LA RIVISTA POPOLARE tadini e fra popoli il tizzo della discordia e della reciproca guerra e maledizione? È una contraddizione enorme. Comprendo, per i partiti rinnovatori, gli inevitabili moti collettivi, anche se dolorosi, non altro, non più. Paolo Viberon nella Vie contemporaine dimostra che anarchico e anarchista sono sinonimi. Ciò ricordo in seguito a quanto ho scritto più sopra. Egli dice che dalla lor confusione hanno origine i falsi giudizi e criterii che ne danno oggi anche alti magistrati e politici e filosofi. L'anarchia, secondo lui, è lo stato d'animo generale d'una civiltà satura di beni materiali, che ciecamente crede nel progresso ·e, d'altronde, è abituata a tutte le licenze e agli arbitrii. L'anarchismo, invece, è l'ultima conseguenza, per gli spiriti deboli o alteri, della continua sovraeccitazione della facoltà di sperare e di godere, e infine la messa in opera di quella celebre frase del Beaurr1archais: « domani si raderà gratis » • Però queste definizioni non mi sembrano n1olto esatte. Risaliamo di nuovo ai maggiori anarchici. Pietro Kropotkine, difendendosi nel 1 883 innanzi alle Assise di Lione, disse: « Mi si rimproverò di essere il padre dell'anarchia. Troppo onore! Il padre dell'anarchia è l'immortale Proudhon che nel 1848 per la prima volta espose che cosa essa sia » • In omaggio all'esattezza, giova notare che il Proudhon ne parlò nel notissimo suo libro: Che cos'è la proprietà?, non nel 1848, ma nel 1840. Ma prima di lui, Max Stirner (Kaspar Schimdt) ne parlò nel suo libro: L'indz~viduo e la sua proprietà, così che alcuni chian1ano lui, lui solo, padre dell'anarchia. Eccone, in succinto, il pensiero. Biblioteca Gino Bianco
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