Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 2 - 30 luglio 1895

22 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI attentati e non può plausibilmente invocarsi se non quando concorrono tali circostanze che facciano ritenere: 1° trattarsi di avvenimenti non prnvisti e non prevedibili; 2° di provvedimenti che se i1on presi in tempo ne verrebbe nocumento grandissimo alla cosa pubblica. In questi casi Guglielmo Pitt, come fu ricordato dal Prof. Mortara, dava nna. norma JH·udento: « trattandosi di sovrnpporre l'arbitrio alla costituzione, egli diceva, occorre che iI bene ricerC,Lto e il male da evitarsi siano ambedue proporiiomttamente gravi.» Si spiega perciò, ad esempio, che di fronte ad un ass,dto pericoloso od improvviso cli un nemico interno o straniero si ricorra al Decreto-legge senr.a il previo assentimento del Parl,tmento o contro \;1, lettera dello Statuto. Epperò, anche se i pieni potol'Ì accordati dal Parlamento al governo italiano a!la vigilia della guerra del 18G6 non glielo ,wessoro consentito, si sarebbe compreso che di fronte alla improvvisa 1·ivolm.ione cli Palo1·mo noi Settembre dello stesso anno, il governo avesse proclamato lo Stato cli ,Lssedio. La misura uguale, invece, fu assolutamente ingiustificabile nel Gennaio 1894 (1). Di necessità, cli salute pubblica è semplicemente ridico lo il parlare pei decreti-legge del 1894-95. Essi è bene ripeterlo, non sono che la manifestazione della libidine dell'arbitrio. Manca infatti il carattere deJ1' urgenza e della convenienza di evitare mali e di procurare beni proprorzionatamente graYi al comples ·o dei decreti-legge in esame. L'Italia poteYa continuare a vivere lo stesso, e non ,Lvrebbe corso pericolo di sorta alcuna so i nove milioni ritratti ctai ccitenacci e dalle imposte esatte incostituzionalmento fossero entrnti nello c:tsse dell'Erario alcuni mesi dopo o coll'app1·ov,1,ziono del Parlamento; se l'ordi1mmcnto dello oso1·oito fosso 1·imasto i1rn1111t,Lto; sè gli organici delle am111inistrn:.:io11i fossero riniasLi qmd'ernno pel passato ; se tutti gli alki provvedimenti finan:.:iad, di tesoro o bancMi avessero ta1·d,Lto ancora qualche mese. Ricorrere alla necessità e ,Lll,L ;;alus pubblica in questo ca ·o dimostra cho manca il senso giuridico e costituzionale in chi l'un,L o I\Lli,ra invoca e che manca la coscienza do' propri dil'itti negli italia,ni, che supinamente hanno tollo1·ato le /la- ;;ranti viola,zioni dello leggi e del Patto fond,tn1ontale tra Re e popolo, che 110;1si l'Ollel'O neppu1·e violare quando Radetzky vittorioso, alt' indomani di ?\ol'arn, più che consigliarlo lo imponov,L. (I) Credo conveniente rico1·<larc alcuni dati sto1·ici cd alcun.e cifre-. Nel 1893-!:Mil popolo tun1ultuantc e inerme in ,·crun sito agg,·edì le truppe; nel lS86 Palern,o insorta e armata assalì i saldati e i luoghi nei quali si erctno rifugiati. Nel I G6 furono uccisi 7 ufficiali e 4Gsoldati, feriti 20 ufficiali e 235 soldati in una settin1ana di accaniti com. hattimenti. Nel 18'J4lo stato di assedio con gli iniqui tribunali mili_ t.1ri durò dal 3 Gennaio al 14 Agosto; nel 188G lo stato di assedio mi1.issin10dw·ò dal 23 Setternbre al 27 Novembre. Nel 18G6l'nmnistia ,·eni e suUito incondizionata e per tutti, compreso il priucipe di Linµ-uaglossa che presiedeva il Cu mi lato 1·ivolt1zional'iOinsediato al J\Iu_ 1 icipio di Pnlcr1no; nel 189:..si attende ancora <1ucl'arnni:stia cliiesla dal