RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 15 mente osscrrnlr, se la lcttePa agli onesti di tiilti i pm'fiti sia pii1 bella o pii, lwuita di qualche altra uscita dalla sics:<a penna. E il giudizio sulla cosa si csp1'imc generalmente così: mi piace, o non mi piace, conrn se fosse un piatto di macche1'oni. Que,;ta indifferenza, e meglio, questa. indipendenza dallo Stato è la caratteristica pit1 noternle e pit1 alta della gente italiana. La nostra politica è una cosa superficiale, argomento di trastullo per alcuni, fonte cli lucri per molti altri. li paese non Yi piglia parte, perchè sente che la sua vita e le ragioni del suo vivere sono altrove. Vi assiste come ad uno spettacolo, ma vi si anoia assai più che non vi si diverta, benchè lo paghi caro e salato. E dell'assistervi in fuori non n10le saper d'altro. Se lo spronate non reagisce, se dalla platea volete trascinarlo sulla scena abbandona il teatro, e quando il governo è costretto a chiamarlo giudice delle sue contese co' deputati, esso risponde con un'alzata di spalle accompagnata da una frase popolare molto energica e piena di realismo. Così il Padamento è diventato il quartier genenerale dei capitani che non hanno soldati, una specie di sala d'arme dorn si fa della schermaglia per divertirsi o per collocare dei biglietti d'ingresso, e dove tutte le porcherie, quando non passano sotto silenzio discreto, trovano quasi sempre l'impunità, e qualche rnlta anche il plauso. Così succede, che, se i comizi <;on convocati, una metà degli elettori se ne resta a casa, e l'altra metà si sa per quale ragione Yoti; vota per dispetto o per tornaconto individuale, vota per liberarsi eia una seccatura, anzichè per difendere i suoi interessi di classe o di partito. Data questa condizione di cose, che non ha nulla da vedere colle querimonie del senatore Guarnieri data, cioè, questa nessuna conispondenza tra la vita nostra e la nostra politica,. delle elezioni non si può palare, se non pe1' dire che esse sono state un fatto senza importanza, caratterizzato dalla mancanza assoluta cli ogni obbiettirn dete1'minato, dell'assenza o del perrerlimento di ogni criterio in tutti coloro che Yi hanno preso parte. Guardate un po' quello che hanno fatto i socialisti. A Milano ·,weYan sempre predicata l'intransigenza più fiera nelle dottrine, nei metodi e nella tattica. Son ci credevano perchè in fondo si sentirnno una cosa sola co' radicali; ma ormai la bandiera era quella e non si poteYa mutare. Orbene un brutto giorno rnngono le leggi di luglio, poi sopraggiungono lo scioglimento delle associazioni, i processi, le condanne e gli arresti, ed ecco l'intransigenza vien meno, cadono le ire e i fieri propositi, e la lega per la liberta, ,·issnta poi così male, sorge auspicata dalla sti-etta di mano di Turati e Carnllotti. L'alleanza era utile, ma clornva esser fatta con maggior garbo e minor fretta. Così come avYenne parve piuttosto una resa a discrezione. Molti .-e ne dolsero ed ebbero J'agionc. )fa la .-cuoia di Cremona non seppe ra;:;segnarsi a rnder rotto il Yoto di ca,-tilit, cri ebbe ·torto, quando nel co11gecsso rii Parma 1·i11scìa colpire colla scomunica minore quei p0Ye1·i milane,;i che an,Yano commes;:;o il peccato. \e nacque, come era naturale, una rleploreYolc confusione, nella quale si smard, col senso politico, anche quello comune. Data la necessità di abbattere o di combattere Crispi, la tattica dei socialisti nella campagna elettorale doven1 esser questa: lottare colle proprie forze dove c'era probabilità di Yincere, aiutare i radicali o accettarne l'aiuto dove non si poteYa vincere eia soli, lasciare nel resto piena libertà agli elettori. Invece i socialisti rnllero fare da sè, e piantarono in tutta Italia un centinaio e mezzo di candidature cli par_ tito, facendo, senza saperlo, il giuoco di Crispi e dei crispini. Così perdono il collegio cli Carpi e non è certo che abbiano acquistato quello di Mirandola. Perderanno a Pescarolo dove avrebbero potuto vince1'e facilmente e a Forlì contribuirono a rendere più. allegra la vittoria a quel valentuomo di Alessandro Fortis. Se la cosa fosse divertente, potrei continuare su questo tono, chè la materia non manca. Ma è meglio passare ad altro. Guardiamo un po' i moderati. Questi signori nel 1876, persero, col potere, la testa. Disperando di riaffermarlo per virtfr e forza, s'ingegnarono cli averlo per sorpresa. Con Depretis non riuscirono: più fortunati furono con Crispi, ma l'esperimento Di Rudinì mise capo a una crisi che svelò anche ai ciechi la incapacità organica che li travagliava. E d'allora si ·clisg1·egarono quasi. Nelle ultime elezioni non hanno saputo trovare il proprio posto, han fatto solamente delle scorrerie buttandosi ora cli qua ora cli là, come il talento, l'interesse individuale o il malumore li sospingeva. In Lombardia combattono quasi dapertutto il Governo, e nel Veneto quasi dapertutto lo appoggiano. A Bologna aiutano il Marescalchi, ma votano anche per Sacchetti e Pini ambedue ministeriali. A Reggio Emilia, indispettiti del rifiuto opposto dal LeYi a fare dichiarazioni anticrispine, Yotano per Salsi, un bravo ragazzo che in dieci mesi da una povera scuola cli campagna onde fu tolto a forza è giunto a Montecitorio per la Yia di Porto Ercole. In Sicilia si dividono e a Palermo fanno peggio; si contraclrlicono da una settimana all'altra. Temendo di Barbato e delle conseguenze della sua elezione, il 26 maggio se ne stanno in disparte e contribuiscono indirettamente alla l'iuscita cli Crispi; ma il 2 giugno, pentiti del mal consiglio, portano i loro suffragi su Garibaldi Bosco e ne determinano la Yittoria. E dove mettete il governo, onero sia, Crispi che lo impe1'sona? Questo avventuriere glorioso, che avern delle rnndette da fare e dei nemici '1a bandire, delle Yergogne da nascondere e dei delitti da farsi perdonare mirava a una cosa sola; crearsi una maggioranza ligia e compatta, una maggioranza senza
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==