Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 1 - 15 luglio 1895

, l RIVISTA DI POLirfICE1S\·CIENZE SOCI1\ jl Dh-cttorc Jlr NAPOLEO~E COLA,JA~~I ITALIA: anno lire 5; semestr ~ lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno I. - N. 1. Abbon~mento postale Roma15 luglio1895 Sommario: La Rivista, Ai lettori. - • • •, L,i questione morale - R. Mirabelli, La giustit_ianella rappresmtanz .1. - G. Salvioli, Socialismo com1111ale. - Dr. Napoleoni! Colajanni, Per 1111laettera di Spmcer. - Filippo Virgilii, Il problemaAgrario - Lucilio, Le elezio11gi euerali. Come si intende dal titolo, la Rivista darà lm·ga parte alla politica. La politica è adesso, e sarei ancora lunga1nente, un fattore poderoso della .vita sociale; e se per qualche tempo e da varie parti si pote ostentm·e, o sinceramente anche sentù·e pe1· la politica tutto il disprezzo di un ve1·so del De Musset, che dice nella politica riassunte tutte le miserie della 1,ita, la 1·eazione contro un si mal fondato giudizio non tardò a venù·e ed oggi si tiene la politica nel conto dovuto. La quale, in quanto alle modalità sue e ai fini p1·ossimi cui m,fra non è d'una sola specie, onde è bene intende1·si qiwle preferisca la pi·esente Rivista - s01·ta e bene ·accolta senza liisso cli programmi e di p1·omesse, - a- che ideale essa indirizzerd le sue for::::e. La politica più utile, e più onesta, nelle sue gi·andi linee e tenendo conto cli risultati spe1·i11ientali qomplessivi, è quella in cui il maggior nume1·0 possibile d'individui prnnclono 'Pai·te alla 1'i.ta puhblu:a e J"inun:::ianoa.li.a m.inrw qwintitci possibile cli libertci. La pm·tecipa:::ionealla vita pubblica sarà tanto più · benefica quanto più i cittadini giudicheranno sulle cose e sugli uomini, che conoscono da vicino e che li inte1·essano e quanto meno sarà altei·ata da for;:,e avverse e da elementi pe1·tU1·bat01·lia sincei·ità dei loi·o giudizi. Queste condi:::ioni,a nost1·0avviso, non si possono raggiungere che colla 1'epubblica fedemle corroborata dal referendum e dal diritto cl' iniziativa. Ecco. il nost1·0 faro in quanto all'oi•- clinamento politico. Ma le istituzioni politiche meglio 01Ylinate 1·ovinano se non vengono sorrette da cori·ispondenti istituzioni econoiniche ; come non si 1·iesce a compi·enclere la pei·manenza cli una ceda uguaglian::a economica là dove una f'cimiglia o una classe posseggono il privilegio politico. Ecl è perciò che proceclonoparallele le tenden::e cla un lato, i,e1·so l'abolizione di ogni potere ereclita,~io e dall' altl'o, vei·so la eguaglianza economica, alnieno nel punto cli partenza di ciascun indivicl-uo. * * * La politica non e che il mezzo per conseguire il massimo (lenessere sociale, che risulta dal coinplesso cleÌ le condizioni economiche, intellettuali e 1norali. Il solo misticismo, se non interamente tramontato, certo in decadenza avanzata e frrefrenabile, pote nega1·e che t1·a i fattori del benessere sociale la preminenza non ispettasse a quello economico; e in fatto cli ordinamenti economici crediamo che tutti gli sforzi debbano _convergere nel fai· si che la massima possibile equitci presieda nella distribuzione della ricchez.za, che al lavoratore venga assicU1·ato il prodotto del p1·op1·iolavo1·0 e che a tutti non venga negato un minimum per la esistenza e per lo svolgimento delle proprie facoltci. Affermata la preminenza del fattoi·e economico e giusto osse1·vare che la medesi11ia non equivale acl esclusivismo da un lato e ad assoluta p1·iorità dall'altro. çiascimo degli elementi, che generano il benessei·e sociale può genera1·e gli altri e si può anzi affermare che essi sono in continua a::ione e 1·eazione 1·eciprocain guisa che gli eff'etli a dato momento agiscono come cause e viceve1·sa le cause si t?·amutano in effetti. Non ci mancherà occasione cl' il/iistra1·e questa 1"ecip1·ocae continua azione e ?"eazione t?·a i vari: fenomeni sociali. Dati questi complessi 1·appol'li tm fatt01·i e fenomeni sociali ci sembi-ct vano prestabilfre a grande clistan::a l'ordine delle 1·if01'1neda propugnare,. e temerm·io altresi preannun::iai·e le forme, che· in un avvenfre non prossimo pi·encleranno gli ordinamenti sociali, poichè non possediamo in sociologia ci·iter'i sicu1·i pei· r,1·eve-

2 RlV!STA DI POLITICA E SC!E.'iZE SOCfALf clel'e il fittui·o, che pnò smentù·ci sempi·e e p1·epa1·a1·cidelle s01-prnsc.Si possono e si dci:ono, pe1·0, constatcl1'e le iendcnzc, le ryuali semb1·a che debbano p1·eralac. lii quanto all'ordine delle 1·1for·mc,r;ll am;enimenti non p1·eveclibilia lontana scaden:::ap, ot1'anno p1·omuove1·e e fa1·e 1·iuscir·e più facilmente e con prececlen:::auna rif01·11iaeconomica an::iche ·una morale; e vicevei·sa. Cosi clelpari le istitii:::ionipolitiche stando in isti·etti 1Ytppo1·ti colle altre istituzioni sociali e non essendo neJr pu1·e esse immobili, ma in continua evoluzione, le 1·ifonne che le concernono potranno prececle1·eo seguire alle 1·if'o1·medi alt1·0 genere. E poi a stabilire l'equilibrio. e l'arinonia tra gli 01-clinamenti sociali di varia specie, si puo essere sicuri che qitale che possa esse1·el'ordine cli svilitppo delle riforme, queste isolate non si 1·eggono e non du1·ano. Esse debbono costituire un insieme coordinato ed 01·ganico. * * * Ogni clichia1'azione sul metodo, pah·ebbe oggicli un inittile clott1·inaris11io;ma perchè non ci siano equivoci sulle nostre intenzioni e non siano fmintese le espressioni che potremo aclopeiywe quanclocchessia, sentiamo il debito di dichiarar-e che siamo convinti: che le riforme non si ottengono o non cliwano o non danno gli spei-ati 1·isultati se non sono pr-epa1·ate cli lunga mano, se non chieste, se non matU1·e in quella par·te della coscienza pitbblica, che - sebbene 1ninoranza iniziatrice - perchè fodeinente volente, guida spinge e ti·ascina all'azione le masse. Convinti che le trasformazioni, specialmente le sociali, non sono l'opera cli un gioi-no, nè s' i1nprovvisano in un fiat, perci6 la Rivista seguirà e consiglierà il metodo evolutivo. Evoluzione, pero, non quietismo, non fatalismo; qitella e,voluzione raccomanclianio che dev'essere cosciente e che a data ora anzichè im,peclire gli scoppi, cleve affrettar·li, inclirizzctrli e far si che nessun avveni1nento ci colga alt' imp1·ovvisoe riesca infruttuoso. La evolit:::ioner·acco1nancleremosistematicamente, per-chènon sappiamo co1nprenclerecolo1·0che sistematicamente predicano la 1·ivoluzione, dimentichi che le rivoluzioni - eventi sem1rweterribili! - non si ci·eano, ma scoppiano improvvise come gli uragani, create pei· lo più dalla fame e clal m,al governo. Le 1·ivoluzioni cli fronte alla 01·ganiz- :::a:::ione ai 1nez:::idi offesa cli cui dispongono gli eserciti mocle1-ni,come bene avve1·ti l'Engels, sono inoltre e·venti, che si devono scongiitrare dalla parte che mira ad un avvenire più lieto rlel p1·esente e che ha tutto da pe1'llere colle facili 1·epressioni. Dalla riconosciuta cmwenien:;a della assiclna e ùitelli_qente prepaiYtdone