La Rivista Popolare - anno II - n. 12 - 1 luglio 1894

374 LA RIVISTA POPOLARE pura coscienza dell'antico repubblicano. Si rivela il forte e potente intelletto suo, la sua bramosa ricerca del vero, la sua rettitudine, la sua fierezza e insieme la sua modestia. Lo chiamano a' sommi onori, ed egli risponde che accetta l'invi lo della patria solo nei giorni del pericolo e della battaglia. Scrive al Restelli nel '49: « •.• Per natura rifuggo da ogni posizione troppo cospicua, dove le transazioni sono inevitabili, eccetto un momento di assoluta necessità, come furono i cinque giorni di marzo. Io posso farmi utile alla causa quando mi si lasci lavorare nel mio angolo e a modo mio . . . ». Chiamato a Roma, pure nel '49, perchè accettasse il posto di ministro delle finanze, risponde che non ne sa di tale materia, e ricusa, mentre nel Politecnico aveva dimostralo a chiare note quanto egli sapesse e di finanza e di economia e di amministrazione in genere. Eletto deputato, risponde che male starebbe nell'ufficio suo, alla Camera,• contro centinaia di individui che in tutto non avrebbero pensato come lui. Egli si estolleva dalle bassezze di ieri e di oggi; l'altero capo ergeva sulle mediocri teste della folla che segue e serve. E, insieme a tanta modestia, aveva costante e potentissimo il senso della libertà. Cotesti uomini che han formalo cotesto Governo, ora rig_ido, ora fiacco, perfido sempre, il quale ha accumulato l' edificio materiale e barocco della presente unità, mossero guerra iniqua al federalista. Fra lui e Mazzini poteva benissimo esser maggiore la concordia, esser più grande .l'amore, dissi patì gli equivoci. Nell' articolo di Mazzini, intitolato Dell'unità italiana, sembra che spiri il concetto di Cattaneo nella sua integrità, almeno in gran parte; salvo il pensiero nazionale, si descrive in quell'articolo il disegno di una federazione, non solo amministrativa, de' Comuni italiani. Questa d'oggi non è unità: è accentramento greve, mostruoso, funesto alla vita della nazione, dannata così ad un' anchilosi cronica. Forse, se si p~tesse tornare addietro, forse si farebbe gran parte, anche dai più rigidi e austeri unitari repubblicani, al concetto che moveva l'anima retta e fiera di Carlo Cattaneo. L'esperienza ci ammonisce ogni dì: ogni dì si vede quanto la nazione soffra mercè questo accentrar tutta la direzione della cosa publi_ca nelle mani di chi cerca e vede solo il potere, nè si cura dei mali e dei danni che le provincie, specialmente le lontane, soffrono. E allora quel suo grido continuo, quelle sue lettere al Bertani e agli amici tutti, ove egli scrive sempre quanto sia necessario fondare e organizzare la. libertà, e come sia fatale un' irrazionale fusione. BibliotecaGino Bianco

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