La Rivista Popolare - anno II - n. 16 - 1 settembre 1894

LA RIVISTA POPOLARE losofi del secolo scorso), le teorie dei nostri anarchici scolorano. Sotto il sole v'è stato e vi sarà se1npre qualche anarchico o qualche socialista più audace di tutti gli audaci. Talora anzi v' ha chi crede di essere alla testa dell'esercito sociale, quanto più fantastichi cose per sè strane e impossibili, e poi gli studi o la riflessione o l'esperienza dimostrano la distanza che separa il suo solitario pensiero dai fecondi campi della realtà. Chi se ne sta lontano dalla terra, in alto, molto in alto, gitta i semi al vento e non n1iete 1nai. L'eterna poesia nera, co1ne la chiama Zola, eh' ebbe mistiche forn1e sul labbro de' profeti di Israello, che fu delineata con pennello d'artista dai due titani di cui più su ho parlato, prese aspetti e forme filosofiche col Deschamps, il quale fu già detto precursore del naturalismo darwiniano nel secolo xv111. In quel secolo era una ribellione contro il potere immane della regalità e contro tutte le catene e le reliquie del feudalismo. E, come sempre accade, si sognava tutt' altro. Si pensava: se la civiltà contiene tanta barbarie, se la società frutta tanti odii e vendette, meglio sia sciolto per sempre ogni legame sociale; meglio le albe de' giorni primitivi che questo sole il quale illumina tante iniquità! E allora, come già il Rousseau, Deschamps concepisce egli pure l'umanità organizzata senza veruna legge, senza veruno Stato, e la prevede felice nella continua pace, e tutta retta da costumi miti e soavi, come una novella età dell'oro, come l'Arcadia di Bernardino di Saint-Pierre. Ora io 1ni chiedo: con1e a quella età pervenire se vi hanno anarchici o anarchisti, i quali, ben più che la teoria, predicano l'azione. violenta, senza norma, anche se spaventi senza resultato, anche se uccida innocenti, anche se cerchi e voglia l'agguato e il tradimento, anche se gitti fra cit BibliotecaGino Bianco

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