LA RIVISTA POPOLARE passa perennemente dalle fugaci ribellioni di un'ora al pianto convulsivo, ed ora impreca, ora tende la 1nano ; sen1bra che non abbia coscienza della sua forza ed autorità; certo non ha coscienza di quella unanimità di volere e di azione che solo consente ai popoli la loro sovranità legittima ed effettiva. Ma il periodo attué!le è un periodo di critica e di formazione latente. Oggi i partiti sono divisi; verrà dì che saranno uniti. Si daranno essi pure il famoso bacio Lamourette; essi pure prepareranno una nuova notte del 4 agosto. Le piccole questioni di preminenza o di rivalità non li divideranno più; nè li divideranno formule o sistemi. Il vero socialismo non seguirà una te<?riaprecisa; non i1nporrà un disegno al genere umano; non racco1nanderà un idillio come il gran pensiero classico di Platone, nè una ferrea disciplina con1e quella di Babeuf; non sostituirà allo spontaneo svo]gin1ento della vita un ordine artificiale. Il vero socialismo è largo, uni versale, u1nano. Ma fra tante discussioni e tante aspirazioni, fra l' alternarsi di teorie diverse (che n1olti accettano tutte insieme, e ne fanno un intingolo strano), fra i 1nezzi dolci e i n1ezzi violenti che questi o quelli indicano, fra le aeree speculazioni dei filosofi e le vendette inutili o dannose dei settatori, vi è un can1po in1n1enso per gli uomini di buona volontà. Non la chimera, non il delitto. Ma bensì la teoria sociale che possa applicarsi, e temperi la libertà in seno a una fraternità di eguali. Con1e? Le plebi prevedono il futuro che li attende. Prevedono pure lotte fatali. Ma sanno il proprio dovere, e lo compiranno.· Il popolo deve fondare la città terrena. Lo incatenarono troppo a lungo le fiabe della superstizione. Egli non crede che a cotesto suo vago, eterno ideale. E da per BibliotecaGino Bianco
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