi-i e rni miui~(,·i sp1·ofomlati Hclle agiatezze Wt;Cle, ignornte, Yi occupate d'alt1·0 ! \o o sig·J101·i. 11 Yostt'o si,;tema è un in:sulto a chi ~offre. l di,;occupali sono del combustibile sociale. Possouo essere la fa1·illa del g·1·ande incendio. O
52 [RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI occupa1·sene o perire. 10n si può pili tappare loro la bocca con una focaccia tli tanto in tanto o con una mzione della carità pubblica durante la solita c!'isi annuale. Non sono più i mendicanti di ieri che s' inchinarnno alla w01·1lhouse. Sono dei membri della società,dei cooperatori, degli uguali. Bisogna troYare delle soluzioni più omogenee allo s,·iluppo intellettuale della nuova generazione. È necessai'io dire in una legge i-e chi è sul lastrico dei dirnccupati ha diritto al Jarnro e al living wage. :Nonè del socialismo. E ancora l'operaio considerato come ordigno utile. Il living u·age è il semplice settimanale dell'esistenza, un freno alle esplosioni. Gli indipendenti vorrebbero che il living wage fosse di 30 scellini pei lavoratori di città e di 24 per quelli dei distretti rurali. Non domandano che un zinzino di giustizia. Tom 11fa1rni,l più intelligente tra i leaders degli indipendenti, sarebbe più esigente. Vorrebbe che fosse basato sui bisogni -della vita in ragione del caro delle derrate e del bollettino degli affitti e che conside1;asseil salariato capo di famiglia. Coll'emendamento Keir Hardie al discoi.:sodella Corona - sostenuto, badate! da una maggioranza conserYatrice - il go,·erno liberale dovette nominare un Comitato parlamentare a studiare l'eterno problema rimasto piì1 insoluto cli prima. Possono i senzatutto nutrirsi di con,;iderancli? C'è dunque eia meraYigliar-si se gli indipendenti hanno inviato sui campi elettorali n•ntotlo dei loro candidati a sconfiggere alcuni degli amici PJ? L'ideale del Pa1·tito tlel LaY01·0indipendente è « uno ,-tato indusll'iale fondalo sulla socializznzione della terra. e del capitale. » .\.nela, <"Omesi Yede, alla p1·op1·ictà.colleltin1 di tutti i mezzi di pi-ocluzione, di distribuzione e cli ~cambio o a una GOlllrnonicealth che organizzi le industl'ie e dia l'i11le1·0 p,-oclotLOal lavol'atore. E :-;iccome 1·ico110,-;ce che la :;ocietì1non è ancorn p1·eparala pe1· questo 1·egnodi giustizia, si contenta di mitiga1·e i mali peggio1·i con delle riforme. L'orario legale di oUo 01·e di ht,·oro Sltlle·24, la legge che impedi,-;cala occupazione ai giorn11i sotto i l ::i, la pcn,-;ioncdi stato ai cinquantenni la legge che Jll'On-eda per le Yedorn per gli orfani e per gli inabili al lavo,·o, il mantenimento gratuito dei fanciulli alla scuola, la nazionalizzazione delle fe1To1·ie,della mwigazione, il primo maggio festa ufficiale, l'abolizione della tassa indiretta, la tassa c1111111latidviaretta s11tutte le entrate eccedenti le :{00 siel'line all'anno, la ta,-;sa che esti11gua le uneaniecl inco,iles o le ent1·alc 11011guadagnate e 11na:-sieme (IJ Tu111~lann 111i dn·WCclic ciascuno e.lei2 c:11,,liJati spe:,,;c,io media. <lalla 2'0 alle 300 stc1·linc. Co:,i q11est:1 battaglia elettorale costò agli imlipcnd\!nti pil1 di 200,030. li1·c. Tuttn.\'ia siarno già pronti r.on dell'al:ro 0l'0 che mettiamo su colle contribuzior.i strao1·llinarie a dare r~ttacco ai collegi delle elezioni suppletode. che si riassuma in un grido cli guerra contro tutti i priYilegi e i monopoli di classe. La bibbia e la bi1·1·ahanno avuto la loro parte nella disfatta liberale. li clero della chiesa p1·0testante episcopale si appese alla fune della campana a martello ed ha chiamato i fedeli alle armi. « La chiesa è in pericolo! Si ruba, si saccheggia. la casa del Signo1'e, si svaligiano i suoi rninist1·i. Ai ladri! ai lacl1·!i » I ladri e i profanatori erano i gladstoniani che YOlenrno abolire la. chiesa di Stato della cozia e del Principalo di Galles. In questi due paesi la chiesa stabilita è impopolare e non rappre ·enta che la minoranza della popolazione. \el Principato di Galles signoreggiano i nonconfo1•mi;:lie nella cozia i presbiteriani. lo 1101c1apisco nè i chiesaiuoli, nè le chiese. Ma i liberali che credono alla necessità. cli una religione dicono che la chiesa de,·e ami' nulla cli comune collo Stalo. La chiesa di Stato è contraria alla santa ~crittun1. E i ,;uoi beni? È roba nazionale. Ma la campana ha trn;;me;:soil panico. E gli elettori fanatici o bigotti hanno salrnto anche in quest'anno una «istituzione» de;;tinata, un giorno o l'altro, a sparire senza spe1·anzadi 1·isur1'ezione. GIUSEPPE GARJBALDI E LA QUESTCONE SOCIALE \el leg·ge1·e il nuoro ed accm·alo ;;;tudiosul so1·ialis11,o conte111p01·aneoin Italia, che il profe:;- -ore ..