LA RIVISTA POPOLARE inebetiti dalle dottrinarie prediche degli interessati. I proletari crede\·ano anche pochi anni or sono che unico lor retaggio fatale fosse la miseria. Nessun raggio di scienza nelle loro anime; nessun lampo di speranza. Avevano talvolta udito che qualche sistema filosofico-sociale era stato consacrato alle loro sventure e ai loro dolori, rna quei sistemi apparivano alle lor menti malate come fantas1ni uscenti di 1nezzo a tenebre ci1nmerie. Cento, n1ille, 1nilioni di volte aveano detto loro, sino dalla culla, che ad una classe sola era destinata la ricchezza e la scienza. L'antico dogma si ripeteva anche all'apparir del nostro secolo. E, nel carnpo dei fatti, si n1ostrava vieppiù arduo e stridente il contrasto fra il diritto che già i sapienti, i popoli e anche alcuni principi riconoscevano, ma che poi nella realtà era disconosciuto. Fra certe massi1ne sociali, bandite per co1nodo o per consuetudine da chi vuole tener sotto i piedi le grandi masse dei lavoratori, s'apre un abisso profondo. Nia il moto delle plebi supera ogni diga o la rovescia. È una sete, una febbre di libertà e di eguaglianza. La maggior coltura odierna fa sì che i dolori siano anche più acuti e i desiderii più ardenti. E da per tutto è un'ansia, una trepidazione, un anelito, come di chi n1ove alla scoperta di nuove terre. Da per tutto è una ressa per unirsi, conoscersi, conoscere, associarsi, organizzarsi, cercare un vessillo, una meta, un ideale. Si tengono Congressi n1eravigliasi, che paiono ed anzi in realtà sono universJ.li; si diffondono stampe e periodici da un punto all'altro del mondo; si combatte la vecchia scienza economica, e, _nel naufragio suo, rimangono appena, come tavole galleggianti,. i grandi nomi di Smith o di Ricardo; si portano le più vive questioni sociali dai periodici ai teatri e alle cattedre, solennemente. Biblioteca Gino Bianco
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