consegue, che non si dere 11iai trascw·a1·e il p1·esente e l'avrenii·e p1·ossimo pe1· dedicarsi con p1·evalen:::aallo studio cli eia che potl'it esse1·ela.società in itn arvenire 1·emoto; e non si clovi·anno dispre::zcwe le riforme cli dettaglio, le piccole e cle1·ise 1·if01·me, che pur tanto giovarono a p1·epai·ar·ee a fcw matui·a1·e le gmncli t1·asforma::ioni. Le discussioni teoriche non saranno escluse; m,a sapranno tenersi lontane da ogni specie di 1neta(isica; epperò la esposizione dei fatti troverà sempre un più largo posto nella Rivista e rJr.tifatti, meglio che dai ragionamenti, i lettori potranno trarre ainm,aestramenti e (orinarsi le p1·o'[wieconvinzioni. Nemica cli ogni intransigente clog11iatismola Rivista accoglierà con piacere gli scritti che rispecchiano le varie tendenze della clemocmzia sociale, lasciando intera agli scrittori la responsabilitd delle prop1·ie opinioni. LA RIVISTA. LA QUISTIONE MORALE Ì\ 0:1 -si tratta oggi di quella gran questione di cui si è sempre discusso e si continuerà a discutere e che si occupa dello sviltljJJlO morale nelle società umane; ma di un lato solo della quistione; quello che si riferisce alla vita politica ed agli uo:nini pii1·in vista, che prcnd:mo JJarte attiva alla medesima o che di politica, bene o male, vivono. Se ne parla in Italia eia ci1·c,1,tre anni; i giornali, che I).anno interesse ad eliminarla, sono costretti ad occuparsene incessantemente; cacciata dal Parlamento eia maggioranze prepotenti vi rientra ad ogni menoma occasione; il pubblico n'è stanco, ma pu1· sempre se ne preoccupa. E non potrebbe farne a meno perché la quistiono morale posa su tutt I la vita politica italiana; la inquina, la intristisce. Di chi la colpa se ossa si trascina da sì lungo tempo falla stampa nel Parlamento e dal Parlamento nel paese, conendo e ricorrendo da un punto all'altro con alterna o dolorosa vicenda? forse di coloro, che la sollevarono? :Kcssuno personalmente può chiamarsi 1·esponsabile cli ave,·la sollevata: essa era nell',1ri,1 e tutti ht sentivano e n'erano oppressi; s'imponeva fatalmente. Chi prima la portò in forma solenne e determinata alla Camera dei Deputati il 20 Dicembre 1892 si può dire, che fu lo strumento del fato. Giovani non solloval'la? Il ritardo costò parecchie diccine di milioni alla nazione, pe1·mise la rovina matcri:\le degli istituti di emissione e il dilagare della corruzione tra gli uomini politici, dai pii1 umili ai più elevati. I danni economici e morali non potevano I -

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 3 che ag_;rnvnr.;i, se ancora di più ta,rdavasi nel porla, nel denunziare i co1·1·otti e i co1·1·11ttol'i. Jt nmili,Lnte poi, che in ltali,L si possa discntoro sulla conrnnicnza di dcnnnzia1·c i lad1·i e i concussol'i, gli nomini immorali che del lll,Lndato affid1Ltolol'O dctl popolo fecero ignomlnio.;o mc1·cimonio; é quest,L una stigm,ita che rimarrà perennemente disonorante per hL patrin nostra. Un dubbio siffatto non si elevò mai altrove; cd anche quando e dove la corruzione fn maggiore non mancò nn briciolo di pudore, d'ipocrisia a.lmeno, che indusse tutti non eccettuati i colpevoli, a protesta1·e contl'O il male, a flagella.do a sangue. Un popolo, che astrae dalla quistione morale, che la pone in dilcgio o che la. v~1ole trascurata come inutile é de3tinato a scomparire; e popoli cd assemblee che ciò abbiano fatto coscientemente non s'erano mai visti. Spettava a\l'ltalia questo triste onore d'iniziare un precedente, che, dobbiamo sperare che rimanga senza seguito. C'è una ce1-ta gente pratica, la quale fa le viste di non disprezzare la quistione mo1·ale, ma t1·ova modo di mettere a nudo la sua poca sincerità dc1·idcndo coloro che la posero in campo, perché i loro sforzi rimasero vani e senza risultato non essendo riusciti nè a fare scomparire la immoralità dnlla scena, né a fare punire, in un modo qualsiasi, i colpevoli; soggiungesi che la, impunità raggiunse lo scopo opposto a quello sperato, servendo di cattivo cd incorctggiantc esempio. Tanto varl'Cbbc giudicare inutile la medicina perché talora il medico, che fa ht di,tgnosi del morbo, corre al rimedio, mct falli ·cc. Quali siano i termini della qnistionc morale, nel modo in cui si ò andata svolgendo dal 20 Dicembre 1892 al giorno d'oggi é snpcrflno ricorda.re, essendo essi noti, anzi kistamcnte celebri. Vi sono due periodi nello svolgimento della medesima, che devono essere brevemente ricordati: l'uno te1:mina colla fuga del ministero Giolitti nella sera del 23 Novembre 1893; l'a,ltro comincia, nella forma, più acuta colla lettura del verdetto del Comitato dei Cinque e col voto della Camera dei Deputati, invocante la prontti discussione, seguito dtilla chiusura della sessione e dallo scioglimento clellti Camera stessa: per vergogna cl' Ita,lia, dura tincora. Il passaggio da un periodo all\,ltl'O segnti un peggiortimento spaventevole nelle condizioni morali dell'ambiente politico. C'è il peggioramento nel rispetto dei due uomini che impersomwo, riassumono le due fasi successi,·c. Invero la onestà personale dcll'on. Giolitti non fu messti mai in dubbio dtii suoi pi1ì ticerrimi avversari; si poté biasimarne il cinismo, nel corrompere o nel servirsi dei corrotti, e nell'esalttire agli onori del Senato i Btinchieri bancarottieri, nel clcgrticlare lo stesso Senato popolandolo cli simoniaci e si potò rimanere nausetiti dallti impudente e imprudente costanzti nellti menzogna; ma data h, sua vitti priYtitti poté reggere - fatta ogni riserv.1 sulla grande dif'..... ferenza intellettuale - il paragone che se ne fece col \.Valpole e che per lui riesce sempre onorevole. ::'\cll'on. Giolitti rinrnsc un po' di pudore; egli non rcsi:;tcttc tilltL lettu1·a della relazione del Comitato dei Sette e anziché impugnarla si sottrasse ad ogni discussione, in guisa che il principio morale non rimase vulncrnto, ma rinvigorito dtilla crisi che ne seguì. li caso e· cliv01·so per l'on. Crispi. Egli tLcc11sato di colpe assai pii1 gravi o numerose cli quelle che furono Jancitite contro il suo predecessore; di colpe che intticctino la sua vitti pubblica e privata e che vanno dallti falsa testimonian,m al peculato, aliti concussione, non si ritirti, come Giolitti, dichitirandosi vinto; né si· giustifica vittoriosamente. Resiste in vece alla opinione pubblica ed aliti rtippresentanzti nazionale; sfida la prima o scioglie la seconda per sostituil'la con un'altra, nella qutilc - previa una sapiente preparazione a base cli violenza, cli frode, di corruzione individuale e collettiva _...:_prevalgono i complici sui giudici. L'on. Crispi, perciò, non a \Valpolc si può paragonare, mti ai peggiori uomini del Direttorio. Dei quali lrn avuto !ti corrnzione, b inclinazione verso i procedimenti dittatori; sicché potè essere creduto propugnatore cli un moto boulangista pii1 grottesco cli quello francese. Se dal prottigonista scenclitimo al coro il peggiortimcnto non è mono evidente. La Camera dei Deputtiti della 