LARIVISTAPOPOLARE POLITIC-AECONOMI-CSACIENTIFIC- ALETTERAR-IARTISTICA ANNO II. 16 Agosto 1894 FASC. XV. GLIORIZZONTDIELSOCIALISM· O III. L'anarchia. Non un solo capitolo, ma più capitoli di quest'opera tratteranno dell'anarchia. Ora ne faremo soltanto alcuni cenni, oggettivamente. È però ~ssai difficile darne la precisa definizione, però che molte siano le gradazioni dei singoli concetti intorno ad essa. Kropotkine è assai più mite di Bakounine. Eliseo Reclus non può confondersi con Grave, sebbene questi sia stato dichiarato da quello uno scrittore logico, fermissimo e preciso. V' ha chi accetta un'organizzazione sociale qualsiasi (leggere il libro di Despeau), e chi la nega assolutamente. V' ha, nella propaganda di fatto, chi attende gli eventi senza nemmeno affrettarli con forti parole ed atti, e chi ùsa le armi e i modi delle fiere vendette, e colpisce anche ciecamente, anche brutalmente. Proudhon fu quegli che inventò la parola amarchia, 1 o, per dire meglio, che le ha tolto il vecchio significato 1 Leggemmo di recente in una rivista che la parola sodalismo fu usata per la prima volta da P. 1Leroux. Credo sia un errore. Il Reybaud, deve essere stato il primo ad usarla, come egli stesso dice, nel Dic#onnaire de la politique di M. Block, scrivendone sin dal I 836 in un articolo pubblicato nella Revue des Deux Mondes. B 'bi10feca Gin · · .I
LA RIVISTA POPOLARE pura1nente negativo ch'essa aveva sino dall'antica Grecia, e solo v'è contestazione s'egli n'abbia parlato o no prima del '40, e come e in quante pagine delle sue opere originali e paradossali. Fu egli che tentò dimostrare che la storia politica del inondo non è che « un balancement de l'autorité à la liberté et viceversa». Ma l'anarcbia non è esistita di fatto 1nai fuorchè forse nelle primitive rudimentali società, sebbene vi sia chi ne dubiti. Un dotto lavoro del De Greef in uno degli ultin1i nun1eri della Revue socialiste din1ostra come le prime famiglie, i clans, le tribù, eleggevansi subito, non appena fonnate, un capo, foss'egli condottiero o patriarca. Nella Bibbia, e precisamente nel Libro dei Giudici, si legge in un versetto in succinto il quadro dell'anarchia: « In questo tempo non c'era re, e ciascuno faceva ciò che a' suoi occhi pareva buono » . Ecco l'anarchia, nella primitiva la libertà vera, che si compirebbe fosse degno, se il dovere sostituisse sua semplicità. Ecco . se ciascun uon10 ne la legge, e l'amore. la giustizia. Noi crediamo un sogno cotesta condizione perfetta di animi e di cose, cotesto eden di sentimenti e di costumi eletti. Però: quando una data teoria unilaterale e assoluta si manifesta, vedia1no che in realtà si tratta di una tendenza. Anche noi nella immaginazione vediamo delineata una repubblica, che è qualcosa di sì ben proporzionato e completo e perfetto co1ne di certo pochi socialisti sognano. Ognuno di noi vagheggia un ideale più o 1neno realizzabile. Però è anzitutto necessario guardare all'umanità, all'indirizzo suo, alle necessità e tendenze sue. È vero o no quello che cercò di di111ostrare il Dupo11t vVhite, 1 cioè che più che la civilizzazione progre1 Emilio di Laveleye dimostrò in un suo articolo (dicembre I 889) BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 4 5 I <lisce, più si. estende l'ufficio educativo e sociale del potere? È l' et~rna gravissima questione, che talora da cli.i nulla sa, da chi giudica dopo aver letto solo tre gazzette, è sciolta in un attimo mercè un colpo d'accetta. Ma prima di Proudhon vi fu un altro grande anarchico, che pensò come la felicità sociale non possa ottenersi se non ritornando allo stato di natura. Le opere di Rousseau sono ben note a tutti: Il contratto sociale è un piccolo libro scritto da un ingegno immenso. Ma quale differenza fra coteste opere prettamente scientifiche e il Père Peinard ! Una teoria vasta passata per la trafila delle traduzioni e dei co1nmenti può mutarsi in sistema gretto. Un canto, un grido di salvezza per l'umanità intera, anche se fantastico e lusinghiero, può n1utarsi in bassa imprecazione. Il verbo di Cristo fu cangiato in parola di odio, e quelli della Con1pagnia che assunse il nome del Maestro predicarono con Mariana l'omicidio e dichiararono nel nome di Dio che l'inquisizione era « un_ aspetto sublime della questione sociale » • Si è detto che lo Shelley è il poeta dell'anarchia. Ma, se così è, cioè se è poeta dell'anarchia chi dal generoso petto innalza inni alla libertà, anche tanti altri poeti, da Eschilo al Rapisardi, che cantarono i grandi ribelli della leggenda e del mito, dovrebbero essere chiamati precursori dell'anarchia. Però pochi o nessuno ha descritta l'anarchia sì bene come l'ha descritta lo Shelley: « Un inondo che 1novesi per virtlt .delle sue proprie intime leggi, e in cui le creature tutte armonicamente vivono e sviluppansi in forza nella Revue des Deux Mondes che Dupont White è uno dei precursori del socialismo. BibHotecaGino B1anoo
452 LA RIVISTA POPOLARE della universal legge di amore che è l' anin1a di quel mondo. Tutto ottiensi, purchè si lasci operar la natura, e la n1ano dell'uomo non vi si mescoli, ecc. ». Poetico sogno Quale differenza dalle parole del Commonveal e del Grave t Il primo dice che « il furto non è che il prender colla violenza ai ricchi ciò che i ricchi colla violenza tolsero ai poveri... Viva dunque il furto ! » • E il secondo: « ••. l'appropriazione.. . aperta delle cose altrui, fatta in nome delle teorie anarchiche, e come protesta contro gli ordini sociali esistenti, è non solo lecita, ma lodevole. Le appropriazioni violenti devon valere per gli anarchici con1e saggi precursori di quella santa definitiva Jacquerie che l'anarchismo deve presto o tardi preparare » • 1 E a queste voci aveva precorso la voce consigliatrice di altre violenze. Non più il bel sogno dello Shelley, ma il cupo grido della vendetta. V' hanno così differenze enormi nel grande campo ove si combatte per la libertà. Corrado Auban nel libro del Machay 2 ha fede nel progresso, come lo Spencer stesso; v' hanno invece anarchici che non credono a nulla. Distruggere e null'altro. Sembra di leggere, ' udendo i loro discorsi, le peggiori pagine del libro Dal- !' altra riva di Herzen. Distruggere, vendicare, tutto disperdere: anche ciò che solleva gli spiriti, anche la scienza e l'arte: Bakounine raccomanda ai giovani la santa e salutare ignoranza: il suo tipo ideale è il brigante cosacco Stenka Razine, che al tempo di Pietro il Grande fu la terribil guida dell'insurrezione. Ma Bakounine era russo, e si spiega il senso delle sue parole e de' suoi consigli. Si spiega il grido della vendetta. Per i nihilisti tutto è in· essa e per essa : il resto incaglia il ca1nmino della rivoluzione. 