LA RIVISTA POPOLARE occorre però che questo malessere sia sentito, e si converta nel bisogno del contrario, e cioè in sentimento, coscienza, volontà. E perchè il bisogno diventi tale fa d'uopo che i mali patiti siano valutati come mali e come ingiustizie, vale a dire che siano giudicati e compresi intellettivamente. D' onde partano i primi senti1nenti, le prime idee d'una giustizia nuova, non interessa sapere. Traggono occasione certamente dal movimento dei fatti e sono il prodotto di una lenta evoluzione. Veduta una verità e bandita fra i popoli si infiltra a poco a poco e penetra nella coscienza dei _più. L'idea, che ha base sui fatti e sui bisogni dell'un1anità, presto si diffonde. Ma la comunicazione delle idee è però indispensabile, e senza di essa la civiltà e il progresso sarebbero impossibili ed inconcepibili. Il proble1na sociale adunque, diceva bene Mazzini, è sopratutto problema di educazione. Non è l'educazione che viene da un potere occulto misterioso e privilegiato. Non è il pensiero che scende dall'alto d'un mondo invisibile; non è il dogma di nessuna ' chiesa, nè la dottrina di nessuna accademia (tutte cose che si tengono tanto in alto perchè non se ne scopra la bassa origine e i bassi servigi di classe), ma è la libera idea, che sorge dal fermento dei n1ali sociali e si fissa nella mente degli uomini di buona volontà, e serpeggiando fra le masse che l'intendono, diventa spesso fiumana, che atterra altari, cattedre, troni e scanni parlamentari, e disperde le larve menzognere sotto cui si ammantano il dispotismo e lo sfruttamento. Chi non capisce o non vuol capire questa verità, non potrebbe avere altra condotta più logica di quella dei quietisti sopra indicati, cui non resta che contemplare il natural camrnino della storia, colle braccia incrociate sul petto, come i credenti dell'India contemplano il passaggio di Brama. Biblioteca Gino Bianco
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