18• legislatu1·a commise il grave errore della lunga solidarietà col)'on. Giolitti; ma quando essa ascoltò la lettura della relazione del Comitato dei Sette non esitò un istante a condanntLrc il ministro che l'tiveti guidata pe1· due anni; e gli urli unanimi coi qutili accomptignò l'uscita del suo tintico capo dall'aula cli Montecitorio furono ttili clti togliere ogni velleità di rcsistenzti, se pur ne avesse avuta, al Dcp11tato di Dl'Oncro ! Essa conservò tanta energiti morale, clic nonostante l'ammirazione dimostrtitti verso l'on Crispi per b sua risolutezza e mancanzti di scr11p:>li ncllti repressione dei mot,i di Sicilia e nella 01·ganizzazionc della reazione, pure seppe scuotersi e riprendere !ti propriti libertà di giudizio quando si venne alla lettura delh, relazione del Comitato clei Cinque. Ed erano noti allora, nei lol'O dettagli, i soli sctind,tli btLncari nei quali \'on. C1·ispi crn impiglhtto, come in un ingntnaggio incsor<èbilc. Ass,Li cliver:;o l'umore doliti Camera che successe all<è precedente si rivelò col voto del 25 Giugno 1895, quando erti clivulgtito l\tff<1re Herz, per mezzo clell,t letten, clell'on. Ctivallotti; dtilht fjltalc per lo meno emerge lti esistenza cli un mistero, che nasconde tale vergogna, dti non potere essere svelata. Si preferisce lasciare l'on C1·ispi sotto la grnve ::tccusa cli avere promesso per clentiro un'tilta onol'ificcnzti tid 1111 grtindc imbroglione sti'tiniero, ::tnzichò sveltire che cosa rappresentMono le famose lire 50,000 dello chèque Weill-Schott-Reintich. Agli onorti1·i leciti dovutigli per servizi p1·ofessionali prestati, nessuno crede, perché la possibilità della ct·edenza esclusero le stdclenti contraddizioni dell'o1·_,ano che più ::tutorevo\mcntc rappresentti l'on Crispi e le altl'e sue proprie, contenute nei co1m111icati uOìciosi dcli' Agen.:;ia Ste/àni o nelle interviste non smentite. ì\faggiorc si mostra l:.t degenerazione mo:·alc della Camera. attuale snllti precedente pe1·chò questa ereI

4 RlVISTA Dr POLfTLCA E SCIENZE SOCfALI dette sinccl'amentc, nclltL :;ua maggioranza, all,L 1·cttit11dinc dell'on. Criolitti e giudicava c1Tonci gli addebiti fattigli; ma si l'iCl'cdctw e lo abba.ndono qua.nclo poté co1ll"incc1·si che le colpe erano innegabili. La On.meni vennta su colle elezioni del 2ù \fa,ggio i,nccc non ha creduto alla onorabilità dcll'on. Cl'i~pi; e pur lo sostiene giudicandolo disonesto e lo so1reggc coi suoi voti. L'affermazione su ciò che pensa la Camcl'a attuale sul Capo del governo può scmbl'al'e temeraria cd ha bisogno di essere suffragata con p1·ovc non dnbbic. Chi frequenta i corridoi di Montccitol'io ed ha re0 lazioni intime coi deputati che costituiscono la maggioranza - la quale è così fatta, che secondo l'on. Imbriani, mangerebbe senza riluttanza le vipere, che le venissero imbandite dal governo - sa già che la grave affermazione corrisponde al vero; e di questa verità se ne hanno ancora prove pili manifeste e d'indole diversa. Un giornale del mezzogiorno, che difende con energia non disgiunta da abilità !'on. Crispi non ha esitato ad asserire che questi non è stoffa, da farne ostie, non è uomo da proporlo per la canonizzazione. Un deputato, e· dei nuovi venuti e che pare rappresenti bene la media morale dei medesimi, interrogato da altro giornalista rispose: che la Camera conosce l'uomo e lo accetta e lo di fende quaF-è, perché le fa comodo. Queste due manifestazioni fn apparenza individuali, acquistano grande impo1·tanza e divengono gli esponenti della opinione della maggioranza, che se dissentisse avrebbe saputo trovar modo di ribellarsi, e di protestare affermando la convinzione salda nella onorabilità dell'on. Crispi. Ciò che le sarebbe stato suggerito dalla piL1 elementare ipocrisia. .Ma su questa deplorevole condizione morale della, nuova Camera si ha un documento più decisivo cd ufficiale; la motivazione della proposta dell'on. To,·- rigiani colle, quale si respinse ogni discussione sulla quistione morale. Infatti quella motivazione non conteneva una protesta sdegnosa e fiera contro le accuse divulgate sull'on. Crispi, ma si limitava a respingere l'inchiesta perché credeva preferibile la discussione cli più importanti problemi: quelli economici e finanziari. La motivazione fu prudente e cinica ad un tempo; fu cinica pc1·chè confesso quasi la colpabilità dell'uomo nelle cui mani lasciava le sorti d'Italia. La prudenza poi emergeva dal contrasto coli' ar1·oganza dcll'on. Cl'ispi, che si proclamo invulnerabile. Forse perché egli si sentiva sicuramente invulneral,ite disdegno la difesa? Si sarebbe potuto crede1·e nella sincedtà dell'alterezza, se la condotta dell'accusato in altra recente occasione non lo avesse contradetto e ridotto a pi/1 umili p1·oporzioni. L'on Crispi che si proclama invulnembile di fronte alla requisitoria terribile dell'on. Cavallotti non aveva disdegnato di scendere alla difesa ed alle querele per accuse cli minore importanza e meno documentate, che gli vennero dal plico Giolitti e dalle dichiarazioni dell'on . .Mazzino e del comm. :Martuscelli ! Tanta superbia olimpica non poteva seguire a così breve distanza a tanta umana umiltà, ~enza sfatarsi e senza prcstMc il fi.tnco ad un so1Tiso beffardo d'incredulità. Ritornando alla C,Lmera, con dolo1·e Yi,·o con nmiliazione gntndissima si dC\'C constatare che per la p1·ima volta in lt,tlia, e giammai presso le alti-e nnzioni civili, si vide 1111 caso simijc a quello del Yoto che accolse la p1·oposta nel modo in cui la sostenne il Torrigiani; non si era visto mai in Italia sin oggi e non si é visto sinora presso le altre nazioni civili un'assemblea politica che metta tra i probleini cli mino1·e importa,iza quello morale. Tale assemblea é del tutto degna cli assistere alla commedia, il cui epilogo venne testè recitato dal Ministro di ,;}razia e Giustizia che ha fatto presentire prossimo un fausto avvenimento: la pace tra gli on. Crispi e Giolitti, fondata sull'oblio del passato pel comune interesse. Crispi é vecchio; Giolitti é nel vigore degli anni: l'uno vuole, come il Depretis, spengersi tra gl' incensi che una turba abbietta prodiga ad un Ministro purchessia; l'altro, attutendo il clamore intorno a sé, non dispera di raccoglierne l'eredità. Il coraggio non gli mancherebbe! E la nazione assisterebbe, sorp1·esa più che indignata, al ravvicinamento che vorrebbe essere idillico e sarebbe semplicemente turpe, tra due uomini che si rassomigliano soltanto nel cinismo. :Ma cli Crispi non si tentano difese? Si tentano e tutte guercio e zoppicanti. Si ll.fferma che le accuse sono vecchie. Avessero anche gli anni di :Yfatusalem ucciderebbero un gigante se fossero vere. Sul terreno morale c'è forse un istituto della prescrizione, che segni il tempo necessuio che deve trascorrere perché una colpa sia cancellata? C' é invero questa prescrizione; é la pi(1 nobile e ht sua azione viene lodata e riconosciuta dagli uomini generosi e buoni: la riabilitazione. Pur· troppo non può invocarsi in