\. Ba,·lolini ha sc1·itlo e premesso alla traduzione della 23 edizione ciel Socialismo contemporaneo di G. Hae (]), m'è avvenuto di osse1·va1·e che l'adesione di G. G,wibaldi alla Jnte1-na::ionale dei hti;m·atOJ·i è gcnei-afmente accennata come un fatto di 1rn1ggio1·oe minore impol'lanza, ma non analizzata nel suo ,·e1·0ed intimo significato e valo1·c, nè messa in 1-appo1·topa1·ticolarmente ai mornnti p;;;ichicida cui l'e1·oe fu mosso ed ai entimenti e alle idealità economiche e sociali che egli ha doYiziosamente ma confu ·amente e·p,·essi e disseminati nelle leUe1·c,nelle .1Jem,01·iea,,ttfJbiog1·afiche ed in alt1·i sc1·itti di minore entitit. l'no ,;tudio che si pi-oponesse simili intenti non sai-ebbe, secondo me, nè ,;uperfiuo nè inutile sia pe1· 1·ispetlo alla slo1·ia del .-ocialismo italiano sia (I) Vedilo a pag. xcr e ~cgg. Oltre allP. opCl'C citate in appre ·so; ,·cggasi pure l'A.11,utcirio $to,•ico di ~J. )la.echi, 1Si3: png. 22.
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 53 per rispetto all'intelligenza obhiettirn della vita e dell'opera del Garibaldi. Da quanto, infatti, troYiamo accennato sull'argomento o da biografi del Garibakli, come il Guer1.oni, o da storici del moYimento ~ociale italiano. come T. Martello, apprendiamo che l'adesione di Lui all'.Fntei--na.=ionale deve considerarsi in modo affatto diverso da quello, secondo cui potrebbe considerarsi l'adesione d'un uomo comune. E ciò è ben naturale, dato il tipo psicologico dell'eroe. G. Garibaldi è, infatti, come tutte le pei·sonalità eminenti, una costituzione psichica caratteristica, dotata cioè, organicamente di certe qualità predominanti e tenacissime, non suscettive che in piccola misura di essere modificate dalla forza reagente dell'ambiente e dall'impero della stessa volontà. Non è, quindi, presumibile a pi·iori che un uomo siffatto avesse accettato incondizionatamente i principii ed i metodi della società, a cui egli di_ chiarava di dare il proprio nome. I sentimenti ed i principii, o per meglio dire le tendenze vero-o certi principii generali ed astratti, preesistenti per forza organica nel Garibaldi, dovevano di necessità imprimere un certo colore tutto soggettivo ed individuale alla sua adesione, per quanto apparentemente incondizionata. S'intende bene, così, come fra le idee iscritte nel creclo dell' Interna.=ionale il Garibaldi potrà insinuare idee nuove e forse in contraddizione aperta con le prime, ovvero che ai metodi di propaganda e di lotta degli internazionalisti il Garibaldi potrà sostituire metodi che sottintendono concetti sentimenti, finalità, differenti e magari opposti. Ecco per quali ragioni si peccherebbe contro il metodo positivo, qualora dal semplice fatto che l'eroe aderì all'Intei--nazionale si volesse concludere che egli ne aveva implicitamente accettato tutto l'insieme delle dottrine. L'errore, come è chiaro, deriverebbe dal presupposto tacito, da cui si partirebbe, che un uomo della costituzione antropologica e morale quale ebbe il Garibaldi potesse piegarsi d'un tratto ad accogliere nell'intimo dell'animo principii già prestabiliti e direi quasi schematizzati. Pertanto, grazie a quanto abbiamo accennato, non sia discaro al lettore di questa nuorn e, speriamo, fortunata Rivista, ch'io gli offra un breve bozzetto, più che uno stuclio, sull'mteressante argomento. * * * La questione sociale occupò ed infiammò l'animo di G. Garibaldi non meno della questione politica. Già vecchio, si dichiarò, apertamente affigliato al1' Internazionale, - contro cui G. Mazzini scagliava i suoi anatemi e le sue potenti e spietate c1·itiche - e liricamente ehhe a salutarla come « il sole dell\wveuire ». Jfa in realtà l'Internazionale di