popolo e dal Parlamento e promessa del Sovrano... Questi ,.afti·onli, meglio di ogni altra dimostrazione ser\'Ollo ad illustr,:ll'e la t.lifTerenza t1·a il governo conservatore del 1866 e quello reazional'io del 1894 e illustrano completamente la efferatezza dell"animo di F,·ancesco Crispi. Questo ancora e' è stato di più deplorabile: che i cittadini, pochi e timidi i quali nell'orbita della leggo vollero opporsi tdl'arbitrio del governo non trovarono conforto nè nel Consiglio di Stato, nè nella magistratura ordinaria. Avvenne ciò per viltà di uomini o per lacunt, dei nostri Ol'dinamenti? Lascio da bande\ la ricerca e segnalo all'ammirazione quell,L Suprem,L Corte foderale degli Stati Uniti, la quale non solo non consente ai governanti la violazione dello le;;gi ma non permette neppure, che leggi si facciano, le quali conti-addicano ai principi fondamentali della Costituzione, so33iungo che la dove, come in Italia, manca un Istituto ,Lito ad imporre il rispetto della logge, il Parl,tmento diventa uno strumento delic,Ltissimo, che si deve far funzionare sempre o con cura se non si vuo lo guasta l'Io. La lettera e lo spirito dello Statuto condannano il Ministero; non lo assoll'e il giudicato della Suprema magistraturtL del Regno, che, nella peggiore dello ipotesi, ai decreti-legge suppone il substratuin dello imprevisto dell'urgenza, e dclltL necessità. Può assolverlo l'acquiescenza del paese e il bill cl' indennità del Parlamento? L'on. Crispi credette cli avere frionfalmente risposto ai suoi critici affermando che il paese non solo aveva tollerato per molti mesi la usurpata dittatun,, ma averlt, esplicitamente approvata mandando a :\fontecitorio una schiacciante maggiornnza tanto f'avornvole al governo d,, avere respinto il 23 Giugno la mozione sulla quisUono morale. E l'on. C1·ispi - di che cosa non ò egli capace? _,e il 10 Luglio arrivò a dire ch'era « strano, contrario ci qualunque vrinci- _piocli libertà, voler c/i;;cutere se il 11ae;;e 1wll 'e,erci- ;;io della ;;ua ,ovranità, abbia fatto o no il suo dovere». ll sofis11m costituzionale in qucst,L occ,Lsiono 11011potCl'l1 esse1•e enunciato con ma3gio1•e cinismo. Al sofisma anticipò la confutazione un cx ministro del Re, che dal dire la verità - e di ciò gli va dat,t lodo, spoci,dmonte in questi tempi di dedizio11c - non fu trattenuto neppu1·e dalla condizione sul\ di l'nnzionario, poi· quanto altissimo, dello Stato. « Si «dice: cosa volete; che andate parlando di :Statuto « o di !oggi? li paese ha pagato, l'òrdine pubblico « non è stato tud.1ato. :\fa proprio avre:;te voluto che « il pae:;e avcs:;e 1·icorso a sommosse, avesse fatto << un,L 1·ivoluziono por provare ohe certi decreti cc- « cedono la facolta del potere esecutivo? 1\la lascia- « telo l'imprudentissimo argomento; e piutto:;to rin- « grnziamo Iddio, ringraziamo la temperanza del po- « polo italiano, so nmlgrado quei p1·on-odimenti, che « osorbitava110 dalla facoltà. del potere csecutiYo, e « specialmente malg1·c1do i prnvvedimenti, che ina- « sprir-ono le imposte o no crearono di nuove, il paese « non ha resistito e lo coso anda1·ono, come soJio « andato ». Co:;i se1111atamo11Lopat·lò in :::ìu11ai,Go aspa1·0 Fiuali, che l'opo1·,t insisw11tu1uoH~o i11costituzioualc dcll'o110rernlc C1·ispi a,·ova coukollato 11oi suoi dettagli JJOr do\'e1·e di uflicio quale Pi·esidento della Corte dei Conti.

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