favore del Presidente del Consiglio; egli alle colpe vecchie ha aggiunto le nuove, le recentissimi,. Non di riabiÌitazione, adunque, ma di recidiva inguaribile deve parlarsi. Alcuni asserivano che il Re conosceva tutto quando torno ad affidargli il potere; quindi non si può più discutere il passato. I bigotti della monarchia offendono il sovrano ragionando in siffatto modo; comunque, se la fiducia riaccordatagli può agire come un'abluzione purificatrice inchiniamoci pure, non potendo liberamente discuter-e, e confessiamo che poteva ,were anche ragione Caligola, che innalzo un cavallo agli onori del Senato. ~è si è più fortunati quando l'oblìo pel presente s'invoca in nome delle benemerenze passate, condendo l'argomentazione con uno spruzzo di sentimentalismo, che si fa spicciare dal suo capo canuto e dai suoi settantasei anni. In nome di questa facile morale compensatl'ice molti delinquenti dovrebbero trovare assoluzione innanzi ai loro giudici ; il compenso, poi, non poti-ebbe oltrepassare certi limiti e dovrebbe arrestarsi all'impunità senza trascinare alla glol'ificazione. Il caso di Bacone rimane tipico ed istruttivo; il grande cancelliere d' Inghilterra era vecchio, era dotto, aveva reso servizi non comuni

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 5 al suo Re e alla patria. Accusato di peculato Yenne sottoposto a processo. All' espiazione di una pena non si giunse e neppure alla condanna; ma egli privato di ogni carica,' ritirossi in campagna ed ivi terminò gli ultimi suoi giorni nell'oscurità. Qui la pieti ebbe ultima la parola ma senza offendere il senso morale. Bacone, il grande filosofo che la scienza e la storia sono costrette tuttora a ricordare con ammirazione, era accusa,to di un solo 1·eato ed in tempi meno civili e meno liberi dei nosti·i! ìVfa può ispi,·arc pietà chi ha avuto sempre il cuore chiuso alla pietà? Procediamo all'analisi dcli' ultima attenuante: « i danni morali, che possono venire dalla presenza di Crispi al potere vengono compensati dalla sua esperienza e sapienza, politic,t; chi potrebbe sostituirlo nel reggimento della nave dello Stato senza che questa desse nelle secche?» Tanto si osa giudica1·e d,ti M.acchiavelli lilliputtiani del nostro pa,ese; i quali dim'énticano che si potrebbe ammettere per buo11t, la ragione, se essi, proprio essi, non l'avessero sfatata mettendola innanzi in favore della inamovibilità dal potere prima per Depretis e dopo per Giolitti. E una nazione che spera in un solo uomo è perduta; un Parlamento, che si condanna all'i·nerzia e all'osse- !JUio verso un solo uomo distrugge l'essenza del regime rappresentativo e nega b. sua ragione di essere. ìVla la sua scomp«rsa dalla scen« del mondo è prossima per le inesorabili esigenze de lii, natum ; che «vverrà mcti qu«ndo t«le evento non sarà pi(1 un pericolo temuto, ma un fatto? li naufrngio non dovra mancare e il: finis ltaliae dovrnbbe scriversi come cpitallio solla tomln di chi fu ritenuto indispensabile ..... L'ironia sgretol« e ferisce gli uon11m e i paruu; non spiega gli aYrnnimcnti mentre di spiegazione h,t bisogno l'aberrnzione mornle di cui ci si«n10 int1·attenuti. Llt più gener«lc, la più ttl'(lit,t, b pii1 conq,rensiYa ,·enne tentata d,dl'on. Andrea Costa, sotto fol'lna di quintes:;enz« di dott1·ina urn1·xista applicat,t alla politica e ali« morale. Egli, infatti, trn gli urli della Camern, su poi· giù disse nelht seduttt del 23 giugno: « Fntncesco Crispi « e il gerente rcsponsalJile di una classe, egli rap- « present,t ht borghesia, bt quale difendendolo, di- « fende i propri interessi. » lllust1·ando cd accettando questa spiegazione un gio1·mde socialista ctll'indomani del YOto con cui si pl'Ctese - invano! - seppellire l,1 1p1istio.1e mora,ic soggiunge: « la corruzione della borghcsi,l e giunt,t « a t,dc che non le 1·cpugna il di ·potisn,o di un Grispi « 11011 solo, 11m che ne riconosce l,t necessità pCI' l'a- « gioni di smt esistenza.» Affcl'miamolo subito: 11uest,1 spiegazione ò monca cd inesatta; essa si 1'isc11tc del sistcn1atisrno di l'Cl'- tuni, che rn1·1·cbbe1·0 costringere gli 11omini a pensa1·e e .ttl ,lgil'C secondo l'arcl1etipo, che co1Tisponde al sistem,t e clic gli a1·yeni111enti di conseg11enz,t Yor1·ebbero rigichunente s,·olti i11 1111dato Ol'dine e con dati carnttcri. L,l 1·c,dtit e diYCl'sa; ne,5li ,tUriti socictli, nel conflitto fra gl'interossi e le passioni, coli' intervento, spesso eflìc«ce, dei caratteri anon1a.li si hanno 1·bultati Yct1·1e complessi, che sono ir'l'iclncibili ai previsti schematici di una dottrimt, di una scuola. Qnesta Ycrit,\ resa inconcnss« dalla sociologia. l'Cnde pl'ndenti snlle soluzioni probctbili dei più intricati problemi e sulle p1·e1·isioni del futuro prossimo e 1·cmoto ed ,,!lontana dalla intl-ansigenza e dal dognmtismo. Egli è co.;ì, che la spiegazione chtt,t d«ll'on. Costa e che fu ,tbbozzata nella p«ss,tta legislatlu·:t, !{Uttndo si rntò sull'inchiesta bancai·ia, chdl'on. P1·ampolini, renne testè dimostrnt« errone« da chi non può essere sospetto cli poc« tenerezza pel socialismo noli« SLnt fo1•m3,ortodoss« marxista. li Turati in un vigo1·oso e brillante articolo sulla Critica Sociale (L0 luglio 1895) con un solo dato di fatto ha ridotto alle sue gi11ste proporzioni la tesi sostenuta dal rnpp1·esentante per lmol,,: la Lomb«1·dia, egli ha detto, e la 1·egione d'Italia dove la bol'ghesin e il regime bo1·ghesc sono meglio e più sviluppati, secondo il tipo che dell'una e dell'altro, hanno dato il i\farx e l'Engels; ebbene, i deputati che rappresentano la Lombardi« ( e non solo legalmente ma realmente, perché la sincerità delle elezionima è magggiore in Lombardia che altroYe) con grnndissima prnv«lenza hanno votato contro !'on. Grispi e sono i suoi più convinti ed acel'l'imi oppositori. Hanno i lombardi tradito gl'interessi della, classe, che rappresent«no o sono essi in errore? \'celiamolo. Essi hanno agito bene nel senso della monde preY«lentc e dell'interesse della cl«ssc che rnppl'esentano. Invero c'è una mol'ale borghese clre rappresenta un progresso sulle mor«lità precedenti; r1uest,t mornle borghese de,·'essere l'ispettata dalla classe che l'ha prodotta, nel suo stesso internsse: h, smt i1Hpune violazione scà1·dina la ron1pctgine sociale, non se1·1·cche ad atri·cttarne lo sgretol,,mcnto, la. dissoluzione; costituisce l'al'll1a i,iù pe1·icolosa in m,tno agli aYvcrsari che YOgliono da1·c l'ltss,,lto ctll« fortezza della classe domimtnte. L,t corrnzionc trionfante tra la. bò1·ghesi,t, infatti oggi se1·1·c ,t fa1·l,t clisc1·cdita,1·edcti ,;oci.alisti che l'additano come ca.rogn« che ,tm111orba la societit e che u1·ge seppcrli1·e sotto uno strato spesso di c,dce impa.sta.t« coi pii1 potenti di:;infctt,tnti. li bisogno di l'ispcttare i,01· necessitit cli esistenza, ht morale impcra,nte in un da,to momento storico si e scnipre sentito; pc1·ciò giudic,tto alla, strngua della mo,·,dikt lH'eY,tlente Pompeo cm di tanto supc1·iol'e a, GesMe e .\h\lcshe1·bes al .\farchese cli .\lirnbcau. .\la i deputati e i giol'llalisti, che si dichiararono solidali con l'on. C1·ispi e gli fecero scudo dei loro Yoti coscientemente Ja,·ornno ali« ro,·in« dell,t prop1·ia cl,tssc? O forse, come taluni osservano, essi ,;0110 tutti suoi complici diretti? Glie ,t .\lontecito1·io e nell,t starnp,t e nclht lrnl'Ocrnzi,t e nel p,tese con1plici intere,; ·,tti ,·i siano, non i' dulJl,io; 111asi etT l ,tffel'll1<t11doche tutti dil'Ctla111ente co111plici e in!e1·essati si;u10 eolul'O che 1·olle1·u e ,·oglio110 mantenuto al p<,lCl'C l'u11. Grispi. ~u: tra i de1,utati e nel paese molti pursunal1t1entc i11cal'aci