Garibaldi non era l'Jntt'J1•na:irmale, non diremo di Bakunin, ma neppure quella di Carlo -:\fa.rx.: l'idealità sociale rlell'eroe italiano rifuggiva dai principii a:-:soluti, dalla critica demolitrice e sarcastica, dalla fredda e minuziosa dialettica, con cui il sommo economista tedesco aveva fonrlati ad un tempo la dottrina ed il partito socialista, che non riconoscono dinanzi al proletariato i confini nazionali. Giorgio Palla.vicino ed altri amici ben compresero l'equivoco in cui Garibaldi, appat•entemente almeno, veniva a trovarsi e gli dissero quasi scandalizzati: tu non conosci l' Intei·nazionale ! l'Internazionale della tua mente è diversa da quella reale a cui pure hai dato il tuo gran nome! Garibaldi. allora, che cosa risponde, che cosa fa? chiarisce e specifica il suo pensiero, mettendo anche meglio in evidenza la contraddizione in cui egli si è messo. Però, da essa non esce, nè tenta di uscire. Le opposte idee si conciliavano forse misteriosamente entro l'animo suo: così, almeno, ci è dato presumere. Respiure vivamente, adunque i pi·ecetti dell'Associazione, quali ~< guerra del capitale», « la proprietà è un furto», « l'eredità è un altro furto» (1) vuole che l'Intei--nazionale si contenti di quanto le spetta « senza toccare l'eredità e proprietà altrui » pretende persino che essa non si percla « nell'opinione delle classi agiate » (2). Per compenso, egli vagheggia riforme miti e graduali che ai socialisti di C. Marx dovevano apparire in gran parte gingilli borghesi, frasi vuote o sterili: ama « il miglioramento morale è materiale della classe operaia laboriosa ed onesta » (3), desidera « il progressivo ordinamento che ponga l'Italia in grado di sviluppare tutte le sue attività e ricchezze per guarire la triste piaga della miseria» (4) che equivale a « deterioramento della razza ed eredità d' insopportabili debiti » (5). vtiole che all'operaio sia lasciato il poco che gli stilla clalla fronte con l'abolizione clella tassa clel inacinato, sul sale e cli tante alti·e ingiustizie gravanti sulla sua 11iiseria (6), propugna a tal uopo il pi·imorcliale clù·itto cli voto per tutti i cittadini godenti dei diritti civili e non già per pochi abbienti monopolizzatori clella sovranità popolare (7), l'abolizione dell'esercito permanente, mantenuto a (1) Lette,·a a G. l'al/aoicini del 14 nooembre 1871. pubblicata nelle Questioni del giorno, et!c. di B. E. )jaineri, ?\'lilano, Bartolotti 187 I, pagg. 157 e segg .. (2) Epistolar;o di G. G. ,·accolto eri. annoiato da E. E. Xi - nune~, Milano, Brig0Ja1 1885; Voi. I. pag. 388. (3) Le1te,·a a G. Pallaoieini c'tata, pag. 38~. (4) Epistolario citato, Voi. li, pag. 261. (5) Ibidem; 11, pag. 142. (6) Ibidem; I, pag. ass. (i) Ibidem: pag. 301 e passim.
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI clifesa clelle prepolent:e clei 1·icchi e che priva la procluzione cli tante b1·accia p1·e::iosepe1· il paese (1), progetta con ardore la bonifica dell'.-\gro romano come 1·imc<liocontro la danno:ta cmig1'azione (2), mole infine la pace universale e l'arbitrato internazionale, solo attuabile però « quando liberi;;\ e giustizia non saranno rnne parole » (3), vuole perciò che alla « diplomazia del Yentre » si sostituisca « la diplomazia del cuore,» (4). Ebbene, come mai Garibaldi, mentre rinnega i principii sommi dell'Internazionale per sostituirvi ispirazioni e proposte che i socialisti veri e proprii considerano come inconcludenti o rigettano, rimane tuttavia entro quell' Associazione, come mai difende con entusiasmo la comune di Parigi che quei principii tentava cli attuare? Per ispiegarci questo strano contrasto, dobbiamo ricorda1·e qual sia il tipo psicologico dell'eroe. Il fenomeno che ci proponiamo è interessante anche per sè me_ desimo. In Garibaldi prevale l' internazionalità sentimentale: egli, quindi, è naturalmente portato a cogliere, ad intuire negli avvenimenti e nelle questioni, il sentimento, l'idea semplice e primitiva che racchiudono, trascurando la forma concreta, i prin c1p11, 1 mezzi con cui si affermano e si attuano. Egli fa per l'idea sociale ciò che fa nell'azione politica e guerresca: la stessa logica lo guida. Repubblicano nel profondo