RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 23 Se nulla spiega la tranquillità ed anche la voluta acquiescenza del paese, vale ancora meno la sanatoria della Camera dei Deputati. Dato e non concesso che la maggioranza legale del Parlamento rappresenti realmente il popolo; dato e non concesso che non la frode, non la. corruzione non la violenza, ma la genuina volontà del popolo abbia mandato a Montecitorio i deputati della XIX legislatura, potevano essi legittimamente e validamente approvare e sanzicnare il male operato e le violazioni dello Statuto perpetrate dal governo? .Molti, senza convinzioni e senza onestà lo dicono; nessuno lo crede e credendolo è nel falso come bene osservò un altro alienissimo dalla intemperanza, le mille miglia lontano da socialisti e radicali, l' onorevole Zanardelli. lmperocché Statuti, Costituzioni, C,trte, Leggi o Patti fondamentali sono fatti ver mottere alcune garanzie dei diritti individuali, dei diritti collettivi, delle preroglttive dei vad poteri dolio Stato, all'infuori e al disovra della maggioranza varlamentm·e. Né il governo, né una maggioranza possono violare una costituzione; non si può né colla violenza materiale, né col voto. Se nell'uno o nell'altro modo si potessero offendere gli Statuti o le leggi, essi non avrebbero ragione di essere, perché chiunque ha con sé il Parlamento o l'esercito forte ed ubbidiente, potrebbe im!Jt111emente lacerarli. È vruv1·io questo il caso di affermare che la forza non JJUÒ generare il diritto, come non la generarono i molti milioni di voti del plebiscito, che approvò il sanguinoso colvo di Stato del 2 riicembre. E dol resto si deve andar cauti coll'a,cquiescenza del JJOJJOlo,comunque manifestata. Sotto gli Stuards l'acquiescenza in Inghilterra sembrava tanta che i cortigiani lietamente asseri vano potersi liberare la monarchia dal Parlamento ; altrettanto si credette ripetutamente in Francia; in Frnncia e in Inghilterra venne il momento in cui l'acquiescenza - che può essere incoscienza, stordimento, prostrnzione per miseria morale ti-istamente connessa a mise1·ia economica - si tramutò in rivoluzione. * * * E mi affretto alla co11clusionc di tJueste osservazioni, che ho esvosto di p1·ovosito nel tono più calmo e coll'autorità. delle persone pi(1 temverate e J_Ji(a1utorevoli del partito costituzionale, perché non Yengano sospettate. Francesco Crispi e la maggioranza, che lo segue, lo ubbidisco e lo incoraggia, dal fatto che l'arbitrio continuato o lo imposte fatte pagare i!legalmente non abbiano trovato la r·esistcnrn che incontrarono nel popolo inglese e nel lwigo parlamento - resbtenza che finì col condurrn al patibolo Re Carlo I - argomentano che tutto possono faro cd osare. A chi alt.unente o somrnossamento ammollisce, il sonatore Rossi rimbocca mettendo in del'Ì- :sione la rettorica costitu:::ionale, rna la reU01·ica Lalorn di renta tragedia o dovrebbero pensarvi quanti conoscono lo cause ultimo cito in Frnncia noi secolo sco1·so generarono la grande cataskofe: imbarazzi !inanzia6, impossibilità di conLra1·1·c nuoYi debiti o di far pagare nuove imposte. Le analogie tra gli uomini e le cause degli avvenimenti di allora e di oggi riepilogai nel libro sui dolorosi casi di Sicilia. Chiamano rettorica l'osservanza delle leggi e degli Statuti e gettano così a manate il discredito sul principio di legalità e sul parlamentarismo, forti della comJ_Jlicità e della viltà dei magistrati, che non tirano dagli arsenali penali alcuno di quelli articoli ohe servono a mandare in galera o a domicilio coatto i viccoli delinquenti, e i cosi detti sovvertitori dell'ordine pubblico e i nemici delle istituzioni. Essi, pe1·ò, dimenticano cito in siffatta guisa pensando ed operando distruggono il senso dell,t legalità - scarso sempre nella nuova Italia - e la fiducia nel magistrato, che doVl'ebbe rendere giustizia e ch'è .ridotto a s,,nzionare i reati dei grandi e l'onta il danno e l'ctbbiezione dei piccoli e dirnngono i veri sovvertitori, i soli nemici delle istituzioni. E la legalità risvettata anche nell'ignominioso pe1·iodo di \Valpole, consenti che l'Inghilterra potesse rivedere tempi migliori risparmiandosi una rivoluzione. li discredito del Parlamento giova ai violatori delle leggi o degli Statuti e li incoraggia ad osare di più o di peggio: il Parlamento che sotto la seconda revubblica in Francia si discreditò colle giornate di giugno e coll'abolizione del suffragio universale poté essere impunemente spazzato il i dicembre senza che il popolo lo discutesse. Inutilmente Baudin lasciò la vita sulle barricate; e inutilmente potrebbe lasciarvela oggi lmbriani, il più cavalleresco canipione della legali_tà. Ma il parlamentarismo disc1·0ditato, e il Padamento che per incoscionz,t o J_Jor debolezz,t abdica, equivalgono alla distrnzione dell'equilibrio di una costituzione, che rapp1·osent.x - lo ripeto - sempre un contratto bilaternlc. Rotto il contr,itto ciasc11no riprende i suoi diritti e le sue faoolt,i. e ne userà quando l'ora sarà J_JroJ_Jizia;rotto il contrntto, il doruinio pokà rimitnere al più forte pe1· un teml'o indeterminato, ma il diritto di resistenza, cho per i popoli e poi· gl'indi vidui è diritto di esistenza e di legittima difesa, 1·imarn1 immanente e indiscutibile a minaccia perpctu,t doi violatori degli Statuti e dei sovvertitori dell'ordino vero. Questo diritto di resistenza o diritto all'insurrezione può osso1·e scritto esplicitamente nello costituzioni: lo era in quella francese del 1792 e nell'altra siciliana del 1812; ma anche se non è fornwlata in un articolo esiste sempre perché è condi?.io110 di vita od è al disoJ_Jra delle costituzioni. Giustamente IIallam, so non erro, chiamollo diritto sopracostituzionale. Queste melanconie oggi si deridono come retotl'ica costituzionale; ma anche altra volta la derisione 11011 fu meno cinica e lo rico1·dò un modesto deputato in questi giorni. Luigi Cou1·ior durante la restaurnzio11e immaginò in uno dei suoi celebri o caustici pamphlcts una lettera scritta da Carlo X al l'Oalo cngi110 di SJJagna, nella quale spiegava a suo modo il regime parlamentare o oanta,·a la mannite iiarlementaire, cho, per mezzo di una comvatta maggioranza gli p1·ocacciava milioni. Un bel giorno la incirmittç scoppiò e Carlo X prese la ria dell'e~ilio.
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