6 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI a commettere 1111menomo atto disonesto, difendono e proteggono nn uomo che credono e non esitano a biasimare e disprezzare come disonesto, perché lo ritengono il piit forte baluardo contro il dilagare delle cosi dette idee sovversive. Cosi quelli stessi nomini, dall'on. Sonnino ali,, Perseveranza, che nel 1878 dissero e stamparono pal'Olc di fuoco contro Crispi r1ccusato semplicemente di bigiw1ia, si stringono intol'llo a lui e lo l"iconoscono per capo, p111·sapendolo reo o accusato di colpe maggiori. Si diri1: dunque l'interesse della ch,ssc é il movente della loro condotta. Cosi è; ma non nel senso in cui rnnne esposto dall'on. Costa, che lo cl1iamò gerente responsabile dcli,, borghesia. Il considerarlo come suo gerente responsabile ne attcmm la colpa e la responsttbilità; ma tale non è pe1·chò l'on. Crispi misconoscendo la morale media della sua classe la indebolisce la ferisce a morte. Epperò, se h.1,paurn del socialismo - confuso d:, inetti e ,,dditato da mal vagi come um, stessa cos.t con Caserio e con Lega, che furono i salvatori di C1·ispi nello scorso anno - ha fatto stringere attorno all'on. Presidente del Consiglio alcuni che pur sono convinti della sua, disonestà e che hanno agito nello interesse dell.t loro classe, si deve conrnni1·c che essi non hanno visto e non vedono che il danno che viene e verrà in un avvenire non remoto all:t stessa classe è maggiore di gran lunga, al I enc presente, contingente; bene presente di cui non v:1lutano la 1·eale import,,n1.a pc1·chè si csager,1110 la impo1-tanza e la imminenza, del pericolo, da cui ere-· donu scamp,t1·e mercé l'energia e l'assenza di scrupoli di F. Cri spi. Altri, e in numero non minore, non, può dirsi che da tale paura sicno guidati, m,1 dall,1 incoll,ura e dal servili.smo congenito e incu1·abilc; tanto che essi, qu,1ndo il pericolo del sociidis1110 non csisl,crn, furono fedeli, colh, stcss,1 indiffcrcnr.a e colhl stcs:m cosl::1.11za,a Deprciis, ,1 G1·ispi ,1 Di R11dini, ,1 (; iolitti cd ora di nuovo a Grispi ... E qui cnti'a in campo l'elemc:ito intcllcUuctlc, che si tr,tsfo1·111ain ultimo, in una quistione 1·egionalc. Sl,1 di fatto che nel PMlamento e nel prwsc i 1110110 colti - eccettuati i pocl1i immorali complici - i meno cdncati il \·ittt pubblica libc1·a stanno pc1· l'vn. Crispi; e i meno colti, i meno educati ct Yit,1 libern, i piit servili nel P,trhunento rnngono dttl mN.zogiorno e dalh1 Sicilia. Qncsta la Ycrit~1 cn1d,i - res,1 irrcfragabilc non solo dalle m;1nifcslazioni della \·ita politica, nm anche dalle cifre eloquenti dell,1 st.1tistic,1, - che ,1ddolorn prof'ondamcntc molti nobili figli di quelle regioni; alcuni dei CJmtli, illudendo :;e stessi negano h, evidenrn; altri studiano il fcno111cno, ne ricercano le c,1use e mettendole a nudo, ogni sforzo fanno conve1·gc1·c verso la curn del m,dc. Tutto sommato sta a servizio cd il difesa dc 1l'on. Crispi Ulm falange compatti, di deputati, che ha le sue prop<1gini nel pctesc che si scinde nelle seguenti cate.:;oric: i col'l'otti, i \·e1·i complici di1·ctti clic difendendo lit causa del l'l'()sidentc del Consiglio. difc11do110davvero lt, propria - che non sono i piit 1rnn1crosi; i iiaurosi, che Yedono iq lui la nrnno di ferro, che può arrestare l'avanzarsi ciel pericolo socialista; gl' ignoranti, che sono quasi sempre bassamente e anche clisinte rcssatamente servili; i patrioti sinceri, che si Yorrcbbe far servire come accreditata marca cli fabbrica cieli' intero complesso prodotto. Quando e come si romperà questa compagine cli elementi malsitni, che disonora l'Italia? Non e facile determinarlo; è sic111·0 però, che 1111nonnulla può fare raggiungere un intento, che sinora non si pote consegui1·c in nome delle piit alte idealità. Tra tanti clementi disparati ci sono dei contatti non e' è coesione. Un urto relatiY,1mcnte piccolo, quindi, potrà smuovere non solo, ma disgregare una massa rel.1tivamentc grnndc. In attesa dell'urto intanto, la quistionc· morale, che ri111anc come 11110spettro abborrito sulla sccn<1 in cui si srnlge la vib pubblica italiam1 non pnò non esercitare h, sm, influenza sulle istituzioni e sulh1 organizz.uionc sociale; e non può essere che inflncm.,1 disso!Ycnte. Frn le istituzioni, quelle che sono pii1 sunsilJili, perché piit facilmente accessibili al colpo del piccone demolitore sono le politiche. Ond' è che Matteo Renato lmbriani, pii1 dinastico se non monarchico, di quel che si pensi, con vero senso di opportunità e qmisi a monito affettuosamente severo ultimamente all,1 Camera nel discutere l'indirizzo in risposta al disco1·so clell,1Corona ricordava le seguenti pctrole, che altravolta furono pronunziate da Silvio Sp,ncnta in commemornzione di Giovanni Lanza: « Ltt fin1.ionc git11·idica della responsabilità dei minist1·i, bast,i fi_no a un certo segno alla tuteh1 della rcputttzionc e sicurcua del Monarca, insino tt che cioè si tratti di deviazioni accidentali e parziali degli atti di un novcrno, d,dlc regole della giustizi,1 e del bene pubblico; ma qtmndo l'azione ministeriale clirnnttt per sistcrna cor1·otta ed ingiusta, allor,1 la figurn del l{c, che copre col suo nome cd :111to1·iz1.a colla sm1 firm,1 gli aUi, in cui quella si esplica, riesce contc11nen<l,1 agli occhi, del popolo, in guisa da apparire int'eriore mornlmcntc allct personctlità di •1ualunquc 111·i\·ato che si rispetti, il quale av1·ebbe ad 011t,1di sc1·\·irc di sl,n1111ento ,dia malv,tgib altrui; e h, sorte di un,1 .\fo1rnrchia costituzionale, 1·idotta in 'lllesti termini, è decisa ». Frnnccsco Uiuseppe, imperntore d'Aust.ri:t Ungheria, <pia ndo ttppresc che sinistre voci correvano sulltt onorabilità di 1111 suo 111i11istl'Onon indu:;iò ,1 chiederne le di111issioni. l.illlbe1-to di Savoja, se ti-ornni consiglieri iniclligcnti ed ascoltati, med.iterà sulle parole pron11nzi,1tc dct 1111monarchico sincero e grctndc per l,1 sua rettitudine, in mcmo1·ia di un ctltro monctrchico non 111011:0:;incc1·0 e non meno virtuoso, cd imiterà il ::;uo alleato di oltmlpc. Se lo far:·1 p1•oyrnderi1 più a se stesso e ai suoi, che alle sodi d'Italia; poiché i popoli non possono perire 111cntre p.tssano facilmente e si ~ttcccdono le istituzioni poliLichc. La Rivista cli Politica e Scien::,e sociali, sa1•à pubblicat,ì al 15 e al 30 di ogni mese.

