'18 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Si erano conosciuli da gio\·mielti, rnnivano dal me(losimo paesello, o la loro amicizia ora fafta di memoria pit't che di consenso. Tollc,·anle il canonico, arnYa per tulli o una pa1·ola cl i assoluzione o un molto sat'caslico: e,·a tult'uno. Era difficile, per contro, cavare dalla hocca dell'altro, intollerantissimo, una parola di lode, quanto era facile aYerlo compagno a qualunque opera generosa. - Oh .... chi vedo! ... disse il canomco. - Ecco qua l'amabile misantropo... Smelli rnh ! quella ciera che è sovrapp'osta alla tua faccia e gua,·dami da cristiano. - Da uomo, volevi dire, rispose Lucio. Sei cristiano tu come S. Paolo era casto. Or che si dice in Vaticano cli ciò che accade a Montecitorio? - Si fregano le mani i monsignori e ridono. Le esalazioni indicano il grado cli disfacimento. - Eh ... quanto a questo, le esalazioni maligne vengono da tutte e due le parli. La quistione è sapere chi ultimo si fregherà le mani. - Tu no, caro il mio gran dottore, nè gli altri discendenti dal patt·iarca Gorilla. La vostra politica dottrinale è far liberi i discende11Lidelle beslie; la nostra politica pratica è aver dalla nostra il popolo. E lo abbiamo, sa; e abbiamo il morlo di averlo. - Quale? - Trattar l'uomo da uomo. Primo bisogno dell'uomo è credere; ultimo bisogno dell'uomo è credere; primo ed ultimo ricove1·0 dell'uomo è la chiesa. Io gliela posso aprire ridendo; ma egli vi entra adorando. Che libri e che Darwin! ... E. clte resta cli quei discorsi parlamentari, tanto pieni di patriottismo iperbolico e di sdegni melodrammatici!... La parola nostra si stampa ne' cervelli e resta. E così avviene che senatori, deputati, professori, ministri voltano le spalle alla Dea Ragione e tornano a Dio; e chi non torna invidia quelli cbe vi sono tornati. - È metà del vero; ma l'altra metà · dice che come in que' deputa.ti e ministri era restata parle di te, così in te è penetrata qualche cosa del mio. Perciò quì dov'era il Gommo tuo è entrato un altro Governo, e dove tu insegmwi la creazione dell'uomo io insegno l'ernluzione delle specie. - Ed hai consumato una di quelle opere che pe1· eccesso di malrngità o di follia sono ad un tempo misfatto e pena. Tu hai sostituito in Roma ad un Governo cli preti un governo di aHocati. Ne hai pena la tua misantropia. L'avvocato è il prete meno Dio. Perciò il prete difende un dogma; l'a.noca.to li difende tutti. P1·ima sopprime la coscienza, come Depretis; poi la spontaneità eleltoralc, come Giolitti; poi il parlamento, come Crispi. Ecco la libertà. La politica è per sè stessa un inganno; immagina poi nelle mani di un avvocato! ... - Resta. ancora il capo dello Stato. E che dici del ,·o? - De 1·ege nihil. Tacquero un poco. Poi Lucio Sti\·a mo1·morù: Tanto è: un governo o un parlamento di ,ì\'\'Ocati portano nelle leggi o nella politica. le nhiturlini della. curia; prepongono le rninufe esigenze ai fini di un'età; e buttano da un lato la morale, merce soYerchia. - Tu, 1·icominciò il canonico, con queste parole commenti la proposta fatla oggi dal deputalo T01·- rigiani, che ha parlato come un fiorentino ciel ci~- quecento. Egli ha detto: \loi qui siamo stati mandali a far buone leggi finanziarie e sociali, non a discutere altro. - \lo? ... Le quistioni mora.li che turbano il paese dunque non a.rrirnno alla Camera? Così poternsi dire ne' secoli passati, quando lo Stato era de' Re, non oggi, dopo cl,o hanno fatto base della sovranità il popolo. Questo è un elemento mode,·no col quale hanno a fare i conti, ed insegna. che la. morale, se non altro, è ai tempi nostri necessi là politica. - Ben detto: e questo clornvate capire voi chierici quando bandirnte leggi e battevate moneta. - Noi non avemmo proclamato plebisciti né messo a base cli regno il popolo; e cli piit noi abbiamo - fondamento secolare della morale - il dogma. Che avete voi oggi ? In questa domanda il canonico pose un insolito scoppio di voce, che superò la sua intenzione. Cercava un sc,rriso riparatore, quando si accorse che anche la sua pre\·i ·ione era stata superata, dall'effetto. Lucio Slirn era rimasto fosco e silenzioso. - Ti ho offeso? - disse il canonico - Posso dirti che l'impertinenza del tono non passò nella parola. - Io sono offeso da quella forza che mi fa soprav\·iyei•e a me stesso. Io non a.mo nè questa chiesa nè que to Stato; non amo un dogma senza fede, e non amo un potere arri-ì,ato a Roma senza sa.pere clore entrarn. Nessuno Stato nuovo fu mai preparato da tanto ardire di pensiero e di opera e nessuno rispose meno alla grandezza dei precursori. Che segno è? Che o la via sbocca al Vaticano, o.... - Oh?... L'altro termine ti muore sulle labbra. - \'on esiste. Il Vaticano è l'eterno immobile, e contro esso non c'è che o l'eterna utopia o la presente miseria. - Tu vieni meno al discorso e fuggi te stesso. - Io resto nel fatto. Dentro, siete infelici, e fuori cercate aVYenture e dirnrsioni che più Yi scopriranno a voi stessi. DiYorata la piccola proprietà, fallite le banche, n10ta l'istruzione, incerto l'ordine pubblico, i municipii si rirnlgono a noi e abbandonano a voi una larrn cli Stato. Vuoi saperlo? Te lo dico perchè te ne dolga: repubbli-
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