1 GRAVE, La société mourante et l'anarchù. 2 JoHN HENRY MACHAY, Die Anarchisten. Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 453 Lo Zola dice, parlando dell'anarchia, anzi des anarchistes sincères, eh' essa è l'eterna poesia vera, vecchia come l'umanità, come il male, come il dolore. In altro capitolo parleremo men breven1ente dei teorici dell'anarchia, di Henry Seymour, di Max Stirner (Kaspar Schmidt), che n'è il filosofo, di Engels, che dice come l'anarchia cesserà d'essere un'utopia per diventare un:i scienza, quando le idee socialistiche trionfino, e del libro La conquista del pane di Kropotkine, che è, come lo Zola scrive, toujours exalté, réellement bon, généreux, e di Eliseo Reclus, che vorrebbe tutto avvenisse Il)ercè il buono accordo e il lavoro. È necessario dire qualche parola di più intorno all'argoment_o i1nportantissimo. Necessario sarà accennare alle cause dell'anarchia e insie1ne ai rimedii. Vorremmo che il senso della vendetta fosse spento dalla pura religione della libertà. Lo dicemmo già: odiamo il delitto e la reazione. Una legge eccezionale, che proceda per sospetti e ciecamente colpisca come la bomba in mezzo alla folla, ci è pit1 che odiosa. E pure noi crediamo che nessun anarchico e nessun socialista senta sì alto lo sdegno per le umane iniquità e il dolore per le umane sofferenze più di noi, sebbene avversi a teorie estren1e od assolute, che riteniamo irrealizzabili. Forse è più radicale chi si attenga, insieme alla storia, ali' esperienza, all'umana natura e alla realtà delle cose, e tenti virihnente ma onestamente affrettare gli eventi. ' A.. FRATTI • .. 81blioteca Gino Bipnco I
454 LA RIVISTA POPOLARE LE ESAGERAZIONI DEL MATERIALIS1v1O ECONOMICO (Continuazione e fine). Pur an11nesso che il bisogno sia la leva del diritto, analizzando questa proposi~ione, si vede che il bisogno per tradursi in sentin1ento giuridico deve anelare alla soddisfazione e sentir avversione per gli ostacoli, deve divenire cioè un desiderio sentito, una protesta ed uno stimolo al1'azione per la soddisfazione precognita ed agognata. Il che non accade quando i diseredati si credono predestinati alle sofferenze e aspettano il premio dei loro patimenti in una vita futura. L'esagerazione del materialismo 1narxista ha fatto dimenticare queste idee elen1entarissime ad alçuni seguaci della scuola del grande socialista, sino al punto che taluni, seguendo tutta la china della logica fino alle ulti1ne conseguenze delle premesse, sono giunti a predicare e praticare una specie di quietismo, confidando nella sola forza delle cose e negli effetti degli urti n1eccanici del mondo economico, il quale, dicono, va da sè e giustifica, sotto questo punto di vista il lasciar fare e il lasciar passare dei vecchi manchesteriani. Altri sono giunti persino a sostenere, in nome dello stesso materialismo storico che, poichè la religione, la politica, la n1orale, il diritto, sono conseguenze e non cause della struttura economica, e ·bisogna direttamente cambiare questa, è un errore di tattica l' occuparsi della politica e anche della religione. Vi fu chi apertamente propose una specie di compromesso colla religione cattolica, dicendo uno sbaglio l'accaBiblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 455 nimento, con cui la democrazia sociale combatte il dogma cristiano ed il clero. Presso a poco così scriveva ten1po fa, nella Critica sociale, il Bissolati e così più di recente scriveva un anonimo nel Proletario d'Ancona. E ciò vale quanto dire che l'immensa classe del proletariato agricolo si ribellerà al proprietario, e come per incanto instaurerà gli ordinamenti sociali nuovi, senza bisogno alcuno di dissuadersi dalla opinione che ha della giustizia dell'attuale sistema sociale e di affrancarsi dalla paura che ha di precipitare nel profondo dell'inferno, solo per mettere in discussione uno stato di cose che; secondo insegna il prete, è opera sapiente della 1nano di Dio. Colla stessa logica si potrebbe giudicare il proposito della conquista dei poteri. A che occuparcene se tutto deve consistere nell'abbattere la proprietà, e ·se le cose politiche sono un effetto dell'ordinamento economico? Ma l'essenziale è appunto di sapere come possa giungere al fine la nuova organizzazione econon1ica. E se è vero che la mistificazione religiosa, co1ne il potere politico, sono le forze, onde si puntella il predominio borghese, non pare egli essenziale abbattere queste forze? E per abbatterle, giova ripeterlo, bisogna che l' oppressione sia sentita dai più, e si traduca in nuova coscienza morale e giuridica nell'animo del popolo, quale è oggi nell' anin10 dei rinnovatori, repubblicani o socialisti che . siano. Onde si può francamente affern1are che (n1essi in disparte i sistemi spiritualisti o materialisti esclusivi, e come. tali egualmente n1etafisici e falsi) non è possibile alcuna rivoluzione sociale, senza· la diffusione dell'idea e del senti.mento della nuova giustizia che si vuole attuata. Se il malessere economico è fondamentale perchè mina nelle sue· basi ed ostacola 11ellesue manifestazioni 1~vita, \ Biblioteca @in0 Btanco
LA RIVISTA POPOLARE occorre però che questo malessere sia sentito, e si converta nel bisogno del contrario, e cioè in sentimento, coscienza, volontà. E perchè il bisogno diventi tale fa d'uopo che i mali patiti siano valutati come mali e come ingiustizie, vale a dire che siano giudicati e compresi intellettivamente. D' onde partano i primi senti1nenti, le prime idee d'una giustizia nuova, non interessa sapere. Traggono occasione certamente dal movimento dei fatti e sono il prodotto di una lenta evoluzione. Veduta una verità e bandita fra i popoli si infiltra a poco a poco e penetra nella coscienza dei _più. L'idea, che ha base sui fatti e sui bisogni dell'un1anità, presto si diffonde. Ma la comunicazione delle idee è però indispensabile, e senza di essa la civiltà e il progresso sarebbero impossibili ed inconcepibili. Il proble1na sociale adunque, diceva bene Mazzini, è sopratutto problema di educazione. Non è l'educazione che viene da un potere occulto misterioso e privilegiato. Non è il pensiero che scende dall'alto d'un mondo invisibile; non è il dogma di nessuna ' chiesa, nè la dottrina di nessuna accademia (tutte cose che si tengono tanto in alto perchè non se ne scopra la bassa origine e i bassi servigi di classe), ma è la libera idea, che sorge dal fermento dei n1ali sociali e si fissa nella mente degli uomini di buona volontà, e serpeggiando fra le masse che l'intendono, diventa spesso fiumana, che atterra altari, cattedre, troni e scanni parlamentari, e disperde le larve menzognere sotto cui si ammantano il dispotismo e lo sfruttamento. Chi non capisce o non vuol capire questa verità, non potrebbe avere altra condotta più logica di quella dei quietisti sopra indicati, cui non resta che contemplare il natural camrnino della storia, colle braccia incrociate sul petto, come i credenti dell'India contemplano il passaggio di Brama. Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 457 E chi predica poi in nome del materialismo economico, l' indifferenza rispetto alle cose politiche e, peggio ancora, rispetto alle credenze religiose, e vuol dar tregua alla superstizione e al prete, sfruttatorè per eccellenza di tutto e di tutti, strun1ento d'ogni oppressione: in quanto tutte le legittima e le protegge, farebbe meglio a seguire la tattica comoda dei quietisti, e desistere da sì errata e dannosa propaganda. Sarebbe tanto di guadagnato per la causa del socialismo. FRANCESCO BUDASSI. CORRUZIONE In questa Rivista, ora è un anno, Napoleone Col'ajanni scriveva il me poenitet, narrando l'impressione ch'ebbe allorchè eroicamente rivelò ali~ Can1era le vergogne bancarie che i più avrebbero voluto tener celate. Il fiero rivelatore passa oggi per diffa1natore agli occhi de' tranquilli borghesi per i quali un affare più o n1eno losco è sempre un affare buono. Gli si ride in volto. Disse testè un giornale: Sarebbe bene chiamarlo alla sbarra. Sarebbe davvero giusto. Quando l'affarismo più abbietto divien cosa legale e onesta, o almeno tollerata, dovrebbero solo per i tribuni, così tediosi e sfacciati, aprirsi i battenti delle carceri. Ma ·da ogni parte qu_elli che distruggerebbero anche ogni reliquia di istituzioni liberali ·dopo averle date monche e incerte, dopo averle adulterate, ci avvertono che il verdetto popolare è sacro. * Biblioteca Gino Bianco
4 5 8 LA RIVISTA POPOLARE E sia. Anzi si decreti la grande ovazione su a Monte Cave anche a· chi pel rotto della cuffia, reo confesso, fu assolto. Ma è la giuria popolare quella eh{~ nel caso presente n1eriti dagli uni lode, dagli altri biasi1no? Anzi tutto è davvero e dovunque popolare oggi la giuria? Oh, se tale fosse, e il Governo ne diminuisse l'autorità e il potere, davvero varrebbe la pena di esprimere i sensi delle pit1 fiere proteste. Quando il popolo è tradito la ribellione è santa. Ma non è questo il caso, però che la giuria sia divenuta, qui specialmente, un privilegio di pochi. E oggi ella è strumento in mano a una classe, don1ani in n1ano a un Governo. E siccon1e nulla s'è fatto per l'educazione civile del paese, e anzi s'è fatto molto per corromperlo, e l'an1biente è appestato, così la giuria, che noi vorremmo imparziale, indipendente, austera, ha sn1arrito il suo proprio carattere e l' ufficio. Non ci rivoltiamo a verdetti, nè sentian10 dolore se il Tanlongo od altri sia sfuggito al carcere. Il giudizio del paese è superiore a tutto, ed è più terribile di vent'anni di reclusione. Ma pure, ripensando che si è sì severi contro coloro che pongono la 1nano su oggetti da nulla, contro poveri ignoranti che han fame, e si è sì larghi e generosi cogli accusati d'alto bordo; quando si pensi che si è tanto facili a condannare anche per una vaga aspirazione, il concetto della giustizia e della libertà si perde, e cadon le braccia per la grande sfiducia: - Questo, si dice, è il libero Stato che fu tessuto dalle insanguinate mani degli eroi, in riva al pericolo, nel cospetto della morte, fra la miseria e la sventura? Ma trionfano ora quei ricchi che salutarono la propria patria solo al 1neriggio, non nell'ora del dolore. Trionfano BibliotecaGino Bianco
LA RlVISTA POPOLARE 459 i ricchi che fecero fortuna sulle rovine altrui, mezzana la corruzione nuova, chinandosi all'uno e all'altro re. E tutta quest'afa di corruttela e d'ingiustizia è peggiore di cento verdetti anche se iniqui. Sarebbe poca cosa la corruzione di un giurato: il gran male, male immenso che reca immense iatture e fa perfino disperar dell'avvenire, è l'a1nbiente corrotto. Deputati che comprano voti e che si fanno comprare, n1agistrati o funzionari di questura complici di ladri di documenti, ministri o ex-ministri che si affannano a che il verdetto sia assolutorio, e le cento, le mille influenze ed arti diverse, e l'esempio che ammonisce le plebi già scettiche che il danaro può tutto, e che n1olte e gravi e profonde son le disuguaglianze della legge. E ciò mentre la questione sociale giganteggia, mentre preparansi le vendette politiche che mieteranno il grano e il· logl_io insieme e cacceranno lungi dai cieli della patria insieme a' delinquenti molti gentiluomini, molti operai innocenti e illusi. Il male non è solo nel ceto della magistratura. Sarebbe vano, anzi dannoso, oltre che essere vile, non parlar di lei, come già fu ora suggerito. Vano il metodo delle Co1nmissioni: zitellone più esperte, incaricate di vegliar sulle zitelle viziate, come dice un giornale socialista. Il male non è solo qui, è da per tutto. Quando, ad esempio, nella Camera seggono i deplorati, e le proteste da quella dell'on. Colajanni a quella dell'on. Bonghi non hanno eco, si comprende quale sia l'ambiente. L'affare: ecco il programma. Rocco De Zerbi credette alla riazione della moralità popolare, e mori. Non pensò che si può salire per non lecite vie anche all'onore dell'ovazione. Ma il male è anche nel paese. Sia1no tutti tipi di meBiblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE ridionali: gran chiasso al primo momento, osanna al Colajanni, al forte rivelatore, ecc., ecc. L'esempio della Francia era nulla. Noi, noi avremmo fatta la giustizia vera. Gli articoli del Rouanet erano deboli; forti furono i nostri. E via tutti contro Giolitti, in arme! Oh quanti altri Giolitti, più piccoli e più grandi, vivono in Italia, che hanno solo la qualità d'essere più accorti l Dopo le fiere proteste venne l' indifferenza. Ladro più, ladro meno libero per le vie di Roma, non muore per ciò l'Italia. Cosi su per giù si è detto. E la vulcanica fierezza di un minuto si mutò nello stato catalettico del fakiro. Date qualsiasi istituzione a un popolo che sia si mutevole, e abbia gli entusiasmi di un'ora e non i propositi fermi e irremovibili che i forti caratteri prefiggonsi per sempre, dategli in realtà le più splendide utopie dei genii sovrani dell' uman pensiero, se la corruzione è tanta, e tanto l'egoismo, e tanta l'ignavia o la vigliaccheria, tutto andrà in polvere, e si ricadrà in condizione anche peg- . g1ore. Si chiese un giorno ad un ministro inglese quali ristauri potevano farsi in una delle meno pulite città delle provincie 1neridionali. - Restaurare? rispose. Restaurare vuol dire mutare tutto, case e strade? In tal caso, on right, cioè va bene! STENIO. Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE IL SECONDPOELLEGRINAGGDIOI DANTE E il Signore di sull'uscio del suo osservatorio chiamò: - Messer Dante, scusa : devo parlarti. Messer Dante venne, e strinse amichevolmente la mano al Signore, che gli disse: - Senti, divino poeta, voglio levarmi un_a curiosità, ed ho proprio bisogno di te. - Comanda, Signore. - Bada, io ti chiedo un gran sacrifizio. Voglio, nientemeno, che per un certo tempo tu ritorni in terra. Messer Dante si fece triste ed esclamò: - Che stravaganza ti pìglia stamani, Signore? Tu sai bene quanto ho sofferto laggiù l - Lo so, ed è per questo che non mi risolvevo mai a volgerti questa preghiera. Ma credi, messer Dante, è necessario... . Poi ti dirò il perchè. Messer Dante piegò il capo e rispose : - Signore, sia fatta la tua volontà . . • però fissa il numero dei .giorni di questo mio secondo pellegrinaggio, e fissane meno che puoi. Il Signore fece così nella sua testa un po' di calcolo approssimativo, e disse : - Sta bene: non più di quaranta giorni. Però - soggmnse - tu tornerai laggiù con tutto il tuo cuore, con tutto il tuo ingegno, · ma senza l' ira tua, e non dirai il tuo nome. · Dante accettò e promise. Fece le sue valigie e scese sulla terra con tanto denaro quanto poteva bastargli per campare cinque giorni. Quei cinque giorni se li passò a far l' inglese per la sua bella Firenze, e quasi quasi cominciò a compiacersi di quel secondo v~aggio. Vide la sua casetta rimessa a nuovo, vide i suoi tre monumenti, e ne provò una viva soddisfazione, che venne poi a scemare quando vide qua e là altre statue ed altri monumenti innalzati a persone eh' egli non conosceva e di cui non ·aveva sentito mai parlare lassì1. Volle assistere ad una raunata dell'Accademia della Crusca, ma, con grande indignazione dell' arciconsolo, se ne venne via prima che fosse giunta a mezzo, brontolando : Biblioteca Gino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE Ah, che vuota gravità! Fu anche in Palazzo Vecchio ad un' adunanza del. Consiglio comunale, ma anche di lì scappò via subito, esclamando mentre scendeva le scale ed osservava la grave architettura: - Che peccato ! La mattina del sesto giorno messer Dante era al verde, e bisognava provvedere. Pensò: ho visto che si pubblicano tanti libri e tanti fogli volanti giornalieri, sui quali uno sciame di scribacchiatori trova da vivere; perchè non devo trovarcelo io? E si presentò nella direzione d' un giornale letterario a chieder lavoro. Il direttore lo squadrò dal capo ai piedi e gli domandò: Chi siete? Mi chiamo Dante Donati. È un nome che non è noto nella repubblica letteraria: quindi non possiamo accettare l'opera vostra. - Ma provatemi - rispose con alterezza messer Dante. - Questo da noi non si usa; pure - e tornò ad esaminarlo - siccome mi destate un certo interessamento, vi proverò. E gli consegnò un libercolo di versi uscito allora allora dalle stampe, un libercolo così nitido, così elegante, che messer Dante ne fu piacevolmente impressionato. Il direttore gli disse: - Fate una breve rassegna critica di questo volumetto. Messer Dante si mise all'opera, sebbene un po' di mala voglia per quel genere di lavoro. Non era trascorsa un'ora, e il direttore tornò e gli chiese: - Avete fatto ? - Fatto? Ma se non ho finito ancora di leggerlo! Il direttore scosse il capo. Vedo che non siete pratico. Che bisogno c' è di leggere il libro? Messer Dante alzò il capo e guardò stupito il direttore, il quale ribattè: - Sicuro, che bisogno c' è di leggere il libro? Basta sfogliarlo qua e là. Per coloro che han pratica in questo genere di lavori basta una scorsa all'indice e, tutt'al più, la lettura di due o tre pagine ... In~omma, fate presto ... mi raccomando. Fra un' ora s'impagina il giornale. . . E, ditemi, che ve ne pare di questi versi? Roba da chiodi ! - Come? BibliotecaGino Bianco
) LA RIVISTA POPOLARE Versi da suburra! Guardatevi bene dal darne sì fatto giudizio ! Per.chè? - domandò messer Dante piì1 meravigliato che mai. Perchè l'autore è amico nostro ed abbonato al giornale. Sicchè? Bisogna lodar lo ... Bisogna? Ad ogni modo. Un lampo d'ira briqò negli occhi del divino poeta; ma npen• sando alla promessa fatta al Signore, si contenne, e disse calmo: - Ebòene, allora io non so fare questa critica. - E allora non vi mettete a fare il giornalista - ribattè stizzito il direttore. -- Posso scrivere al tre cose, senz' .essere costretto a mentire ... posso scrivere dei ver~i, io! - Versi per il giornale? E chi li legge? Messer Dante restò allibito, e l'altro riprese: - Vedo bene che avete bisogno di lavorare per mangiare; e siccome m'ispirate una certa simpatia, voglio fare qualche cosa per voi ... Però· vi raccomando di cercarvi fin d'ora un altro collocamento. Ad ~ empire il giornale, che esce stasera, manca una mezza colonna, poco più, poco meno: avete dei versi d'attualità? - Cioè? Che trattino di questioni palpitanti? Non capisco. Insomma, che versi mi date, s1 può sapere ? Un'ode a Dio in terza rima. Ma siete pazzo? Un' ode a Dio, e poi m terza rima ! Non c1 .mancherebbe altro I Coteste sono anticaglie da rigattiere. - Anche Dio? - Ma sicuro! Chi si occupa più di. Dio nel s~colo del vapore e dell'elettricità ? Dante abbassò esterrefatto il capo e mormorò: - Ah, Signore, in- che· mondo di canaglia m' hai rimandato? E voleva andarsene via subito; ma poichè gli stimoli della terrena fame lo tormentavano: Ebbene - disse - 'vi darò una canzone. L'avete in tasca! No; l'ho nella mente. La scnvo e ve la do. SiblioteoaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE Sta bene: scrivete ; ma ricordatelo: una mezza c olonna, poco pit1, poco meno. Messer Dante lo guardò tra ironico e triste, e s1 mise a scrivere. Com' ebbe scritta la canzone, la rilesse ad alta voce e si compiacque dell'opera sua, e corse lieto a presentarla al direttore. Questi scorse rapidamente Io scritto, poi lo restituì al poeta con aria di compassione e gli disse: - Mi rincresce di dirvelo, figliuolo mio, ma voi non avete nes suna attitudine a far versi. Quest' è roba da far dormire di mezzogiorno. Voi appartenete ad un altro mondo. E affacciatosi all'uscio che metteva nella stamperia ordinò al proto che riempisse quella mezza colonna con due o tre sciarade di riserva e con qualche annunzio di quarta pagina. Poi, tornando a rivolgersi al poeta, che era rimasto allibito, continuò: - Sentite, vi do un consiglio da amico: rinunziate a scrivere pei giornali, e datevi piuttosto . . . che so ? • • • all' insegnamento ... Messer Dante ·sollevò rianimato la faccia esclamando : - Sì, sì, insegnare. . . è la mia passione. - Ebbene, io posso favorirvi ... ma, prima di tutto, siete abilitato all' insegnamento? Dante non capiva. poeta. Avete un diploma? Ho il m10 mgegno e 1 m1e1 studi - rispose fiero il divino Allora non si fa nulla. Come? L'ingegno e gli studi valgono meno di tutto. Ci vogliono dei titoli, dei documenti ... ne avete? No. Avete, almeno, pubblicato qualche cosa? Sì, un poema. Per amor di Dio ! Un poema a questi lumi di luna! Non c1 avete altro di più leggero, di più digeribile? Sì, dei sonetti, delle canzom .•• Nulla di critica? Nulla. Il direttore stette un po' così sopra di sè, e poi disse risoluto: Ebbene, fate un fascio di tutti i vostri lavori e portateli a me. Anche il poema? BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE - No; quello serbatelo per vostro uso. Io presenterò tutte quelle pubblicazioni al ministro dell'Istruzione, e spero di farvi abilitare al1' insegnamento delle lettere nelle scuole secondarie ... - Vado a prenderle e ve le •porto . . . ma intanto ? - Avete ragione - disse il direttore, e tirate fuori due lire gliele mise in mano. - Per oggi vi bastano... Finchè non sarete collocato venite qui tutti i giorni a correggere le bozze di stampa, e vi darò qualche cosa. Infatti messer Dante fino dal giorno appresso andò in tipografia a correggere le bozze di stampa, ma anche per quel lavoro il direttore trovò da ridire spesso, per via specialmente dell'.f, non sapendo il divino poeta che questa lettera era stata bandita dall'alfabeto. Siccòme poi al direttore pesava assai la spesa di trenta soldi al giorno per quel buono da nullJ., fece tante insistenti premure presso il ministro, suo intimo amico, che in capo a una settimana potè ottenere il desiderato diploma di abilitazione. Messer Dante tutto lieto lo svolse, lo lesse, e restò col naso aquilino in aria. Lo avevano abilitato all' insegnamento della pedagogia nelle scuole normali. - Ma che pedagogia! - esclamò stizzito. - Io avevo domandato d' insegnar lettere. - È lo stesso - ribattè il direttore; - basta insegnare qualche cosa. - Ma è uno sbaglio ... - Benissimo! - disse l'altro in tono di rabbia. - Vi devono rifare il resto? E io che mi son dato tanto da fare ... - Perdonate - rispose mortificato messer Dante ; - io so che vt devo gran mercè; ma è che temo assai di non riuscire ... Allora vuol dire che non siete proprio buono a nulla Oh! questo poi ... Ebbene, mi 'proverò. Dove mi mandano? A Roma. A Roma! - esclamò, e i suoi occhi brillarono di viva allegrezza. - Roma! Rivedrò Roma, dove la gran meretrice non fornica pit1 coi regi: rivedrò la mia Roma con reggimento laico! - Ed in quella letizia abbracciò il direttore e prese commiato da ltii. Corse a fare la sua valigia'; comprò un biglietto di terza classe e partì. Giunto a Roma, e scendendo giù per la stupenda via Nazionale, guardava, lietamente meravigliato, e mormorava: - Bene! Ci corre da quando ci venni l' altra volta a tempo di quella canaglia di papa Bonifazio ? BibliotecaGirioBianco
LA RIVISTA POPOLARE Visitò il Pantheon, il Foro Traiano e il Foro Romano, ma uscendo di là fu udito esclamare piì1 volte: - Ah, questi benedetti preti hanno guastato ogni cosa con le loro chiese e i loro santi di stucco! Due giorni dopo sedeva sulla cattedra d'una scuola normale femminile a far la sua prima lezione. E per la prima lezione se la cavò discretamente, sebbene le alunne lo trovassero poco spigliato, un tantino prolisso e molto duro dinanzi alle loro grazie femminili. Il secondo giorno il direttore della scuola, nel consegnargli il registro di iscrizione, lo consigliò benevolmente a tirar di lungo sulla questione del temporale e dello spirituale, sulla quale s' era troppo fermato, e senza bisogno, nella lezione precedente. :Ma non è una questione ormai risoluta? - osservò Dante. Risoluta!... Sa, c' è anche chi non lo crede. C' è chi crede che si debba tornare indietro ... Insomma è una questione molto delicata, e sarebbe bene sorvolarvi. Messer Dante entrò in classe a. capo basso, e salì in cattedra. Nello scorrere cogli occhi il registro d' iscrizione, vide un nome che lo fece sussultare, ed esclamò: - Beatrice! Una ragazzotta ossuta, angolosa, con due occhioni senza espressione, si alzò; ma messer Dante rivolse disgustato la faccia, brontolando: - È una profanazione ! Il giorno dopo fu chiamato m direzione. Le alunne avevan fatto rapporto che quel professore era con loro piuttosto villano, che nelle sue lezioni non c'era ordine e che quindi non capivano nulla. Dante voleva protestare, ma il direttore gli domandò seccamente : Dica un po' in coscienza, l' ha guardato il programma? Che programma? Come, non ha veduto il programma? ... Questo? - E glielo mise sotto il naso. (Continua). F. ORSI. BibliotecaGino Bianco