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 7 La[instiznieallraappresentanza Un giornale nel lodare la proposta legislatin:t dell'amico Vendemini sul suffragio uniYersale, ha toccato un Yero punctum saliens: non ci saranno più, esso dice, liste falsificate, elettoi·i che non dovrebbero essere esclusi in onta al loi·o diritto. È Yero: il suffragio uniYersale è oggi in Italia una vera necessitù, se si n10le eYitare la grande frode delle liste elettorali. Il che non è poco ! Senza contare che risponde al nostro diritto sto1·ico, ad un principio fondamentale di giustizia ed allo spirito razionale del sistema rappresentatirn. Nè si neghi al popolo, che non ,:a leggere e seri vere, il discernimento necessario al sillogismo elettorale. Gli fu riconosciuto nel '60: e, del resto. Carlo Magno non sapern scriYere. Nella disti·ibu- ::ione dei grandi e delle dignità - disse il Macchiavelli, tenendo l'occhio alla repubblica romana ed a' comuni, italici - il popolo non s ·inganna; · e se s'inganna (ia si raro, che s' inganne1·anno piu ·volle i pochi uomini che a-vesse1·0a farn simili distribuzioni. Hanno il suffragio uniYersale le nazioni pii1 ciYili del mondo: la Francia, la Germania, la Srizzera, la Grecia, la Danimarca, gli Sta.ti Uniti. L'inghilterra, malgrado la cosftuzione sociale suà, che ancora ritrae dal Yecchio mondo medioeYale, tentenna: e il G"ladstone, nelle epistole su' problemi costituzionali, afferma eh' è scoccata l'ora ùel ,-uff,,agio uniYersale anche pc1· gli anglo-sassoni. In Italia, il 1881, ne fu caldo e Yigoro,:oprop11_ gnatore il Sonnino che, lealmente accusò allo1'a il YOto 1·istretto di una legis/a.iionc par~iale « che ha elevato (sono parole sue) ad inte,•c,:se gemwale l'interesse di una cla,:se cd ha attuato un :sistema t,ribuiario, che grani ,:propo1·zionatamenle s11l ia- \·oro e sulle classi pii1 p0Ye1·e ». Di queste giuste e s,n-ie parole ciOYl'ehhfl1·icorda1'si 01·a il Sonnino, minisl1·0. ;\la egli le ha dimenticate! ;\è alt1·0 linguaggio tengono in ne,·mania i dotti conscrnuori t1·a cui, pe1· esempio, il \[e,vc1·, che mn-isa nel suffi·agio uniYer,:alc ima ,:;alvo/a cli sicu1·e~~acontro [Jli eccessi demagogici. Sicchè, concludendo, se non ragliamo che la nazione - la quale, come an-ertini anche il Sonnino fin dal 1881, sta oggi giudicando non tanto i partiti, quanto le stesse istituzioni rapp,·cscntatirn - se non vogliamo, cl ico, che ht nazione pet·da ogni giol'llo pii1 la sua fede nella libc,·tit, diamo una buona Yolta un po' rii giu~tizia e rii sinccritit alla 1·app1·esentanza- e cominciamo :subito col tagliar col'to sulle manipolazioni c1·iminose delle liste, 1·iconoscendo in lutti il diritto, che hanno, di pa1·- tecipare con l'elettorato alla sonanità politica del paese. Ma 11011basta. E qui mi si consenta che io mi rnlga un po' all'on. Vendemini. Costituito, diro così, lo stato ciYile dell'eletto,·ato, è necessario che la rappresentanza sia giusla·: e pei· essere giusta, dey'essere propo1'zio1rnlei,n armonia, cioè, con tutte le opinioni e gli ordini de' cittadini. li che puo 1·estituirc al sistema rappresentatiYO il suo decoro o la sua maestà: onde il problema delhl rappresentanza giusta o proporzionale non è soltanto un problema politico, ma altamente etico e ciYile. 1t oramai acquisito alla coscienza pubblica che il tarlo delle società democratiche moderne dc,·irn dalle influenze illecite dei partiti politici nella giustizia e nell'amministrazione. Questa è la luce, il gran battèrio, che - sotio nome di parlamenta,·ismo - minaccia di traYolgere in un processo di dissoluzione fatale le future sorti ciYili degli Stati contemporanei. Una mutazione radicale è nece:saria nell'o1·ganismo elettorale del paese. Mutare o perire! Bisogna rialzare, int.ellet.tualmente e mo,·almente, il diapason del mandato parlamentare, :;otkaendolo all'azione indebita de' patronati locali e a'_compt·omessi ignobili col potere esecuti1·0. A questa alta esigcma della politica scientifica moderna e della moralit.it ciYile risponde, non giit lo scrutinio ùi lista - definito da H. Taine une jongle1·ie: prefe1·ihile, ciel rc,-to, a questo microcentrismo e foudalc:simo elettorale di oggi - ma il sistema di Hai'e, ini1'aYeduto in llalia dal Hosmini, propugnato :t1'en11amcnlc dal :\liii, ed illul'<tl'atodalla dottrina d1 puhhlieisti si1·anie1'i insigni, tra cui ;\lohl e il Blunischli, il Forstcr e il :--;aYillc, il Yer11es, l'.\11IJ1'_1·-Yilet altri. Questo sistema, cornbatt.uto dal G11cist, perché, secondo lo scritto1·e tedesco, soffoca l'elemento locale nella 1·appr-csema11z-a il che, pe1·me, inYcce è u11g1·an titolo di benemerenza - è destinato a 1·isa1rnrel'ambiente politico, morale, ciYilc de' popoli moderni: è destinato, ,;cliirnJJdOi nefa;;ti influs;;i dei politicanti, a rompere il circolo Yizioso di losche intr-u:sionitra mini~tri e deputati, tra deputati cd elettori, contro il quale mi;;e,·amentc s'infrangono i g,·andi problemi della sto1'ia e della ci\·iitit; è destinato, meglio di ogni altro si. tema, che la scienza additi, a 1'cstaurarc, ab imi8 fonclame1,tis il 1·cgime pal'lamentarc, inaugw·ando il regno dcll'a1·istocrazia YCrn e della YCrndemocrazia ; cioé, come dicern .Jolin Stuart ;\[ili, del gommo rle' miglio1·i e della 1·app1·c~cnta11zdai lutt.i, :-cnza di clie, non abbiamo la dcmoc1·azia, anzi la ;;ua la1·n1: JJOn il si:stcma 1·app1·c:scntaliro,anzi la masd1c1·a;;ua. Sul p1·oblc111calelto1·alc i,i;;ogna pl"0Y0care ttnn disclJssionc illurninat,1,