dell'animo, non combatte la monarchia perchè vuole l'indipendenza e l'unità dell'Italia; ripugnante dalle concrete negazioni socialiste, accetta l'Internazionale per il sentimento ultimo e generale che la muove e che egli ha comune con essa. Che cosa, infatti, è l'Internazionale pel Garibaldi ? Non rappresenta per lui una dottrina ed un partito speciali e nuovi. Lo stesso Mazzini, che pur tanto la combatte, e chiunque ha culto per l'umanità vi appartengono di diritto, poichè la clemocrazia laboriosa tencle all'affratellamento fra le nazioni (5). Essa è e deve essere il Fascio di coloro che soffrono in una società, come la presente, « ove i più faticano per la sussistenza ed ove i meno con menzogne e con violenza vogliono la maggior parte del prodotto dei primi, senza sudarlo » (6); essa si accampa e deve accamparsi grandiosa e forte come una reazione, come un rimedio efficace ai tanti malanni ed alle tante co1·ruzioni di questo sedicente secolo civile (7). Che cosa divenivano di fronte a codesta intima idealità umanitaria i principii che i marxisti pro- (I) Ibidem; Il; pag. 389, pag. 110, (2) lbidem; II, pag. 23. (3) lbidem; II, pag. 267. (4) Ibidem; pag. 160. (5/ Epistolario cita•o, li, pag. 21 (6) lbidem. I. pag. 388. (7) Memorie autobiograjlche, Fire,.ze, Barbèra, 188S; pag. 2. clamavano e Garibaldi diceva di respingere? Null'altro che esa.r;ei·a::ioni non connesse, per giunta, con la natura e gli scopi Yeri dell'Associazione (l ): esagerazioni teoriche ed esagerazioni di fatto, che tanto in quella quanto nella Comune parigina sarebbero state introdotte e causate dai dottrinrl1'i, dagli spcrcciat01·icli dntt1·ina e cli ciance, contro ai quali egli, l'uomo di azione, sente un disprezzo poco inferiore a quello, invincibile ed enorme, che sente per il suo più grande nemico, il pi·ete (2). Inoltre, lo stesso senso pratico acutissimo, che in Garibaldi accoppiavasi ad una mistica eccitabilità, gli impediva di trascurare i rimeclii presenti e possibili, per quanto magari lievi e non risolutivi, e di limitarsi alla lontana ed incerta visione della predetta società collettivista, che alla sua mente doveva presentarsi come una creazione sterile e prematura di metafisica dottrina. La costituzione psichica di Garibaldi spiega adunque il contrasto nel quale questi tranquillamente perdurava. Si aggiunga poi, che quando egli professo apertamente di aderire all'Internazionale, era amareggiato dai disinganni ed inclinato ad un pessimismo quasi morboso per quanto riferivasi alla società contemporanea ed in ispecie all'Italia. Era pitt facile quindi, che quell'Associazione gli si presentasse come estremo rimedio, come speranza poetica e radiosa. Ci sembrano, per tanto, fuori di luogo le critiche spesso rivolte'\'li di economista e di sociologo sconclusionato e fatuo (3). Quando mai il Garibaldi ha elevato pretese d'essere uno scienziato? Garibaldi è un genio: molte delle qualità che la scuola antropologica italiana scorge nei genii spiccano in lui. Come genio, quindi, egli va giudicato. Il criticare le vaghe idee sociali di un uomo simile, come potrebbe farsi in una fredda e pedantesca bibliografia, vuol dire distaccare la parziale manifestazione del pensiero dal sentimento che la ispira e questo da tutto il meraviglioso organismo psichico, che lo colora e misura, vuol dire in breve, muovere una critica inadeguata, insignificante, contraria sopratutto al metodo positivo, il quale c'insegna piì1di spiegare certi fenomeni che di giudicarli. Nessun dubbio, che le aspirazioni umanitarie dell'eroe appartengano al ciclo di quelle nebbiose fantasie socialiste che dai primi albori della società si prolungano con varie vicende e forme, sino alla metà del secolo nostro, sino cioè al Marx che è, l'iniziatore della fase scientifica del socialismo. Certo, egli ci apparisce per tanti aspetti simile Il) Questo è il concet•o che Garibaldi ripete ad ogni tratto ne' suoi scritti. Vedi anche G. Guerzoni, Gariba.ldii Firenze, Barbèra, 18S2: li, pag. 636. (2) Vedi l'Epistolario, I, pag. 13S. la Lettera al Pallavicini, le Memorie a pag. 276. (3) Vedi la Storia dell' Internaoionale ecc., di Tullio Martelio Padova, Salmini, pag. 4HJ.
RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 55 al popolo, che appunto in lui trorò sempre rispecchiato sè stesso: come il popolo non aYern bisogno di libri pee darsi una fede. e come il popolo questa chiudera 01I csprimera in una parola, in un simbolo nudo e n1dimentale. Ma che perciò? Anche nella ~ua ~emplicità e incertezza di dottrina Garibaldi fu grande. Egli che mislicamcnte credeva l'anima sua un atomo dell'anima dell'universo (] ), ebbe l'intuizione di cio che in seno alla società nostra fatalmente si srolge e prepara. « L'Intei·nazionale è un fatto a dispetto di chi lo nega», « oggi sorge un quarto stato», egli andava ripetendo davanti ai timidi erl agli scettici con la fede, con l'ostinazione serena di chi sente, intuisce il vero. E quanti mai sono oggi i cultori delle scienze sociali i quali oseranno negare che a lui non sia perrnnuta realmente la voce delle cose, la voce divin_a, misteriosa che solo al genio è dato ascoltare? Prof. FRANCESCO COLETTI Lafunziosonceiadle ldiritctoivile Nel momento storico che traversiamo, in cui pili viva e più ardente si manifesta la quistione sociale, che commuove oramai ogni ordine di persone, investe tutte le manifestazioni della vita privata e pubblica _e batte alle porte dei Parlamenti, spetta ai cultori della scienza di studiare spassionatamente il problema e di additarne le possibili soluzioni, all'infuori di ogni interesse di classe e di ogni preconcetto di partito politico. Molti scrittori, tra cui basti citare il Loria e il De Greef, ritengono che la quistione sociale sia nient'altro che una quistione economica; mentre altri, come lo Ziegler e il Desjardin, dicono che sia semplicemente una quistione morale. Secondo gli uni, i mali che affliggono l'attuale società provengono dalla costituzione economica di essa, che dovrà mutarsi radicalmente, se si vuole un mutamento radicale in ogni ordine della vita sociale: secondo gli altri, provengono invece dalle tendenze dissolventi dell' individualismo, per cui bisognerebbe cementare nelle masse (con mezzi puramente morali) lo spirito di fratellanza e di solidarietà. (I) Guerzoni. Op, e voi. citati: pag· U53(brano dell'Autobiografia di Garibaldi). ::\'oi ci·ediamo doversi ritenere che diversi fattori della vita sociale non siano una derivazione l'uno dcll'a,ltro, almeno nelle società progredite ed esercitino nn'influenia mutua fra loro; e non dubitiamo che se le riforme legislative (la cui efficacia è negata o messa in dubbio) sono l'espressione dei nuovi bisogni, spesso economici, esse alla lor volta reagiscono sulle condizioni economiche e morali della società e le modificano. D'altro canto, il volere supporre che tutto si riduca ad un problema morale, implica misconoscere che la possibilità di svolgere i sentimenti altruistici dipende dalle condizioni speciali (economiche, giuridiche, etc.) della vita sociale; ed ove queste sono viziate o anomale, quelli non hanno agio di potersi manifestare o si manifestano imperfettamente. Il problema sociale, che sempre può dirsi in qualche modo essel'e esistito, si presenta oggi estremamente complesso e vario, appunto pcrchè complessa e varia è l'attività della società moderna. Tuttavia bisogna ricordarsi che esso implica, qualunque possa esserne la soluzione, il riconoscimento delle conquiste della civiltà, che sono state il frutto degli sforzi di tanti secoli. Se oggi il principio del- !' individualismo nel campo economico e sociale s'è riconosciuto insufficiente, e come tale da solo può riuscire pregiudizievole, non bisogna dimenticare né i benefici effetti da esso prodotti per avere reagito al sistema assorbente del potere sociale, né l'elemento perenne di civiltà che esso contiene, cioè il rispetto alla libertà e alla iniziativa individuale. Se la grande industria, soppiantando la piccola ha spostato le condizioni del lavoro ed ha aumentato il numero dei salariati, è stata però il prodotto delle grandi invenzioni e scoperte, che hanno mutato la faccia del mondo ed ha migliorato le condizioni materiali d'esistenza di ogni classe di persone, compresa quella dei lavoratori. D'altro canto non bisogna dimenticare che la società _è un organismo naturale, soggetto a certe leggi, ciò che importa l' impossibililà di cangiare da un giorno all'altro tutto l'ordinamento sociale secondo un disegno prestabilito e tanto meno potersi sperare che, distruggendo l'attualè organamento, se ne formi naturalmente uno migliore. La quistione sociale adunque, lungi dal richiedere lo sconvolgimento dell'antico, richiede il p1·ogressivo migliora,mento di esso; e questo mi;,lioramento può esser dovuto in parte all'azione individuale e colletti va, in parte all'opera delle leggi, le quali, mentre debbono provvedere. alle esigenze attuali della società, debbono ancora ispirarsi alle idealità etico-sociali suffragate dalla scienza, in modo da potere influire validamente sul progresso sociale. In questi ultimi tempi, mentre individualisti e socialisti discutono pel migliore organamento giuridico della società e sulla missione dello Stato, le can-