I . LA RIV13"tA POPODARE SULL' APENNINOUMBRO BOZZETTO SOCIALE. La nebbia opalina si diradò e apparve m tutta la sua maestà il sule. - Quanti metri sul livello del mare? - Mille e cinquecento, signore. E allora cominciarono le domande topografiche e geografiche. E si cercavano coll' avido sguardo le cime dei monti più lontani e più alti. Ci parve di scorgere fra due o tre nuvole la vetta del Grat~ Sasso. Poi, pitt da vicino, le piccole città, i villaggi, le casupole grigie o bianche fra il verde cupo delle rare selve. Eravamo come in agreste accatppamento: le nostre guide riposavano e bevevano rhum. Parlammo con un pastore che ci disse di aver passata la notte su per la costa, tremando dal freddo. Gli chiedemmo se era solo nel mondo, e ci rispose che aveva il babbo. E che fa tuo babbo? È proprietario I Proprietario! ? Sissignore: ha una rendita di dieci lire all'anno. Ma con che vive? Spigolando per la mietitura. E poi? Questuando per. la vendemmia. Gli offrimmo del rhum, eh' egli chiamò sorridendo liquore da signori, e ci ringraziò chinando il capo. Povero figliuolo, era livido, giallastro, scarno, avvolto in rozzi cenci. E si allontanò canterellando una mesta canzone di cui udimmo qualche parola: un inno primitivo, .un festante saluto al suo gregge. Il sole cominciava a dardeggiare senza pietà. E noi raccogliemmo .gli oggetti sparsi, rimontammo sui giumenti, destammo una delle guide che russava, e che non appena sveglio ci disse che sognava d' esser nel proprio letto vicino alla sua Maria, alla sua vecchia sl?osa, e scendemmo giù per un sentiero tutto ciottoli bianchi e tondi, come fossimo nel secco di un torrente. BiblioteèaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE Vedano lor signori - ci diceva una delle guide - questa costa e quelle che si scorgono laggiù, sono state vendute dal mumcipio due anni or sono, e noi ora non possiamo piì1 condurci le nostre mandre ... - Da quanto tempo le conducevate al pascolo? - Sempre; le condusse mio nonno, le conduceva il mio povero babbo... Era la sola nostra ricchezza, si viveva. . . Oggi si stenta: chi ora mi dà appena appena da mangiare è la bestia che lei monta, signore ... - E non avete protestato ? Avevate diritto di pascolare ne' beni del Comune ... - Dicon di sì. . . Il notaio c1 assicura che noi l' abbiamo il diritto ... ci sono dei vecchi contratti... Ma io non ci capisco nulla ... Dovunque è la solita storia. Le antiche comunanze spariscono. Le ultime tracce di usi civici sono cancellate dall' eg0ismo o dall' ignoranza degli amministratori, o dall'ignavia dei comunisti. Così la miseria ingigantisce, come la mala pianta della morte. Scendemmo ad un villaggio, cioè a cinque o sei case che parevano ammonticchiate l'una sull'altra. Casupole bigie, nere, basse, umide, con finestrine piccolissime come feritoie, con larghi crepacci nelle vecchie muraglie. Se l' aria non passa dalla finestra, passa dal tetto sfondato. C' inoltrammo. V' erano vecchie e bimbi, tutti lividi e cenciosi. Vedemmo una contadinella, con bellissimi e grandi occhi neri, ma con la faccia terrea. E presso di lei una vecchia cieca che borbotta va una preghiera. I fanciulli si nascondevano timorosi. Sono i tuoi quei bambini? Sono i miei. E tuo marito dov' è? Quanti anni hai? Come vivi? Mio marito è nella campagna romana con le pecore . . . da un anno non ho sue notizie ... sono sola, e vivo col tozzo di pane che qui mi danno ... ho avuto tre bimbi, ed uno è morto ... ho diciotto anni ... - Diciott' anni! ? Sembrava ne avesse più di trenta: era quasi calva e aveva qualche capello bianco. Le chiedemmo di veder la sua camera. Ella ci condusse entro un tugurio nero e fetido. Entrammo in un vero antro. Il letto l'occupava tutto : e su v'era disteso l'esile corpicino di un infante·. Ah, per descrivere tutto ciò non vale a nulla la mia povera penna, ci vorrebbe il pennello del vostro Patini, sì potentemente vero nella dipintura delle umane miserie! BibliotecaGino Bianco
L~ RIVISTA POPOLARE Ella ci disse che nella notte bisognava tenere aperto il finestrino per avere ~n po' d'aria, anche se soffiava la bufera. Il bimbo si destò e pianse. Ella si aprì la lacera vesta sul petto, e gli porse una mammella viscida. Quel povero angelo suggeva invano! Ella piangeva con lui. Una gentil signora, eh' era insieme con noi, promise di mandarle alcuni vestitini per l' inverno. - Grazie - ella rispose, - grazie per lui... se pure potrà vivere sino all' inverno. Il destino migliore per tutti noi è quello di riposare là dietro la montagna. Là dietro e' era il cimitero. Una croce li agguaglia tutti laggit1, poveri paria, che in vita solleva per un istante la leggendaria speranza dell'oltre-tomba. Passano essi per le vie del mondo come scheletri arsi dal solleone, e dileguano come fredde ombre della notte. Sorridono forse un momento alla vita, per pianger poi sempre, paurosi di tutto, fuorchè della morte, eh' è la loro liberatrice. O tu che godi, o tu che sembri felice fra gli agi e i sorrisi delle ricchezze e degli amori, mai non dovresti dimenticarla cotesta sacrosanta causa delle infinite sofferenze umane, mai ! Nella tua bontà (è facile esser buoni quando tutto all'intorno sorride) pensa a chi impreca, pensa al delitto che pullula dalla miseria, pensa alle madri che folli per d0lore rinnegano tutto sui tumoli dei loro fanciulli martiri, e seminano col pianto dell'animo affranto i germi delle terribili rivolte contro la civiltà bugiarda. E ci allontanammo pensosi. Un bel giovine, gagliardo in appa-.. renza, ci venne contro, sghignazzando, e balbettava. Gli chiedemmo che volesse : non ci rispose. - E un idiota, .signori - disse una vecchia ridendo, come per abitudine: - è mio figlio. Se volete, si nuda subito innanzi a voi! .. . Lo fa sempre per far ridere queste donne, per un soldo, per nulla .. . Ci allontanammo inorriditi; seco noi era una gentildonna. Una guida ci disse: - Su per giù son tutti idioti. L'aria è buona ma l'acqua è pessima. E. poi non mangiano che granturco. E bevono vinello cotto, che è una peste. Scendemmo giù per un altro burrone cavato dalla corrente nel bianco macigno, tra' frassini e quercie alte e folte, e incontrammo 'il vecchio parroco, che gaio fumava a cavallo d'un asino srenantesi sotto il peso di quella reverenda enormità, di quel ventre immenso, che pareva un mappamondo o un otre, a volpntà. BibliotecaGino Bianco
470 LA RIVISTA POPOLARE E più giì1, incontrammo una lunga fila di giovini signori, lieti, giocondi, schiamazzanti, elegantissimamente vestiti, che non ci salutarono nemmeno. Erano principi, dissero le guiJe, duchi, marchesi: venivan tutti dalla parrocchia, festeggiavano non so qual genetliaco. Erano coppie di spensierati, cui era ignoto il dolore, che andnvano innanzi beatamente parlando d'amore, di baci e di balli. A. F. ANARCHIA GOVERNANTE Il prence è andato a caccia; il cancelliere, Con la moglietta del fidato, a niare. Il fidato, in uscir, disse all' usriere « Se vien qualcuno, fallo ripassare >> • L'usciere capo delegò l'usciere Coda; e questi si fece surrogare Dal lucido pancione del portiere, Clte rispose: « Va ben, ti puoi .fidare » . Ma, sentendosi sete: « O Caterina >> , Dice alla donna sua, « vo qui di faccia A berne un gotto; lascia la cucina, E vieni a governare il popol ma!/(J >> • Il principe, tornato dalla caccia, lrova al tintone dello Stato un gatto. PAPILIUNCULUS. BibliotecaGino Bianco