8 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI Il quoziente di Hare, col suffragio uniYersale, di cui è il coefficieute necessario, dev'essere, secondo me, pe1· la democra.zia radicale nel paese e nel parlamento, una bandiera, il grido audace e sapiente di una· gran battaglia civile. 11. i\1 IRABELLI. SOt]AlL]SMCOO:MtUIALE 1 •> ln quei paesi dell'estero ovo il movimento socia,lc opera.io h,1 fatto notevoli e costt.nti progressi, l:t vianttt del sociltlismo municipale si é bene ,tbbarbicata e germoglia rigogliosa; ed anche in molti comuni che sono ancora nelle mani della borghesia, sotto la pressione del partito 0JJCrnio si sono fa,tti esperimenti e introdotte riforme nel senso di fare intervenire la società nei rapporti economici che l'e- . sistenza della provricta ha creato fra gli uomini e in quello di a,vocare al Comune stesso l'esercizio dei servizii pnbblici aventi c,tra,ttere industl'iale. Gli stessi avversarii hanno dovuto riconoscere che tali esperimenti sono sJ_Jlendidamente riusciti. La dottrina economica liberista aveva formulato come assioma indiscusso che i Comuni, le Pl'Ovincie e lo Stato ;ono pessimi amministratori, incapaci di ottenere un fine utile col minimo dispendio; e questa dottrina nelle sue applicazioni apparve fatta a uso e consumo della speculazione che prosperò avviticchiata ai bilanci delle pubbliche amministrazioni che oberò di debiti e dissanguò in tutte le forme: pc1· essa le popolazioni furono messe alla mercé di tutte le cuJ_Jidigie del cavitale il quale - organizzMo in grandi società per ht conduttura delle acque votabili o del gaz, della luce eletkica o dei tn1,n1s, pe1· le ferrorie o la navig,tzionc, - riscuote i suoi t,·ibuti dalla collcttiYita, fa la legge, cornn1ctte 11s,pese del pubblico delle svoglhtzioni rnolto JJi(1 considcreroli e ['Cl' gli auto,·i di esse molto meno dannose di tiuellc che nel modio evo ,1,·cntno fatto qu,tlifica1·c certi b,1,1•onidel nonio di e.xcoricitore:, rusticorwn. ln pane pe1· 1·0,tzione, dopo le esverienze subite, ma lllOlto piit sotto l'inlluenza dcll'ide,1, socialist,t- che don,i,rn 01·1n,1,siu tutto e :si insinua on111t1ue o vittoriosa penetnt e co11t1uista la nostra socicta - prim,t in lnghilterrn, poi in Belgio, in F1·,1,ncia e in Germania, non solo quei Co111uniche sono st,,ti conquistati dai ~ocialisti, n,a anche altri (.) Nel momento ht cui in.Italia si fanno le elezioni amn1inist1·a• th·c raccornandia,no oll'attcnzionc dei lavuta~ori <Juesto al'ticolo dd Prof. Salvioli. Esso servil'à a convincerli della 1;tiJ.tà della loro co• sciente partecipazione alla lotta e dello intc1·cssc diretto che hanno di fare IJl'cvalcre nei Comuni e nelle P1·ov1nciè un indil'iao a11zichè un altro. H.icordiarno rltresì ai lavor ...tori che nella Francia repul>bli• cana e col suffragio uni,·crsale molti rnunici, i sono in mano dei Socialisti con gronde va11t:1ggiodella loro classe. J consiglieri municipali socialisti tlella Francia intcm si 1"uniranno a cvngyesso 3, Parigi il 1,1luglio e discuteranno u:1 prog,·amrna red .tto da Hodolfo Si,non di cui fanno parte i s,•gucnti importanti aq;omcnti: trasformazione ilei monopoli in servizi pubblici: costruzioni cl!onorniclic cd igieniche so,·vcnzionatc; sovvcn:-ioni ni sindacati ctl. alle 1>01-sc del l..1.voro; panetterie e fJ.rm::icie municipali; vecchi e i11valid1 del Ja,·oro a carico tlci municipi; gestione in senso socialista dtj beni comunali; attitu- (tint~ Qci municipi in caso c)i sciopero# ccc. ccc. J,A HlVI$TA. centri importanti ove la popolazione operaia organizzata e cosciente prevale ed ha influenza, si sono subito messi all'opera per restituire all'amministrazione municipale cpiei pubblici servigi e quelle funzioni lucrose che erano passate nel dominio privato quale appannaggio naturale degli affaristi e speculatori dominanti nei municipii e nello Stato. In Inghilterra specialmente il socialismo municipale ha fatto in questi ultimi anni molti e importanti progressi; e Sidney \Vcbb può con ragione const,ttare come ormai in molte città oltre la :\fanica il servizio dell'acqua, del gaz, dei trams, della luce elettrica sia disimpegnato dai municipii co:-i grande risparmio di spesa, utile del pubblico e vantaggio del bilancio cittadino. li socialb1;10 municipale ò nel J_Jrogramma delle 'l'rades U,dons, del partito democratico, del vartito radicale e socialbkt in.;lese. Contl'O di esso non si elevano qnellc giuste diffidenze che si muovono contro il socialismo di Stato e che Bcbel formulò chiaramente nella sua polemica con \Vollmar. Fra i due concetti vi è un abi.s::;o. li socialismo municipale é il governo della citta liber,t nello stato libero. Come dice Tocqueville: Nel Comune soltanto risiede la forza d'una 11.,zione. li socialismo di Stato è la centralizzazione, il despotismo per mantenere il predo-· minio di una classe sull'altra: il socialismo municipale ò il decentramento, la libertà, perché si possano esplicare e preparare le nuove forme di ordinamento industrialc o sociale. È il caso di giustificare ancora una volta questa politica che propugna il passaggio al Comu~ dei servizi pubblici, e chiede una riforma delle imposte locali che ora, col pretesto di dovere c-ssere a largha base, taglieggiano esclusivamente le classi non abbienti e lasciano tranquilli i proprietari e gli indust,fali? Senza dubbio non havvi alcuno ·che osi sostenere che il nostro sistema tributario sia s11pc1-io1·e ad ogni ccnSlt1·a e che i servizi pubblici debbono essere affidati a società prin,tc sotto fo1·111adi monopolii per fa1·le meglio ,trricchire. Ora l'evidenza del JJl'Ogramma minimo amministrativo che intende all'applicazione del socialismo municip,tle nei nostl'i Comnni ò cosi chiara che non sono nccess,tric illustrazioni di sorta, ed esso non dovrebbe essere proprio di alcnn partito, ma.di tutte le persone di buon senso e che t"Lmano l,t giustizia. L'abolizione di tutte le spese di lusso, l'ag 0iudicazionc dei ht\'Ol'i pubblici alle cooperati ve di htvol'O, l'istituzione delle Camcl'c di lavoro, 1,t trasformazione cicli,~ J_Jubblica lJCneficcnz,t, in lll0do cli rcndel'ia più risvondente alla dignità e ,dl,t solidarietà unrnn,t, l'esenzione dei redditi 111ini111lii.t giornata 1101·111,tldei otto 0l'e poi ht- \'Ontt0l'i di['endcnti d,tl Comune, il l'i]'oso do111cnic,de, sono p1·opostc cosi ['0C0 sonc1•sj 1·e, cosi poco i-i,·oluzion,u·ic, che si può stentMe a c1·ellc1·e che in- ,·ecc non siano incinse nc;,li stessi progrnm111i elci conscl'rnto1·i. E difatti chi si clcra ]tiù ,1,difendcrn le dot,~zioni tcat1·,tli e consilllili spese di lus~o, le aste p1·ivatc e tutte le ,dtrn forn1c di utonopolio che gcn~ralmc:lte hanno 11n'o1·igine int['llr,t e che J'oncstiL pubblica come l'utilitiL gcnernle ~i acco1·dano colla JJOlitica socialista nel combattel'e?

