La Rivista Popolare - anno II - n. 16 - 1 settembre 1894

L.A RIVISTA POPOLARE Il latifondo produce poco. Il gran proprietario non ha necessità di (ar miglioramenti nelle proprie terre. Il latifondo costringe i contadini a star lontani dalla terr~, onde con~un10 di forze, o pure, se l'agricoltore dorn1e all'aperto, febbri intermittenti; onde più facile l'abigeato nelle campagne. E questi ed altri ancora sono gli effetti maledetti del latifondo. Un'aristocrazia lontana dalle terre, che possiede e non conosce; manipoli di fittabili speculanti sull'altrui miseria; e uno squallido esercito di poveri coloni, ecco l'organizzazione sociale delle t½rre ov' è il latifondo. Si dice che v'è sen1pre stato, e eh' è fatale che vi sia. Fatale? Per la comune inerzia, per l'egoismo di pochi. Presso le città sicule, ove si coltiva con altri sistemi, l'agricoltura verdeggia e fiorisce ridente e feconda. Con altri sistemi altri popoli hanno reso fertili le più deserte e aride piaggie. Bisogna toglier via le cause sociali. Ma non le toglierà l'on. Barazzuoli. Le toglierà soltanto l'energia e la costanza di un popolo, le toglierà l'ineluttabile necessità delle cose. La legge proposta sarà ridotta, mutata, potata. Ma rinascerà sotto altre forme, in altri mo1nenti, più precisa e più radicale, alla luce. Non s'ingannano i popoli a _lungo. Essi la vorranno una diversa legge : la legge delle leggi sovra tutto preparino. E fidino in sè. Fidino in sè, se anche Crispi fosse Solone o Licurgo, e se Agonia fosse Caio Gracco o Marx. STENIO. * BibliotecaGino Bianco

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