La Rivista Popolare - anno II - n. 14 - 1 agosto 1894

LA RIVISTA POPOLARE 443 ingrate cure dell'oggi, ci spianano qualche ruga sulla fronte e, quel che pit1 importa, nel cuore, e ci fanno passare un'oretta allegra. E che? do,vremmo sospirare e piangere sempre? o, pure, dovremmo star sempre con la maledizione sulle labbra? Oibò! Ricordiamoci il detto del reverendo Sterne, che il riso aggiunge un filo di più alla trama della vita, e siamo grati a coloro che, come Peppino Mantica, ci fanno fare un po' di buon sangue ... Rimi: Gaie, oltre ad essere un libro pensato con giovialità, è anche un libro scritto con arte finissima, sia pure che questo non appaia a prima vista. A scrivere semplicemente, popolarmente, non si richierle minor fatica che a scriver pettorutamente, cattedraticamente. Anzi, direi, lo scriver facile e popolare richiede più studio che non lo scriver pett11ruto e cattedratico, beninteso quando si voglia fare . opera d'arte. E ciò perchè lo scrittore è maggiormente esp ..sto al pericolo di cadere nello sciatto e nello sguaiat,,, di modo che <leve usare di una circospezione somma. Vedete; il Giusti, che pure è scrittor popolare per eccellenza, sudava una camicia e mezzo (come suol dirsi) a imbastire una strofe, e, imbastita che l'aveva, la rifaceva e rifaceva poi, tempest:rndo il foglio di correziunì sopra correzioni. Lo stesso, o press' a poco, faceva Antonio Guadagnoli, quel Guadagnali pel quale alcuni ostentano un disprezzo olimpico, mentre avrebbero dicatti di imparare da lui a scriver cinque righe ... E chi lo crederebbe, leggendo le poesie dei due Toscani, poesie che paiono scntte in quattro e quattr' otto, senza nessuna preoccupazione? Eppure è così! Facili e piani sono i versi del Mantica, specialmente le terzine e le sestine, ne' quali metri riesce meglio che negli altri; ma non per questo sono versi buttati giù come venivano venivano. Esaminateli un po', e noterete in essi uno studio grande della forma. Ad una prima lettura, i versi del Mantica paiono un po' leggieri; ma rileggiamoli una seconda volta, e_ ci avvedremo come questa leggierezza non sia che apparente. « Sotto il velame delli versi strani » (se così posso esprimermi) si nasconde spesso un'idea arguta, anche un'idea profonda; e, scovata che la si abbia, fa pensare. E in ciò appunto consiste uno dei canoni principali dell'arte degli umoristi, cui il Mantica appart.iene: far pensare senza darsi l'aria del mentore. G. ST. Biblioteca Gino Bianco

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