56 RIVISTA -or POLlTI CA E SClENZE SOCIALI giate condizioni della vita economica contribuirono a determinare non poche riforme legislative, indispensabili a, pl'Ovvcdct·c ai piìt ut·gcnti bisogni dcll'associaiionc del hwot·o, dclhL circola,zione dei valori fiduciari, dello sviluppo del credito. Però esse sono a,ncora, ben lontane dal costituit·e quel complesso organico di riforme, l'ispondente a llc esigenze inerenti al problema sociale economico, in tutto il campo della legislazione, dal dit·itto pubblico internazionale al diritto pri va,to procedtu·ale. I. Qual parte vi avrà, in quest'opera di rinnovamento il diritto civile? Non ci spingeremo ad ammettere, come alcuni ritengono, che la qnistione sociale sia tutta riposta nel diritto civile, perchè non è possibile tendere ad eliminare gli antagonismi di classe, senia il rinnovamento di tutti gli ordinamenti sociali; sono quindi evidenti i rapporti fondamentali e necessari che essa ha col diritto finanziario ed amministrativo. Il diritto civile è però largamente impegnato nella l]uistione sociale, perchè non può aversi vera protezione dei deboli cd emancipazione economica del proletariato, senza larghe riforme in quella branca 1lcl diritto che regola i rapporti trn i singoli per gli scopi generali dell'esistenza. È il diritto civile infatti r.he regola l'acquisto e l'uso della propretà e le diverse forme di contrattazione, in cui non è raro non solo che l'interesse del singolo venga in conflitto coli' interesse sociale, ma che si manifesti un vero conflitto di classe. È la legislazione civile contemporanea quella che protegge la rendita della terra, il profitto del capitale, la libertà delle contrattazioni, ciò che è stato oggetto delle più gravi censure. Sarebbe dopo ciò misconoscere il carattere ed i fini rlello Stato supporre che il diritto privato sia unjus voluntai-ium e il diritto pubblico un jus necessarium. In tutti i rapporti della vita privata v' ha un lato che interessa la vita publica: questo lato è alcune volte formale alt1•e sostanziale; nel primo caso è connesso alla funzione giuridica, nell'altro alla. funzione sociale dello Stato. Ma d'altro canto non ci sembra scientifica la pretesa dei collettivisti di volere assorbito il diritto privato dal diritto pubblico, e ciò pcrchè riteniamo che le funzioni. a cui si riferiscono questi due ordini del diritto sieno irreducibili l'una all'altra, perché connesse l'una all'iniziativa del privato l'altra ali' iniziativa del corpo sociale; indispensabili entrambe alla ,·ita sociale, e svolgentisi l'una accanto all'altra lungo il processo storico. Pur conservando adunque le basi su cui si fonda il diritto privato, è possibile venire ad un sistema c:he, mentre rispetti l'iniziativa individuale, la subordini agl' interessi della collettività cd ai riguardi dovnti ai deboli. In tal modo il diritto civile modificando e integl'ando il suo contenuto contrihuir,t valirla,mcntc a.Ila, soluzione del Jll'oblcma sociale. .. Pal'tcndo da questo punto cli vi:ia, alcuni giuristi tr,L cui ci basti citat•C il .\'lengct·, hanno creduto che il difetto nuLggiore da elimina.re nei codici civili rigenti ~ia quello di essere codici di cla,sse. I legislatori, essi dicono, provenendo dalla chtsse dei possidenti hanno cel'cato di tutelal'e i p1·opri interessi, a danno di quelli dei non abbienti. Anche questo punto di vista ci pare esagerato. Ammettiamo che nel Codice civile sieno spesso trascumti gl' intcl'cssi dei deboli e che il legislatore, seguendo i concetti del dil'itto tra,dizionale è stato indotto a riconoscere e sanzionare i rapporti economici quali esistono infatto sotto il regime della libera concorrenza: ma ciò deriva dal fatto che il contenuto dei Codici contemporanei si formò sotto altro ambiente di vita sociale, in cui la difesa della libertà personale nell'ordine morale e quella della proprietà nell'ordine economico era considerata come il supremo interesse. Oggi però le condizioni della vita sociale sono ca.ngiatc, gra:zie ad u~a più estesa istruzione, alle mutate esigenze del!' industria e dei commerci, ai nuovi interessi dell'associazione, che rendono necessario l'intervento diretto e positivo del potere regolamentare a~che nei rapporti di diritto privato. La difesa della persona umana dovrà cominciare fin da.li' istante del suo concepimento ed esplicarsi senza distinzione di legittimo od illegittimo concepimento di sesso, di condizione sociale e deve riguardare non solo la protezione dell'attività. economica, ma anche dell'attività. fisica e morale. Respingiamo l'opinione di alcuni positivisti, come Lombroso e il Dalestrini, che l'embrione umano non meriti p1•otezione, perchè esso nei primi periodi di gestazione non ha i caratteri di uomo ma di bruto. Sebbene vi somigli in qualche modo nelle forme, pure contiene in sè la potenzialità immediata di divenire uomo, e questa il diritto deve proteggere. I nostri Codici infatti ammettono il principio della protezione dell'embrione umano, ma questa protezione è diversa secondo che si tratti di legittimo o d' illegittimo concepimento. E mentre è discutibile se sia giustificabile la diminuzione di pena stabilita dal Codice penale nel caso di procurato aborto per causa d'onore, cioè quando si tratta di illegittimo concepimento, ci pare meriti censura il Codice civile per avere obliato i diritti che possano eventualmente competere all'embrione illegittimo.
