Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 2 - 30 luglio 1895

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 27 li profumo, che esala dagli agrumeti di quel lembo di paradiso terrestre che c la nostra Riviera, può inspirare inni arcadici agli spiriti sentimentali, ma, in realtà, e tutto un poema grandioso di fatiche, di attività, di costanza, di senno, e la glorificazione di un popolo, che, nella sapiente operosità sua, ha creato dalla sabbia del mare e dalla roccia degli Appennini una ter:·a fortilissinu ( 1 ). Mentre, giù nell' Italia meridionale, l'occhio dd viaggiatore, che il treno trasporta veloce, g~:arda con tristezza immense estensioni di territorio abbandonate, e pensa che per far fruttare quelle terre non ci sarebbe nemmeno bisogno che l'aratro le squarciasse, perche il grano, lanciato dal ventilabro, crescerebbe rigoglioso da sè. E traversando lo stretto, per calcare il suolo di quell'isola meravigliosa, che fu già il granaio di Roma, noi assistiamo, sol che si esamini davvicino lo stato vero delle cose, a questo stranissimo fenomen0 - che, delle due zone, nelle quali viene concordemente diYisa la Sicilia, zona alberata e zona a cereali, i contadini stanno notevolmente meglio nella prima, conseguenza fatale del disordine economico e dell'errore agricolo. Non si può parlare più di incognita agricola, quando un economista tedesco, Werner Sombart, descrive palmo a palmo la campagna romana e ne tesse rapidamente la storia, quando un economista italiano, Ghino Valenti, dimostra che in alcuni punti della campagna romana « il grano, senza avvicendamento razionale e senza larghi aiuti di concimazione, nonostante il secolare sfruttamento, vi dà una produzione quasi sempre superiore ai 20 hl. per ha,, e che raggiunge qualche volta anche i 30 » (2). L'incognita scompare anche per la Sardegna, quando Stefano Canzio, in un disegno di legge, che non arrivò nemmeno alla discussione parlamentare, arriva alla convimdone, suffragata da prove vigorose, che « la Sardegna ha incontrastabilmente il suo avvenire nell'agricoltura, e che il problema agricolo è per essa un problema idraulico, come lo fu per la Lombardia del medio evo >> (3). E non ci arrestiamo su altre citazioni riferentesi alla vallata del Po e alle pianure toscane e marchigiane, che tutti conoscono assai bene. Ma quest'incognita si svela con tanta prodigalità a chi la studia con intelletto di amore, da procurare le più intense soddisfazioni di menl\·iglia. Le statistiche ufficiali vi dicono che la media produzione italiana oscilla intorno ai 10 hl. di frumento per Ettaro, che, precisamente, nel 1893 fu di hl. 10,46, con un massimo di 13,41 in Piemonte e un minimo di 4,94 nella Sardegna. Ma un'inchiesta privata, an1i- ( 1) cc Il o-enovesccompra per poche centinaia di lire un gcrbido, e colle mine rompe i macigni, e coi rottami costruisce i muri che sostengono la terra; dispone il terreno a terrazza, vi profondel'ingrasso e vi pianta la vite e l'ulivo, e spende in questa operazione 20 e più mila lire l'cttara. ),/ei primi anni e fìnchè la vite e l'ulivo non hanno raggiunto l'età del prodotto, vi coltiva i legumi e le ortaglie; e la sua terrà fabbricata colle proprie mani raggiunge un valore assai più elevato che non la somma spesa per fabbricarla. Le centinaia di lire spese nel primo acquisto e che non fruttavano forse il 3 e 1[2, oggi valgono le migliaia, continuando a fruttare il 3 112 ». (S. SOLARI, Sproloqui di 1111 villauo, Genova '81 pag. 3-1)- (2) Giornale degli Eco110111isti, febbraio '93, p. 96. (3) Provued11ne11tpier l'isola di Sardeg11a, G~1ova. '92, pag. 33· chevole, riguardosa, vi dà delle cifre che sono tutto il vostro orgoglio di scopritore: voi imparate che il Visocchi di Atina, in provincia di Caserta, si assicura una produzione media di 26 hl. di frumento; che Giovanni Panfilo Mazzini, nella sua tenuta di Marmirolo in Reggio Emilia, ha portato la fertilità dei suoi terreni ad una produziouc media di 32 hl. all'ha., spingendo il raccolto di qualche annata a cifre che sembrerebbero quasi favolose, se non riuscisse troppo facile il controllarle; che in molti paesi del Piemonte, per merito specialmente di Pier Francesco Boasso e di Sebastiano Lissone, si c innalzata l'agricoltura ad un' industria intelligente e rimuneratrice, riuscendo fino a quadruplicare la media produzione italiana. Ancora: il conte Mocenigo Soranzo di Cremona, che ha parecchie campagne nel Veneto, scriveva privatamente il 2 3 luglio r 889, da Lo• reggia, in prov. di Padova ( e in una lettera amichevole quale ragione avrebbe avuto di nascondere la verità? ) che in un certo fondo aveva applicata una certa concimazione - vedremo in seguito qual fosse --'- ricavando fin dal primo anno 33 hl. di frumento per ha. ; e aggiunge: « la fertilità iniziale è stata talmente aumentata che un fittabile di quei limitrofi, il quale prima non avrebbe presa quella campagna neppure senza pagare affitto, ora ne offre lire 1.450 a condizione di essere istruito sul modo di coltivare. » E l'ing. Egidio Pecchioni, che si fregia nelle sue pubblicazioni del titolo di Agricoltore, ha diretto per qualche tempo una tenuta di mille ettari appartenente al Co. Domenico D'Albertis in quel di Castel Ruggicro (Toscana), e da una relazione pubblicata il 16 maggio '90 ncll'Ag1·icoltoretoscano, da chi era stato a v1s1tare quella tenuta, si vede che « egli e riuscito a fore cosa che somiglia proprio al miracolo: e riuscito a convincere i propri contadini che nelle terre più ingrate si può rendere intensin e largamente rimuneratrice la coltura dei cereali ,,. E oggi i contadini educati dal Pecchioni giurano, come sul vangelo, sull'efficacia della ricetta che ha loro data. E trasvolo su altri ricordi per condurre i miei lettori in un lembo della campagna emiliana, a pochi chilometri da Parma, al l3orgasso, dove vive , tranquillo e modestissimo, un uomo veramente superiore e altamente benemerito, che e il creatore ài questa nuova agricoltura, che abbiamo visto trionfare nei casi precedenti, un uomo che ha tutte le caratteristiche del genio italiano, Stan islao Solari - nome ancora ignorato dalla maggior parte degli studiosi italiani, ma al quale, ne fo fede fin d'ora, si legherà il rinnovamenw economico dcli' Italia. Tutto il mio libro sarà un'illustrazione documentata del suo sistema economico-agricolo, ma intanto mi piace avvertire fin d'ora che il Solari e riuscito a produrre il frumento ad un prezzo di costo di L. 6, 60 l'ettolitro, superando la media di 40 hl. all'ha.; ed io ho visto da lui delle spighe meravigliose, non trovo altro aggettivo per esprimere la mia impressione, che aYcvano 120 sementi: fate che un campo vi dia di queste spighe, e il Solari crede di arriYarci, cd a\'etc una produzione di 150 hl. all'ettaro. Mi sarebbe stato facile assai ricordare con abbondanza di particolari i risultati ottenuti nei Yari campi sperimentali - e di qualcuno parleremo in seguito - ma ho voluto a bella posta in questa I11trodmJone parlare

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