La Rivista Popolare - anno II - n. 14 - 1 agosto 1894

LA RIVISTA POPOLARE 421 mercè loro, la libertà intera o mezza al cittadino, non completarono la formula: mal vive libero chi manca del pane, chi spesso manca di tutt?. La libertà è peggio della servitù quando alla porta del libero bussa precoce la morte, quando al letto del libero è il dolore e nella sua coscienza la vergogna. Simili studi debbono farsi con pieno convincimento e con fede, quasi direi con religione. Religiosi o mistici furon quasi tutti i grandi comunisti. Sul labbro di chi sente e crede, il grido di Promoteo confitto alla rupe, o la marcia di Lucifero in cerca della libertà per il n1ondo, diventa inno che sale ai cieli, trasformasi nella più alta poesia che abbia suscitato l'anima dell'uomo a cose grandi; sul labbro di un demagogo che cerchi solo il vuoto rumore o di un animo tutto ingombro di odio e di fiele, e che si creda ei solo vendicatore dell'oltraggiato universo, diventa strido di sciacallo nella notte. Più che lotta di classe io vedo, fra errori e colpe, il graduale elevarsi dell' uman genere. Vedo spezzarsi gli stemmi o sbiadire; ad ogni stemma spezzato vedo innobilirsi una fronte l I Vedo concedersi diritti all'appressarsi delle ribellioni_; vedo ad ogni diritto concesso una paura svanita. Vedo che lo stesso timore, il quale dètta agli avversari nuove persecuzioni anche ai danni degli an1ici della libertà, col pretesto di punir qualche sicario, o qualche sparso gruppo di chi dissennato o tristo macchia la gran causa del proletariato e ritarda la rivoluzione che non dev'essere nè sarà mai la ridda di poche fantasie e coscienze sbrigliate, lo stesso timore de' nostri avversari ci dà la misura o l'indizio del gran 1noto sociale. _ 1 Già da vari secoli i nostri grandi poeti combatterono la cosidetta nobiltà del sangue. Dante ha contr' essa pagine sublimi nel Convito. Petrarca scriveva: verus nobilis non nascitur, sed jit. \Sibliofeca Gino Biarico

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