RIVISTA DI POLITil}A E SCIENZE SOCIALI 57 .. * * Avvenuta la nascita dell'essere umano, cor1inua Io stesso trattamento diseguale tra i legittimi e gl' illegittimi. Il Codice penale usa la stessa larghezza di attenuanti per gl' infanticidi e gli a,bbandoni cl' infante per causa d'onore; con che vengono in certo qual modo incoraggiati i delitti contro questi poveri figli della colpa. Sebbene ciò, mentre contrasta coi sentimenti altruistici dell'uomo e colla nostra civiltà, è relativamente un bene per quegli infelici, perchè ad essi si schiuderebbe tutta una vita di privazioni e di patimenti. Infatti, ad eccezione di quelli ricoverati nei pubblici ospizi, chi si occupa di quegli altri lasciati in balia di sè? Chi pensa a questi piccoli esseri indifesi, che, se non muoiono di patimenti, vanno ad ingrossare le file dei degenerati, dei delinquenti, dei pazzi? Nè le leggi civili nè quelle amministrative provvedono menomamente pel riguardo. Nessuno è responsabile del loro mantenimento e della loro educazione. Nessuno si occupa di ricercare i genitori di quei disgraziati ed obbligal'li ad adempiere i loro doveri parentali. Anzi, quasi ciò non basta~se, si nega addirittura, per regola generale, il diritto alla ricerca della paternità, salvo casi eccezionali, e si nega an· che il riconoscimento volontario dei figli adulterini ed incestuosi. Non nascere da un'unione legittima vuol dire adunque trovarsi quasi fuori della protezione della legge. Or chi non vede come questa imprevidenza delle leggi sia la causa della triste riuscita di tanti sventurati, che, lasciati a se stessi, divengon·o necessariamente corrotti di corpo e di spirito in perpetuo contrasto colla società, che loro è stata madrigna? Di chi la colpa se poi essi offendono il buon costume e l'ordine pubblico, tratti a ciò fare dall'ambiente corrotto in cui sono vissuti e dalle difficoltà che loro sono state create di vivere onestamente? Eppure è allora soltanto che il legislatore si ricorda di essi per sottoporli a tutto il rigore delle funzioni penali. È chiaro pertanto come sieno urgentemente richieste le riforme legislative su questo riguardo. La ri• cerca della paternità dovrebbe essere ammessa per regola generale, salvo alcune modalità perchè venga seriamente esercitata. V' ha sul riguardo da apprendere dalle legislazioni straniere, di cui alcune, come quelle di quasi tutti i cantoni svizzeri,· dell'Austria, dell'Inghilterra, delle provincie baltiche, degli Stati Uniti della Colombia, del Chilì, della Repubblica Argentina, hanno ammesso senz'altro il principio della ricerca della paternità; ed altre, pur ammettendo in principio la non ricerca, hanno fatto più larga parte alle eccezioni che non faccia il Codice italiano, come quelle degli Stati della Germania, del Portogallo del Messico. Occorrono poi speciali organismi sociali che provvedano a raccogliere e ad avviare ad un me3tiere o ad una professione i figli abbandonati e a fare per conto di questi infelici le oppol'tune indagini sulla lol'o patet·n itiì. Come è fatta nelle leggi una condizione sfavorevole ai figli che provengono eia illegittima unione, mentre ad essi dov,·ebbe in particolar modo esten_ dorsi la protezione della legge, co~ì avviene per quanto rigmtrdn, la condizione giuridica della donna, per cui si scor·gono ancora chiare vestigia del concetto tradizionale del!' inferiorità femminile. Non ostante che fin dall'epoca della rivoluzione francese si credette di spazzare ogni privilegio di sesso, pure molti di questi privilegi rimasero nel Codice Napoleone, e sono andati scomparendo col progresso successivo della civiltà. Il Codice italiano rappresenta, anche per questo lato, un progresso di fronte al Codice francese; pure s'è inteso il bisogno di ritoccr,rlo in molti punti. Una legge del 77 abroga le disposizioni che escludono le donne dall' intervenire come testimoni negli atti pubblici e privati. La legge sulle istituzioni di pubblica beneficenza ammette le donne a far parte delle congregazioni di carità e dell'amministrazione di ogni altra istituzione di pubblica beneficenza e la legge sui probi viri le ammette all'esercizio della funzione arbitrale e giudiziaria. Tuttavia sono rimaste diverse vestigia di una ingiustificata inferiorità della donna: e basti ricordare le restrizioni in ordine all'ammissione di essa nell'ufficio tutelare e in quello di componente i consigli di famiglia e la sua esclusione nei collegi arbitrali. Numerose altre restrizioni riguardano la capacità giuridica della donna maritata. Si sogliono giustificare colla necessità della direzione unica della famiglia e dell'armonia domestica: però spesso in pratica non raggiungono questo scopo e sono causa di altri inconvenienti. Cominciamo dal dire che il codice ammette la potestà maritale e non determina sino a che punto essa si estenda. Non mancano giuristi italiani e stranieri e responsi della giurisprudenza che ammettono potere il marito ricondurre manu milita,·i la moglie presso di sè, come sanzione dell'obbligo fatto alla moglie dall'art. 131 di accompagnare il marito ovunque egli creda opportuno di fissare la sua residenza. Quanto alla capacità della donna nei l'apporti economici, il nostro Codice conserva l'istituto dell'autorizzazione maritale in numerosi atti della vita civile. Queste restrizioni, che anche ora sono esorbitanti, dovranno sparire del tutto quando sarà convenientemente elevata la condizione intellettuale e morale della donna. Senza spingerci dunque a richiedere per ora una legge come i the married Homan' s prope1·ty acts, per cui la donna maritata divenne in Inghilterra interamente indipendente da suo marito colla separazione dei beni e la soppressione dell'autorità maritale, si possono seguire altre legislazioni