LA R.lVISTA POPOLARE 471 L'UOMODI GENIO I L' Uomo di genio, l'opera capitale del prof. Lombroso, ricomparisce ora nelle splendide vesti di questa VI edizione. Il Bocca ha fatta una pubblicazione realmente perfetta, e nulla di meglio si fa, nel genere, fuori cl' Italia. C'è una ricchezza di tavole, d' incisioni, <l' illustrazioni che mirabilmente aiutano e sussidiano il testo. Della teorica, sulla quale è fondata l'opera, è inutile toccare. Su per giìt ognuno ne ha inteso almeno parlare e ad esporla criticamente, del resto, mi mancherebbe lo spazio; e però mi devo limitare solo a prevenire ed a rinforzare, per quanto è in me, le antipatie sentimentali di una certa scuola che si è messa ad annacquare tutte le scienze. * * * Si ritiene quasi una brutale profanazione dei più alti ideali umani l'aver ridotta la mistica divinità del genio, il dono di Minerva, ad un pervertimento, ad uno squilibrio dei centri nervosi. L'argomento, o, meglio, questo ribrezzo ha una inevitabile seduzione su i nostri sentimenti, e può far cadere in errore la ragione; ma bisogna riflettere che sventuratamente - dico, con intenzione, sventuratamente - la natura è quella ch'è, e non si muta per farci piacere. Che ci vogliamo fare se il vero (dato che sia tale) si discopre sempre piìt inconciliabile con le nostre illusioni? 1 Noi non possiamo più mettere in dubbio la natura somatica del fatto intellettivo, e, all'occhio abituato alla luce troppa viva di questo problema, 1a linea che separa il genio della follia si restripge sémpre pii\ fino a confondersi in una pura differenziazione di grado. D'altra parte, la degenerazione della quale si parla non dev'essere intesa come un depauperamento organico, degradante all'atrofia, dei centri superiori ed inferiori, ma come uno squilibrio di eccedenza e di deficenza; epperò, la perfezione fisiologica risultando dal regolare funzionamento di grado, di quantità e di coordinazione negli organi di ciascuna facoltà umana, è chiaro che il fenomeno che si chiama genio sia l'effetto di un'anormalità, di un fatto patologico. 1 C. LO MB ROSO. L'uomo di genio, VI edizione interamente rifatta, con illu• strazioni e tavole. Fratelli Bocca, Torino-Roma, 1894. BibliotecaGinoBianco
47 2 LA RIVISTA POPOLARE L'uomo, fisiologicamente perfetto. e sano - dice bene il Lombroso - non è nemmanco intelligente; è .... fruges consumere natus I Del resto, prima di benedire o di maledire, è necessario leggere e studiare, senza prevenzioni, l'opera. E ciò consiglio ai benevoli lettori della Rivista. C. A. A. I LIBRI NUOVI Rassegna letteraria della quindicina. XIII. SOMMARIO.- M. RAPISARDI. Opere, vol. I ( Palingenesi, Francesca da Rimini, Ricordanze). Catania, R. Giannotta, 1894. - VINCENZO Russo. Pensieri politici, con uno studio sulla mente riel Russo di ERRICO DE MARINIS. Napoli, De Angelis e Bellisario, I 894. Ecco il primo volume, magnificament~ stampato dal Giannotta, delle opere complete di Mario Rapisardi. / Mi limito a darne l'annunzio e a lodare l'edizione, perchè io voglio aspettare che la raccolta sia terminata per studiare comparativamente la produzione dell' illustre poeta. Mi pare quasi una profanazione hccare il coltello anatomico della critica in questo primo volume, .che se contiene le « Ricordanze », nelle quali vi sono poesie d'ultima fattura, contiene pure la « Palingenesi », il primo lavoro, con il quale il Rapisardi si rivelò. La quale « Palingenesi », se non mi sbaglio, racchiude ancora tutte le parti caduche della mente rapisardiana. Il « Lucifero » e la traduzione di << Lucrezio » verranno a mostrarci la completa redenzione fattasi nella coscienza del poeta e lo zenit del suo mgegno. Aspettiamo, adunque, e salutiamo frattanto l'uomo che non traffica con la corruttela presente. * * * Ai « Pensieri politici» di Vincenzo Russo, ristampati per lo scoprimento d'uua lapide commemorativa del forte martire repubblicano, premette uno splendido studio il mio caro amico prof. Errico de Marinis. Tutti conoscono la nobiltà d' ingegno e di animo di questo BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE 473 valorosis~imo fra i giovani pensatori italiani; ma chi voglia apprezzar veramente la elastica comprensività della sua mente, deve leggere questa introduzione alla celebre operetta del Russo. Io sinceramente, e dovessi anche essere lapidato per questa mia eretica affermazione, non sono fanatico di questi « Pensieri politici ». Vi riscontro una dose non disprezzabile di metafisica, oscurissime · 'astrusità di pensiero e scarsa originalità. Alla quale il Russo si ele a solo quando, precorrendo genialmente tutta l' evoluzione moderna e contemporanea, formula le teoriche fondamentali del socialismo. Egli, quindi, può, decisamente, mettersi fra i patriarchi del collettivismo. Il De Marinis, si sa, innalza al cielo questo volumetto. Io, riserbandomi ogni libertà di opinione al riguardo, debbo dichiarare che sono entusiasta della maniera con la quale il mio amico interpreta e spesso decifra, vivamente illustrandola, la mente del Russo, Ho ammirato la rapida a~alisi ; ma ho più ammirato quella sintesi chiara, animata, nervosa, nella quale ogni frase porta in grembo un gruppo d' idee. All'amico, al compagno, auguri fervidissimi di sanità e di fortuna. Fisciano (Salerno), li 11 di agosto del 1894 . . C. A. ALEMAGNA, MOVIMENTPOOLITICO-SOCIALE Congresso internazionale per l'infanzia. - In questa fine di secolo numerose sorgono ovunque, per privata iniziativa, le istituzioni a beneficio dell' infanzia. ' L' Inghilterra e la Germania tengono il primo posto fra le nazioni che ne contano il maggior numero; poi vengono gli Stati Uniti del Nord. Il Belgio, la Svezia, l'Italia cercano tutte di imitare le nazioni suddette. Studiare il passato, osservare il presente, proporre ciò che di più utilmente pratico si potrebbe fare nell'avvenire per migliorare le condizioni ·materiali, morali ed intellettuali dell' infanzia: ecco la nobile missione di coloro che, pure essendo di nazionalità e di opinioni differenti, si sentissero fraternamente uniti nel voler ottenere il filantro• pi~o scopo I ~
