La Rivista Popolare - anno II - n. 16 - 1 settembre 1894

LA RIVISTA POPOLARE conoscerà più per figli, non vorrà certamente soccorrerci, ed io non voglio disgustarlo. Troppi ho torti con lui perchè debba aggiungerne altri; la sua volontà mi sarà sempre legge, ben inteso fino a tanto che non si opporrà a ciò che io calcolo santissimi doveri ». Alla stessa scrive, in data dell' 8 giugno successivo: « Noi abbiamo fatto il nostro dovere. Sono vili quei dispregiati italiani cl1e baciano la mano straniera che gronda sangue italiano; quelli che peggiori del carnefice soccorrono l'oppressore e dilaniano la terra che ebbe la sventura di produrli; quelli che sui mali della patria e sulle sue vergogne scherzano e tripudiano; ma noi abbiamo con tutte le nostre forze procur~to di elevarci liberi e forti da schiavi ed oppressi; noi, dato uno sguardo all'Italia e ritrattalo lacrimoso dallo averne considerate le somme sventure, abbiamo giurato sacrificare ogni onorata cosa, e la vita se ne va d'uopo, per ritornare la benedetta nostra patria a quel seggio di libertà e di gloria per come a sua creatura prediletta Iddio quaggiù la destinava ». Indi trascrisse per la madre una lettera indirizzatagli da Giuseppe Mazzini, sperando che « il plauso che dai buoni ottiene suo figlio giunga a confortarla ». In data dell' I I dello stesso mese scrive, pur sempre alla madre, da Corfù: « L'insurrezione italiana cominciò. Noi corriamo a prendervi parte. Non si sgomenti, Iddio ci proteggerà. Ci rivedremo. Due vie mi erano aperte per giungere fra le sue braccia; quella dell'infamia, col dimanclar perdono, e quella generosa di scacciare d'Italia l'Austriaco. t difficile, perigliosa quest'ultima; ma noi la seguiremo; la seguiremo invocando Icldio Santissimo a Protettore ». Questa è l'ultima lettera cli Emilio compresa nel volume, e dev'essere anche l'ultima che scrisse alla madre. I passi riferiti sono quanto di meglio è contenuto nelle lettere di Attilio e di Emilio Bandiera, tranne le clue ricordate a parte, belle veramente. In quella di Attilio alla madre, 1' eroico giovane difende calorosamente l' operato suo e del fratello. Della loro diserzione scrive: « Per servire umanità e patria abbiamo dovuto sacrificare il nostro affetto di famiglia; ma, quantunque obbligatorio, pure noi a questo sacrificio ci convenne sottostare sforzati e non volontari. Pensammo generosamente ed il tradimento venne a colpirci, altra risorsa non· ci rimaneva che la fuga, e noi l'abbiamo eseguita, perchè la voce dell'individuo, della patria, della ragione e quella istessa delia famiglia ce lo imponeva, e difatti tu stessa e nostro padre ... preferito avreste di saperci ad ogni BibliotecaGino Bianco

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