Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 2 - 30 luglio 1895

RIVIS'l'A DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 29 cinano via via di nuovo alla misurn normale. Se invece i pl'czzi di mc1·cmto sono anornrnlmente saliti, ,Lfl1uisce n11OYocapitale a quei fa\-Ol'iti rami di p1·Od11zione, finché da 11ltimo con l',uunento dell'offerta cadono di nuovo i p1·ezzi. Questa teol'ia del pl'CZZOcosì trnttata da Smith, malgrndo la sua imped"ezionc, coglie senza dubbio nel segno, in quanto che essa mostra, che la concol'renza dei capitalisti tende a livellare il tasso del guadagno in tutte le branche, per quanto svariati sieno gl' impedimenti dai quali la tendenza stessa è semp1·e e poi sempre attraversata. Ma Smith omette di proporsi la questione, come mai questo regolamento dei prezzi anelato dalla concorrenz1, per il quale capitali egualmente grandi fruttano in media eguale profitto, s'accorderà poi con . la teoria del valore di scambio da lui stesso sviluppata poche pagine innanzi; teoria per effetto della quale e il valore di scambio e il prezzo delle merci sono regolati dalla quantità di lavoro impiegata alla produzione di queste. Il problema è in ciò: ma Smith non lo vede; o se egli lo vede lo tace, e non osa provarsi a tentarne la soluzione. È questa una delle tante conti-addizioni che caratterizzano l'opera nel suo genere splendida e geniale dello Smith. Ricardo prese sul serio la teoria del valol'c dello Smith. A lui mancava lo spirito enciclopedico e storico descrittivo che distinse il suo predecessore; ma tanto più rigorosamente era sviluppata in l11ila 111·incipale virtù filosofica, ossia la conseguenza. Egli toglie alla teoria del valore quello che essa avea di vacillante e di contraddittorio,c tenta in dettaglio la dimostrazione: che salario del lavol'o, rendita della terra e profitto sieno sottoposti alla legge del valore generalmente in vigore; e che la concon·enza, che regola il « tasso naturale » dei prezzi delle merci, regola appunto con ciò, e nel medesimo tempo, i prezzi delle merci corrispondentemente alla legge del valore. Senza dubbio anch'egli s'imbatte occasionalmente nel concetto, che i p1·ezzi naturali della concorrenza dovean ben divergere dal valo1·e; ma egli non segue poi que to pensiero e non potea seguirlo, perchè non a vca sviluppato Rsti·attamentc e metodicamente le illazioni che possono trarsi dalla legge del valore, prict di rirnlgersi a considerare la conco1·rcnza. Q11i riattacca ;\larx col Capitale. Due punti lo cara,tterizzano in opposizione a Ricardo, che è l'apice dell'economia politicct classica. \farx: supera, come socialista, il punto di vista unilaterale dei suoi predecessori borghesi, pei quali il modo di produzione capìtalistico era il modo di p1·odnzione definitivo e assolutamente « naturale». Egli invece considera il capitalismo come un risultato storico, che nato dalle precedenti forme della società, porta in sè il germe della sua morte, come t11tto quello che nasce, e mostra le contraddizioni, che, svil11ppatc in misura sempre crescente da questo modo di produzione, lavorano con naturale enc1·.;ia ad una nuova organizzazione sociale superiore, cioè al socialismo. In secondo luogo quello che lo distingue dagli economisti classici della borghesia, è l'incomparabile acume dialettico, col ']ualc egli ha po1·t,ito a compimento la tcorict del valore avviata da quelli, e l'ha svolta senza il minimo ripiego sino alle ultime conseguenze. Traendone metodicamente tutte le conseg11cnzc, egli stnbill anche con ciò e poi pdmo il fondamento sul quale solo può esser risoluto questo problema: se, e sino a qnal punto, le manifeste tendenze dcllct conco1-renzn nella formazione del prezzo concordano con la norma della legge del valo1·e. La soluzione di q11esto problema è inevitabile, se voglia.mo aver chiarezza su la importanza della legge del valore, che è una ipotesi scientifica posta per ispiegarsi !'effettivo processo dello scambio. L'ipotesi dev'essere dapprima completamente svolta, pcrchè solo allora la si può confrontare utilmente con la realtà e giudicare ciò che essa offra per la spiegazione di questa realtà su la quale appunto fonda la sua legittimità e necessità. (Continua) CoNRAD ScHMIDT. IIConsiU[lifoficidailCe onciliazione nel Ma1111achus11etts Tl nono rapporto annuale del Consiglio Ufficiale di conciliazione e d'arbitraggio del Massachussetts contiene le notizie su 39 scioperi e conflitti alla risoluzione dei quali il Con~iglio è intervenuto, o di propria iniziatint o per invito dei padroni e degli ope1·ai. In 17 casi in cui si ricorse o si invitò l'Ufficio, - prima della interruzione dei lavori - 11 volte padroni ed operai S(!ttomisero d'accordo al Consiglio i loro conflitti; 3 volte l'invito partì da i soli operai; 2 volte da i padroni; una sola volta il Consiglio si offrì spontaneamente. Così furono evitati 16 scioperi, e si ebbero 5 risoluzioni favorevoli agli operai e 11 transazioni. In un caso, essendosi il padrone rifiutato di rendersi alla convocazione del Consiglio, lo sciopero fu dichiarato e terminò favorevolmente agli operai. . Questi 17 dissidi erano tutti motivati da riduzioni di salario o per tariffe da stabilirsi su lavori nuovi. Per ragione della depressione industriale che à se1 1peggiato negli Stati Uniti nel 1894, le depressioni dei salarì ànno determinato 22 altri scioperi ne' quali il Consiglio è intervenuto: 18 volte di sua propria iniziativa, 4 volte chiamato dagli operai. Le cause di questi scioperi si suddividono così: riduzione dei salari, 14; domande di aumento di salari, 6; domande di rinvio di un operaio che aveva cessato di far parte del sindacato, 1 ; domanda di richiamo di tre operai congedati, 1. Questi scioperi ànno avuto per risultato: 3 riuscite, 6 transazioni, e 13 volte •fu mancato lo scopo. In 7 di questi scioperi, l'intervento del Consiglio condusse alla immediata ripresa del lavoro. Uno

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==