474 LA RIVISTA POPOLARE Inspirato da questi alti intenti, si è costituito in Firenze nell'anno scorso un Comitato coordinatore per un Congresso internazionale per l'infanzia da convocarsi in quella città nel 1895. Il signor Giorgio Bonjean ha convocato a Parigi nel I 883 un Congresso internazionale di protezione clell' infanzia, che ha dato ottimi risultati. Perchè non dovrebbe anche l'Italia essere orgogliosa di dare una piccola. spinta al futuro benessere dell'infanzia? Se la Francia si onora di avere uomini illustri, come il Simon ~d il Roussel, che dedicano il senno e l'opera alle questioni interessanti l'infanzia, l' Italia conta anch'essa uomini cl' intelletto e cli cuore che s'interessano alla stessa opera benefica, e fra i molti posso citare i Conti, i Minelli, i dottori Hlases, Masini, Cervellato, Somma, Guaita, Fedi,· ecc. Nessuno certo potrà trovare vana ed inutile l'opera del futuro Congresso - al quale potranno partecipare filantropi, pediatrici, maestri, legislatori, ecc. - se ricorderà che le ultime statistiche insegnano che in Italia vi sono piìt cli tre milioni e mezzo di fanciulli indigenti al clisotto dei nove anni ! Gl' italiani tutti incoraggino, dunque, l'opera del Comitato fiorentino, che riunisce per il filantropico scopo uomini di opinioni e partiti differenti, dimostrando una volta di pit1 la verità del detto: la politica divide, la filantropia unisce. Formano il Comitato coordinatore del futuro Congresso internazionale per l'infanzia i signori: prof. 7: Biancardi, rappresentante l'asilo professionale evangelico; avv. Arturo Carpi, rappresentante la Società cli educazione e di patronato dei sordo-muti; sac. Stefano Febrero, rappresentante l'istituto Bosco; dott. Guidi, rappresentante l' ospedale pediatrico Anna Meyer; A. Lamberti, rappresentante il regio orfanotrofio del Bigallo; E. Pandini, rappresentante le scuole popolari Gino Capponi di San Salvi; Adolfo Scander Levi, rappresentante l' Alleanza universale per l'infanzia; Gustavo Pucci, rappresentante il regio ospedale degli Innocenti; e il nostro amico prof. Leopoldo Viglione, rappre.;entante l'Alleanza universale per l'infanzia. La sede del Comitato, presso la quale si ricevono le adesioni al Congresso, è in Firenze, piazza D'Azeglio, 7. ·Per inscriversi non si paga nulla; soltanto al momento del ritiro del biglietto d'ammissione alle sedute del Congresso si pagherà una tnssa di lire 10, che clarn di.ritto al volume degli atti dei Congresso. BibliotecaGino Bianco
LA RIVISTA POPOLARE * * * 475 Il Congresso delle « 7ì-arle's Unions ». - Il 3 settembre a Norwich s'inaugurerà il Congresso delle Trade's Um'ons, che durerà cinque g10rm. 11 programma, pubblicato dal Comitato parlamentare, consta di 28 pagine, e contiene non meno di I i 9 mozioni. John Burns, il tribuno del popolo, presenterà una mozione contro la Camera dei lords, e il segretario del Comitato parlamentare una proposta di riforma del regolamento della Camera dei comuni per impedire le ostruzioni parlamentari. vVilson proporrà una riforma della legge dei giurati, e Broadhurst una legge sui poveri. Inskip parlerit sull'immigrazione degl' indigenti stranieri, e Tillet in favore delle otto ore legali. * * * Un nobilissimo esempio. - Con regio decreto 111 data 22 luglio I 894 il nostro amico Enrico Rertet è stato rimosso dal grado per avere osato scrivere al ministro della guerra una lettera così concepita: « Il sottoscritto, non avendo pi11 fede nella bontà delle istituzioni monarchiche, si fa un dovere ·c1i rassegnare le proprie dimissioni dal grnclo di tenente colonnello, che copre volontariamente nella milizia territoriale. « ENRICO BERTE'l'. 1< Romn, vin Carlo Alberto, n. 71 ». Di questo atto di rigore, non giustificato dalla forma corretta della precitata lettera - e dal quale Enrico Bertet dev'essere altamente onorato - facilmente saprà escogitare la causa vera chi conosce l'opera di propaganda eh' egli prosegue da pitt anni in Italia in favore della nazione armata da sostituirsi all' esercito permanente, e comprende che questa grande, necessaria riforma non potrà esser mai voluta dal Governo attuale. * * * La C(Jnsodazione perugina. - In una recente adunanza la Consociazione ha stabilito di fare un appello a tutte le Società repubblicane allo scopo di ricostituire il partito. Bianc
LA RIVISTA POPOLARE * * * Comizio a Budapest. Si radunarono 3000 operai al Prater. Essi chiesero le otto ore di lavoro, il riposo domenicale, il suffragio universale. Discorsi eloquenti; grande entusiasmo. * * * Comizio proibito. - Abbiamo letto giustissime proteste per la proibizione del Comizio socialista di Carpi. Non è vero che la guerra sia fatta solo agli anarchici. Questo ed altri arbitrii ne sono la prova. Dicesi che sarà vietato anche il Comizio d'Imola, sebbene pur esso sia indetto in forma privata. * * * L, elezione di Barbato. - A Piana dei Greci vi fu una nuova manifestazione in favore dei condannati di Palermo. Il dottor Barbato ebbe nelle elezioni amministrative quasi l'unanimità dei voti. * * * Il Congresso di· Nantes avrà luogo il I S settembre. Esso è convocato dal partito operaio francese. Si discuterà sulle nuove leggi eccezionali, sul socialismo, sugli scioperi, sull'agricoltura, anzi specialmente su quest'ultimo argomento, sull'organizzazione nelle campagne, sul complemento del programma, e sulle elezioni dipartimentali de 1 1895. * * * L' agi'tazi'one in Germania contro i progetti di leggi eccezionali continua. Il Vorwéirts attacca in proposito il governo con articoli fulminei. Però a molti avversarii dei socialisti, e perfino all'organo dell'antisemita Stè:icker, sembra impossibile di applicarle a quasi due milioni di elettori tedeschi. « A nessun partito, esso aggiunge, la propaganda anarchica portò tanto danno quanto al socialista ; a nessuno giova più che ai partiti avversarii d'ogni riforma ». La legge, se passa, farà aumentare la democraz'ia sociale. * * * L, Arbeiter-Zeitung. - Questo giornale, ora bisettimanale, comparir_à a Vienna quotidianamente ora che sono tolte alcune misure restrittive della libertà di stampa. Il suo colore è democratico-socialista, cioè rosso più o men vivace. TÉSSALO, BibliotecaGino Bianco
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