La Rivista Popolare - anno II - n. 12 - 1 luglio 1894

LÀ RIVISTA POPOLARE cora e sono i ruderi che i1npediscono i nostri passi. È la polvere che da essi si leva che ci toglie la vista e ci fa deviare. Abbiamo pazienza, lascian10 che la civiltà, uscendo da 1nezzo agli scogli del passato intorno ai quali qualche volta si frange gorgogliando e spumeggiando, esca al largo di una concreta concezione della vita sociale. Abbiamo pazienza, lasciamo eh' essa distrugga l'incantato labirinto dove per tanti secoli l'umanità ha errato ululando; diamole il tempo per formulare il nuovo verbo. Fin allora , c'incombe di non affrettare i giudizi e di non guastare il lavoro con le nostre intemperanze e le nostre smanie, o d'intralciarlo con questa --specie di eretisn10 intellettuale. La malattia che ci fa delirare è la sospensione d'animo. Il dubbio e l'ambiguità della coscienza sono le conseguenze delle contraddizioni esistenti tra il vecchio ed il nuovo. Noi siamo ancora ereditariamente vecchi e il mondo si rinnovella d'intorno a noi. La primavera viene, ma le nostre anime tremanti per vecchiezza tardano a riscaldarsi. La prospettiva scientifica del nuovo evo è troppo larga per la retina dei nostri occhi che ci si devono lentamente · adattare. Sono le reliquie degli antichi sentin1enti, appiattati nei nascondigli della nostra coscienza, che, assaltano ora la scienza e le don1andano, ciò eh' essa non ha mai detto di possedere, il segreto di lacerare il mistero che involge il perchè delle cose, o la potenza di scalare l' inJi,nito. Il guaio è che qnesto inevitabile dissidio noi lo inaspriamo con la 1nancanza di convinzioni e di consapevolezza di noi stessi e dei nostri fini, -eon la mezza fede e la mezza scienza, con lo s1doppiamento del nostro individuo. Meglio di questo ermafroditisn10 dello spirito la fede religiosa cieca e fanatica; ma se alla luce che ci piove dalla scienza oramai i nostri occhi non possono rinunziare, at- .,

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