,\ 360 LA RIVISTA POPOLARE cose per le vie della ragione, non ritornerà nella ragione per le vie dei sentimenti e dei bisogni sociali. Ma se anche ciò non fosse un'aberrazione di dementi, che cosa guadagnerebbe la civiltà? Nulla, perchè si sarà riadagiata nelle angustie di quel· letto di Procuste, donde si mosse sospinta dal destino di ca1nminar sempre. Gli è che la civiltà è uscita ora1nai dall'orbita del vecchio concetto religioso e corre su di una linea sempre più eccentrica da quella; è che gli uomini sopraffatti dalla pressione troppo forte dell'ambiente circostante piegano sotto il pondo delle loro stesse conoscenze e il disquilibrio delle forze sociali si manifesta da pri1na come debolezza di coscienza. C'è un ran10 di pazzia nel nostro tempo. Più che la nevrosi degli organismi, c'è la nevrosi storica. Ed in vero, non una sola esperienza ha fatto l'uomo delle religioni; non una sola incarnazione ha avuto il soprannaturalismo. Centinaia di secoli ha gemuto sotto il giogo della metafisica. Il terreno geologico è composto delle ossa e del cenere dei nostri delusi e infelici antenati; chè, di girone in girone, portando sulle spalle il fardello della propria anima gemente, la schiatta umana è salita all'altopiano donde si scorge la vetta del colle della nuova civiltà. Quale strano perturbamento di spirito ci fa adunque maledire il nostro fatale andare? La contraddizione è dentro di noi, figli del secolo xix, non nelle cose. A quali eventi la scienza ha 1nancato? Quale felicità aveva essa promessa ai suoi fedeli? Ci ha tolta la cateratta dagli occhi e ci ha fatto vedere il vero, e perchè il vero diventi il bene deve filtrarsi a traverso tutte le impurità ataviche della coscienza. Sotto la corteccia del presente scorre ancora la linfa del passato; il mondo moderno, co1ne concezione etico-sociale, è ancora al grado di negazione del passato. Si demolisce anBibliotecaGino Bianco
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