5S RlVISTA D[ POLITICA E scmNZE SOCIALI che sanno contemperare una certa inclipcndema economica della. donna colle esigenze dcli' attuale vita domestica. Ricordiamo a ragion d'esempio h\ legge svedese del 1874, quell.L da.nese del 1880, quella norvegia.n,L del 1888 che riconoscono nella donna. il diritto di disporre 1iberamente di ciò che ò prodoUo del proprio lavo1·0. 11 Codice di reufchatol o il progetto del coclico civile germanico ammettono che la. donna possa liberamente dispor1·0 delle coso sue sotto il regimo della sopa.razione dei beni. E si potrebbero moltiplicare gli esempi. Non solo bisogna rialzare la condizione giuridica della donna come moglie, ma bisogna rialzarla ancora come madre. Bisogna che la moglie goda dell'autorità parentale insieme al marito. Per le nostre leggi la mad1·e non può rivolgersi al !?residente del Tribunale per frenare i traviamenti del figlio come lo può il padre (art. 222), mentre può darsi che costui per debolezza abbia a trascurare tal mezzo disciplinare. Né può pel nostro Codice la madre opporsi al matrimonio sconsigliato dei figli (art. 63) mentre, trattandosi specialmente di femmine, ~ssa, conoscendone meglio l'indole loro, dovrebbe far valere, occorrendo, la sua autorità. Varie legislazioni hanno già accordato ai coniugi, lo stesso titolo, la patria potestà pei figli; come quelle degli stati d'Jowa, di Texas, di Oregon, di Washington. Ciò in ordine alla disparità di trattamento dei sessi per cui occorrono modificazioni alle leggi civili. Ma bisogna ancora che si provvegga a proteggere la donna in altre situazioni della vita civile. Essendo vietate le' indagini della paternità, ne viene che le donne offese nel loro onore, sedotte e rese madri non possono chiedere ai loro seduttori i danni risultanti dalle spese occorrenti pel mantenimento e la educazione dei figli. Il divieto delle indagini della paternità adunque oltre ad essere iniquo pei figli, lo è parimenti per le loro madri, che, strette dalla miseria sdrucciolano facilmente nella via lubrica del disonore. Le nazioni sassone, che hanno un concetto elevato della dignità umana, ammettono la ricerca della paternità e rendono civilmente e severamente responsabili gli autori di ogni qualsiasi seduzione: ed è perciò che in quei paesi la corruzione ha un freno potente. L'istituto della pakia potestà é pure di un interesse sociale gravissimo, perché é risaputo che è nella famiglia che l'uomo é preparato alla vita sociale. Dal momento che la patria potestà non é più costituita, come nel diritto romano nell'interesse del trascuri i doveri che gli son prop6, stabilendo la pili larga responsabilit,\. pel fatto di ogni colpevole omissione. t>ggi non possono esercitare altro freno a,ll'arbitrio della patria potest,1 che solo i parenti e il pubblico ministero, i quali costituiscono, a monto del Pisanelli « un consiglio perma.nentc di vigilanza e un contl'ollo della patria potestà». Ma la esperienza ci prova che non vi provvedono né gli uni né gli altri, salvo in casi eccezionali, quando si fratta di ,·ere sovizie punite a mento del Codice penale. Ora mentre bisogna da un canto rendere effettivi gli obblighi del padre di educare e istruire la prolo bisogna rendere effettivi gli obblighi di avvia,rla ad un mestiere o ad una professione: perché è interesse sociale che tutti sappiano lavorare, come é interesse sociale che tutti abbiano un'adeguata educazione intellettuale, morale e fisica. Credia.mo perciò mo1•iti adesione la proposta di istituire nn magistrato speciale, a somiglianza del giudice pupillare auskiaco, che sorvegli l'esatta osservanza degli obblighi dei genitori rimpetto alla prole. La patria potestà, nel modo da noi intesa, dovrà anche riguardare i figli natu:•ali dichiarati o riconosciuti, i quali dovrebbero essere considerati dalla legge in rapporto ai loro genitori come veri figli c non già come pupilli, come avviene attualmente per disposizione del Codice italiano. Anzi gli obblighi nascenti dalla patria potestà dovrebbero ricevere per essi a preferenza quelle sanzioni speciali che assicurino l'esatto adempimento dei doveri che le sono inerenti, essendoché questi poveri figli della colpa sono esclusi dai vantaggi inerenti al far parte di una famiglia legittima. Altre l'iforme occorrerebbero ancora nell'interesse sociale, all' istituto della leggittimazione, a quello dell'adozione, della curatela, ecc. Ma qui ci fermiamo solo a cennare l'istituto della tutela, in cui, non ostante tutto quell'ingranaggio di tutori, protutori, consiglio di famiglia, pubblico ministero, gl'interessì materiali della persona soggetta a tutela non sono sufficientemente garantiti e gl'interessi morali sono negletti quasi del tutto. Occorre adottare un sistema più semplice e nel contempo più efficace. È stata perciò reclamata urgentemente l'istituzione del giudice pupillare, che provveda, ogni qual volta vi sia una persona da sottomette1·e alla tutela, alla nomina del tutore e controlli direttamente e continuamente la condotta di costui, perché sia conforme allo scopo che la tutela deve prefiggersi nell'interesse dell'individuo e della società. padre ma dei figli, ne viene che non si dovrà più con- * * siderare quale un complesso di diritti, ma di doveri. L'interesse sociale reclama finalmente una più la1•ga Bisogna quindi impedire che in alcun modo il padre protezione della persona umana e specialmente dei
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