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 9 I munic1p1 di molte città tedesche si sono .in questi ultimi tempi posti risolutamente su questa via, di allargare cioè le funzioni economiche del Comune, esercita.re per conto di esso quei servizi pubblici che prima erano stati affidati ai privati, come monopolii i quali nelle mani di società finanziarie non sono che istrumenti di profitti particolari; intervenire col peso della sua autorità, coll'esempio delle sue aste nelle questioni che interessano il lavoro, prendere tutte le disposizioni che hanno per iscopo di procura.re agli a,bitanti una nutrizione sana, case igieniche, medicine a buon mercato, bagni pubblici, ecc. Lo studio della costruzione di quartieri operai per parte dei municipi é all'ordine del giorno nei Comuni ove abbonda la popolazione operaia, e l'esempio di Berna che dopo il 1889 ha costruito un quartiere salubre e bello ove alloggiano 747 persone, ricavandone buoni risultati anche d'ordine finanziario, é già stato seguito da alcune città. Non é superfluo ricordare come il Governo prussiano abbia nel passato mese di maggio fatto discutere alla Camera un progetto di legge per avere fondi destinati alla costruzione di alloggi per gli operai a.detti a stabilimenti governativi: si chiedeva un prestito di cinque milioni; le case dovevano restare proprietà dello Stato; il fitto doveva servire alle spese di amministrazione e manutenzione e al pagamento di un lieve interesse; colla somma di 5 milioni il Governo si riprometteva la costruzione di 3300 abitazioni. La città di Heidelberg ha prelevato in questi giorni una somma dalla cassa di risparl)'.li0 cittadina per fabbricare case operaie. La piccola città di Wermelskirchen per far ribassare i prezzi del suolo su cui si esercitav,t la speculazione ha preso nel maggio scorso importanti provvedimenti, cedendo aree gratuite, favorendo la costruzione di piccoli alloggi, espropriando le superficie non fabbricate comprese in un piano stradale. A Monaco sono già pronti i piani di case opernie da costruirsi a spese della città. Nel Granducato di I-Icssen nel 1894 ò stata promulgata una legge per cui tutte le c,,se devono essere visitate periodic,imente da un' ispezione sanihi1·ia: il primo effetto di essa è stato che ;id Offombach, umi città di 35000 abitanti, quasi 050 c;ise sono st,ite chiuse perché non rispondenti a,llo p1·esc1·izioni igieniche. od i proprietari di osso sono stati multati. La cassa di assicurnziono vor l,L vccchiaitt o contro gli infortuni del hivoro por leggo fa ,wticipazioni alle città e a cooporntivo oponiio di somme all'interesso del 3 °10 por h costn1iione di I[LHu·tiori oporni, e cosi molti qua1·i,ieri sono so1·ti nelle città di Sassonia, del Baden, di Yostfalia. Fino tL tutto il 189 l questa c;issa aveni p1·estato 37°11123 marchi, e abbondano le domando dt, va,rte dei 1uuniciJJi, essendo vivo le insistonw da parte dei consigli sanit;iri governati vi vorchò si p1·ovvoda110buono c comode case per ht gran massa dei diseredati. E oltre che allo abitazioni, i municipi tedeschi !tanno riYolt;i hi 101·0 cum ad altro importanti funzioni sociali. Cosi ttd llamburgo, a Brosltt1·ia o ad Ofrembach il sorviiio della luce o dell,t trazione elettrica, ò fatto a conto della ciU.it: c i risultati ottenuti dimostrano come sia. falsa l'opinione secondo cui l'azione sociale é sempre cattiva in confronto della privata o che per l'impiegato dell'amministrazione locale il dovere consiste a fare il meno e il peggio possibile. Inoltre a Karlsruhe si sono aperte cucine popolari a spese del municipio ove ogni operaio vi può trova1·e un discreto pranzo. A Freiburg il consiglio comunale ha istituito un mercato di pesce, ove vende direttamente il pesce .da esso provveduto; il genere é sempre fresco e sano, a buon merc,ito, o le finanze municipali hanno un guadagno settimanale di circa lire 500. Il municipio di Karlsruhe ha in questo mese. presa l'iniziativa di una conferenza fra i rappresentanti dei comuni tedeschi per avvisare ,ti mezzi con cui provvedere ai disoccupati. E a questo proposito é bene aggiungere come in quasi tutto le città di Germania per opera degli stessi municipi si siano istituite Camere di lavoro, a cui i municipi provvedono per tutte le spese. A Monaco, a Francoforte, a Treviri, a Berlino s·otto la direzione delle autorità comunali funzionano importanti Camere di lavoro, che pubblicano bollettini, statistich ·, informazioni di ogni genere e si studiano di provvedere al problema della disocupazione. Ad Angsburg, Dùsseldorf, Magonza, Furth funzionano uffici speciali municipali in cui i contratti di lavoro sono registrati. A 'l'reviri questi uffici agiscono anche come giudici di concilliazione. Non sarà inutile ricordare come anche le maggiori città olandesi, e in prima linea Amsterdam, seguendo l'esempio del Consiglio di Contea di Londra, abbiano nei capitolati di appalto per lavori pubblici introdotto disposizioni intorno ai salari minimi e alla massima durata della giornata di lavoro; innovazione di grande valore in quel paese ove i grandi lavori di canali e porti sono a carico dei Comuni. E si può ritenere che non passerà molto tempo che lo stesso faranno i grandi Comuni dolltt Ger,minia intesi ,id imprimere 1111 carattere di politica sociale alla loro aiione ttmmininistrativa. A favorire tale politica é ora venuta la nuoni legge dei tributi comunali andata in vigo1·e il l l\- p.rile 1895 por ht Prussia, che fra le ciltre riforme modifica lo tariffe dei dazi, aumenta l' alic1uota sui fabbricati di lusso, cemando quella suìle case operaie, o introduco una tassa sulle superficie non fabbricate. E in ltali,i? Di questo spirito nuovo che hi giustizia, l'utilità del Comune, il vantaggio del pubblico ttppoggiltno, non scorgesi traccia. Il regno dei monopoli i, dei quali l'origine ò sempre impur-a, continua né sta pe1· cessare. r-ion 1mghi di anr arricchiti i b,tnchicri belgi o inglesi_ colle concessioni ciel gaz, ttd alkc sociotii straniere o ita,liane HLllÌ10i Comuni italiani concedendo i lucrosi monopolii della luce elettrica. Si fanno co.nduUuro d'acqua,, ma v1·op1·ielà od eso1·cizio sono ttllidati a capit,disti privati, mentre 01•111,ùin lngltilto1-r,t lo acque sono del demanio comun,do. i\Oi consigli con1un,di i rnpprosontanti dei cittadini si disvuta,no o si ,Lccapigliano JJ01·dcc idere a r1u,de società debb,t essere <L(lid,ttoI' oset·ciiio dei trnms o dogli omnibus, so debba essere preferito un sisto1mi o l'altro ma sempre di sveculaziono privata,

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